lunedì 8 agosto 2011

Il Milione 52: Stoffe e roghi.

Stampa di tessuti a Mumbay.


Come è lunga la strada che da Cap Comorin risale tutta la costa del Malabar, arriva a Goa e poi su su fino a Bombay. Io la feci parte in battello, parte in auto ed infine l’ultimo migliaio di chilometri in autobus notturno. Quando si fermò nel cuore della notte per una sosta idraulica e si accesero le luci fu un fuggi fuggi di blatte marroni di dimensioni gigantesche. Il Sigh che dormiva davanti a me era così cotto che neanche si accorse delle due che, per mettersi in salvo, correvano disperate sul suo braccio che gli faceva da cuscino. Marco Polo non le cita neppure, probabilmente alle blatte e non solo, gli uomini del medioevo erano talmente abituati da non porvi troppa attenzione. Anche a lui però, il porto di Bombay, che allora si chiamava Tana, destò grande impressione per la quantità di navi e di commerci che vi giungevano da ogni parte.

Cap. 181
Tana è uno grande reame e similiante a tutti quelli dell’India e ànno loro re. Qui àcci incenso e fassine grande mercatantia, e bucherame e bambagia assai e stoffe co’ più bei disegni. Li mercanti recano qui oro e ariento, rame e cavalli e di quelle cose che bisogna e portane via delle loro.

Non ci sono dubbi, ancora oggi questa città è la più vivace dal punto di vista mercantile ed ogni volta che ci sono stato, non vi racconto le ore passate nei tanti mercati a comprare proprio quelle meravigliose stoffe dai colori bellissimi, i sari di seta con fili d’oro e d’argento, le dupatte leggere e quasi trasparenti, i salwar kamiz di cotone colorato. Ordinavo la stoffa e prese poche misure, mi fermavo ad uno dei tanti banchetti di street food a mangiare un panino al latte, i pav di Bombay, ripieno di qualche cosa su cui è meglio non porsi troppe domande, un fast food che lì è vecchio di secoli ed ecco che da una delle tante bottegucce dove decine di sarti pedalano con le loro vecchie Singer, accorreva un ragazzo con la camicia o i pantaloni pronti, fatti su misura per poche rupie. Il settore del tessile è ancora estremamente importante in India. Ma attenzione a contrattare prima, ché i Maharatti, ben lo sottolineava anche il nostro Salgari, son gente con cui è bene chiarire le cose per tempo e in ogni caso la cautela è comune ai mercanti di ogni epoca.

Cap. 180
Una barca nel Kerala.
Lor navi ànno una vela, timone e uno albero e con queste escon di qui molti corsari per mare, che sono li peggiori e più maliziosi. E quando pigliano alcuno mercante, sì li danno a bere li tamerindi con l’acqua salsa (un noto purgante) per farli andare a sella (non sto a spiegare il significato di questa espressione tipicamente medioevale) e poscia sì cercan all’uscita se lo mercante avesse mangiato perle o altre care cose per ritrovarle. Ora vedete se questa è bene una grande malizia, che dicono che li mercatanti sì le trangugiano quando sono presi, perché no sian trovate da’ corsari.

Evidentemente le astuzie dei mercanti erano sempre controbattute da pari astuzie dei pirati, che come riportato hanno sempre infestato, come oggi, le acque del mare arabico e chi batteva quei mari, già allora tendeva a prendere le sue precauzioni. Un altro costume indiano colpì significativamente Marco ed è quindi di origine antica nel subcontinente, mentre in genere, si tende ad associarlo all’arrivo dei Moghul ed ai guerrieri Rajput.

Cap. 173
I ghat di Varanasi
…e questi ardono li corpi morti perché dicono che se non s’ardessero se ne farebbero vermini e poscia quelli vermini si morrebbero quando non avessero più di che mangiare e questo non è bene perché dicono che anche li vermini ànno un anima. E così quando l’uomo è morto li parenti lo portano in un luogo divisato e l’ardono con grande allegrezza. Ancora v’à un altro costume, che quando un uomo s’arde, la moglie si gitta nel fuoco e arde con lui; e le femmine che fanno questo sono molto lodate da le genti e molte donne il fanno.

Questo passo bene illustra la condizione della donna indiana, oggi non molto diversa da otto secoli fa, anche se il sati, l’estremo sacrificio delle spose Rajput è ufficialmente bandito dalle legge e nessuna moglie, che pure in vedovanza è condannata ad una specie di morte civile, segue il cadavere del congiunto a Benares dove i roghi illuminano l’alba lungo il Gange, per immolarsi con lui; tuttavia l’India è uno dei posti del mondo dove nascere donna è ancora una bella grana, ve lo assicuro.

Un sati da una stampa dell''800

Refoli spiranti da: Marco Polo - Milione - Ed.Garzanti S.p.A. 1982



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4 commenti:

Sandra M. ha detto...

Ciao Enrico. Quanto mi piacciono questi tuoi racconti intervallati con il teso de "Il Milione"!
Ti invidio molto i viaggi che descrivi. Non le blatte ... ma forse pure quelle. Non sono mai stata in India; mio marito sì e anche in Pakistan, ma per lavoro e non come turista, circa 20 anni fa ed ho qualche bella foto che mi vien voglia di andare a ripescare.
Sandra

Adriano Maini ha detto...

Ma Salgari l'avrà letto "Il Milione"?

Enrico Bo ha detto...

@sandra - In parte sembra che l'argomento acchiappi , mi hanno citato anche su Paperblog : http://it.paperblog.com/il-milione-52-521744/

@Adri- secondo me sì, era un libro che andava per la maggiore anche nel secolo scorso.

amrootha ha detto...

Great thoughts you got there, believe I may possibly try just some of it throughout my daily life.



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