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Giovani buthanesi |
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Scimmia cappuccina |
Montagne aspre e valli profonde. Profili tormentati che non il vento, uso a lasciar dietro di sé linee sinuose e arrotondate, segnate solo dalle sue carezze, ma l'acqua ha disegnato, con la sua furia vorticosa, prima dal cielo, con l'intensità del monsone annuale e poi con la rabbia delle forre e dei torrenti che si precipitano verso il basso partendo dalle nevi senza tempo, scavando con unghiate profonde il loro percorso tortuoso che cerca la via verso il mare senza riguardo, aprendosi strade, scavando frane nei fianchi molli di terra antica o infrangendo rocce apparentemente indomabili, scardinandone le forme, modificando le linee del paesaggio con facile mossa. Questa terra è specchio della furia della natura e l'uomo che ci si è adattato, la popola con un certo rispetto, senza cercare di modificarla troppo, costruendo con attenzione, senza sfide ingenerose, conoscendone ormai il destino che condanna a modifiche continue, aiutati anche dagli innumerevoli terremoti che la sconvolgono, proprio qui dove la placca indiana si infila sotto quella cinese. Pare un gioco, un destino, ma questi due mondi sono condannati ad una contrapposizione costante. Le montagne più alte della terra stanno qui dietro, barriera apparentemente invalicabile e che invece per secoli ha visto passare genti, ma soprattutto idee, religioni, pensiero.
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Una valle laterale |
In pochi chilometri dalla piana bengalese sei già attorno ai 2000 metri, l'aria è fina quassù e vedi soltanto strade e sentieri che vanno ancora più in alto, quasi che qui, che già ti pare di essere alla cima, non sei che all'inizio della via, che si contorce in curve e controcurve continue per salire verso passi nascosti tra le nuvole, sopra la nebbia grigia della pioviggine triste, verso pascoli verdi di alta quota, che qui è alta davvero. Ai bordi della strada, tra l'erba alta, grandi scimmie cappuccine grige saltano in cerca di cibo. Sulle coste spioventi paesetti nascosti da cenge o case isolate, circondate da prati verdi e boschi senza fine. Qui l'uomo ha imparato sulla sua pelle e le case sono di sana e robusta costituzione, si potrebbe dire. Di solida pietra e spessi muri, hanno tutte la stessa struttura quadrata e ampia a due o tre piani, dai muri leggermente inclinati verso l'interno e tetto sollevato di scandole di legno, oggi sostituita da miserevole lamiera ondulata se pur colorata, per permettere ai venti del nord di scorrere e costituire una sorta di essiccatoio naturale, in cui mettere fieni e altre derrate a cui l'umidità del campo non consentirebbe una corretta conservazione. Sotto il tetto nero, scendono i muraglioni sempre dipinti a fondo di calce bianca, nitida che fa spiccare la casa anche di lontano, su cui si aprono regolari finestre dai contorni travati in legno, il materiale principe quassù.
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Case bhutanesi |
E proprio nel legno si sbizzarrisce la voglia decorativa, con una serie infinita e sempre diversa di incastri di alternanze di vuoti e di pieni, completamente ricoperte di sculture, rilievi e soprattutto di colori vivacissimi a rappresentare fiori, animali, dei e fanciulle e simboli sacri e bene auguranti. Negli orti, peri e peschi in fiore a fare spicco sul verde dei prati e dei boschi o delle risaie a terrazze con cui gli uomini hanno tentato di piegare una terra nemica dell'agricoltura. Lungo la strada un accogliente ostello, dove il turista è atteso con rustica simpatia e gentilezza. Tutto è già pronto, il buffet di cose gradevoli, non troppo sciape, non troppo piccanti, come piacerebbero ai bhutanesi, perché lo straniero non si dispiaccia troppo se trova gusti troppo lontani dai suoi. Il grande fratello dello stato, non vuole che tu abbia sgradite sorprese, tutto deve procedere secondo una serenità imposta che ti faccia contento, senza che ti venga voglia di uscire dal seminato turbando l'ordine costituito. Tutto previsto nei dettagli. Dopo un altro passo, la valle si apre su Thimphu, la capitale, una serie di case più o meno delle stesse dimensioni, che mantengono, anche se moderne la struttura tradizionale, con le vie che si incrociano diritte ad accampamento romano. Ha smesso anche di piovere. Nel regno della felicità deve sorridere anche il cielo.
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