giovedì 18 novembre 2010

Il Milione 30: Vino di riso.


La parte centrale di Pechino, ripete dopo secoli lo schema ordinato, si potrebbe dire da accampamento romano, che ha mantenuto nel tempo, lo stessa che ha visto Marco Polo, che forse anche oggi riconoscerebbe i grandi viali diritti e larghi, in un certo senso sorprendenti per una città il cui progetto urbano risale a quasi mille anni fa.

Cap. 99

...or sappiate per vero che 'l grande Sire à ordinato per tutte le mastre vie, che vi siano piantati gli albori lungi l'uno dall'altro, su per la ripa della via, due passi. E questo acciò che li mercatanti o altra gente no possa fallare la via, quando vanno per cammino e questi albori sono tamanti che bene si possono vedere da la lunga.

Era davvero un piacere, quando ero laggiù, passeggiare per questi ampi viali, dai marciapiedi larghi che alternavano i parchi agli isolati di Hu Tong, le tradizionali case cortile che la rivoluzione non era riuscita a distruggere completamente. Quando già la primavera ed un pallido sole cominciavano a riscaldare l'aria, camminavi più lentamente osservando un mondo in grande fermento intorno a te. me lo sono sempre sentito vicino, il nostro Veneziano, mercante come me, ma osservatore curioso di quel mondo così nuovo e diverso, attento a spiarne differenze e punti in comune, cose positive e difetti. Di certo è la caratteristica mercantile quella che attira di più l'occhio. E' tutto un susseguirsi di negozi, bancarelle, attività commerciali e artigianali, mercati e luoghi di ristoro per soddisfare una folla in ricambio continuo con le sue continue necessità. Le bancarelle dello street food, poi sono dappertutto e sempre affollate di gente che mangia e beve a tutte le ore del giorno e della notte, come è tipico delle città vive. E' tutto uno sfavillar di fuochi sotto i wok anneriti dall'uso e pieni di olio sfrigolante dove saltano pastelle, spaghetti, tocchetti di carne di ogni tipo, fumi e vapori di cotture lente e profumate, odori di spezia, che tanto interessavano a Marco, e fiumi di bevande, bottiglie di liquori tradizionali (magari, per deformazione professionale, io andavo controllando il tappo delle bottiglie più moderne, dei quali avevamo fatto una grande fornitura all'azienda più importante) e piccoli contenitori di terracotta di vino di riso da bere riscaldato o da usare nei tanti piatti proposti, dal pollo dei tre bicchieri ai teneri e profumati bocconcini di manzo con le cipolle che ci racconta qui la nostra vivandiera Acquaviva, sapientemente aromatizzati da questo alcool morbido e vellutato e da gustare nelle piccole ciotole da tenere in mano, mentre le bacchette pescano nel cibo fumante tentando di afferrarli.

Cap. 100

Ancora sappiate che la magiore parte del Catai bevono un cotale vino com'io vi conterò. Egli fanno una pogione di riso e co molte altre buone spezie e concialla in tale maniera che egli è meglio da bere che nullo altro vino. Egli è chiaro e bello e inebria più tosto che altro vino, perciò ch'è molto caldo.
Piace ai cinesi bere in compagnia, le liriche Tang, da Li Po a tutti gli altri poeti successivi, fanno di questo vino la base della convivialità e dell'amicizia. Quando il mio amico Ping mi portò a casa dei suoi suoceri, parlammo di tante cose, compreso il calcio, argomento in cui noi italiani siamo ritenuti intenditori. Proprio il suocero era appassionato di questo sport e ammirava il nostro paese anche per questo (tutto serve nelle relazioni internazionali, meditate). Bevemmo assieme e quando me ne andai volle regalarmi due contenitori di quell'alcool, non solo bevanda ma spesso, anche simbolo di amicizia. Li ho ancora qui, non ho potuto togliere la ceralacca che li sigillano; mi piacerebbe farlo assieme ancora una volta, perchè questo è il loro senso.



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5 commenti:

Martissima ha detto...

Enrico, grazie a te mi son ritrovata a camminare per Pechino,è una bella sensazione quando si possono rivivere le sensazioni attraverso i racconti.....io quelle bottiglie non credo le avrei ancora sigillate ^________^

Parkadude ha detto...

Ah! Ci sto camminando per quei viali, e anche nonostante il freddo e il buio gli hawkers di strada ci sono sempre. Vendono ovviamente anche sciarpe, guanti e cuffie, e castagne abbrustolite buonissime.

viola ha detto...

Bellissimo post...Sembrava di essere là, vedere i luoghi, sentire i profumi, l'odore di olio che saliva friggendo pastelle e pezzetti di carne. In quanto ai contenitori con ancora il sigillo di ceralacca..sei stato stoico a non aprirli, ma se vuoi aprirli in compagnia e proprio hai bisogno....mi sacrifico più che volentieri! ^__________^

Enrico Bo ha detto...

@Astro- Pechino è una città di interesse straordinario. Quelle le tengo ma ne ho disiggillate molte altre ehehehhe

@parka - é vero avevo dimenticato le castagne, anche d'inverno Pekino è magica.

@Viola - Ho anche altro da disiggillare con gli amici eheheh

viola ha detto...

Mooolto spiritoso! Forse ti eri fatto un goccetto attingendo da bottiglie già senza sigillo?!? eheheh...

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