Ormai era diventato lo zimbello della galassia. Sui media intergalattici, Surakhis da tempo veniva comunemente definito il Pianeta Delle Libertà. Certo i commenti ironici dei commentatori extraplanetari non arrivavano neppure nella capitale, una Novigorad avvolta dalle dense nubi che uscivano dalle viscere delle Fragrant Hills, le montagne di immondizia che l'avevano ormai sommersa completamente. In realtà gli abitanti della città, di quelle libertà se ne fregavano altamente, tutti presi a scavare nelle viscere della monnezza per ricavare qualche cosa di commestibile, per cui il dibattito che ormai da mesi occupava la Televisione Unica del pianeta li lasciava piuttosto disinteressati. Però la bandiera delle libertà era agitata soprattutto dalla corte, dall'imperatore e dalla sua canea di cortigiani, difensori accaniti di ogni libertà, a partire da quella di emettere ogni tipo di tassazione, qualcuna addirittura solo per il piacere di poterla evadere o quella di accoppiarsi con qualunque femmina capitasse loro a tiro, dalle plurivulvate di Rigel, per le quali bisognava mettersi almeno in un gruppetto di volenterosi, alle Vergini di ferro di Mizar IV, per la cui deflorazione non bastavano neppure le speciali pompette da pene inoculanti acciaio liquido, che gli anziani membri del consiglio, per adeguarsi al vezzo dell'Imperatore stesso, si erano fatti istallare al completo. Non ne sfuggiva nessuna, consenzienti o meno, e se no che libertà sarebbe stata. Pagando naturalmente, era tutta gente d'onore, liberi sì, ma nobilmente corretti.
Non parliamo poi delle varie libertà nel campo della corruttela, di cui erano state addirittura istituite gare planetarie a chi comprava di più, pagando di meno, con punteggi differenziati, per politici a seconda del rango e dell'importanza, giudici, prelati, anche se questi erano già troppo facilmente convincibili per un sacco di problemini, vista la loro dimestichezza con l'associazionismo giovanile, di cui avevano da sempre l'appalto assoluto e l'esclusiva economica del loro Istituto dell'Oro da Restituire, che lo aveva rastrellato tutto da circa 2000 anni e della cui restituzione ancora non si parlava e così via. Certo era accaduto che alcuni sciocchi membri della casta degli Iudicantes, scocciatissimi perché il loro orario di lavoro era stato portato d'imperio da una a due ore al mese (in pratica un raddoppio di lavoro), avevano appioppato all'imperatore una pena virtuale di un anno di divieto di accoppiamento (ma solo con femmine provenienti da pianeti minori e dalle galassie esterne) proibendogli inoltre di presentarsi al tempio di Venus Fellatrix a pretendere il tributo di vergini mensili, con l'obbligo di rimanere nell'appartamento reale,che per la verità occupava quasi i due terzi del pianeta, ma libero di fare le dichiarazioni che gli paressero meglio.
Apriti cielo! I suoi clientes più arrabbiati avevano aperto un fronte di lotta contro questi giudizi liberticidi e chiedevano a gran voce la caduta del Governo dei Burattini, una rappresentazione divertentissima che andava in scena ogni giorno al vecchio teatro dell'Opera, ma a cui ormai nessuno badava più, tutti com'erano intenti a scavare nell'immondizia. Paularius si era tenuto un po' fuori dalla mischia, gli dava fastidio tutto questo gran parlare di cose tutto sommato inutili. Lui era sempre stato un pragmatico e le questioni le avrebbe prese di petto, un bel repulisti, tutti gli Iudicantes in carica al mercato degli organi di Betelgeuse e poi che facessero pure le loro sentenze. Troppo buonismo in giro. Prese il fucile di precisione a fotoni, il suo preferito e se ne uscì a fare un giro a caccia di clandestini. Anche se, con l'aumento degli sbarchi, le pelli valevano dieci crediti la dozzina, era sempre un bel divertimento.
2 commenti:
Grande! Quanto sei bravo!
Perchè non vengono a me, certe idee?
Sii gentile, non offendermi troppo.
Cristiana
@Cri - Grazie cara,ma sai per scrivere di fantascienza, non è difficile, basta inventare cose che è impossibile che accadano nella realtà...
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