giovedì 5 febbraio 2015

I giganti di Monywa


La collina del Bodhi Tataung


Un bar
Se vuoi resistere all'asfalto traforato come un groviera delle strade birmane, ogni tanto devi prenderti una sosta in uno dei tanti locali che stanno ai lati, non appena ci sia uno slargo di terra battuta, circondato dagli alberi di neem,  prima dei campi e le risaie. Si tratta tutt'al più di una tettoia e un po' di sedie di plastica sbilenche davanti ad una specie di antro, sul fondo del quale c'è una cucina per fare due o tre piatti pronti, noodles o riso e qualche vetrina piena di bibite e snack cinesi confezionati. Però i tavoli sono quasi sempre pieni; guidare su queste strade è fatica dura e anche la curiosa storia che si guida a destra, ma il guidatore delle auto è posizionato nella maggior parte dei casi anche a destra, imponendogli acrobazie per avere un minimo di visibilità durante i sorpassi, la rende ancora più problematica. Così ci si rilassa un po', si chiacchiera e ci si lamenta dei pedaggi che ogni pochi chilometri devono essere sborsati per la "manutenzione stradale" a chi si è aggiudicato l'appalto, che alla fine consiste solo nell'esigere il denaro. Ma in questa stagione non troppo calda, complice il verde che ti circonda ed il paesaggio dolce e gradevole, questo non pesa troppo e le ore di macchina trascorrono rapide. Stiamo scendendo ormai sempre più a sud tra l'Irrawaddi e il Chindwin, uno dei suoi maggiori affluenti, tra le colline attorno a Monywa, dove trovi una specie di Disneyland Buddhista che merita comunque una sosta. 

Lo slipping Buddha
Si tratta di un tripudio kitsch la cui smania di gigantismo ha un suo fascino perverso non trascurabile. Intanto già da lontano la colossale statua del Bodhi Tataung domina tutti i rilievi circostanti, attirando come un faro i pellegrini che arrivano dalla città. La salita verso la collina, anche qui dotata della sua bella scala coperta di ordinanza, affiancata da una sfilata ininterrotta di negozietti religiosi, corre con larghi gradini lungo un dislivello non troppo ripido, che ti consente di rinunciare al fiatone, anche se ti speli i piedi nudi sulla miriade di pietroline inevitabilmente trascinate lì e di osservare con maggiore tranquillità i giardini nei boschi regolari che le stanno ai lati, popolati da centinaia di piccole statue colorate ognuna delle quali munita di parasole di ordinanza. D'altra parte, se questa è chiamata anche la collina dei mille Buddha, ci sarà pure una ragione. Poi arrivi dopo aver superato alcuni grandi Buddha seduti dignitosamente, arrivi ai 95 metri di un enorme Buddha sdraiato, di fattura non troppo raffinata per la verità, all'interno del quale, dove si arriva attraverso una porticina dissimulata nella chiappa sinistra, noti che devono essere finiti i soldi del progetto, che doveva essere di certo più fastoso, mentre invece i dipinti sono lasciati a metà e tutto sembra un po' abbandonato. Ma appena lasciata questa opera dal viso piuttosto perplesso invece che avvolto dall'aura serena che gli dovrebbe competere, arrivi alla imponente scalinata che ti mette di fronte ad un gigante alto quasi 130 metri, probabilmente la statua più alta del mondo che, comunque sia, perché gli sei proprio sotto e per guardarlo devi alzare il capo torcendo il collo verso l'alto, ti squadra dall'alto in basso in modo inquietante. 

Thanboddhay paya 
Lui sta lì immobile, scruta con aria severa la pagoda sottostante e accoglie chi sale con una certa supponenza. Il tutto è stato inaugurato nel 2008, quindi tutto brilla con la spocchiosità del nuovo che ancora odora di vernice. L'interno, nelle intenzioni doveva essere fastoso, con ampie scale di legno nei primi tre piani del basamento che ti fanno passare davanti a statue magnifiche, le quali già si stanno coprendo alla base dei minuscoli quadratini d'oro che la pietas dei fedeli ha cominciato ad apporre, mentre le pareti sono abbellite da vividi affreschi di terrifiche scene dell'inferno che colpirà i peccatori di questa vita di tribolazioni, pena accessoria all'infernale meccanismo delle rinascite. Gruppi di ragazzine e di donne in preghiera si fermano ad osservarle ad una ad una, guardando con orrore i corpi dei peccatori straziati dalle fiamme e dalle fauci dei demoni crudeli, in una iconografia consueta a tutte le religioni. Purtroppo la salita verso la salvezza e l'empireo ve la dovrete affrontare pedibus calcantibus, perché l'ascensore posteriore che porta al 16esimo livello non è mai stato finito. Comunque tranquilli perché proprio lì, più o meno all'altezza del busto, la scala è chiusa e non permette di salire fino alla testa della statua. Chissà forse in futiuro, complici le offerte, si riprenderà in mano il progetto. 

Banco di tanakha
Il panorama che si gode rimane però davvero stupendo e vi allieterà la discesa. Alla base della collina c'è poi una serie di costruzioni iniziate una cinquantina di anni fa che più curiose non potrebbero essere. Si tratta di una sorta di complesso monasteriale con tempio centrale, costruito in uno stile che ricorda gli eccessi orientali dei vari Tiger Balm Garden, non a caso un edificio tra questi è stato sponsorizzato proprio dal proprietario di questo fortunato marchio. Tutto attorno un'esplosione di piccoli stupa e obelischi da colori smaglianti, gialli, blu, verdi, e carminio, con migliaia di piccole nicchie che contengono minuscole statue bordate di oro, che ti rimbalzano da un lato all'altro come in un gioco di specchi in cui perdersi all'infinito. Ti puoi aggirare un poco in questa città dalle casette color pastello che paiono fatte di zucchero come nelle fiabe, prima di uscirne attraverso le porte protette dai giganteschi elefanti bianchi e da tutti gli altri animali guardiani del pantheon buddhista. La luce della sera fa risaltare ancor meglio questo tripudio di tinte vivaci, così non ti risolvi mai ad andartene, ma ti puoi trattenere ancora a contrattare qualche tronchetto di tanakha, che sembra il prodotto più venduto della zona. Ko Yè, il nostro autista, discute a lungo prima di scegliere il pezzo apparentemente migliore. Alla fine dopo una discussione interminabile ne compra tre. Sua moglie non glielo perdonerebbe mai se non glie ne portasse a casa una buona scorta, sembra che da queste parti ci sia la qualità migliore. Così quando arrivi alla periferia di Monywa è già scesa la notte e le bancarelle del nigth market sono già in piena attività.


Una casa dei monaci
SURVIVAL KIT

Alla base dello standing Buddha
Monywa - Cittadina sul Chindwin a circa 3 h di auto da Mandalay, con diversi punti di interesse nei dintorni.

Thanboddhay paya - ingresso 3000 K - Monastero a una decina di km dalla città. Serie di edifici colorati della metà del secolo scorso, molto particolari. Si può anche evitare di entrare (e pagare) perché la parte più divertente è l'esterno. Sia fuori che dentro, migliaia di nicchie con statuette di Buddha. Attorno all'edificio centrale, molto particolari anche le piccole palazzine che sono le case dei monaci.

Bodhi Tataung - dopo altri 8 km circa, tutta una collina con un'insieme di piccole pagode, migliaia di statue disposte ordinatamente nei giardini che circondano la scala fino alla cima, per raggiungere le statue colossali di uno slipping Buddha di 95 m e uno standing Buddha di 129, visitabile anche all'interno. Vista magnifica anche solo dal piazzale antistante. 

Jade Royal Hotel683, Bogyoke Road, Corner of Bogyoke Road & Pyidaungsu Road | Nat Lu Htape Pan Quarter - 4 stelle sui 60€ . Ottimo hotel, nuovo, camere spaziose e pulitissime, free wifi, dotazioni complete e moderne. Servizio come al solito gentilissimo ed efficiente. Colazione tipo cinese da 3 stelle. Unico neo, molto lontano dal centro a cui non potrete accedere a piedi.

Yad Khel Taung - (Ye Khae Taung) - 361 Bagyoke str. - In centro. Birreria ristorante con buon rapporto qualità prezzo. Cucina sinoburma, noodles e riso, pollo e altri soliti piatti (2/3000K). Birra alla spina 1000K. Servizio basico. Famosa salsina al sesamo servita free.

Un monaco della Thanboddhay paya -

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