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Museo dei manoscritti - Yerevan - Armenia - maggio 2024 |
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Ararat col cappello |
Non riesco a staccare gli occhi dal finestrino. Questo gigante assoluto con il suo cappello bianco che domina la piana che si allarga all'infinito, sembra così vicino da poterlo toccare solo allungando le mani, eppure è ancora lontanissimo, anzi è addirittura in un altro stato: la Turchia, così pericolosamente vicina nello spazio, così lontana nel sentire. Presenza che dà turbamento, alle spalle di questo piccolo staterello dalla storia travagliata, un tempo grande per importanza e dimensione, oggi così punito e senza colpe da eventi così tragici da far tremare di indignazione chiunque voglia rileggere le pagine degli eventi dell'ultimo secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. Ma dovremo parlare molto di questo argomento perché visitando l'Armenia ti trovi davanti a questo problema ad ogni momento ed in ogni situazione. Intanto questo muto testimone sta qui davanti a noi con la sua imponente bellezza con la sua storia e le leggende di cui è ammantato. Oltre quaranta anni fa ero proprio là, in Turchia, sull'altro versante e già allora ragionavo della sua straordinaria bellezza e della sua indiscutibile imponenza. Ricordo che spiavo le sue balze che di lontano appaiono come lievi pendii su cui sembra facile salire, mentre stiamo parlando di un bel cinquemila, calzato e vestito, sul quale schiere di improbabili cercatori dell'arca perduta, e qui proprio di questo si parla, si sono perduti essi stessi senza trovarne le tracce, di Noè poi non se ne parla.
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Artisti della domenica |
Comunque sia è un monumento della natura che per la sua posizione ti dà una immagine assolutamente indimenticabile. Il bello è che praticamente si dice che da ogni parte dell'Armenia lo si veda distintamente, insomma una cartolina indimenticabile. Intanto passa il tizio a ritirare le lenzuola, significa che stiamo arrivando, naturalmente con puntualità svizzera, anzi sovietica visto che questo era l'andazzo quando c'era lui, come ovvio. Scendiamo con molta calma, io, assonnatissimo in quanto come mio costume non ho riposato quasi nulla, benché il letto fosse comodissimo. I passeggeri filano via veloci, quasi tutti attesi da qualcuno, tanto che quando noi usciamo fuori dalla grande stazione centrale di Yerevan trascinando i nostri trolley e gli zaini affardellati, alle 7 di mattina, ci ritroviamo praticamente soli a cercare il taxi del caso. Yandex funziona velocemente, ma quando il tizio arriva con una macchinetta che riuscirebbe a malapena a caricare la metà di noi, figuriamoci il bagaglio al seguito, nonostante si fosse registrato sul sito come capiente van, tocca subito litigare, visto che la sua scusa è che siamo troppi. Gianluca ne chiama allora un altro e questo è capiente al punto giusto. Comunque il problema è il nostro alloggio sarà pronto solo nel primo pomeriggio e riusciamo quindi solo a raggiungere un punto di base dove un tizio che stava dormendo ci prende in carico i bagagli fino a quando verremo a ritirarcele.
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Piazza della Repubblica |
Nel frattempo possiamo farci un giro per il centro per avere un primo contatto col paese. In pratica non c'è nessuno in giro visto che il sabato alle 7:30 la città è ancora in braccio a Morfeo. Come in Georgia, non c'è segno di vita prima delle 10. In realtà anche io sono più morto che vivo, però in fondo è piacevole mettere un passo dietro l'altro in una città ancora senza traffico dai viali larghi e guardare la sfilata dei vecchi palazzi che si susseguono alternati a bei parchi ricchi di verde. In un attimo, dopo aver passato il cinema Mosca, arriviamo fino a piazza Aznavour, che qui è una vera e propria gloria nazionale e viene ricordato ad ogni piè sospinto, con la sua grande fontana dello zodiaco. Dopo aver attraversato un altro grande parco, finiamo in un bel bar, si tratta del Lumen Café che è ricavato da un vecchio negozio storico in attività dal 1936, che ci dicono poi essere stato la tabaccheria più importante della città, nella quale ancora riconosci antichi arredi ed un inequivocabile stile a metà tra oriente ed occidente. Cappuccini e dolcini (specialmente questi ultimi) sono assolutamente deliziosi e col prezzo richiesto ci mancherebbe ancora, ma d'altra parte se vuoi sentire aria di casa dall'altra parte del mondo, devi pagare e te lo meriti pure; in ogni caso le cameriere sono di una gentilezza disarmante e poi che dire, in questo modo ci siamo completamente ristorati e pronti a riprendere il duro cammino.
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Tacchi spaziali |
Rinfrancati anche se alleggeriti, risaliamo il viale fino alla scalinata che porta al Matenadaran, un museo di antichi manoscritti dedicato a Mesrop Mashtots, un famoso sapiente, creatore dell'alfabeto armeno che campeggia ai lati della strada, una lettera dopo l'altra mentre si sale verso l'alto. In cima, davanti al colonnato piuttosto cupo di pietra scura, siamo circondati da una marea di bimbi con mamme e nonne al seguito che evidentemente si preparano ad una esibizione, tipo saggio di fine d'anno, agghindati al meglio, scarpe di vernice bianca, divise blu con un enorme fiocco azzurro davanti, qualcuna con le orecchie da Topolino per maggiore folklore. Le mamme ancora di più, esibiscono il loro miglior guardaroba, una con scarpe dai tacchi dorati e scolpiti, decisamente avveniristici, efficacemente progettati forse per ridurre l'attrito. Una bimba, che ostenta al collo un braccino ingessato e che evidentemente non ha voluto perdersi la festa, fa del suo meglio per mettersi in prima fila, ma la maestra la dispone in secondo ordine, causandole un broncio irresolubile. Chissà che delusione! Insomma tutti sono lì per godersi lo spettacolo, c'è pure una telecamera TV, poi visto che le cose si prolungano, noi ce la filiamo alla chetichella riscendendo lo scalone.
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La cascade |
Un poco più avanti troviamo un negozio della catena Grand Candy, che sia fuori che dentro mantiene l'aspetto di una caramellona dai colori pastello, una sorta di Ferrero locale famoso per i dolci e le colazioni tradizionali armene fatte a base di ponchik, una specie di bombolone servito caldo ai vari gusti, imperdibile e assolutamente popolare nel prezzo, l'equivalente di 20 Cent. Optiamo per quello alla vaniglia, mentre qualcuno sceglie il cioccolato, da sempre medicina assoluta e incontrovertibile produttore di serotonina, l'ormone della felicità, che va giù come l'olio, diciamo una seconda colazione, e poi, quando una cosa è buona e te la gusti, sicuramente fa anche bene a prescindere che sia fritta e un concentrato di zuccheri vari, alla faccia della glicemia. La cassiera a cui cerchiamo di agevolare il conteggio finale ed il calcolo del resto, ha chiare difficoltà nella matematica elementare, inoltre noi facciamo una tale confusione per spiegarle che se le diamo monete in più è per ricevere una banconota intera come resto, ma evidentemente è troppo complesso il concetto stesso. Non importa, finalmente sazi, sciamiamo felici verso il parco che conduce alla cosiddetta Cascade, una lunga scalinata che porta fino in cima alla collina.
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Botero nei giardini della Cascade |
Questo è uno dei luoghi più frequentati della città, con i suoi giardini ordinati, a gradoni successivi, ricchi di molte statue di artisti famosi delle transavanguardie mondiale, dai bronzi di Botero ai mobiles di Calder. Tutta l'ambiziosa costruzione disposta sul bordo della collina è stata voluta da un ricco donatore, tale Cafesjan, esule americano che ne ha finanziato il completamento, pur con molti ritardi, dall'inizio nel 1975 quando era stata pensata come monumento ai Soviet e interrotta dopo il terremoto dell'88 e la fine dell'URSS e ripreso solo nel 2001 fino alla fine, nel 2009. La scalinata è lunghissima, per un dislivello di almeno 100 metri, per fortuna ci sono delle scale mobili che consentono anche agli anziani come me di procedere fino in cima senza problemi e non solo di fermarsi ad ogni step per uscire all'aperto e godersi i panorami aperti sulla città, tra statue, fontane e ragazzini che giocano. All'interno poi, molti ambienti presentano mostre ed altre attività artistiche, oltre naturalmente a pezzi di design esposti lungo lo spazio di salita. Non vi dico dello shop alla base, con un sacco di oggettistica davvero bella, che inviterebbe all'acquisto. Il monumento ha certo la grandiosità pensata durante il regime, ma il suo completamento e la ricchezza di opere d'arte che ne fanno un contenitore di arte moderna di tutto rispetto, la valorizzano notevolmente oltre a renderla una magnifica passeggiata per raggiungere il soprastante parco della Vittoria, dove noi andremo invece alla fine del nostro giro armeno.
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Balconata del Cascade |
Così si ridiscende adagio adagio apprezzando le grandi balconate sulla città ad ogni piano, godendosi, ad ogni rampa di scale mobili, benedette sempre siano, una nuova visione dell'Ararat che giganteggia dalla parte opposta della città. Un sacco di gente che va e viene e che evidentemente trova piacere e svago a frequentare questi luoghi di esibizioni culturali e anche semplicemente belli di per sé. Continuiamo attraverso un'altra porzione di parco (ma quanti parchi in questa città!), dove al centro evidentemente ogni week end ci sono decine di artisti dilettanti che espongono le loro opere in attesa di compratori, molti decisamente bravi, tanto che mi fermo a tentare un approccio con uno che si dimostra molto felice della mia attenzione, raccontandomi di quanto gli piaccia dipingere e tutto questo senza cercare di rifilarmi nulla, solo per il piacere di parlarmi della sua passione, e proseguiamo poi fino alla piazza della Libertà, sede dell'Opera, teatro monumentale dalla facciata curiosamente curva, che mi sarebbe piaciuto vedere all'interno, magari con annesso spettacolo, ma, accidenti le date di permanenza non combaciano. E' uno degli orgogli culturali del paese, costruito negli anni trenta , ma poi rinnovato tanto da avere due grandi sale da oltre 1000 posti cadauna.
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Opera |
La statua seriosa come si addice allo stile dell'epoca, che lo precede, è quella dell'architetto Tamanyan che lo progettò. Poi ci tocca la bella zona pedonale ricca dei soliti negozi di lusso come impongono le più classiche modalità dei centri delle capitali mondiali e che finisce in piazza della Repubblica, anche questa circondata dai palazzi del regime in pietra dorata, incluso quello del Governo, che si specchiano nelle grandi fontane centrali. Beh, bisogna dire che questo centro storico della città, pur di stile decisamente sovietico, non è poi così malvagio, ma ha una sua dignità che rende gradevole passeggiare tra parchi e palazzi d'epoca. Anche perdersi tra i mille banchetti del Vernissage tra torme di turisti per la maggior parte russi e di altri paesi della CSI, è piacevole, guardando oggetti improbabili, bamboline, bigiotteria e lame locali che predominano sulla paccottiglia che piace tanto al visitatore ansioso di portarsi a casa il ricordino di turno purchessia, incluse le famigerate calamite da attaccare ai frigoriferi, con tanto di Ararat artisticamente disegnato sopra (è proprio vero che sta dappertutto) e che hanno ormai preso il posto delle classiche palle con la neve che scende. Va bene, confesso, le calamite le compriamo, poi via verso il GUM, il grande mercato speciale soprattutto per la frutta e la verdura, uno spettacolo della vista che rende obbligatorio un passaggio anche qui.
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Fragole al GUM |
Soprattutto l'attrazione principale è costituita dalle composizioni di frutta secca, esposta in ogni ordine e quantità, mescolata a formare composizioni che vogliono anche essere artistiche e che invitano ovviamente all'acquisto, specialmente quelle bagnate nella cioccolata, vere ghiottonerie, per non parlare dalla Churchhela, di cui vi ho già detto, i bastoncini di piccoli frutti vari su cui viene colato uno sciroppo che si rapprende per appenderli tenuti insieme da un cordino. Di fianco, ricchi banchi di spezie mediorientali tra le quali trionfa lo zafferano in stami. Ovviamente compriamo perché non si può resistere solo a guardare, alternando agli acquisti solamente una sosta per buttar giù un po' di carni alla griglia che sfrigolano su un banchetto vicino, tra due venditori di cognac fatto in casa, rigorosamente esposto in bottiglie di plastica di recupero, ma garantito dieci anni di invecchiamento. Ma diciamo la verità, vale la pena anche solamente ammirare i banchi dei formaggi o quelli delle more, delle ciliegie e delle fragole, visto che siamo nel pieno della stagione e ce ne sono di meravigliose a secchielli, a cascate, a interi banchi pieni fino a strabordare, che tutti invitano ad assaggiare, a godere insomma di tutto quel ben di dio. Per non parlar delle albicocche, che non per niente, se si chiama Prunus armeniacum ci sarà un motivo e sembra che qui ci siano le migliori del mondo in assoluto. Difficile resistere in questo tempio alimentare, anche se poi, non so proprio dove metteremo tutti questi pacchetti, le ciliegie per fortuna, spariscono subito e ci lasciano in bocca quel sapore di buono che non ti fanno sentire la stanchezza nelle gambe. Via chiamiamo un taxi, che il tempo vola!
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Banco formaggio al GUM |
SURVIVAL KIT
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Frutta secca |
Luoghi da vedere nel centro di Yeravan - Una bella passeggiata a piedi per avere un colpo d''occhio iniziale della città, può prendere le mosse da Piazza Aznavour. Potete fare una sosta al Lumen Café, 45, Mesrop Mashtots Ave, ricavato da un negozio storico del 1936, dolci deliziosi ma molto caro; poi salite e se avete tempo visitate il museo degli antichi manoscritti con il monumento a Mesrop Mashtots. Sosta alla sua base al negozio Grand Candy per una gustosa colazione o un gelato a seconda dell'ora. Traversate il parco e salite poi alla Cascade (300 m di scalinata) per ammirare il panorama e l'Ararat e lungo la discesa visitate il museo Cafesjan e le esposizioni ivi contenute. Poi piazza della Libertà col teatro dell'Opera (cercate di vedere uno spettacolo nelle imponenti sale). Proseguite nel corso pedonale che porta alla Piazza della repubblica e poi al cosiddetto giardino del Vernissage, un colossale mercato di bancarelle di gadget per turisti, paradiso appunto dei suddetti. Imperdibile poi il GUM, grande mercato alimentare, tra i più belli del Caucaso. Infine un po' più lontana la Moschea blu, una vera chicca molto ben conservata, l'unica attiva in Armenia.
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Il GUM
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Case sovietiche |
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