lunedì 12 maggio 2025

M09 - Musica ad Atar

Uomini del deserto - Atar - Mauritania - febbraio 2025 - foto T.Sofi
 

Torniamo ad Atar, attraverso stradine secondarie che traversano gli spazi verdi dell'oasi, piccoli orti recintati dalle stesse foglie secche delle palme da datteri contenute negli stessi. Si vede poca gente in giro, segno che ormai questi spazi un tempo ambiti essendo gli unici all'interno degli spazi infiniti e non vivibili del deserto, erano invece preziose fonte di possibilità di sopravvivenza oltre che a diventare centri di transito e quindi di mercato, dove avviene lo scambio delle merci e delle idee. E' sempre stata la mercatura che ha fatto crescere la civiltà nel mondo, ricordatelo amici miei. Oggi avverti solo la decadenza ed il passato senza la possibilità di ritornare agli antichi fasti che pure un tempo ci saranno stati, la calamita della città lontana con le sue luci e le sue lanterne colorate ha una attrattiva incontrastabile e i giovani, quasi non si pongono più neppure una scelta. Partire, arrivare nel centro della vita attiva, studiare e poi definitivamente inurbarsi in attesa di cogliere occasioni nuove, un tempo neppure lontanamente immaginate e poi un giorno chissà, la scelta pericolosa di fare il salto senza più guardarsi indietro, l'Europa, miraggio lontano e pericoloso, ma assai più potente ancora. Noi intanto ripassiamo dal mercato, dove la vita prosegue ed i carrettini tirati da piccoli asini spelacchiati portano altre povere merci, mentre altri se ne vanno, anche loro carichi verso case lontane, con la fatica di chi invece, i sogni li ha lasciati da parte e si lascia vivere nella tranquilla assenza di avvenimenti che ricopre la cittadina. 

la sezione ritmica

Passiamo dall'albergo a lasciare la valigia e a fruire di una cena fatta di una soupe di carote dolcissima e vellutata seguita da un couscous con carne stufata di cammello, almeno credo. Penso che questo alla fine sia il piatto principe che con poche varianti ci ritroveremo davanti quasi tutti i giorni. Poi non è che si può stare lì a perdere tempo, ma si torna subito in periferia al campeggio dove ci eravamo fermati alle 3 e dove stasera, è prevista una festa. Arriviamo prima delle nove e la temperatura è davvero ottimale, le luna in cielo è quasi piena e il giardino nascosto tra le siepi di arbusti è ricoperto di fiori profumati. Ci sediamo comodamente intorno allo spazio centrale, mentre arriva anche un gruppetto di francesi che alloggia qui, direi spartanamente, ma del tutto accettabilmente. La signora Aisha ha preparato tutto con cura e nel lato minore del cortile ci sono già distesi a terra davanti alle stuoie, dei cuscini colorati su cui prendono posto alcune donne avvolte in belle stoffe a fiori. Le ragazze di qua, anche se appaiono un po' infagottate dalle larghissime vesti, mantengono una loro naturale eleganza, che i colori delle stoffe acuiscono maggiormente e soprattutto sono condite dai loro meravigliosi sorrisi, fatti di cenni e di denti bianchissimi che trattengono un capo del tessuto stesso affinché il vento non se lo porti via. Poi arriva il griot con un aiutante che suona una specie di lungo flauto traverso di legno e plastica verde, incaricato di sottolineare la melodia ritmata delle canzoni. 

Il griot  invece ha sotto il braccio uno xalam, che maneggia con estrema cura e che pare un pezzo antico e sicuramente di pregio, anche se appositamente elettrificato con tanto di amplificatori e mixer professionali. Si tratta di un piccolo strumento a corda, un liuto piuttosto stretto e lungo che viene pizzicato per formare la melodia portante della canzone, classificato ufficialmente come cordofono con corde parallele alla cassa armonica, a pizzico. La parte superiore della cassa di legno è ricoperta da una pelle di bovino, la parte più sottile e tenera, che vibra meglio e le corde, un tempo corregge di budello ora sono fatte con il nylon delle lenze dei pescatori. Lo strumento ha mille varianti di forma e dimensioni e può avere da una a cinque corde e secondo alcuni potrebbe essere stato l'antenato del banjo americano. La serata si preannuncia divertente e il griot comincia subito la sua play list, come si dice correttamente oggi, con una serie di canzoni che, come ci dice Ahmed, hanno ispirazione religiosa, per poi passare ad un repertorio prettamente amoroso, che racconta la passione non corrisposta naturalmente di bellissimi giovani verso avvenenti ragazze. Un gruppetto di bambini sta appartato, non ancora ammesso ai divertimenti, ma dimostra di partecipare comunque attivamente almeno con gli occhi. La parte ritmica del gruppo è formato dalla stessa padrona del campeggio e da altre due ragazze che dispongono di percussioni dedicate, grandi tamburi piatti, sonagli e altri parti ritmiche, mentre una, si industria con una bacinella che viene percossa con le due ciabatte di cui dispone. Beh ti viene subito da dire, ci si arrangia come si può, importante è il divertimento. 

Il griot

Invece no, pare che questa abbinata, catinella metallica e ciabatte sia uno strumento vero e proprio, appositamente configurato, per la sua sonorità metallica, infatti lo ritroveremo in altre occasioni in cui sentiremo musica. L'impianto delle percussioni ha una trama ritmica piuttosto complessa che regge magnificamente la parte armonica più semplice e non fa stupire che molti percussionisti occidentali vengano in Africa per ispirarsi ed imparare queste complesse sonorità da inserire poi nella loro musica. Intanto  la serata è decollata, si canta in coro, peccato non conoscere le parole, ma soprattutto si balla. Partono le ragazze del villaggio che appaiono evidentemente piuttosto disinibite, che poi invitano gli astanti a partecipare attivamente che se non si balla tutti, non ci si diverte. Le europee presenti si fanno un po' pregare poi scendono in campo, ma di certo i movimenti improvvisati lasciano un po' a desiderare rispetto all' uso delle locali. Tiziana non si fa pregare molto e la sua attitudine coreutica è subito apprezzata dalle ragazze che la circondano immediatamente. Senti forte la voglia di far festa e di divertirsi in modo semplice, ma che coinvolge tutti. Tutto questo può ricordare certamente le nostre aie paesane quando qualcuno tirava fuori una fisarmonica e partivano i balli al chiaro di luna, occasione principe per lanciarsi occhiate di fuoco tra i giovani presenti sotto l'occhio vigile delle madri che spannocchiavano la meliga. Tutto ilmondo è paese insomma, forse cambia il sound ma non la sostanza. La serata finisce prima delle dieci e salutati tutti, i locali hanno mostrato sincero piacere a suonare e a ballare con noi, ce ne torniamo all'albergo, che è ora di dormire, visto che domani si parte presto. 


SURVIVAL KIT

Atar - Cittadina di 18.000 abitanti, punto di sosta carovaniero sulla N1 che va verso nord a circa 500 km dalla capitale. Da vedere il mercato e le rovine della antica città che risale al XII secolo in via di scavo. Al momento si vedono solamente le tracce delle mura e dell'impianto viario cittadino. In città c' un piccolo museo con i ritrovamenti. La città dispone di alcuni alberghetti e alloggiamenti accettabili.

Auberge Agence Mer e desert - Atar - Campeggio con camere a disposizione che offre anche pranzo e cene. Diverse sistemazioni dalle tende alle semplici capanne alle camere con AC e bagno a partire da 10 €. Architettura tradizionale e cibo maison. Quasi tutte le sere si canta e si balla musica locale con un griot. Accattivante

Hotel des Caravanes - Atar - Viene dato come il migliore della città. Le camere sono ampie anche se piuttosto spartane, bagno accettabile e ragionevolmente pulito. Ricordatevi che siete in mezzo al deserto, quindi non tate troppo caso a quanto possa essere rotto o approssimativo. AC, free wifi. No frigo e TV. Cena di buona qualità, colazione abbondante alla francese. Personale molto gentile. 



Soupe aux carottes

L'oasi
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche  interessare:









Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 120 (a seconda dei calcoli) su 250!