giovedì 20 giugno 2013

Notte prima degli esami.

Già sono cominciate le maturità e vedo sul giornale che col calo estivo delle notizie e dovendo riempire le pagine vuote, affidano ai vari scrittori il compito di dire le solite banalità sul tema, diversamente ci sarebbero solo i problemi giudiziari delle solite persone e il calcio d'estate. E chi sono io per sottrarmi a questo obbligo? Abbiate pazienza ma mi sento in dovere di dire la mia sull'argomento, tanto per non parer da meno dei miei colleghi. Dunque in generale la prassi è di tornare a quei giorni di quasi 50 anni fa e ripercorrere le tensioni di quei momenti, condendo la cosa con qualche aneddoto e chiosando con qualche scemenza moralistica e saccente. Come ovvio, se questa è la prassi non posso comportarmi diversamente. Intanto vorrei sottolineare che anche io, modestamente, sono stato tra gli ultimissimi a fare l'esamone su tutte le materie con i tre scritti e i riferimenti degli ultimi tre anni. Pare che sia come una medaglia al valore e ti mette automaticamente su un piano di maggiore autorità, quella del vecchiaccio saccente. In ogni caso questo benedetto esame era davvero come in tutti i tempi successivi, uno spauracchio terrificante e alla fine quello che conta è la temperatura avvertita, non quella segnata dal termometro, che fa sentire il caldo, non vi pare? Dunque i bocciati erano sempre nell'ordine di qualche decina ed i rimandati, sottoposti ad una ulteriore decimazione a settembre anche di più, su meno di un centinaio di maturandi. Una vera strage, che durante tutto l'ultimo anno veniva continuamente ricordata dai vari professori, un memento mori per tenerci allegri ogni qualvolta mollava la tensione. 

Niente sessantotto in vista e teste chine sul libro, guai a contestare qualcosa, sempre giacca e cravattina, magari con l'elastico. Un attuale principe del foro di Alessandria, per dire, fu rimandato a casa a cambiarsi perché era arrivato, uno degli ultimi giorni di scuola, in maglietta. Il preside si metteva piantato a gambe larghe in cima alla scalinata all'ingresso, scrutando quelli che entravano, per caricare di pensi chi varcava la soglia dopo il suono del fatidico campanello. E' finito in una casa di cura per malattie mentali e poi ha fatto una brutta fine, mi pare. La coorte dei bidelli ossequiosi, invece, provvedeva a smistare nelle classi il gregge silenzioso, popolato di ragazzotte tutte uguali in grembialone nero e calzine bianche, che guatavamo con occhio bramoso e rigonfio di ormoni. Comunque una delle poche cose che mi ricordo di quell'anno era che faceva un gran caldo, anche perché allora gli esami si facevano a luglio. Per un certo periodo studiavo coi piedi a mollo nella vasca da bagno, poi abbiamo cominciato il ripasso finale con una compagna di scuola che aveva una casa freschissima e una mamma che a metà pomeriggio ci portava biscottini e castagnole zuccherate. Così siamo arrivati tremebondi alla famigerata notte prima degli esami. Di qui in poi, data l'età i ricordi si fanno nebulosi. Non ho idea su cosa vertesse il tema o la versione di latino o quella di greco. Solo l'orale, in due fasi, materie scientifiche e poi quelle letterarie, mi misero davanti a quella commissione estranea in cui cominciai il mio futuro di venditore di parole. 

Anche qui non ricordo nessuna delle domande tranne un paio di storia dell'arte, perché non c'entravano nulla col programma, quali erano le opere industriali presenti in un museo americano di arte moderna (la Lettera 22, la Vespa e la radio parallelepipeda Brion Vega, allora non sapevamo ancora cosa fosse il design) e su un gruppo di statue in posizioni osé di un giardino di Copenhagen. Non ne avevo mai sentito parlare, quindi dovetti arrangiarmi con la supercazzola che probabilmente fu convincente, così come l'interrogazione di italiano che mi procurò un inopinato 7, tra lo stupore della mia prof di italiano che mi aveva (con giusta ragione) in assai poca considerazione e mi aveva sempre battezzato tra i mediocri della classe. Alla fine non ci fu neppure un bocciato e dire che il classico era ben noto per la sua severità. Forse stava cominciando il periodo di lassismo e noi ne fummo i primi beneficiari. Chissà. Comunque fu di certo una liberazione. Adesso dovrebbe essere il momento del pistolotto finale moraleggiante. Roba sul tipo, la prova che rafforza il carattere, un traguardo raggiunto, l'apertura ad una nuova fase della vita ecc... Ma io direi che va bene così, a questo ci pensano già i miei colleghi, io vado a fare la coda per contestare la bolletta dell'immondizia, che mi sembra un bel modo per passare la mattina. A domani, se ne esco vivo, ieri erano fin fuori della porta.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Enrico hai dimenticato la prova di educazione fisica tra una interrogazione e l'altra !!!!! ma ce l'abbiamo fatta !!!!!

Gianna

Enrico Bo ha detto...

@Gianna - Accidenti mi ero dimenticato di ginnastica, anche lì però non mi ricordo cosa mi aveva fatto fare.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!