sabato 18 ottobre 2025

Azer 3 - I palazzi e il lungomare

Giovani azere - Baku - Azerbaijan - ottobre 2025

 

Il Caspio

Eccolo lì infatti, quel Mar Caspio, che ho sempre sfiorato e mai visto direttamente, né toccato con mano, eppure nelle mie peregrinazioni lavorative nello scorso millennio ed oltre, ci ho girato intorno parecchio arrivando quasi fino a lambirlo, tuttavia senza mai arrivarci; ecco perché leggevo con ghiotto ed insaziato desiderio queste pagine del mio amico Marco, ormai mi sento di chiamarlo solo in questo modo. Al capitolo 22 del Milione infatti quando arriva davanti a questo immenso lago, pur già allora ben conosciuto, così ne parla: 

- E sappiate che il mare ch'i vi ho contato si chiama Mare di Gheluchelan (appunto il Mar Caspio) e gira 700 miglia ed è di lungi da ogni mare bene dodici giornate; e venev'entro molti grandi fiumi. E nuovamente molti mercatanti di Genova navica per quello mare. E abiamo contado de li confini che son dell'Arminia verso tramontana...-

Il boulevard

Insomma se ne deduce che allora questa era terra armena a tutti gli effetti, quella grande Arminia, che poi pezzo a pezzo è stata erosa dai suoi ingordi vicini, fino a ridurla alla piccola dimensione attuale, che hanno via via accampato diritti di primogenitura, spesso solamente sognati e mai esistiti, ma ottenuti esclusivamente con l'uso della forza. Ma si sa che ogni equilibrio geopolitico si basa soltanto su questi contrappesi di potenza e di uso delle armi, certo senza l'utilizzo di quella del diritto, che viene sempre interpretato a seconda di chi racconta la storia da vincitore. Poi veniamo a sapere anche che queste zone, Mar Nero incluso, erano un poco sotto la presenza dei Genovesi che imperversavano da queste parti lasciando all'influenza dei Veneziani, soprattutto il Mediterraneo orientale. Insomma gli Italiani nel medio Oriente ci hanno sempre ficcato il naso a fondo negli ultimi mille anni e anche se contavano poco dal punto di vista politico, molto brigavano sul lato commerciale. Adesso questo mare sta lì, con le sue ricchezze, di certo parleremo, in perenne pericolo di ecosostenibilità, visto che è un mare chiuso e pochissimo profondo, sempre sottoposto da almeno un millennio a processi progressivi di sfruttamento che non hanno mai conosciuto sosta. 

La torre della vergine

Baku ci si affacciava con questo rilievo che oggi è la città vecchia, quando i suoi delicati flutti la lambivano fino alla Torre della vergine e alla parte meridionale delle mura che oggi non esistono più, prima di ritirarsi un poco lasciando una spiaggia rocciosa che compie un arco quasi perfetto abbracciato dalla città nuova che è cresciuta via via nell'ultimo secolo attorno ad esso. Qui è stato creato un parco cittadino verde e magnifico, una larga striscia di giardini e vialetti che forma una passeggiata perfetta lunga quasi un paio di chilometri, detta Boulevard e nella striscia che scorre proprio lungo il mare, la Promenade, ricca di chioschi, bancarelle, punti di ristoro, che richiama molta parte della popolazione in cerca di distrazione e per passare un po' di tempo in un luogo ameno, con le sue grandi scacchiere dove i ragazzini si esercitano tra le aiuole. Vedi coppiette sedute in riva al mare, bordeggiato da una specie di scalinata, quasi una platea teatrale di fronte al grande palcoscenico della distesa azzurra punteggiata di navi lontane; gruppi di ragazzi che scherzano e smanettano sui telefonini, famigliole coi passeggini che tengono i bambini per la mano, insomma l'immagine di un paese senza troppi problemi apparenti. Una sensazione di gradevole tranquillità che ti induce a goderti il pomeriggio aspirando la brezza che ti accarezza il viso e se la avverti un tanino fresca, basta sollevare un poco l'orlo del bavero per recuperare quel senso di benessere che solo la riva del mare riesce a darti. 

Il boulevard

Anche se al largo non sono più velieri genovesi carichi di stoffe e di bucherame, ma più prosaiche bettoline unte di oli petroliferi, che se aguzzi la vista, lontano, al largo vedi piccole piattaforme, torri metalliche che raccontano storie moderne, ma poi non così tanto, di trivelle e affini. Già, non giriamoci troppo attorno, perché questo benessere apparentemente diffuso, questa ricchezza a volte ostentata da questa città, nella imponenza e nella modernità della sua skyline, è alla fin fine, dovuta esclusivamente agli idrocarburi, gas e petrolio, che qui sgorgano senza sosta, quasi da soli sotto i primi centimetri di terra. E qui ancora ci viene in soccorso il nostro viaggiatore mercante che così racconta poco prima, al cap. 21:

- Ancor vi dirò che in questa grande Erminia... che di verso tramontana confina con Giorgiens (la attuale Georgia), e in queste confine v'è una fontana ove surge tanto olio e in tanta abondanza che cento navi se ne caricherebboro alla volta. Ma egli non è buono a mangiare, ma sì da ardere e buono da rogna e d'altre cose; e vegnoro gli uomini molto da la lunga per questo olio e per tutta quella contrada non s'arde altro olio. -

Anziani che giocano a backgammon

Ora una predizione più potente di questa si vede raramente nei racconti dei mercanti, pure abituati a valutare ogni cosa col metro del prezzo e del possibile guadagno, ma in quell'altre cose, già leggi tutta la potenzialità di questa ricchezza che assommato pure al gas, che piove sempre sul bagnato, ha reso questa terra scrigno e forziere stracolmo di ricchezza quasi gratuita, visto che già 8oo anni fa e anche prima, usciva fuori dalla terra senza sforzo, come una fontana! Insomma il nostro, vedeva lontano. Una benedizione dunque per chi riesce ad appropriarsi di questa terra, farla sua e sfruttarne le ricchezze. Ne parleremo ancora, che qui non ci si può esimere dal farlo, visto che tutta l'economia del paese gravita attorno all'idrocarburo. Allora per il momento rientriamo nella città a perderci per vicoli e piazzette, che appunto i proventi dell'oro nero, hanno consentito di ricostruire con puntiglioso investimento e forse anche fantasia interpretativa, come sono tutti i restauri ricostruttivi e non solamente conservativi. Sfiliamo l'antica moschea, al momento chiusa, con il suo minareto che i russi alla fine del '700 bombardarono dal mare e che miracolosamente rimase in piedi fino ad ora e proseguiamo verso la cima dell'altura dove giganteggia il Palazzo dello Shirvanshakt, anch'esso completamente restaurato e che ospita un interessante museo di materiali storici medioevali. 

Dal cortile e dalle torri difensive, puoi vedere, nella collina successiva, traguardando dietro le massicce cupole della adiacente moschea, le torri della modernità, quelle torri fiammeggianti di vetro azzurro, il nuovo simbolo della opulenza cittadina, che attendono solo il calare delle prime luci della sera per infiammare le loro lucide superfici di un fuoco che evoca un insieme di pulsioni, da quelle lontanissime delle fiamme di Zoroastro che qui vide la nascita di una delle prime religioni concettuali e filosofiche, interpretando la forza del fuoco che forse preveggente vedeva emergere dalle profondità di questa terra fino ad alimentare i bracieri dei suoi templi  primigeni, a quelle della ricchezza insospettata che oggi fuoriesce quasi per magia da un sottosuolo che altrimenti si presenterebbe come povero e selvatico. Un connubio tra nuovo ed antico legato a doppio filo in questo paese, curioso sotto ogni punto di vista, non si può certo negare. Davanti alla collina lontana, si estende la distesa di tetti marroni, di pietre antiche usate per rifare luoghi della memoria e piacevoli scorci ad uso del pittoresco turistico che possa contribuire ad aumentare il business, in fondo tutto serve per ingrassare il PIL in questo mondo moderno in cui conta solo la crescita. 

Per le vie della città vecchia

Noi allora ripercorriamo la discesa lungo le mura per arrivare alla porta di nord est, tutto un seguito di negozietti e ristorantini, come si usa in ogni località turistica che si rispetti, dove un bancarellaio offre mirabolanti occasioni di calamite da frigo, l'ormai imperdibile gadget di cui non si può fare a meno quando arrivi in un nuovo paese e poi andiamo a posare le stanche membra in un bel ristorante di fianco all'hammam, mentre calano le luci della sera e l'atmosfera si fa romantica, tra spiedini, braciole e fumi di griglia decisamente accattivanti. I camerieri sono volenterosi anche se un po' in difficoltà con le lingue, ma i volti si stendono in larghi sorrisi quando spiaccico qualche frasetta nel mio povero russo acquisito in altri tempi. Sembrano dire, finalmente una lingua amica, e ci servono con maggiore affetto, quasi che l'appartenenza ad un mondo classificato come fratello e protettore, metta al riparo dalle pretensioni di altri vicini meno amici. Il boccone di caldo pane lavash del Caucaso, riempie la bocca come una carezza croccate e preziosa e subito ti lasci andare ai sapori forti di questa terra dai contrasti così stridenti e vivi, da riportarli in tutti gli aspetti della vita di ogni giorno, anche sulla tavola. Poi sarà il momento di tornare.

Città vecchia

SURVIVAL KIT

Un pozzo del palazzo

Palazzo degli Shirvanshakt - Al centro della città vecchia, rappresenta il più importante monumento storico della città e testimonianza dell'architettura del XV sec. della zona, restaurato di recente dopo essere rimasto in rovina per secoli. Oltre alle stanze del palazzo, il complesso comprende il Divan per i ricevimenti, una massiccia moschea (che nasconde particolari artifici acustici) con minareto, un mausoleo di un importante Sufi, i resti delle terme e il bellissimo cortile porticato da cui si accede al palazzo stesso. I pozzi all'interno danno acque ritenute terapeutiche. Attualmente è il contenitore del Museo che espone gli oggetti di questa dinastia che regnò nel paese per oltre 700 anni, dall'800 al 1500 circa. Di particolare interesse la serie di gioielli femminili delle donne di corte e dei preziosi finimenti dei cavalli dello Shah. Ingresso 15 M. Calcolate almeno un'ora per la visita.

Antiche case coi balconi terrazza


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