giovedì 9 febbraio 2017

Madgascar 26: La montagna d'ambra




Nella foresta pluviale della montagna d'ambra


Camaleonte
Lasciamo Diego di prima mattina con l'esofago ancora intozzato da un briochone che la gola ha invogliato a ingurgitare, mentre il cervello avrebbe dovuto impedirlo. Insomma, si sa, l'uomo non ha abbastanza sangue in corpo per fare funzionare due organi in contemporanea, così in questo caso tocca rimuginare tra i sobbalzi continui della N6, un concentrato di buche una di seguito all'altra che neppure a Roma con la nuova ed efficiente giunta. Il nostro Congò passa da casa a prendersi uno zainetto per il viaggio ed a salutare la moglie che ha un negozietto di frutta e verdura. Come tutti o quasi i Malagasy che si possono definire almeno un poco più acculturati di quelli che ancora vivono nelle campagne, ha limitato a tre il numero dei figli, invece dei tradizionali sette maschi e sette femmine che di norma si augurano ai novelli sposi. E' il primo a rendersi conto che in questo modo è più agevole garantire a loro un minimo di benessere. Sarà per questo che è sempre allegro e termina ogni espressione, spiegazione o chiacchiera con una sonora risata. E' uno di quegli spiriti allegri che riescono a vedere sempre qualche cosa di positivo in ogni vicenda della vita quotidiana. 

Scolopendra di 20 cm
In ogni caso, sarà il mestiere, sarà un occhio particolarmente allenato di tanto in tanto, indicando un albero lungo la strada, esclama: "Visto il camaleonte?". Veramente io non ho visto neanche l'albero. E invece, fermata l'auto e dopo aver ricevuto le opportune indicazioni, eccolo là il mostro preistorico tascabile che si mimetizza su un ramo, grigio marezzato se l'arbusto è spoglio, verde vivo a macchie se il ramo è ricoperto di foglie. Davvero un animale curioso, coi suoi occhi che ruotano in tutte le direzioni mentre, appoggiato sulle tre dite delle zampette cerca di mettersi in salvo alla velocità di un bradipo addormentato. Dopo la montagna dei francesi, una sorta di necropoli dove i primi coloni sfuggivano alla insalubrità della costa, passiamo di fianco alla montagna d'ambra, il cui nome fascinoso deriva dal colore che prende all'alba e al tramonto, per il resto della giornata è un rilievo qualunque che noti poco tra le altre della catena, per raggiungere il parco ai suoi piedi, una magnifica foresta pluviale secondaria, con alberi enormi, costituita da essenze rare come il palissandro e il ramy (Canarium madagascariense) e colossali felci arboreee, residui di una flora preistorica che popolava il pianeta in ere dimenticate. 

Bookeria minima
Il tutto assediato da una vegetazione rigogliosa di epifite gigantesche, orchidee sfacciate e liane pendule che li ricoprono completamente. Senti l'odore spesso del muschio e del legno marcio tra i tronchi caduti che devi scavalcare per procedere alla ricerca di cascatelle e vallette che sprofondano in basso, verdi abissi di cui non puoi valutare il fondo ricoperto dal mare verde. I lemuri qui sono più timidi e appena ne scorgi le ombre timide nelle biforcazioni più alte degli alberi. Di tanto in tanto ecco un bel salto tra due rami vicini, il rumore di un legno che si frange, ma la presa sicura di quelle manine pelose si aggrappa ad un altro, solo un poco più basso e la corsa tra il verde continua. Puoi goderti da vicino solo gli animali del sottobosco, piccoli gechi invisibili sulle coperte muschiate, scolopendre iridate e lombrichi lunghissimi e grassi e se la guida ha buon occhio puoi raccogliere da terra, sulle radici che ne emergono, una Brookesia minima, in pratica il più piccolo camaleonte esistente che ti rimane a guardare appoggiato al tuo dito, non più grande di un'unghia. 

Salse maison al peperoncino in vendita lungo la strada
Sarebbe davvero fantastico se non dovessi stare rintanato sotto una enorme mantella per ripararti alla meglio dalla pioggia battente che infastidisce l'avanzata nella foresta e che ti perseguita dal momento in cui hai varcato i cancelli del parco. In pratica, tra il caldo torrido che trasforma l'ambiente corporeo in una sauna, l'acqua che comunque penetra attraverso ogni varco per confondersi con la condensa creata dalla platica dell'indumento e il copioso sudore che produce la camminata faticosa, sei bagnato come un pulcino, cosa per molti veramente fastidiosa, di certo non per i trekkers di lungo percorso, rotti ad ogni disagio fisico e mentale. Per tutti gli altri imprecazioni a voce bassa e male parole pronunciate a catena come un triste mantra accidioso. La pioggia cessa come per magia non appena il percorso è concluso e varchi il cancello di uscita del parco. Ma cosa ti vuoi aspettare? Secondo te come mai si chiama foresta pluviale? Dunque basta lamentele e cerchiamo di farci strada lungo le curve di queste montagne tenere, che la pioggia ama scavare, ma in modo gentile, con la fantasia dell'artista scultore che immagina paesaggi fatati da inventare con una materia infinita messa a disposizione dalla natura. 

Guglie di terra
Ecco quindi, dove il ruscellamento e la forza dell'acqua battente si sono trovati strade tortuose per scendere al piano, disegnando tratteggi e frattali sempre nuovi e diversi nei fianchi delle colline, si sono formati paesaggi davanti ai quali ti fermi come di fronte ad una esposizione museale che offre l'opera di un artista dal tocco fatato. Cañon profondi scavati nel pascolo verde che scoprono la terra rossa in striscie sinuose che cambiano via via negli strati sempre più profondi, in sfumature rosate fino al bianco candido attraverso un pantone generoso di terre, di gialli, di ocre aranciate. Poi ci si aggiunge la diversa densità dei materiali, duri e resistenti alcuni, più teneri e delicati altri, pietre, massi e inclusioni, che completano l'opera di scultura creando una serie sterminata di pinnacoli, frange, colonne e capitelli naturali che non ti stanchi di ammirare da ogni direzione, sempre diversi sempre più affascinanti. 

Pinnacoli tra gli tsingy
Sono gli tsingy rouges, una delle formazioni più interessanti del paese, una sorta di zona di calanchi continuamente mutevoli a seconda della intensità delle piogge dell'anno che apre sempre nuovi fronti in questa terra apparentemente ancora giovane e vulcanica. Sembra che il nome derivi dalla particolare conformazione di questi pinnacoli, significando nella lingua locale "camminare in punta di piedi" come se non si potesse avanzare tra questa foresta di colonnine di terra e roccia tenendo la pianta del piede completamente appoggiata tanto sono ristretti glispazi. Passeggiare tra queste guglie seguendo il rivolo dal torrentello che continua nel suo lavoro di erosione, ti conduce ad un nuovo punto di vista dal basso, mentre il sentiero sul bordo della frattura te li aveva fatti apprezzare da lontano in una prospettiva dall'alto che magnificavano le variazioni di colore d'insieme. Comprendi subito che se maitornerai quaggiù tra un anno o due o dieci, non rivedrailo stesso spettacolo, ma un altro, sempre perfetto ma diverso, Un'istallazione insomma di un artista che la distruggerà o la cambierà ad ogni stagione. Un luogo imperdibile, non a caso indicato come una delle bellezze del paesaggio della terra. Puoi rimanere a meditare sul significato della meraviglia dopo, bevendoti una birra fresca al baretto dove parte il sentiero, anche il corpo in fondo vuole la sua parte.

Un geco mimetico

SURVIVAL KIT

Tsingy rouges
Parco della montagna d'ambra - A 40 km da Diego sulla N6, strada perfida e completamente rovinata, calcolate più di un'ora. Posto attorno al massiccio vulcanico della montagna d'ambra è dotato di una bellissima foresta pluviale con almeno una ventina di km di facili e larghi sentieri, non scoscesi. Possibilità di vedere animali nel loro ambiente naturale molto rigoglioso per la presenza di magnifici e giganteschi alberi. Cascatelle, laghetti e altre piacevolezze lungo il percorso con guida obbligatoria che staziona all'ingresso (ricordatevi mancia almeno 5.000 Ar.). Dedicate alla visita almeno un paio d'ore.

Parco degli Tsingy rouges - Vasta area di laterite rossa a circa 60 Km da Diego. Si prende una pista laterale alla N6 proseguendo per una pista di circa 16 km. I punti di osservazione più interessanti dall'alto sono 3, oltre ad una breve passaggiata lungo il torrente che si snoda tra le guglie più ardite. Una via di mezzo tra le zone calancose più belle e il parco americano di Bryce canon. Punti di vista davvero suggestivi e foto a gogo. Punto di ristoro all'inizio dell'area. Anche qui calcolate un paio d'ore.

Una valle di erosione negli Tsingy rouges

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