mercoledì 22 ottobre 2025

Azer 6 - Il tempio del fuoco

Tempio di Ateshgar - Baku - ottobre 2025

 

Questa del fuoco eterno che brucia in maniera quasi sovrannaturale e come potevano diversamente interpretarlo gli antichi, sembra una stupidaggine, ma alla fine come tante altre, è una delle basi fondamentale dei credi e delle filosofie nate proprio qui e da qui diffuse per tutto l'Oriente da millenni. Infatti è proprio in Azerbaijan il luogo dove, circa 3000 anni fa, nasce la figura quasi leggendaria del profeta Zarathustra che fonda una nuova religione monoteista attorno alla figura divina di Ahura Mazda il cui spirito è raffigurato appunto dal fuoco eterno che non si spegne mai e che, attenzione, non è esso stesso divinità, ma sua semplice rappresentazione. E dove se non qui, nella penisola di Abshalon, dove questi fuochi che fuoriescono dalla terra bruciano senza fine, come abbiamo appena visto a Yanar Dag, poteva nascere questa folle idea. Certo la cosa per quei tempi non poteva che essere considerata miracolosa e divina, tanto che attorno ad essa nacque proprio questo credo che in breve conquistò tutta l'Asia, arrivando, attraverso la Via della seta, cardine assoluto di ogni movimento nell'area, fino in Cina. In ogni luogo nacquero templi dedicati a questo culto ed in particolare qui, proprio nei siti dove bruciava la fiamma eterna. 

Il declino di questa religione cominciò nell'VIII secolo con il diffondersi dell'Islam, che tuttavia per un certo periodo di tempo tollerò il culto, purché naturalmente si pagasse una robusta tassa, capirà, pecunia non olet, facendo ottenere ai fedeli lo status di "popolo del libro" ed allora gli zoroastriani cominciarono una diaspora che li portò in gran parte verso l'India dove presero il nome di Parsi, religione che specialmente nel Gujarat e nel Maharastra (attorno a Mumbai) sopravvive tuttora con quasi 100.000 aderenti. Tuttavia piccoli nuclei di Adoratori del fuco, come vengono impropriamente chiamati, sopravvivono ancora sia nel Caucaso che in Iran e perché no, c'è stato un revival pure in Occidente new age, come sempre affascinato dai credi orientali. Niente di nuovo sotto il sole, anche nell'antica Roma, quando arrivava qualche cosa del genere dall'Oriente, nel sincretismo religioso dell'Impero, trovava subito facile breccia e nuovi templi dedicati al fuoco erano presenti anche nella Roma imperiale. Atteggiamento analogo all'induismo che come tutti i politeismi ama inglobare i nuovi dei proposti in arrivo da altre fedi, considerate magari esotiche. In India infatti i Parsi furono accettati senza problemi anche se fu loro imposto di non fare proselitismo e quindi di assumere una abitudine endogamica che impone ai credenti di sposarsi solo all'interno della loro comunità, abitudine che è stata mantenuta anche oggi. 

Lo Zoroastrismo è conosciuto attraverso i dettami del loro profeta Zaratustra, di cui però rimangono di originali, solo i Canti religiosi (ghata), mentre il loro libro sacro, Avesta, è frutto di una serie di contributi successivi. L'impianto del credo si basa sulla lotta tra il bene (rappresentato appunto da Ahura Mazda) ed il male, mentre rimangono fondamentali il concetto dell'uguaglianza tra popoli e tra i sessi, la carità, la pacificità, nasce da qui il perdono per il nemico, il porgere l'altra guancia traslato poi nel Cristianesimo, e anche della resurrezione, tutte cose che poi sono state assimilate in tutte le religioni abramitiche successive. Ricordiamo per inciso che i famosi Re Magi che arrivavano proprio da qui e secondo tradizione, erano appunto sacerdoti zoroastriani. Tutti questi concetti, naturalmente sono presenti ed enfatizzati nello zoroastrismo moderno nel quale ovviamente si pone l'accento anche sull'attenzione all'ambiente, la non violenza verso gli animali (di cui anche allora non venivano fatto sacrifici), la laboriosità e alla non oppressione verso gli altri esseri umani. La liturgia prevede la preghiera intorno al fuoco, inteso come simbolo, e che rimane alla base di tutti i concetti e l'atteggiamento verso la morte che forse è la parte più nota visto che ancora oggi sono presenti a Mumbai le famosi Torri del silenzio, edifici sulla cima dei quali vengono esposti i cadaveri affinché gli avvoltoi se ne cibino, per un ritorno della materia alla natura, visto che l'anima lascerebbe il corpo dopo tre giorni per reincarnarsi. 

Le feste invece sono quelle che seguono il dispiegarsi delle stagionalità e sono passate poi anche nelle tradizioni delle altre religioni successive, mentre la preghiera cinque volte al giorno sembra piuttosto traslata dall'Islam per uniformarsi. Insomma un bel guazzabuglio in questo Caucaso, dove lo sviluppo delle arti dell'agricoltura e del pensiero sembra nato prima che dalle altre parti e abbia poi successivamente influenzato a macchia d'olio il resto del mondo. Anche questa quindi è una delle fascinazioni di questa terra, uno dei tanti crocevia della storia, certo uno dei principali. Questo ragiono mentre procediamo all'interno della penisoletta di Abshalom, mentre lungo la strada moderna e perfetta scorgi tante incastellature, che capisci subito dalle forme diverse, più o meno consumate dal tempo, su cui girano continuamente i contrappesi a mezzaluna di metalli che consentono l'estrazione di quell'oro nero che da tempo immemorabile qui sgorgava naturalmente, attirando business da tutto il mondo anche quando, come diceva Marco, serviva solo per le lampade e per curare la rogna. Petrolio e gas, il segreto nascosto nelle viscere di questa terra magica, capaci anche di creare religioni. E dopo poco infatti quasi al centro della penisola arriviamo a Surakhani dove sorge quello che potrebbe essere stato infatti il punto centrale di questa generazione spirituale, il tempio di Athashgar og Madabi, una costruzione certo più recente nata attorno al XVII secolo, ma sulle basi del primo centro dello zoroastrismo. 

E' costruito con il sembiante di un caravanserraglio, un fortilizio circondato da un muro nel quale si sviluppa una serie di celle, che servivano da riparo ai pellegrini ed ai monaci del tempio che sorgeva al centro della corte, come quello odierno attorno alla più viva delle sette fiamme eterne menzionate dai visitatori del passato, Dumas incluso. Il fatto è che il famoso fuoco eterno si spense inopinatamente nel 1969, con gran dolore dei pellegrini e la causa fu l'intensivo sfruttamento del giacimento circostante quando l'estrazione cominciò in maniera intensiva durante e dopo la guerra. Niente fuoco, niente pellegrini e niente grano che gira, così il tempio già in rovina alla fine del secolo precedente era ormai destinato all'oblio perpetuo, ma fortunatamente è intervenuta, dopo l'indipendenza, un'opera governativa di restauro che ha rigenerato il tutto ed alla fiamma eterna ci pensa la municipalità di Baku con una bella tubatura ad hoc, che ha consentito il riaffluire dei pellegrinaggi. Il tempio in effetti è ricco di materiali e testimonianze storiche. Le steli rimaste in molte lingue, ne raccontano in qualche modo la storia ricordata in qualche modo da tutti i toponimi della zona. Surakhani significa regione dei buchi (o buco della fontana e ricordate certamente le fontane di olio citate da Marco Polo) e Athashgar, casa del fuoco, quando anche lo stesso nome antico dell'Azerbaijan (Odlar Yurdu) richiamava alla Terra dei fuochi. 

La zona, poi è citata in alcuni testi antichi come La zona dei sette buchi adorati. Insomma chi più ne ha più ne metta, anche se il tempio negli ultimi secoli ha assunto più le sembianze di un tempio induista dedicato al Dio del fuoco, tanto per cambiare. Inoltre è quasi una copia di un analogo tempio Jwala Ji a Khanga nell'Himalaya, dedicato appunto al Dio del fuoco dell'Induismo, senza contare che anche nelle molte iscrizioni si ripetono ii nomi di Ganesha e di Shiva. Insomma un bel guazzabuglio in cui la storia si diverte a mescolare le carte distribuite attraverso i millenni. Proprio per questo, aggirarsi in questo sito, calpestato da tanti visitatori famosi che ne  hanno scritto, meravigliandosi del fenomeno naturale e delle sue implicazioni religiose e filosofiche, è tanto fascinoso. Forster, un ufficiale bengalese, ad esempio,  alla fine del '700 racconta della struttura quadrata centrale, cuore del complesso, circondata dal muro e dalle stanze, ognuna delle quali presentava un piccolo getto sulfureo a guisa di altare che serviva anche come cucina e riscaldamento. Il terreno del cortile è di roccia sconnessa ed i visitatori si aggirano silenziosi guardandosi intorno e poi quasi come attirati da una forza misteriosa convergono verso la costruzione centrale che protegge l'ara dove brucia la fiamma e ognuno, credente o meno, pellegrino o turista si ferma a guardarlo come ipnotizzato dalla sua valenza spirituale. 

D'altra parte il fuoco ha sempre affascinato l'uomo fin da quando per la prima volta uno di loro ne ha visto scaturire la potenza nata da qualche fulmine casuale ed ha capito ed intravisto con una primitiva scintilla di intelligenze, quale potesse essere la sua enorme potenzialità. Mi sembra che qui ci siano genti di tutti i tipi, indiani certamente, ma anche donne con l'hijab nero e a gente apparentemente anonima che si raccoglie in preghiera anche solo per un attimo negli angoli tra gli archi. E' un luogo che porta con sé il fascino di un passato millenario, una storia condita da mescolanze di spiritualità primigenie destinate a crearne altre sempre più complesse e contorte, delle quali oggi sono rimaste solo gli epigoni, anche se condite sempre dalle loro lontane e comuni radici. E anche le iscrizioni scolpite nella pietra che si vedono sulle mura, come ho già accennato, sono cose comunque recenti anche se vergate in alfabeto come il guijarati, il sanscrito e anche il farsi, se pure fanno notare gli esperti, in quest'ultimo sono presenti forti sgrammaticature, tali da farlo sembrare quasi un tentativo di false attribuzioni. Ma sono tutte cose di scarsa importanza a fronte del risultato emozionale che ti segue in questa visita, al di là certamente del livello qualitativamente architettonico del complesso. 

Bisogna sicuramente considerare tutto questo insieme di motivazioni per metterlo nel novero delle cose imperdibili. Il ritorno in città, attraverso la sfilata dei modernissimi grattacieli aumenta la sensazione di contrasto tra nuovo e antico, tra la tensione verso il futuro e le pulsioni del vissuto che affonda nelle profondità dell'inconscio o forse si tratta solamente del fatto che non abbiamo mangiato quasi niente e lo stomaco brontola e la fetta di torta un po' asciutta seppur buona che abbiamo consumato nel baruccio vicino al tempio, con l'oste servizievolissimo che non sapeva più come contentarci visto anche il costo della stessa. Comunque il nostro Aqshin oggi ci ha convinto, con un servizio preciso ed inappuntabile, per cui prendiamo appuntamento anche per domani, per fare il giro dei punti topici della città non raggiungibili a piedi nel centro. Rientriamo in albergo che è ormai buio. Prima di uscire per una parca cena, butto un occhio dal balcone, quasi per cercare traccia di quel tempio lontano e invisibile, di quella fiamma eterna che brilla nella notte attraverso i millenni ed invece eccola là, la fiamma, alta enorme, che si leva orgogliosa nel buio, ma non è quella di Ahura Mazda, ma il simulacro di fuoco alto quasi 200 metri che colora le superfici lucide delle Flame Towers, il nuovo tempio che proprio quel gas benedetto ha contribuito col suo fiume di petrodollari a far crescere sulla collina e che, se non in eterno, per tutta la notte almeno continuerà a fiammeggiare su quelle facciate. Cambiano i riferimenti ma forse alla fine, non le finalità, né i risultati.



SURVIVAL KIT

Tempio di Ateshgar - A una trentina di km ad est del centro di Baku, quasi al centro della penisola, oggi sito Unesco e ristrutturato e trasformato in  museo con interessanti documenti fotografici d'epoca, dopo che era caduto in disuso e diventando quasi in rovina alla fine del 1800. La fiamma eterna è adesso mantenuta accesa da una tubatura del gas municipale. Il monumento è meta turistica importante e anche sede di festival e di pellegrinaggio da parte di Parsi e Induisti durante tutto l'anno e specialmente in occasione del capodanno zoroastriano, il Nowruz che si festeggia nell'equinozio di primavera, il 21 marzo. Visita di un oretta. Ingresso 9 M. Di norma viene incluso dalle agenzie nel tour del Qobustan.

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