Quella sera, la riunione della Società segreta per il Raggiungimento della Libertà Assoluta dei Migliori era particolarmente infuocata. Paularius, che la presiedeva, aveva ben chiaro che questo era il momento storico per poter finalmente giungere a risultati concreti, per avvicinare gli scopi che la Società si proponeva e che da decenni si tentava con fatica e poco risultato di ottenere, facendo breccia definitiva nell'oscurantismo passatista e buonaiolo. Certo la crisi, che , infuriando in tutta la galassia, non cessava di comprimere ogni attività, dava una mano decisiva, ma, senza un forte intervento e una spinta propulsiva dalla parte più sana e cosciente della società, non si poteva sperare in risultati decisivi. Molti componenti della Società erano ormai nel congresso e all'interno stesso del governo, se non come ministri, almeno in importanti posizioni chiave di controllo dei ministeri e l'Imperatore lungocrinito, non aveva certo bisogno di spinte per pendere dalla loro parte, purchè gli fossero garantiti i suoi interessi familiari. Una serie di leggi importanti stava per essere ormai approvata con urgenza. Quegli stolidi oppositori dei Morigeratores avevano sollevato obiezioni al fatto che il seggio di chi non approvava le leggi d'urgenza, fosse investito da una scarica elettrica da 3000 Volt, ma benedetti ragazzi, se la legge è urgente, significa che bisogna sbrigarsi ad approvarla, quindi giustamente era stato previsto un meccanismo di incentivazione dei tempi, o si voleva tornare a quando le leggi si discutevano per giorni e giorni, con mille modifiche e pateracchi! Era quindi passato il controllo mentale con il sistema psichico delle comunicazioni e dell'informazione, la cosiddetta (seppure contestata) legge della neutralizzazione dei giudici che indagavano sulla classe dei Migliori, che era stata denominata Legge della Neutralità per non dare troppo nell'occhio e la Legge per il Testamento Biologico che consentiva all'Autorità ti chiudere l'erogazione dell'aria ai contatori di coloro che non erano più in grado di essere produttivi, secondo gli standard approvati. Il problema degli aracnidi di Hort che si adattavano a qualunque atmosfera, era stato risolto con un emendamento che dava licenza di eliminarli fisicamente. Occorreva comunque preparare la mentalità del popolo sovrano ad accettare di buon grado i cambiamenti necessari senza che si concentrasse solo sui problemi economici che la crisi faceva pesare sulla vita di tutti i giorni. Quindi, quando la riunione fu chiusa le decisioni importanti erano state tutte approvate. Battage serrato su tutti i media psicotropici, perchè gli unici argomenti incistabili nella mente degli utenti fossero, sicurezza (sottolineando tutti i casi di stupri collettivi, che poi son ragazzate, ma fan sempre audience), gli immigrati Andromediani (che tra l'altro, se catturati, non potevano neppure fornire materiale utile per la banca degli organi) e il lancio del grande spettacolo musicale che come ogni anno, avrebbe tenuto incollati ai lettini psichici tutta la galassia senziente.
Uscirono dall'assemblea alla chetichella come sempre senza farsi notare. Paularius si diresse verso casa per prepararsi. Si caricò sulle spalle il lanciafiamme e sorrise, avrebbe fatto ancora in tempo ad aggregarsi alla Santa Ronda dei Cittadini Onesti quella sera, l'impegno sociale è d'obbligo per l'uomo, ma anche un po' di divertimento di tanto in tanto...
sabato 28 febbraio 2009
venerdì 27 febbraio 2009
Comunità cristiana
L'appartenere ad una chiara connotazione religiosa, crea una complicità di gruppo di decisamente intensa. Ne avemmo una decisa prova, io e Tiziana, nel '75 all'aeroporto di Jeddah. Proveniendo dalla Giordania dovevamo aspettare nove ore in transito, prima che partisse un aereo per Sana'a la mitica capitale dello Yemen, allora del Nord. Non era ancora neppure in progetto la nuova aerostazione che oggi accoglie i milioni di pellegrini per la Mecca e quella vecchia in cui sostavamo sembrava più uno sgangherato terminal per autobus terzomondista. Una stanza con un bancone per i check-in ed un grande salone pieno di poltrocine in similpelle strappata qua e là, su cui si accampavano famiglie con bambini vocianti e gruppi carichi di borse extrapeso. In fondo si aprivano quattro porte numerate che davano alle piste. Un vecchio televisore, in alto, su cui mal si leggeva l'elenco dei voli, completava la scena. Il nostro volo veniva dopo un aereo per Beirut e noi ci apprestammo alla lunga attesa nell'incerdibile confusione dell'andirivieni continuo, tra ritardi e cancellazioni. Ogni tanto, inservienti paludati nelle lunghe galabeye bianche passavano con cartelli in arabo a cercare passeggeri dispersi, un altoparlante gracchiava in inglese, indistinguibile dalla riproposizione araba. Dopo molte ore, il volo per Beirut occhieggiava sempre sul monitor, ma mi accorsi con orrore che il nostro non era più in lista. Mi recai al bancone cercando di capire e mi mancò la terra sotto i piedi al sentire che il nostro volo se ne era già partito da dieci minuti con le nostre valigie. Ci avevano disperatamente cercati per tutta la sala, ma il nostro nome, orribilmente storpiato non era stato evidentemente sentito. La questione era grave, in quanto l'unico altro volo, in partenza dopo quattro ore era completo. Noi non avevamo visto saudita ed essendo vietato sostare in transito per più di 12 ore, eravamo in posizione assolutamente illegale. Ci sequestrarono i passaporti e fummo portati in una stanzetta con poliziotto armato alla porta, paventando una nostra eventuale fuga (dove?), in attesa di decidere della nostra posizione. Mentre la preoccupazione cominciava a farsi strada, fummo lasciati soli e dopo poco, comparve un grasso arabo, che i 40° C dell'ambiente facevano sudare copiosamente. Si avvicinò a noi con aria complice e dopo essersi guardato intorno, furtivo, ci mostrò una catena d'oro sotto la palandrana, con una croce appesa. -I'm christian - sussurrò, e ci fece segno di seguirlo. Come pecorelle smarrite ci incanalammo dietro al buon pastore. Il maronita sembrava autorevole e superati i varchi i varchi, ci condusse all'accettazione dove convinse il riottoso incaricato ad emettere comunque, anche se era aperta solo la waiting list, due carte di imbarco provvisorie, ma necessarie ad avere indietro i passaporti, quindi ci portò davanti alla porta numero 3 e anche se mancava ancora un'ora all'imbarco ci consigliò di non muoverci di lì, infatti poco dopo cominciò a formarsi la fila di cui noi rimanemmo a capo. Quando il gate finalmente si aprì e fummo i primi a consegnare il boarding pass, lanciammo un'occhiata di ringraziamento verso Jussuf, così si chiamava, che in fondo al salone ci fece un ultimo cenno tranquillizzante col capo, e corremmo verso la scaletta. Non credo che nessuno sia rimasto a terra comunque, ma quando fummo in volo, il nodo nello stomaco si sciolse a poco a poco. Dopo meno di un'ora, mentre scendevamo di quota, la luce dorata del tramonto illuminava le alte torri della capitale yemenita. Sana'a val bene una Messa.
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giovedì 26 febbraio 2009
Una notte a Posillipo
Napoli sarà pure una città fantastica, ma nel bene o nel male sono i napoletani a renderla tale. Certo il posto ed il clima fanno la loro parte e forse proprio questo ha influenzato e formato la mentalità della gente, ma senza di loro non ci sarebbe abbastanza per fare di questa splendida città quello che è. E fin qui siamo alle frasi fatte. Monnezza e camorra fanno il loro bel danno, per carità, ma adesso che c'è chi ha (quasi) risolto tutti i problemi, dovrebbe rimanere solo la parte positiva del tutto. Bisogna quindi supportare con almeno un episodio dimostrativo. Accompagnavo il consueto gruppo di Russi, maggiorenti di una nota fabbrica di vodka, bramosi di vedere le bellezze di Napoli e di Capri di cui avevano tanto sentito parlare, così magnificata anche da tovarish Lenin buonanima (a Venezia avevamo già dato). Partimmo lentamente, dopo una lunga serata trascorsa in un ristorante della costa, in cui li avevo addestrati a lungo a cantare in coro Iamme iamme ia, funiculì, funiculà, con buoni risultati in quanto i fumi dell'alcool rendono i russi molto predisposti all'istruzione canora. Anche l'oste era stato assai condiscendente data la scarsità di avventori nel locale e la nostra naturale simpatia. Giungemmo quindi assai tardi all'Hotel Paradiso non potendo quindi godere della splendida posizione su Posillipo. Scaricati con fatica i nostri ospiti e sistematili con difficoltà nei rispettivi giacigli, caduti velocemente tra le braccia di Morfeo, a causa del deliquio provocato da Ganimede, trascorremmo una notte plumbea, con un sonno reso pesante dalle troppe coppe e dai troppi na sdarovjie. Il portiere di notte, viste le condizioni, ci aveva graziato delle formalità, rimandandole al mattino dopo. Mattino che vide un risveglio faticoso, ma subito allietato da una giornata spettacolare che apriva una vista spettacolare sul golfo. Dopo una sontuosa colazione sulla balconata e completamente riappacificato con il mondo e con tutto quanto mi circondava, mi apprestai al bancone dove un sorridente personaggio mi attendeva per completare le registrazioni. Non potei fare a meno di manifestare i miei complimenti per la bellezza del luogo e della sistemazione, dando spazio alla conversazione che prese subito una piega familiare. Il buon Gennaro (e come mai avrebbe potuto chiamarsi) era molto contento dei miei apprezzamenti e dopo averci ulteriormente augurato una buona permanenza e di godere delle bellezze della sua terra, terminò con il seguente spot pubblicitario che mi pregò di far conoscere al mio mondo. Con sguardo ridente e viso estatico mi disse:- Dotto', lo dica quando torna al nord, qui all'Hotel Paradiso siamo specializzati in viaggi di nozze, con una speciale garanzia che le signore rimangano incinte già dalla prima notte e io, modestamente, con la mia signora, ne sono una testimonianza vivente; camera 104 vista mare, 'nu babbà!- Che altro dire.
mercoledì 25 febbraio 2009
Lǎo shī
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La parola di oggi, "Lǎo shī ", si presta come di consueto a molte considerazioni su quello che era la cultura cinese. Il carattere di destra significa semplicemente insegnante e comprende, a sinistra il simbolo semplificato della lama, quasi a voler sottolineare quanto deve spingersi all'interno degli allievi zucconi per potervi infilarve il frutto dei suoi insegnamenti, mentre il carattere di destra significa "anziano" ed era in origine costituto da tre segni antichi, oggi difficilmente identificabili nella semplificazione del tratto, "capelli", "persona","cambiamento", cioè la persona a cui cambia il colore dei capelli col tempo, ma con una accezione assolutamente positiva, infatti il significato reale è diventato "saggio, colui che grazie all'esperienza conosce le cose", in netta contrapposizione con "Shao", giovane e quindi inesperto. Anche nel nostro mondo fino ad un paio di generazioni fa solo chi aveva accumulato una forte e lunga dose di esperienza poteva dirsi istruito o sapiente; il progredire del sapere era così lento che il potere culturale era decisamente in mano agli anziani; i vecchi contadini che avevano visto per decenni il fluire delle stagioni, da noi come in oriente, erano i soli in grado di prevedere fatti che si ripetevano in conseguenza di altri fatti. Adesso basta guardare il meteo del colonnello Giuliacci. Oggi il progresso scientifico e la tecnologia sono stati così rapidi che la maggior parte dei giovani venticinquenni hanno più conoscenze della maggioranza degli anziani, che oltre al decadimento fisico hanno perduto anche il potere psicologico della saggezza e sono costretti a passare il tempo a dare i giudizi rancorosi e criticare i lavori stradali appoggiati alle transenne dei cantieri (mantenendo ovviamente il potere economico-politico e da quello sarà dura schiodali). Da questi ideogrammi si capisce dunque il grande rispetto di cui godevano in Cina gli anziani visti come i depositari del sapere che deriva dall'esperienza. Unito al suono Hua , parola, abbiamo "proverbio" , la parola saggia che viene dall'anziano. Sintomatico il carattere Kao, derivato appunto da Lao, che significa esame, come a dire che solo un anziano possiede la necessaria esperienza per esaminare un giovane. Dunque lǎo shī , insegnante anziano, vuol dire Maestro nell'accezione più completa del termine; non solo colui che sa e mostra la tecnica, ma chi sa dare anche il completo insegnamento morale e spirituale. Il concetto che accompagna veramente il concetto di Maestro in tutte le arti marziali.
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martedì 24 febbraio 2009
The millionaire
Finalmente ieri sono riuscito ad andare a vederlo. Ad Alessandria lo avevano tenuto solo tre giorni, evidentemente non lo ritenevano adatto agli alessandrini. Dopo le nomination è stato ripescato. Che dire, è certamente un film che mi è piaciuto molto con il suo vago sentore di Ladri di biciclette, anche se io non faccio testo in quanto mi sento talmente legato all'India che mi guardavo con gusto anche i filmetti in tamil che passavano a TeleMadras. Certo è un bel pugno nello stomaco per tutti quelli che non riescono a capire come mai ci sono persone che rischiano la vita attraversando mezzo mondo per venire in un posto dove ti odiano solo per la tua presenza e magari ti bruciano con della benzina quando si annoiano troppo, ma forse questa gente si annoierà anche a vedere questo, intanto i valenti curatori del doppiaggio, hanno tradotto come Mussulmani gli assalitori che erano invece gli integralisti induisti; i mussulmani erano le vittime, ma per le zucche vuote, questo è un concetto troppo complesso. Tutti bravi certamente, gli attori, la fotografia, il montaggio serrato e la tecnica di raccontare, incluso il finale bolliwoodiano. Qualcosa mi è piaciuto meno? Ma sì, ad esempio la sensazione che si percepisce chiaramente di un film concepito non da un indiano, ma da un inglese con la testa in America (basta paragonarlo con opere di altri registi indiani come Mira Nair); che si sente troppo la voglia di stimolare le corde più sensibili dello spettatore (come ha detto qualcuno, la pornografia della povertà); di averlo costruito decisamente per concorrere all'Oscar. Non un capolavoro, ma tutta roba sopportabile comunque. L'unico particolare che mi ha lasciato perplesso nella costruzione della storia, che suona un po' falso e poco credibile, è la posizione del bieco Jerry Scotti indiano, nella sua perversa intenzione di far fuori il concorrente. Nell'economia della storia è abbastanza poco plausibile; anzi l'interesse del conduttore dovrebbe essere esattamente opposto, quello di portare fino alla fine un personaggio televisivamente molto interessante che in effetti fa aumentare fortemente l'audience del programma. Se si voleva perseguire questa versione, a mio parere, bisognava dare una motivazione più credibile al personaggio, che so io, motivando magari con una forte scommessa clandestina sulla caduta del concorrente. Comunque queste sono sottigliezze. In definitiva, ce ne fossero tanti di questi film. Mi piacerebbe però sentire anche qualche vostro parere. Così tanto per confrontarmi.
lunedì 23 febbraio 2009
Morte a Venezia
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domenica 22 febbraio 2009
Del maiale non si butta via niente
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sabato 21 febbraio 2009
BIT o bytes?
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giovedì 19 febbraio 2009
Ascoltando la cetra
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Ecco dunque per sottolineare questo concetto, una bella lirica di Li Tuan, vissuto in epoca Tang, che caratterizza i suoi versi con piacevoli ed insolite osservazioni.
Ascoltando la cetra
Vibra la cetra dorata sul suo saldo supporto,
per il tocco della bella, dalle dita di giada.
Poichè brama attenzioni dal suo giovin signore,
si concede, ogni tanto, di sbagliare un accordo.
mercoledì 18 febbraio 2009
Contrattare, che passione!
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martedì 17 febbraio 2009
Cronache di Surakhis 8: elezioni.
Da quando la crisi aveva cominciato a pervadere la galassia, il lavoro alla miniera era ridotto e Paularius aveva molto più tempo per dedicarsi a pensare e la sua decisione di darsi alla politica cominciava ad essere pagante. Aveva fatto la scelta corretta di unirsi ai sostenitori dell'Imperatore, il CSNF , il partito del Chi se ne frega, che ormai spopolava, sostenuto da tutti i mezzi di informazione, soprattutto da quelli telepatici e subliminali, tutti intestati alle mogli o alle concubine del lungocrinito capo della galassia. Gli altri, olografi e cartacei tradizionali si erano adeguati in fretta per non perdere i finanziamenti. Tramite il partito era riuscito a far passare, con urgenza, data la crisi, un provvedimento per il nuovo contratto planetario di compartecipazione agli utili per i lavoratori schiavi del pianeta, che era stato accolto subito con favore anche dai Morigeratores, che di solito sono sempre contrari a tutto. Con effetto retroattivo, per ogni miliardo di crediti utili che l'azienda otteneva, la quantità di cibo giornaliero fornito agli schiavi veniva aumentato dell'uno per cento. Questo era piaciuto a tutti e la presidente della confminerari Rottengagl, lo aveva salutato come l'inizio di nuovi rapporti tra schiavi e imprese. In realtà pochi si erano accorti che, proprio Paularius aveva introdotto la parola "quantità" nel decreto e che quindi bastava allungare dell'uno per cento con acqua o altro liquido, il pappone quotidiano, per risolvere il problema e nessuno si lamentava, anche perchè diversamente, entravano in azione i Sardar con gli elettrostimolatori. Però adesso incombevano le nuove elezioni locali su Surakhis e bisognava porre in atto strategie politiche corrette. Si discusse poco, tanto erano già tutti d'accordo; Auran di Block che rompeva sempre le scatole, aveva avuto un malore e non si sarebbe più presentato in consiglio. Paularius si annotò che doveva pagare l'avvelenatore di Capella IV che aveva provveduto e al posto di Auran era stato cooptato un avvocaticchio con otto occhi sporgenti, che come tutti i Sorkis non aveva corde vocali e quindi non parlava mai, limitandosi ad alzare il tentacolo per approvare le decisioni; in ogni caso, per tranquillità, l'imperatore gli aveva affidato un incarico di Contatore ufficiale dei pollai imperiali e certo non avrebbe voluto perdere le prebende connesse. Quindi, via libera a spingere al massimo sul tema sicurezza, inondando le comunicazioni telepatiche notturne di notizie sugli stupri di gruppo, depennandoli da sport nazionale, quali erano sempre stati, e riferendo con particolari agghiaccianti quelli commessi dagli irregolari andromediani. Le notizie sarebbero state alternate alla liberalizzazione delle costruzioni esentasse sulla riva dell'oceano di metano che stava diventando una delle più ambite mete vacanziere della galassia. Le cose si mettevano bene; con la crisi sarebbero certo aumentate le famiglie che avrebbero dovuto cedere i figli in schiavitù e tutto poteva andare avanti come sempre. L'imperatore avrebbe regnato ancora per mille anni, questa era la vera democrazia! Il predestinato sconfitto, per grazia e bontà infinita dell'imperatore stesso, non sarebbe neppure stato eliminato fisicamente, come era la prassi. Ci avrebbero pensato i suoi stessi compari. Terminata la seduta, si teletrasportò a casa sdraiandosi sul divano di carne per godersi finalmente l'inizio dell'annuale festival di Saintoar.
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lunedì 16 febbraio 2009
Biglietti difficili
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domenica 15 febbraio 2009
Zài jiàn
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Due amici, al momento dell'addio.
A nord, montagne verdi all'orizzante
mentre acque chiare a sud, cingono la città.
E' il luogo dell'addio: da qui
andrai solo, fino a dove!
Nubi sospese, vagano i tuoi pensieri;
quale antica amicizia, tra i raggi del tramonto.
Un cenno con la mano e te ne andrai così,
al sonoro nitrito del tuo cavallo in corsa.
Li Po, dinastia Tang, 701-762 d.C.
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venerdì 13 febbraio 2009
giovedì 12 febbraio 2009
Mao o Gesar?
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Che c'entra con noi? C'entra, c'entra. Infatti, questa nostra barbuta divinità minacciosa, altri non sarebbe se non Cesare di Roma, della cui potenza e importanza anche al centro del Tibet sembavano avere piena contezza, tanto da divinizzarla a tacito riconoscimento della sua incombente e trasversale presenza in tutto il modo antico, dalla Cina a Gibilterra.
Sono le piccole sorprese che confermano quanto fossero presenti i contatti e le influenze non soltanto artistiche tra le culture nel mondo antico. Non passerete un pomeriggio invano.
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mercoledì 11 febbraio 2009
Libertà
Anche se ieri le è stata perpetrata l'ultima, ennesima violenza di una inutile autopsia, adesso Eluana è libera. I corvi se ne stanno a poco a poco andando a becchettare altre vittime. Adesso, per favore, spegnete finalmente le telecamere.
Concordo completamente su quanto scrive qui sul suo blog la mia amica Adriana. Non voglio dire niente su chi si serve di tutto questo per un altro fine.
Concordo completamente su quanto scrive qui sul suo blog la mia amica Adriana. Non voglio dire niente su chi si serve di tutto questo per un altro fine.
martedì 10 febbraio 2009
Il mondo è piccolo
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lunedì 9 febbraio 2009
Incontrare, vedere, capire, xué
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sabato 7 febbraio 2009
Tagliare o potare?
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Oggi ho nostalgia di amici lontani e quindi anche di terre lontane. Forse è come quando, al contrario si è lontani e si ha nostalgia della terra natia o forse no, ma mi sento comunque vicino a Li Yu un altro grande poeta della dinastia Tang, quando diceva:
Solo ed in silenzio sull’alta torre ovest.
La luna è come un gancio appeso nel cielo.
In fondo al cortile il fresco autunno
Incatena il platano solitario.
Non è giusto spezzarne i rami, ma bisogna potarlo
Riordinando ciò che è ancora confuso
Senza preoccuparsi di tagliare.
Ma che tristezza essere lontano dal paese natio.
Che sapore indicibile in fondo al cuore.
Che sapore indicibile in fondo al cuore.
venerdì 6 febbraio 2009
Yín háng
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giovedì 5 febbraio 2009
Elogio della follia
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Grazie all'organizzazione, ma il prossimo anno niente più ...ehehehe. Se una cosa è fatta bene, va eliminata, chè potrebbe far scuola e creare problemi (direbbe il mio amico Paularius del pianeta Surakhis).
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martedì 3 febbraio 2009
Cronache di Surakhis 7: Noia
Non c'era bella gente nel bar di Grunchy. Il soffitto basso, la scarsa aerazione causata dalla mancaza di aperture verso l'esterno, il colore cupo delle pareti, contribuivano a creare un'atmosfera di indolente inquietudine e di vizio tollerato. In fondo, dietro al bancone dove Grunchy serviva i suoi intrugli, dove la luce calava ulteriormente, si imbucavano generalmente gruppi di Urmiti a fumare le loro porcherie, dopo aver acchiappato qualcuna delle ragazze del bar con quei tentacoli umidicci che a qualcuna piacevano tanto. Nel centro, su di una pedana bassa, un piccolo gruppo di Denebiani suonava una musica lenta, pestando sui tasti dei loro strumenti da naso con dissonanze trifoniche fastidiose ai più, ma fortunatamente con un volume piuttosto basso se non si consideravano gli infrasuoni, che grazie al cielo non sentiva quasi nessuno. Paularius e i suoi quattro amici se ne stavano defilati, in un angolo vicino all'ingresso, con la possibilità di controllare chi entrava ed usciva. Anche se la sua miniera era ancora chiusa, era tornato su Surakhis per tenere sotto controllo la situazione. Aveva lasciato il rifugio di Voghera di notte, senza farsi notare. Sulla Terra, la gente non considerava neppure la possibilità di vita al di fuori del pianeta, anche se ce ne era un sacco in giro sotto copertura; nessuno sospettava neanche che un alieno fosse a capo del governo, eppure bastava sentire le sue esternazioni giornaliere per capirlo. Meglio così, meno la gente capisce, più è facile governare. Era arrivato su Surakhis in tempo per partecipare al Gran Consiglio, ma adesso c'era poco da fare, così consumava le giornate con i quattro amici di sempre mangiando braciole di knut con abbondante birra nera. Le ragazze li interessavano poco ormai; quelle del bar di Grunchy, poi, era proprio roba scadente, non si poteva neanche più permettere intersex decenti e quelle poche appetibili avevano sempre troppe tette, dieci, dodici e anche di più, roba che andava bene per i turnisti delle stazioni spaziali. L'olografo in mezzo al bar trasmetteva una partita di quippeck, così cominciarono a scommettere qualche credito su quale giocatore sarebbe stato tagliato in due per primo, ma erano squadrette di quarta serie e le lame affettavano i giocatori troppo in fretta per essere divertente. Una vera palla. Dopo un'altra mezz'ora Nobrain, scolata l'ultima birra, lanciò l'idea. -Sentite, qua è un mortorio, andiamo a fare un giro al porto. Ci sono sempre un sacco di Andromediani illegali che dormono sotto il ponte, ne prendiamo un paio, li copriamo di nitrotoluene e vediamo chi brucia prima, dai, ci facciamo un sacco di risate!- Paularius si alzò e spinse Zogus e Bittercatz : - Ma sì, divertiamoci un po' se no qui ci si addormenta, ma passiamo dietro il bar se no incocciamo in quei rompiballe dei Morigeratores che hanno sempre qualcosa di dire su tutto.- Si aggiustarono il fazzolettino verde nel taschino, tanto per essere a posto e uscirono sghignazzando. Grunchy diede un'altra passata al bancone sudicio, lanciando loro uno sguardo storto dall'occhio posteriore: -Ragazzi....- biascicò scrollando la testa.
domenica 1 febbraio 2009
Credit cards, una bolla speculativa
In America qualcuno dice che il disastro è cominciato quando con un rettangolo di pastica, tutti si sono sentiti autorizzati a comprare quello che non si potevano permettere e questo mi ha ricordato la chiosa che mancava nell'avventura turkmena del post Cocoons dell'altro giorno. Riprendo dunque dal punto in cui lasciammo Bulik ed Andrej sulla porta della Banca Nazionale Turkmena. Sfogata la rabbia contro i nostri accompagnatori, cercammo prima di mettere qualcosa sotto i denti e finimmo in una squallida stalovaija indicataci dall'albergatore, dove in un puzzo da ospedale psichiatrico dell'ottocento, ci trincerammo dietro ad un tavolaccio coperto alla meglio da una tovaglia, dove le parti non chiazzate da unti diversi per qualità ed epoche, erano poco evidenti. Preceduta da un grato effluvio di cavolo bollito, un rubicondo e cospicuo donnone arrivò direttamente con due scodelle sbrecciate di chorba bollente, ricca a sufficienza di peperoncino per anestetizzarci completamente il cavo orale, così da impedirci di contestare i sapori di un secondo costituito da cavoli e altri materiali proteici nerastri di difficile identificazione. Stefania aveva tentato, pronunciando interrogativamente la parola menu, di renderci partecipi alle decisioni del mastro di mensa, ma una specie di ghigno senza parole le avevano subito tolto ogni velleità. Lasciammo sulla tovaglia marezzata i couponi che ci eravamo procurati all'ingresso con i tenghé rimasti e subito ci dirigemmo decisi per risolvere il problema più importante: trovare i biglietti aerei che ci avrebbero permesso di abbandonare per sempre Asghabad, la perla del deserto del Turkestan. Questa dei biglietti è una cosa curiosa, ma assai normale nel periodo sovietico. Bisognava subito lasciare da parte idee strane e ridicole, come recarsi alla biglietteria e comprarli. Era d'obbligo invece, avere qualche conoscenza o amicizia che sapesse indicare una struttura dove, in qualche meandro segreto si trovava un ufficio in cui, a volte, si trovavano i biglietti cercati. Il bancario, che ci aveva visto abbacchiati e poichè sembravamo persone serie, si era fatto carico, tramite un amico, di indicarci il palazzo giusto. Come in una caccia al tesoro, Stefania risolse alfine il bandolo della matassa che ci permise, chiedendo qua e là, di accedere ad un sotterraneo dove, in fondo ad un corridoio c'era un ufficio con una grata di sbarre lucenti. L'addetta, alla vista di due stranieri spaesati ma decisi, si risvegliò dal torpore postprandiale e cercò di esibire quello che riteneva essere un sorriso. Scoprì quindi due arcate dentali, completamente ricoperte di acciaio inox, che seppure inquietanti, non ci furono d'ostacolo, anzi i biglietti per il pomeriggio furono staccati senza ulteriori problemi. Al momento di pagare, esibimmo la mia carta di credito Visa. Squalo (ormai l'avevamo battezzata così) rigirò tra le mani il rettangolo di plastica con aria interrogativa, che non mutò anche alla successiva presentazione di carta American Express, chiedendo cosa dovesse fare di di quei curiosi oggetti. Alle spiegazioni di Stefania illustranti l'utilizzo della carta di credito, scoppiò in un riso irrefrenabile, chiamando a sè i suoi sodali, una biondotta slavata che si stava coprendo di rossetto consistenti porzioni di epidermide ed uno scurissimo figuro con un unico sopracciglio cesposo che gli incorniciava entrambe le arcate. Vollero ancora farsi spiegare più volte l'utilizzo del mezzo, senza voler credere che dei matti volessero comprare biglietti mostrando dei pezzi di plastica. Con i dollari che avevo come di consueto nascosto nella tasca da mutanda, risolvemmo il problema e lasciammo il luogo seguiti dai lazzi dei tre che ci davano degli italiani burloni. Attraversammo la città scalcagnata come la Zhigulì che ci portava all'aeroporto nuovo di zecca, inaugurato da pochi giorni, tutto marmi italiani, telecamere, scale mobili e porte scorrevoli automatiche. Il gabelliere mi succhiò ulteriori 50 dollari adducendo imprecisioni nelle papke di espatrio, quindi uscimmo verso la porta che ci avrebbe consegnato al tunnel dell'aereo, alla libertà. Purtroppo la porta automatica non si aprì, non funzionava, come la quasi totalità dell'aeroporto. Quando giunse un omino per sbloccare il meccanismo ed aprire le ante, corremmo verso la salvezza. La puzza di gatto morto ci seguì fino a Mosca.
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