martedì 24 gennaio 2012

Taste of Laos.

Suoni di chitarre, roba strana nell'aria. Uno dei tanti baretti lungo la stradina che costeggia il Mekong. Il sole e' sceso in fretta come capita a queste latitudini. Rossi vermigli nel cielo, bagliori di fuoco sull'acqua, ricordi di tempi lontani. Sulle spiaggette adesso solo figli di quelli che 40 anni fa bombardavano e lanciavano Napalm dai B52. Dal baretto assieme al reggae escono nuvole di fumo. Ti siedi sui divani bassi, arrivano mojiti e altre cose colorate, butti un occhio sul menu' e vedi che se vuoi la giunta happy devi pagare un piccolo sovrapprezzo. Per il fumo invece, dice che devi andare a ordinare direttamente al bar. Alle spalle, la jungla laotiana, non fitta e sparsa come a ciuffi tra le risaie in asciutta. L'ombra di Rambo e' forse dietro la riva fangosa. Allontanarsi piano verso i bungalow sulla punta dell'isola; bisogna stare attenti pero' al buio a dove si mette i piedi, amici di tutte le parti politiche hanno lasciato tanti ricordini sparsi qua e la' lungo i sentieri che costeggiano le risaie. E non sono i botti del capodanno del Tet che e' cominciato ieri. Accidenti, non stai mai attento abbastanza, al buio qualche cosa ho pestato, ma dalla consistenza non e' roba della Valsella, ma un residuato di quel gruppo di bufali che sguazza nell'acqua vermiglia, tra i piccolo mulinelli della corrente, tra le canne basse, rifugo ideale per i Vietcong di un tempo. Forse gli stessi che oggi stavano acquattati con gli occhi sonnacchiosi dietro a quel banchetto di sciarpine di seta.

2 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Già vedendo il titolo pensavo a cose come quelle che tu hai scritto in modo intenso. Giusto ricordare quella tragica storia,

Nidia ha detto...

Grazie per questa cronaca in diretta! attento a dove metti i piedi

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