mercoledì 29 ottobre 2025

Azer 9 - Il santuario di Diri Baba

Il mausoleo di Diri Baba - Qobustan - Azerbaijan - ottobre 2025
 

Birra turca

Stasera non abbiamo voglia di andare fino alle Fountains, tanto saranno spente, e allora ci fermiamo sul corso appena un po' più in giù del nostro albergo. Un grande ristorante giovane e popolare, pieno di gente che mangia e beve. C'è solo un tavolo libero e finiamo vicino a due ragazzotte con unghie monumentali, pare che anche qui sia molto di moda la nail art o come si chiama, fatto sta che è difficile capire come si faccia a lavorare con le mani con un simile ambaradan sulle dita. Comunque qui intorno c'è gente molto disinibita, solo in fondo alla sala vediamo una famigliola, la mamma con un casto velo crema, appoggiato di traverso, che tenta di accudire un bambino che non vuole saperne di stare fermo e ulula come se lo stessero scuoiando. Non so come, ma tra ordinazione e il fatto che per il rumore bisogna parlare forte veniamo subito individuati come italiani e quindi fatti oggetto di particolari attenzioni, tanto è vero che il duo folk, chitarra lui e voce solista niente male, lei, a cui siamo improvvidamente troppo vicini, attaccano subito un Bella ciao, dal sound azero molto pronunciato, ma che riscuote immediatamente un grande successo in sala. Anche le nostre vicine, che poi risulta conoscano i due artisti, partecipano alla performance, unendosi al coro generale e applaudendo freneticamente. 

Involtini di pollo e formaggio

Questa è una musica che dovunque parta, provoca ormai un consenso corale generalizzato, un po' perché tutti la conoscono, un po' perché è facile da cantare, si capisce. Comunque l'atmosfera del locale è gradevole, non fosse che qua fumano tutti come turchi, in fondo ci siamo vicini alla Turchia, anche se si tratta solamente di narghilè, che spandono un fumo più gentile e soprattutto profumato, alla rosa, alla ciliegia o ad altre essenze niente affatto sgradevoli, ma di fumo ce n'è veramente tanto, troppo, visto il numero delle fonti praticamente una ad ogni tavolo, visto che evidentemente è una delle spiccate specialità del locale, così che appena trangugiato velocemente i piatti che abbiamo ordinato, ce la filiamo via, dopo aver salutato le vicine che ci augurano la buona notte con grande partecipazione. Fuori, mentre risaliamo verso casa, passiamo davanti all'ingresso di un supermercato e non resisto alla tentazione di farci un salto dentro, un po' perché è una cosa che mi interessa sempre, il verificare tipologie e prezzi della merce offerta, un po' per vedere la fauna che li frequenta. Qui siamo già ad una certa ora e non c'è molta gente, ma pare che il negozio stia aperto tutta la notte, tuttavia da fuori non ci si rende subito conto di quanto sia vasto, occupa infatti al completo tutto l'enorme scantinato del palazzo estendendosi fino alla via parallela al corso, dove c'è una seconda uscita. 

Non c'è molta gente anche se il supermercato sembra essere in piena attività, ai banchi della gastronomia, diversi addetti preparano il materiale da esporre e le cassiere non hanno neppure l'aria stanca e disgustata come quelle di un  tempo nei negozi di stato sovietici. Per la verità volevo anche dare un'occhiata ai brandy in vendita, liquore di cui l'Azerbaijan dovrebbe essere famoso produttore e di cui sono ghiotto, tradizione antica, il Caucaso è la terra della vite, come del resto lo è il suo odiato paese vicino, produttore del famosissimo Ararat, che ho tanto amato in tempi non sospetti, quando ancora esibiva la dicitura di Koniàc. Qui evidentemente lo si può ancora fare, forse non sono ancora partite le cause internazionali e qualche cosa c'è sugli scaffati anche se le bottiglie più arzigogolate o dagli invecchiamenti più potenti, oltre i 25 anni, tanto per capirci, hanno prezzi di affezione, che in ogni caso non sarei disposto a spendere. Ma la mia curiosità va soprattutto al prodotto principe del Mar Caspio, quel caviale, che su questi lidi si è sempre prodotto intensamente e che, mi dicono, a Mosca non sia più nemmeno disponibile come un tempo o comunque sia ormai difficile da reperire, chiederò notizie in merito agli amici. 

Banco alimentari

Certo il mercato è molto mutato dalle mie frequentazioni moscovite, quando un cameriere dell'Hotel Ukraina, lo rubava direttamente dalle cucine e lo rivendeva agli amici a 10 dollari al vasetto da 100 gr, e parlo di Beluga naturalmente, allora il Sevruga o quello rosso, il krasnije ikrà, non lo si prendeva neanche in considerazione. Quello dell'Aral invece, che mi dicevano quotatissimo, già allora era quasi sparito, come le acque del lago stesso, ma pazienza. Tra l'altro non mi piace neanche, ma come si sa, quando una cosa è rara e costosa fa gola a prescindere e tra l'altro come ho avuto modo di vedere è uno dei regali più apprezzati dai medici, che evidentemente sono tutti, chissà perché divoratori compulsivi di questo prodotto. Comunque chiedo ad un addetto se ce ne sia disponibile e lui gentilissimo, mi accompagna, fino al fondo di un corridoio laterale, dove evidentemente sono seminascosti questi prodotti di nicchia. Su uno scaffale infatti ecco che spuntano fuori i famigerati vasetti tutti da 120 gr. Il prezzo mi sembra offensivamente basso, ci sono almeno tre marche diverse, tutte con le etichette in cirillico, segno che evidentemente l'imprinting è rimasto, diciamo attorno ai 3 euro, per cui la curiosità e lo stupore, mi spingono ad un esame più approfondito. 

Warning

Gira e rigira guardo con più attenzione le etichette e subito viene in evidenza che si tratta di Икра имитированная, Imitazione di caviale, e mi pareva. Infatti le uova sono molto piccole e di un nero molto lucido e intenso, ben lontane da quel grigio scuro un po' lattiginoso del Beluga. In fondo c'è solo qualche vasetto di un caviale rosso da 50 gr, muniti pure di dispositivo antitaccheggio, che costa infatti sui 25 Euro, prezzo che mi sembra decisamente più comprensibile. Comunque visto che avrei comprato solo in vista di qualche regalo, vedremo nei prossimi giorni quando il nostro Aqshim ci ha promesso che ci porterà da amici degli amici. Me ne vado a letto più tranquillo. La mattina dopo si parte presto perché dobbiamo fare una sbarcata di chilometri per arrivare fino a Qabala, vicino al crinale del grande Caucaso e alla frontiera russa che lì sarà distante meno di una ventina di chilometri. In hotel sono molto gentili e acconsentono di anticiparci la colazione di un quarto d'ora per farci partire prima, anche se l'orario ufficiale sarebbero le 8. Ce n'è anche per Aqshim che qui evidentemente è conosciuto, poi ci buttiamo nel traffico che, in special modo in ingresso alla città a quest'ora è già decisamente sovraccarico. 

Cimitero

Questa volta per uscire dalla città prendiamo la direttrice nordovest, che attraversa un territorio ondulato e piuttosto arido, con una autostrada di nuova costruzione, spesso a sei corsie che risale con ampie curve queste colline aride e seccagne, fatte di pascoli avari e di terre incolte. Dopo una cinquantina di chilometri eccoci a Qobustan una città che è stata capitale del piccolo regno di Shirvanshah (zona nota anche per i suoi meravigliosi tappeti), che ebbe il suo momento d'oro attorno al XIV sec. In questa zona l'Islam si era diffuso in modo molto pacifico, situazione che aveva generato il movimento dei Sufi, religiosi filosofi e poeti che aveva abbracciato un  vasto territorio anatolico fino a Konia da un lato e all'Uzbekistan dall'altro. E qui comincia ad innestarsi la leggenda in quanto, da queste parti arrivò infatti un Sufi famoso, Diri Baba, un contemplativo anacoreta che scelse le grotte nascoste in un costone roccioso presso la città per farne sede della sua meditazione. Sembra che alla fine del 1300 sia qui rimasto, venerato da tutti e del re Ibraim I in particolare, nella stessa posizione per ben 17 anni, dopo di che il suo corpo si mummificò e divenne sede di pellegrinaggio nel mausoleo eretto nel 1402 dal re con l'aiuto anche di Tamerlano, che aderiva al Sufismo, e che proprio per questa ragione ne risparmiò il regno. 

Il mausoleo

Il luogo è sempre stato famoso, tanto che la relazione del viaggiatore tedesco Olearius, nel 1636, dopo oltre due secoli, descrive, nel suo Viaggio a Mosca e in Persia, il corpo dell'anacoreta come "incorrotto sulle ginocchia ed avvolto da un mantello grigio" e ne racconta il suo essere meta di continuo pellegrinaggio. Pare che ogni anno il  mantello venisse sostituito con uno candido, mentre il vecchio, fatto a pezzi veniva distribuito ai pellegrini come reliquia. In ogni caso i disegni dell'epoca, dipingono il luogo esattamente come è adesso, addirittura con gli stessi sentieri che conducono alle grotte. Il luogo in effetti è ancora oggi noto per questa sua aura di santità. Dopo il sobborgo di Maraza, arrivi al costone roccioso dopo aver superato una collinetta ricoperta dalle antiche lapidi di un cimitero dell'epoca. Intanto un vistoso cartello all'inizio del sentiero ti rammenta di fare attenzione in quanto questa è terra ricca di scorpioni e serpenti decisamente velenosi, forse per aumentare l'aura di isolamento ascetico, che pervade il luogo. Ma direi che procedendo con cautela, d'altra parte il terreno è coperto solo di erbe secche ed in massima parte fatto di rocce nude che non riuscirebbero a nascondere neppure una lucertola, per cui forse basta non coricarsi tra le tombe e prendere sonno nel meriggio estivo ed assolato. 

La tomba

Quando si supera la sommità della collinetta, compare, ben mimetizzato nella roccia rosata dello sfondo, la costruzione a due piani che termina in una grande cupola tonda, che però non deborda mai dalla montagna circostante, quasi volesse nascondersi dentro di essa, eretta com'è, solo parzialmente all'esterno, ma in effetti tutt'uno con il terreno. Solo la scalinata di accesso è recente per rendere fruibile la salita ai viandanti ed ai pellegrini moderni. Già i visitatori del passato notavano infatti come l'accesso alla tomba fosse difficoltoso e che salire alle grotte fosse addirittura necessario munirsi di corde. Questa in effetti è un po' una mania di tutti i monaci meditativi del passato dalla Grecia, all'Anatolia, fino alla lontana Etiopia, insomma questi poveretti volevano alla fine solo stare tranquilli e meditare in santa pace senza una fila di adepti che gli venissero a turbare la loro ascesi ascesi con domande sul senso della vita. Mentre noi intanto saliamo con una certa fatica, ben muniti di apposito caschetto giallo da cantiere, che viene fornito dalla gentile addetta, che subito si illumina quando le rivolgo un saluto in russo, siamo completamente circondati da un bel gruppo di turisti italiani vocianti che si accalcano per arrivare anche loro in cima alla scalinata. 

Le caverne

Arrivati a Baku, stanno facendo un itinerario che li porterà in Georgia e non sembrano molto soddisfatti di quanto hanno visto fin qua. Comunque con fatica ed attenzione saliamo tutti i ripidi gradoni per arrivare fino alla camera dove si trova il cenotafio del santo e che dovrebbe nascondere dietro una parete il suo corpo non più visibile, posto che sia ancora lì, dato che non se ne rammenta traccia dopo la fine del 1700, e poi ritorniamo alla base, mentre i più arditi percorrono i sentieri fino alle grotte poste più in alto, una fatica per la verità un po' inutile visto che là sopra non c'è assolutamente nulla oltre ai buchi. Alla fine non casca giù nessuno e questo è comunque un ottimo risultato che i guardiani generalmente auspicano per non avere alla fine troppe grane. Lasciamo andar via il gruppo e rimaniamo ancora un po' a goderci il panorama solitario e deserto, che invita ad una tranquilla pace, certamente quella che avrebbe anche oggi predicato il nostro Diri Baba, che certamente su questo argomento non aveva dubbi di sorta, visto che seppe calmare anche i bollenti spiriti sterminatori di un pezzettino come Tamerlano lo Zoppo che di certo non si faceva troppo pregare quando c'era una città da radere al suolo e passare i suoi abitanti a fil di spada. Poi è ora di andare che la strada oggi  è lunga.

SURVIVAL KIT

Il territorio

Mausoleo di Diri Baba - Sulla strada di Qabala, alla periferia fuori della città di Qobustan a circa 50 km da Baku, situato in una valletta laterale, questo monumento molto celebre e uno dei più noti del paese e oggetto di pellegrinaggio non solo islamico, in quanto anche santuario del sufismo. Arrivateci percorrendo a piedi il sentiero che attraversa il cimitero antico, con lapidi interessanti. La tomba è al secondo piano della costruzione parzialmente scavata nella roccia attorno alle grotte di preghiera del santo. L'ingresso per gli stranieri è di 9 M. Visita da mezz'ora a un'ora per godersi anche il posto. Non parlano inglese e il sito è normalmente incluso nei tour che vanno verso nord.

Dal mausoleo


Tombe
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