venerdì 3 febbraio 2017

Madagascar 24: Diego Suarez



Una caletta della baia di Diego Suarez



Diego Suarez
Dopo la comica delle valigie ritrovate tra mille preoccupazioni, l'aereo del nord che ti porterà sulla punta di questa isola selvatica ma in fondo tranquilla e sonnacchiosa, diventa un momento di pausa per vedere le cose, come si può dire, dall'alto, anche in senso effettivo. Diego sta lassù infilata in un insieme di baie, complesse ed affascinanti, qualcuno dice tra le più belle del mondo, di certo una delle più grandi. Era una delle città più importanti al tempo coloniale, porto con una valenza anche militare visto che era la punta più avanzata verso il nord da dove poteva arrivare un eventuale nemico. Adesso, terminato l'interesse militare ed anche quasi totalmente quello economico, è un po', come si può dire, abbandonata a se stessa, trascurata dal governo che non ci investe più un soldo, complice il fatto, dicono le malelingue che qui cova una certa opposizione al potere costituito e quindi la provincia sta in punizione da un po'. Le strade per arrivarci sono disastrose, in pratica la città, via terra è raggiungibile con gran fatica facendo slalom infiniti tra buche clamorose in un asfalto che pare lo stesso che avevano lasciato i francesi. Intanto le valigie si sono riperse, va beh, le ripescheremo domani, qui ci sono abituati, tranquilli. 

Baia di Sakalava
Godetevi la giornata. La città è comunque gradevole da girare. Diego, che poi sarebbe Diego Suarez dal nome dell'esploratore portoghese che ci è arrivato per primo. Adesso per la verità, si chiamerebbe Antsiranana, ma chi ci pensa a nominarla con un nome così complicato e difficile da pronunciare, nella realtà rimane per tutti ufficialmente, a partire dai biglietti aerei, Diego. Qui pare che si fosse formato un vero rifugio di pirati che avrebbero fondato, tra storia e leggenda un vero e proprio stato, la repubblica di Libertalia ad opera di un prete italiano, tal Caraccioli e dal pirata francese Misson, che alla fine del 1600 abolì la schiavitù, fu rifugio della pirateria di tutto l'oceano indiano e ovviamente fu distrutta e gli abitanti massacrati, dalle popolazioni limitrofe dopo poco tempo. Oggi la "montagna dei francesi" come è ancora chiamata la zona del probabile insediamento è popolata da baobab centenari, endemici della zona che rivolgono verso il cielo i loro rametti nudi e secchi, braccine focomeliche su corpacci obesi di un'erba truccata da albero, che neppure si vergogna della sua nudità grassa ed esibita. 

Rovine del Grand Hotel
Le case basse della città oltre il mercato coperto, sono dipinte a nuovo di un marrone rossiccio che forse vuol ricodare il pisé, il mattone crudo della campagne e fanno un contrasto stridente con i palazzi abbandonati all'incuria e al degrado dei colonizzatori in fuga. Lo scheletro del Grand Hotel, con le sale e gli archi puntellati è adesso rifugio dei cani randagi e di dispettosi macachi e le poche pareti rimaste in piedi ospitano graffiti di writer locali, molto intriganti, come quelli di Freddy Parole, che trovi sparsi anche per la città. In fondo, lo abbiamo già detto, è comunque una meta turistica e lo capisci dai ragazzi che si avvicinano, con fare garbato, per venderti barattoli con gli onnipresenti baccelli di vaniglia, una delle icone del paese, anche se un poco decaduta di importanza. Bisogna percorrere in macchina la costa frastagliata per rendersi conto della complessità dello schema delle baie contenute in quella più grande e che fanno da contorno al cosiddetto Pan di zucchero, un cono regolarissimo, regalo di antiche attività vulcaniche, oggi montagna sacra inaccessibile, che campeggia in mezzo alle acque, punto di riconoscimento imprescindibile da qualunque punto di osservazione dei dintorni. 
Lemure da compagnia

Negli oltre150 km di baia, la marea è un fatto importante e quando si ritira, lascia amplissimi spazi di acque basse popolate da una vera foresta di mangrovie, in cui perdersi. Magari se stai li fermo su un tronco secco portato a riva dalla corrente, a goderti la  corrente che ritirandosi, scava sulla fanghiglia del fondo scoperto, disegni complessi ed arabeschi sinuosi, da sotto ti ci esce qualche bel serpentello, ma tranquilli, in Madagascar non ci sono animali velenosi, potete guardarvelo senza fughe precipitose mentre, dopo essersi fermato un attimo a controllare cosa sta succedendo, scivola via tranquillo con l'aria, del basta che mi lasciate stare. Nelle spiagge più esposte arriva comunque il vento dell'oceano ed è anche piuttosto forte, non per niente a Sakalava ci hanno fatto i campionati mondiali di kitesurf. Qui è bello camminare, perché, benché ci si trovi in un'area tutto sommato turistica, gli spazi sono talmente ampi che non incontri mai nessuno, e dopo la zona militare, puoi spostarti sulla sabbia fine della baia delle dune, arrivare fino ai ruderi dei forti che ancora rivolgono verso le onde i loro cannoni corrosi dalla ruggine, senza incontrare anima viva. 

Murale di Freddy Parole
Dovresti essere al margine del vecchio campo minato, ma sembra che di mine non ce ne siano più. Dopo la baia dei piccioni, dalla sabbia bianca talmente fine da apparire come impalpabile farina, frutto dello sfregamento dei coralli morti della barriera, trascinati fino a riva nei millenni, anche l'acqua si fa cristallina e così azzurra da fugare ogni dubbio sull'origine del nome dell'acquamarina. Puoi arrivare ancora fino a Ramena, un minuscolo villaggio di pescatori, dove offrono gamberoni alla griglia e aragoste, dipende dall'ora e dalla tua voglia, se no rimani a giocare con il figlio del proprietario, che appena si tiene in piedi ed il suo lemure fulvo che tratta come un cagnolino da grembo anche se è quasi più grosso di lui, alternandolo a un gatto e ad una gallina. Se hai fatto tardi e sei fortunato, rifai la strada del mare alla luce della luna piena che spunta tra le nubi, una presenza irreale che illumina lo specchio della baia, disegnando la sagoma del triangolo della montagna come una silouhette di cartoncino scuro che galleggia su una distesa di paillette, che brillano sul vestito da sera di velluto nero che la notte ha scelto per uscire con te questa volta.

La notte al Pan di zucchero

SURVIVAL KIT

I murales di Freddy Parole
Diego Suarez - Capitale del nord e punto di partenza per tutto il turismo dell'area. Infatti è sede distaccata di tutte le agenzie turistiche della capitale. Ci si arriva meglio in aereo da Tana in un paio d'ore. Circondata da strade in stato di manutenzione davvero impossibile. Da qui potete organizzarvi un giro circolare, o fare base lì e accedere alle varie mete circostanti. Si può passeggiare tranquillamente per le strade e girare per locali, ristorantini, generalmente sulla via centrale principale dove ci sono molti negozi che offrono artigianato e roba da turisti.

Giro delle tre baie - E' uno dei classici della zona, che tutte le compagnie offrono tra le prime proposte. Conviene perché potrete girare ved endo tutti gli angoli più belli della baia in un giorno, girando comodamente infuoristrada, lungo le piste di terra e di sabbia per scoprire angoli nascosti, le pendici delle colline coperte di Baobab suarenzensis, tipico della zona, passeggiare sulle spiagge, fare il bagno con calma e approfittare dell'ospitalità di qualche baraccotto che offre pesce alla griglia. Assolutamente consigliato.

I vecchi cannoni

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