sabato 17 maggio 2025

M11 - Donne e vestiti

Uomini al mercato - Atar- Mauritania - febbraio 2025
 

Anche il vento è una delle costanti del deserto, tira teso e feroce ed è una delle spiegazioni dell'uso di uno dei più comuni capi di vestiario che si vede in tutta l'Africa sahariana e del sahel: lo chèche o haouli come viene chiamato da queste parti. Questa sciarpa di mussolina leggerissima, lunga generalmente da tre a cinque o più metri, generalmente bianco o azzurro, ma anche di altri colori, rappresenta un oggetto fondamentale per l'uomo che deve misurarsi col deserto e con i suoi aspetti più fastidiosi, vento, sole e sabbia. La sua funzione protettiva è fondamentale e bene avvolto attorno alla testa riesce a svolgere il suo compito senza problemi, in quanto proprio la sua quasi trasparenza, consente di respirare agevolmente anche quando copre la bocca o di vedere attraverso, nei casi in cui le tempeste di sabbia siano particolarmente forti, abbinato poi ad un buon paio di occhiali, risolve ogni tipo di situazioni. Anche il resto dei vestiti è molto semplice, per gli uomini, un larghissimo ed ampio camicione di cotone robusto detto ghinea, che scende oltre le ginocchia, blu o bianco, con amplissime aperture al posto delle maniche che il vento gonfia in modo plateale e molto fotogenico, chiamato draa o anche gandourah che si indossa su larghi calzoni detti boubou. I più belli ed importanti, ad esempio quelli che vengono calzati per uscire alla sera o in particolari occasioni, sono decorati con finissimi ricami, colore su colore e hanno una tasca interna dove riporre le cose.  

Per le donne, una analoga tunica della stessa stoffa ancora più ampia, che scende fino alle caviglie, ma molto più colorata e che funge anche da copertura per il capo, con la stessa funzione dell'haouli e che viene chiamata tazarnoust. In ultima analisi l'uomo si copre il capo con quello che a tutti gli effetti appare con un velo per difendersi dall'affrontare il deserto, il selvatico, l'esterno, una protezione per difendersi certo dalle intemperie, ma anche e forse principalmente dagli spiriti della solitudine che infestano le aree solitarie e nude. Invece le donne rimangono a casa a rivestire il ruolo di pilastri che sostengono le tende, l'interno, la forza del domestico e del civilizzato. Così, mentre la Toyota percorre gli interminabili chilometri nel paesaggio piatto dell'altipiano, Ahmed ci racconta un po' della donna mauritana che, contrariamente a quello che immaginiamo, gode di molta più libertà e considerazione che in altre parti dell'Africa. Intanto ha generalmente una voce in capitolo maggiore rispetto all'uomo nella famiglia e nella gestione della stessa. Può ottenere il divorzio senza problemi, anche su sua unica richiesta e soprattutto, proprio la donna divorziata viene considerata più appetibile rispetto alla giovane single, in quanto ritenuta più esperta e più capace nella gestione del ménage familiare e soprattutto nella parte finanziaria. 

Anche se le donne divorziate non hanno diritto al mantenimento da parte del marito, rimangono proprietarie di tutti gli oggetti ed i mobili familiari che possono vendere al famoso mercato delle donne divorziate, dove raccolgono le basi per ricominciare la loro vita in maniera indipendente e nella maggior parte dei casi si risposano facilmente. Per il divorzio infatti viene celebrata una festa quasi più importante che per il matrimonio e che per le donne ha quasi il significato di una rinascita a nuova vita. D'altra parte basta dare un'occhiata in giro nei mercati per vedere che il commercio e le attività legate ad esso è quasi completamente in mano alle donne, mentre la parte maschile del paese, tradizionalmente è sempre stata più legata alla pastorizia e alla attività carovaniera. Detto questo è chiaro, da come ci conferma Ahmed, che porta a parallelo, sempre la discussione di Schopenhauer sulle donne, che qui l'universo femminile si dimostra molto più intraprendente e libero che altrove. Di questo gli uomini se ne fanno una ragione e anche il nostro Ahmed ritiene che specialmente nel campo e commerciale le donne abbiano una marcia in più. Certo le cose cambiano rapidamente in questo mondo globalizzato, dove assieme alle merci, viaggiano molto veloci anche le idee e le abitudini e nella città, il sentire è molto più simile a quanto viene trasmesso dalle serie televisive e piano piano anche nel deserto arriva il mood del resto del mondo. Lui ama filosofeggiare, come accadeva un tempo nei sonnolenti bar di provincia italiani, sorseggiando tè alla menta, quando ci si ferma per riposare e prendendola anche con una certa lentezza, abitudine di certo più consona all'uomo del deserto. 

Brahim, intanto assente, scrollando il testone convinto anche lui della bontà di queste affermazioni su cui concorda pienamente. Il nostro Ahmed è laureato in scienze e nonostante questo mantiene una attitudine alla speculazione del pensiero più vicina all'atteggiamento del filosofo che dello scienziato, forse molto usuale nei tempi andati per questi popoli che facevano delle culture e delle biblioteche un punto fondamentale di una vita degna. Ha due figli di 4 e 9 anni, in città e la sua attività nel turismo gli consente, mi pare, un buon tenore di vita. Nel cassone della Toyota, ha già caricato alla partenza una biciclettina rossa, nuova fiammante, per il più piccolo che compirà gli anni al suo ritorno e già pregusta il piacere di presentargliela. Amor di papà, siamo tutti uguali in fondo. Così chiacchierando il tempo passa e finalmente, con il sole allo zenit arriviamo a Ouadane, famosa città carovaniera, avamposto nel deserto di Adrar, quasi coeva della nostra Alessandria, essendo stata fondata nel 1147, nel periodo più fulgido dell'impero. Di qui le carovane partivano per la traversata lasciandosi alle spalle quella che era chiamata anche la città dei sapienti, un centro di cultura che crebbe via via di importanza per poi decadere e per ragioni ignote, probabilmente legate al clima, fu abbandonata definitivamente nel XVI secolo. Oggi la cosiddetta città nuova che sorge ai margini delle rovine ben conservate, ospita non più di 3000 abitanti. Passiamo subito nell'albergo Chez Zaida, che è un po' il centro di passaggio per tutti quelli che vengono da queste parti, accolti dalla proprietaria, emblema classico di quanti vi ho detto della donna mauritana. 


Gira qua e là e dà retta a tutti, spigliata e facendo battute, rimanendo sempre al centro dell'attenzione. Ovviamente la sistemazione è molto basica, ma credo che nel deserto non si possa pretendere molto di più di questo. Per pranzo ci aspetta il solito stufato di montone con il riso, che in ogni caso è sempre assolutamente mangiabile. Nell'albergo ci sono un po' di francesi attempati che si aggirano per gli spazi ed i cortiletti attorno alle costruzioni, che presentano al centro aiuole bordate di piante grasse e di fiori probabilmente le sole che riescono a resistere alla poca umidità disponibile. Fuori del cancello qualche donna, sempre loro, sotto una tenda bassa espongono un po' di collanine ed altri poveri oggetti, segno che comunque un certo passaggio di turisti da queste parti arriva. Qualcosa bisogna comprare, tanto per farle campare, tutti tengono famiglia e le occasioni qui intorno non sono certo molte. Intanto che diamo un'occhiata alle cose esposte, arrivano le tre e mezza ed è ora di andare fino alla città morta sulla collina che domina l'oasi e che è rimasta immobile nel tempo da cinquecento anni, conservata dall'aridità del clima e anche ovviamente dal fatto di essere costruita massimamente in pietra. La guida ci aspetta ai piedi delle mura, che si alzano per qualche metro al di là del wadi secco che taglia in due l'oasi, vicino a quella che un tempo era la porta di accesso alla città. L'ampia veste blu è gonfia di vento e fa contrasto forte contro l'ocra scuro delle pietre che si levano diritte, baluardo mai valicato della antica città che ci aspetta.

SURVIVAL KIT

  Zaida - Ouadane - Albergo molto semplice e basico, tra le sabbie, appena al di fuori del palmeto dell'oasi. Basse costruzioni all'interno di un muro di contenimento, con camere grandi ma essenziali con il solo letto a disposizione.  AC presente, ma niente altro. Durante la nostra permanenza il wifi non funzionava, cosa che pare capiti di sovente. Spazi comuni grandi dove vengono serviti i pasti. Per essere in pieno deserto e circondata dalla sabbia che si accumula lungo i muri, tutto è decisamente pulito. Bagno con acqua calda ben funzionante. Zaida sempre a disposizione ed è molto amichevole e simpatica. 


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