Mi sapreste dire perché una fetta, una fetta bella grossa di Sachertorte, è così buona, così sufficiente a colorare la vita? Forse è un mistero inesplicabile. E non è soltanto la spessa glassa di cioccolato (ma deve essere bella spessa eh!), la pasta al cioccolato non troppo asciutta, non troppo molle, ben suddivisa da un sublime straterello di confettura di albicocca. A fianco uno spruzzo di panna leggera e un caffé per pulire la bocca. Certo può essere meravigliosa, ma sia che tu te ne stia su una delle seggiole leggere ricoperte di velluto rosso al Sacher café con un gomito leggermente appoggiato al piccolo tavolino di marmo grigio chiaro o davanti all'alto bancone di legno lucidissimo della pasticceria Demel a guardare confuso le spettacolari alzate ripiene del trionfo viennese, sono le vibrazioni che suscita quella fetta di superba nobiltà, i sentori asburgici che avvolgono l'aria quando affondi il cucchiaino nella morbida pasta, il boccone che si stacca tenuto insieme dalla morbidezza della marmellata e il fantastico, inarrivabile, ineguagliabile piccolo snap della glassa che si spezza per permetterti di penetrane la morbida intimità. Saltare due secoli indietro, damine e ufficiali intorno a te, profumi e voci sussurrate, risatine basse, sguardi infuocati da sotto le velette. Mangiare un mito non ha prezzo.
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5 commenti:
Un dolce incomparabile.
@Eri - il dolce ontologico. La dolcità come essenza.
Sei stato ultimamente a Vienna o qualcosa ha riportato alla mente il profumo e soprattutto al palato il sapore mitico della Sacher?
Paola
@Paola - Purtroppo niente Vienna da un bel po', per cancellare un po' il grigio che mi circonda dentro e fuori, chiudo gli occhi e mi faccio confondere da effluvi mentali.
Viaggiare fa sempre bene.........
Gianna
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