lunedì 20 ottobre 2025

Azer 5 - Il fuoco eterno della Yanar Dag

Lo Yanar dag - Azerbaijan - ottobre 2025

Aqshim guida veloce ripercorrendo l'autostrada che corre lungo il mare verso la penisola di Absheron e ci chiede se ci è piaciuto la zona dei vulcani. E' un buon diavolo e corrisponde in pieno allo stereotipo che avevo in mente riguardo la fisiognomica azera. Il primo contatto che avevo avuto con questo popolo risale a quando, diciannovenne di balde speranze, ero in un campeggio sui laghi Masuri in Polonia dove c'era una specie di raduno di giovani provenienti dalle varie repubbliche sovietiche. Tra gli altri un gruppetto di ragazzi Azeri che mi sembrarono subito tutti uguali, piccolini e grassottelli, di carnagione scura e con un solo sopracciglio che coronava loro la fronte e questa rigogliosità pilifera era la caratteristica distintiva che mi colpì particolarmente, capelli tagliati a spazzola, che giravano continuamente gli occhi attorno a loro, curiosissimi e ansiosi di comunicare. Aqshim mi sembra uno di loro cresciuto. Ha 35 anni, sposato con due figli piccoli dei quali è come giusto, orgogliosissimo, sembra piuttosto contento della situazione economica, che mi conferma essere ragionevolmente buona nel suo paese, che mi racconta in crescita costante e che presenta buone opportunità di crescita a suo vedere. Soprattutto mi pare molto soddisfatto per il motivo che la guerra sia finita e che soprattutto si è firmato un accordo definitivo. 

Naturalmente mi sembra decisamente nazionalista e vede le situazioni esclusivamente dal punto di vista azero, ovviamente condito con una certa dose di retorica, in cui gli è stato spiegato che la ragione sta come sempre tutta dalla loro parte. Qui la questione è complessa e neppure io conosco bene i dettagli della vicenda che praticamente è stata ignorata dalle nostre parti, così come mille altre guerre regionali dimenticate dopo poche righe subito scomparse dai giornali, eppure il conflitto risale soltanto al settembre 2023, avvenuto dopo la precedente guerra del 1988, durata ben 6 anni, durante il quale l'esercito Azero ha invaso l'enclave Armena del Nagorno Karabag, appropriandosene in un solo giorno e obbligando i circa 100.000 Armeni residenti ad abbandonare tutto, case comprese ed a riparare in territorio armeno, col beneplacito russo che in pratica aveva dato mano libera all'invasione. Il cessate il fuoco ed il recente trattato di pace accettato dall'Armenia, pur tra i forti mugugni della popolazione, ha così definitivamente cancellato il Nagorno Karabag e le sue pulsioni indipendentiste dalla carta geografica, che da enclave Armena, è diventato definitivamente parte della Repubblica Azera, senza problematiche internazionali, visto che già precedentemente questo territorio era stato riconosciuto come Azero a tutti gli effetti, anche se abitato quasi esclusivamente da Armeni. 

Come si vede una questione complessa (che ha molte similitudini con quella Ukraina, in verità) che ha finito come sempre per provocare morti e ingiustizie e dove a pagare è solamente la popolazione che lì abitava da secoli. Comunque sia il nostro Aqshim, che ovviamente sarà fiero portatore della sua parte di verità, non si sbottona un gran che sull'argomento preferendo magnificare le grandi prospettive attuali del suo paese, le cui ricchezze, soprattutto minerarie stanno contribuendo a generare un certo benessere che ricade in qualche modo sui cittadini a prescindere dalla forma di governo. Questa che possiamo annoverare tra le tante cosiddette democrature dell'Asia centrale e Mediorientale, che si è imposta subito dopo la dissoluzione dell'URSS, è tipicamente a chiave familiare. Ricordo infatti che l'attuale presidente è il figlio del primo presidente e che le vie di ogni città sono costantemente cosparse di giganteschi ritratti dei due personaggi appena citati, così come a loro sono intitolati vie principali, parchi, centri artistici ed universitari e così via, secondo il classico stile del culto della personalità così comune nell'Asia centrale e che non stupisce affatto la gente comune, abituata a questo tipo di affermazione. D'altra parte penso che quando le cose vanno bene economicamente, la gente sia ben disponibile ad accettare anche i regimi autoritari senza nessun problema e ritengo che, peraltro, il consenso di questi governanti sia di assoluta maggioranza, non foss'altro perché non ci sono neppure offerte alternative credibili. 

Comunque al momento il nostro amico mi conferma che gli stipendi medi qui viaggiano attorno agli 800/1000 Euro mensili e visto il costo della vita molto basso, vi ricordo che la benzina costa 0,6 € /lt e il diesel 9,5 € e si mangia tranquillamente con 5/8 € dappertutto, si può vivere dignitosamente anche se la maggior parte delle famiglie ha una sola entrata, visto che difficilmente le donne con figli lavorano. Quanto alla posizione femminile, Aqshim mi parla di una situazione ragionevolmente priva di imposizioni, in cui la donna è piuttosto libera di scegliere ed in effetti i capi coperti anche da un semplice foulard colorato che non nasconde nulla, sono molto  pochi, mi sembra meno del 20% ad occhio, specialmente in città e alla sera girando per le strade, incontri moltissime ragazze e signore, da sole o in gruppetti, e non accompagnate. Comunque bisognerebbe avere più tempo per indagare, ma ho osservato che generalmente nei paesi ex-URSS dove per 70 anni, la religione è stata messa in secondo piano, quando non decisamente repressa, il ritorno alle indipendenze locali, anche se ha segnato una rivalsa dei cleri delle varie confessioni, non ha portato ad una ripresa di costumi ormai sfilacciati nel tempo. Almeno così mi sembra. 

Noi intanto siamo arrivati nella penisola antistante Baku, un'area che si prolunga per una sessantina di chilometri ad est nel Mar Caspio e che contiene diverse curiosità interessanti. Come ovvio, data la sua vicinanza alla capitale, rientra nella maggior parte delle offerte turistiche che vengono proposte e noi non saremo certo da meno. Infatti dopo poco nell'intrecci delle strade, quasi tutte nuove e bene asfaltate, arriviamo ad una delle più note tra queste attrazioni, che ha una analogo nel mondo solo nella cosiddetta Porta dell'inferno Darvaza, nel Turkmenistan centrale, almeno a quanto io sappia. Ecco infatti il cartello che recita Yanar Dag e la deviazione porta ad un complesso recente che circonda un'area ormai circondata dalle case del vicino paesetto. Facciamo la nostra fila, nella quale chissà perché veniamo subito identificati come Israeliani. Poi arrivati alla balconata del complesso, che ovviamente è molto gettonata dai turisti che arrivano a Baku, si vede una collinetta di un centinaio metri di altezza che degrada in un tratto pianeggiante alla base della quale noti subito un fronte fiammeggiante che emerge dalle fessure del terreno per un tratto di diverse decine di metri. Lo spettacolo è abbastanza impressionante e nell'aria c'è un certo odore sulfureo. Scendi giù lungo le scale e puoi arrivare piuttosto vicino, se non ché, il calore diventa subito piuttosto forte e ti ricaccia indietro. 

Certo la sensazione di estere arrivati sul ciglio dell'Averno è forte, ma di giorno il fenomeno rimane fine a se stesso, mentre di notte, questa barriera di fiamme che illumina la notte senza sosta è molto più impressionante visto che la barriera di fiamme può alzarsi fino a tre metri di altezza e l'effetto deve essere molto più coinvolgente. Non è chiaro da quanto duri il fenomeno, secondo la vulgata, la montagna è in fiamme da secoli e non accenna a diminuire di intensità; ci è passato pure Marco Polo, tanto per cambiare, attirato evidentemente dalla notorietà del fenomeno, che però non fa cenno specifico al nome del monte in fiamme, ma solamente come già vi ho detto a olio e gas che bruciano. Secondo altri la cosa fu invece provocata da un pastore che si era acceso una sigaretta nelle vicinanze, solo negli anni '50. Sta di fatto che il fenomeno prosegue ininterrottamente con qualunque condizione metereologiche, anche in presenta di forti piogge che non riescono a spegnerlo con buona pace di tutti visto che sarebbe una bella perdita dal punto di vista turistico. In pratica qui siamo in presenza di un rilievo formato alla base, da arenaria porosa dove non c'è fango come avevamo visto precedentemente nei monticelli vulcanici, da cui il gas emerge in bolle, ma la fuoriuscita è continua e costante per cui il fuoco, una volta acceso non si spegne più fino all'eventuale esaurimento del giacimento. 

E' interessante notare che nelle vicinanze oltre alla presenza di sorgenti sulfuree, note fin dall'antichità come curative, ci sono antichi luoghi di sepoltura legati alla presenza zoroastriana, nata proprio da queste parte e sappiamo il legame indissolubile che c'è tra questa antica religione ed il fuoco. Anche Alessandro Dumas nei suoi viaggi, parlò di un fenomeno analogo di fuoco eterno osservato appunto da queste parti in un tempio in cui la fiamma era accesa naturalmente senza essere mai alimentata e da tempo immemorabile. Comunque sia, qui sembra successo naturalmente a differenza del cratere turkmeno che è stato prodotto da un cedimento del terreno e in cui il fuoco è stato intenzionalmente acceso negli anni 70 dagli scienziati che temevano un disastro provocato dal gas che fuoriusciva, senza riuscire a spegnerlo successivamente. Certo che questo legame della forza vitale del fuoco che arde eternamente dalle viscere della terra è quanto di più evocativo, quando si tratta di provocare o addirittura creare i prodromi per una religione ancestrale e in questa terra le premesse ci sono tutte, infatti poco lontano c'è ancora uno dei più antichi templi di Zoroastro e questa sarà l'ultima meta della nostra giornata. Diamo ancora un'occhiata distratta al piccolo museo annesso alla Montagna che brucia, che racconta comunque delle presenze umane antiche rinvenute attorno ad essa e poi giriamo il timone verso est.

Incontri

SURVIVAL KIT

Yanar Dag - La montagna che brucia - A pochi chilometri da Baku. Sito molto noto fin dall'antichità alla base dei culti del fuoco nati proprio qui. La collina presenta un fronte di circa trenta metri con fiamme continue alte fino a tre metri. Si può accedere anche vicino e salire sulla collina da cui si vede il paese vicino. Annesso un piccolo museo dei manufatti ritrovati in zona. Ingresso 9 M., incluso il museo, Calcolate un'oretta. Meglio andarci alla sera. quando la vista è più spettacolare. 

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