mercoledì 31 ottobre 2018

Oman 5 - Iapo

Da Iapo a casa Oman


Iapo - Un uomo solo al comando!
Difficilmente puoi immaginare un luogo così "local" come Casa Oman. E' vero che qui c'è pure un pezzo di Italia, parlata romagnola e sentori di parmigiano e di caffé, ma tutto intorno la brezza calda ti parla di una qualunque casa omanita sulle rive del mare. Non fosse per l'insegna esterna ti sembrerebbe di entrare in una delle tante altre abitazioni basse ed uguali, tra le quali si nasconde e dalle quali ogni tanto fanno capolino donne velate e curiose, torme di ragazzini e distinti signori impaludati nella lunga e immacolata dishdasha, che camminano con lentezza. Qui nessuno intanto ti corre dietro, c'è tempo per tutto. Ma come faranno ad essere sempre così bianche quelle vesti che strisciano per terra tutto il tempo. Iapo dice che se le cambiano anche più di una volta al giorno, sarà per quello. Già Iapo, che ti aspetta quando arrivi, stanco per la notte saltata da Muscat e che cerca subito di farti capire che questa non sarà una vacanza come le altre. Un bel tipo il nostro Iapo, che cerca di mantenere un'aura da burbero fumantino, pronto a lanciare cachinni al cielo ad ogni probabile cliente perditempo che lo tortura con decine di domande improbabili ed inutili e accidenti a quando hanno inventato whatsapp o come cavolo si scrive (io stesso l'ho tormentato per un mesetto buono, prima di leggere la sua mail esaustiva dove alla fine trovi tutto lo scibile necessario) e questo gli chiede dove si comprano le sigarette, io suggerisco dal gommista, l'altra che chiede delle prese elettriche, ma che alla fine si rivela per quello che è, un tenerone a tutto campo pronto a farsi in quattro alla bisogna. 

A Sur
Ma come mai questo tipo è finito fin quaggiù ad accogliere cercatori di esotico e palati pretenziosi, mandandoli alla fine tutti a casa felici, anche se spesso con le lacrime agli occhi? Pensate un po' che il nostro Paolo (che i locali chiamano Baulu a causa della pronuncia), detto Iapo, senza una ragione specifica, ma pare che ogni romagnolo che si rispetti debba avere un suo soprannome dedicato con cui viene ufficialmente riconosciuto a vita, era venuto fin qua, una ventina di anni fa, per esercitare la lodevole professione di archeologo al seguito di una missione universitaria italiana, ma com'è, come non è, arriva qui, scava per qualche anno tra tombe vecchie di oltre 5000 anni, tra emozioni e ritrovamenti vari ed alla fine succede che si innamora di questo incredibile paese e forse più ancora della sua gente. E' un amore assoluto che gli impone di trovare una qualche soluzione per venirci a vivere definitivamente. Capisce intanto che scavare tombe sarà pure una gran bella soddisfazione, ma alla fine in mano ti rimane soltanto la sabbia del deserto, ma dollari pochi e visto che qui vive bene, decide, buttando il cuore oltre l'ostacolo, di fare una casa in mezzo alle altre ed ospitarvi prima gli amici che lo vengono a trovare, poi tra passaparola ed i nuovi strumenti social che aiutano parecchio, anche i viaggiatori che amano uscire un po' dai solchi già tracciati, facendolo diventare l'attività della sua vita. 

Tartaruga verde che depone
Una guesthouse in un paese che, dato il suo tenore di vita altissimo, non ha grandi interessi al turismo se non di alto bordo, una realtà che non esisteva neppure nelle definizioni legali del paese, che bisogna dunque creare apposta reinventandosela. Non essendo dunque una cosa prevista dall'ordinamento per qualche anno si va avanti in un'area grigia, perché qui quello che non è specificamente vietato, è tollerato, poi viene chiamato all'ordine, gli si dice che la sua attività è ben nota e che è vista di buon occhio, dato che non fa cose che non vanno fatte, anzi fa lavorare un po' di gente intorno, sparge un po' di soldi in giro ed è rispettoso delle abitudini locali e quindi la cosa è approvata ufficialmente purché si metta in regola con una serie di ottemperanze preparate alla bisogna. Attraverso il sistema dello sponsor di cui vi ho già parlato, con l'amico Rashid che copre tutta la parte burocratica, apre quella che potrebbe essere la prima guesthouse del paese, con l'intento di offrire a chi viene fin quaggiù, l'immagine reale dell'Oman, visto dall'interno, entrando, quando è possibile nelle case della gente e vedendo certamente i luoghi più belli e anche quelli meno conosciuti. Alla fine, io l'ho capito perché sono molto furbo, il suo scopo reale è quella di creare anche nei suoi ospiti una dipendenza verso questo paese, in modo da costringerti in qualche modo, non potendone più fare a meno, a ritornare prima o poi. 

Gabbiani in attesa delle tartarughine
Certo la sua è una figura facilmente distinguibile, anche da lontano, infatti in ogni parte dell'Oman in cui ti andrai a ritrovare, dal deserto alle montagne, ai paesi della costa o dell'interno, tutti lo riconoscono e lo salutano, lo invitano a fermarsi a prendere un thé assieme a coloro coi quali si accompagna: Baulu, Baulu, come here, ti chiama il beduino appena fuori dalla sua tenda e ti porge i datteri del benvenuto. Così ti fermi un po' a chiacchierare di niente, perché questo è il ritmo delle dune di sabbia, dei rumori dell'onda e della risacca, mentre si pulisce il pesce sulla riva. Non è male conoscere un paese da questo lato di servizio, senza uscire invece, come si fa spesso, dalla porta del resort, tra le palme e le bouganvillee che proteggono i cocktail con l'ombrellino. Da qui invece assaggerai, thé forte speziato al cardammomo, masticando pasta dolce di datteri che ti lasceranno le mani appiccicose del loro miele delicato, tra fumi leggeri d'incenso, riceverai occhiate furtive da occhi scuri nascosti sottomascherine dorate, berrai spremute di mango e menta coricato sui cuscini di un bar, tra uomini che vogliono sapere da dove vieni, senza desiderare di venirci. Poi non voglio sottolineare che Iapo è facilmente distinguibile per i suoi 157 chili (ma tranquilli, adesso è in rapida discesa, sotto il ferreo controllo delle sue amorevoli ancelle, anzi mi dicono che ne ha già persi una ventina), anche se in giro per wadi e percorsi scoscesi, manifesta una insospettabile agilità, ma lo è soprattutto per la sua travolgente simpatia con la quale ti coinvolge in tutte le attività possibili. 

Forme del deserto
Già perché a suo dire, il vero e principale scopo di Casa Oman e della sua permanenza qui, non è tanto di accompagnare turisti bramosi di esotico tra dune ventose e spiagge solitarie, ma è soprattutto quello del salvataggio dei tartarughini della riserva adiacente, cosa a cui dedica molto del suo tempo e alla quale, se vorrete potrete dare una mano. Lungo questa costa, come ho detto, vengono a deporre continuamente migliaia di tartarughe verdi ed embricate, più in aggiunta qualche liuto e altre specie rare. Fino ad una ventina di anni fa non c'erano problemi. I tartarughini schiudevano tranquilli e emersi dalla sabbia si dirigevano subito, attirati dalla luce della luna che baluginava sul mare, verso l'acqua e verso la loro futura vita, tesa a diventare tartarugoni colossali, di un metro e mezzo di diametro. E' vero che ci arrivava solo una o due su cento, le altre venivano mangiate dalle migliaia di gabbiani ed altri uccelli marini che stanno perennemente in agguato sulla riva, ma da quando in paese è arrivata la luce elettrica, i poveri neonati, appena schiusi, non capiscono più nulla; la loro fotosensibilità positiva, li fa trascurare la fioca luce lunare e la maggior parte di loro si dirige in massa verso le strade e le case illuminate del paese, col risultato di fornire un banchetto continuo per i cani, i gatti e gli altri animali residenti, oltre alle macchine che creano ogni mattina un tappeto di cadaverini schiacciati o senza testa. 

Tartarughini di un giorno prima del rilascio
Così il nostro Iapo ha costruito una sorta di buche trappola, illuminate dall'alto, nelle quali i tartarughini ancor meglio ingannati, si precipitano di corsa, verso quella che sarà invece la loro salvezza. Lui e lo staff li raccolgono ed ogni sera nei bacinelloni appositi, ci sono centinaia di piccoli che nuotano all'impazzata. Nel paese ormai questa attività è diventata routine e anche molti abitanti ormai collaborano al lavoro che ha coinvolto un po' tutti e ogni tanto arrivano ragazzini a portare secchiellate di esserini che si agitano. Quando la notte è piena si caricano i secchi sui pick up e si va tutti alla riva a liberarle nell'acqua. E' una bella sensazione, vederli che corrono verso il traguardo, l'onda leggera arriva e li prende con sé trascinandoli al largo, salvi, almeno per adesso. Poi torni a casa, contento, tra racconti di bisbocce romagnole a base di birra e piadine. Iapo ha anche ricevuto dal Ministero un bel diploma, che tiene appeso al muro per questa attività meritoria, anche se all'inizio non riuscivano a capire perché se la prendesse tanto a cuore. E allora anche noi eccoci arrivati fin qui e per non andare proprio a nanna digiuni, ci tocca fare onore ad una tavolata di fusilli e ricciola, mentre l'amico bengalese arriva con un colossale pesce grigliato e sfrigolante. Domani sarà un altro giorno. Intanto stiamo ancora un po' qui, sul divano del cortile a bere una tazza di thé, facendo piani per l'uscita di domani. La temperatura è calata, si sta davvero bene, tra un dattero e una boccata di narghilè alla mela. Quando vado in camera a letto sprofondo in un coma senza sogni. Non sento neppure il muezzin e la sua invocazione notturna.

Donne del deserto


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


La costa


martedì 30 ottobre 2018

Oman 4 - A mangiare dal Turco


Il faro di Sur
 
Piste
Sia quel che sia, un aspetto non secondario del girare per il mondo è anche quello gastronomico. E' divertente, è piacevole, insomma è cultura pure questo e con questa scusa, noi ghiottoni siamo a posto e giustificati senza problemi, vero Iapo? Così mi scuserete se di tanto in tanto, al di là del solito post riassuntivo sugli aspetti della cucina in questo paese, mi prenderò la libertà di illustrarvi qualche spot riguardante la cucina o meglio la gola, visto che vorrei sottolineare, questo giro ha dato a questo aspetto culturale, una certa importanza (forse perché ne valeva la pena). Comunque l'importante è cominciare bene e quindi dopo la mattinata di primo impatto con Muscat, che dopo la consueta notte insonne dello stanco viaggiatore, ha impattato duramente, complice la calura, sui corpi stanchi degli anziani in comitiva, arriva il momento di mettere i piedi sotto al tavolo, come si dice, non foss'altro che per rinfrancare le stanche membra. E qui bisogna appuntarsi bene questo indirizzo dove la Silvia ci porta decisa, anche se in Oman non ci sono gli indirizzi, è un modo di dire insomma: Turkish House! Vedo già che cominciate a dire, ma possibile che se vai in un posto cominci subito a scegliere ristoranti che si richiamano a cucine di altri paesi? Qui però, bisogna tenere conto del fatto che l'Oman è un paese tutt'affatto particolare, che non funziona, o meglio non funzionava secondo i canoni consueti dei viaggiatori.

Una spiaggia
In realtà, una vera e propria cucina omanita, al di là di qualche piatto particolare non esisteva neppure, ma ne parleremo a suo tempo ed il sistema, già illustratovi dello sponsor ha fatto sì che solo imprenditori stranieri abbiano aperto ristoranti in senso moderno e quindi vi ritroverete nella maggior parte dei casi a gustare piatti di cucine di paesi viciniori. Dunque qui siamo dal Turco e vi assicuro che ne vale la pena. Ecco intanto, dopo breve attesa, arrivare un bel piatto dei classici Mezzé anatolici, comprendenti un hummus di sublime delicatezza, una classica crema all'aglio, yogurt e cetrioli (che non amo particolarmente) ed un altra salsa piuttosto piccante ma stuzzicosa, accompagnate da una sorta di focaccia croccante che potresti sbafarti anche da sola, tanto era appetitosa. Poi arriva un fritto di calamari di rara leggerezza e dire che in questi paesi l'olio di frittura è sempre un punto interrogativo, eppure non lascia traccia sulla carta su cui i tenerissimi anelli sono poggiati, seguono un paio di gamberoni grigliati a testa, teneri e sapidi ed infine un piattone completamente ricoperto da un enorme pesce aperto e grigliato a puntino e qui capisci già di che morte dovrai morire nei prossimi giorni. Ma la chicca assoluta è il frullato di lime e menta che accompagna il tutto, denso saporoso, delicato e adattissimo alla bisogna, che ti incoraggerebbe a berne ancora e ancora e ancora.
Tartaruga in deposizione
Sembra che sia il migliore della città in assoluto. Dai diciamo pure che l'accoglienza è stata decisamente superiore alle aspettative e di questo e di quello che evidentemente ti aspetterà nei prossimi giorni, ragioni tra te e te mentre l'auto ti porta via dal centro di Muscat e passata la corniche, imbocca la strada della montagna che bisogna attraversare con larghi tornanti autostradali per andare verso sud, verso quel Ras al Hadd che sarà il nostro ricovero per queste due settimane. La via ti presenta subito il volto attuale del paese, una autostrada quasi nuova, da cui scorgi i forti lontani e le torri di osservazione, tre larghe corsie, illuminata per tutto il suo percorso, di notte, da una fila infinita di lampioni, che come tutte le altre, attraversa il paese per portare il verbo e la benevolenza del Sultano in ogni dove. Fuori della città il traffico ancora scarseggia, comparato a strutture di queste dimensioni, ma qui, soldi permettendo, si pensa sempre al domani e quindi avanti con arterie moderne ed efficienti, alla densità delle macchine ci penseremo più avanti. Qui però, attenzione, il codice della strada è molto severo; ogni tre chilometri circa c'è una postazione radar e se sfori di 10 km la velocità massima, è multa certa che ti arriva a casa ed è meglio che la paghi. Ma non basta, perché in questo caso non è sufficiente stare attento quando vedi da lontano il baraccotto che fa la foto, troppo comodo, ci sono continuamente postazioni mobili su macchine civetta dai vetri oscurati che ti aspettano al varco (anche se gli omaniti le riconoscono al volo da lontano, essendo auto governative e quindi con targa rossa, eheheheh.

Tratto di costa
Salvi allora? Eh no, troppo comodo, se tu sei interessato, diciamo ad arrotondare i tuoi redditi, puoi fare richiesta come privato di istallare sul tuo mezzo un radar e dedicarti diciamo così, a tempo perso, a fare un po' di foto agli automobilisti indisciplinati che, una volta segnalati alla polizia, riceveranno la loro bella multa comodamente a casa, con relativa percentuale a te naturalmente. Non parliamo poi di passare il semaforo col rosso, in questo caso parte subito una luminaria di flash che ti obbligano a fermarti subito, con successivo sequestro del mezzo e due giorni di prigione. Ma tanto di semafori ce ne sono solo due o tre a Mascat e nessun altro nel resto del paese. Insomma, certezza della pena per avere risultati, anche senza il taglio della mano, come ai bei tempi antichi, allora sì che si stava bene. La montagna intanto, con i suoi ripidi tornanti, è passata, niente tunnel naturalmente, perché questo popolo non ama interessarsi di quanto sta sotto terra, né visitarlo, quello è un mondo ostile popolato dai Jinn, esseri misteriosi e malevoli, che odiano i vivi e con i quali è meglio non avere a che fare, quindi nessuna galleria in Oman, meglio far girare la strada fino al passo più conveniente. Poi l'autostrada corre lungo il mare. Alla nostra sinistra il golfo di Oman che si va allargando per incontrare nei pressi della nostra meta finale l'oceano Indiano. E' un mare bellissimo e grandioso dal colore blu scuro in lontananza ed azzurro carico nell'onda che si frange sulla riva che si perde all'orizzonte.

Il divano a Casa Oman
A sinistra la roccia viva e nera, aspra e puntuta, che la mancanza di pioggia non riesce a levigare in forme ammorbidite, lasciandola così, dura e scostante, severa, nemica, difficile. Nel tratto che arriva in prossimità della spiaggia invece si formano tratti infiniti di bastioni alti sulla riva e scavati dalla forza dell'onda di un mare che nei momenti di rabbia, si ricorda bene di essere pur sempre un oceano, con la sua furia cieca che scava grotte e disegna scogliere, graffiando e dilavando, riducendo in briciole pareti maestose che crollano sotto la forza dell'onda, che diventeranno via via nei secoli pietrisco prima ed infine ciottoli di dimensioni sempre più piccole fino a mutarsi nella sabbia morbida e calda dove il piede affonda leggero. Una cartolina di benvenuto che non ti lascia prendere sonno per le quasi tre ore necessarie per arrivare a "casa". Solo di tanto in tanto piccoli agglomerati di case bianche sul mare quando la strada si allontana un poco verso l'interno. Poi, passata Sur, l'unica città rilevante, col suo faro sulla punta della baia incorniciata dal porto, un ultimo balzo verso la punta estrema del paese verso est, dove le case sparse di Ras al Hadd occupano il promontorio che delimita il grande parco marino delle tartarughe di Ras al Jinz, la spiaggia di decine di chilometri dove ogni anno oltre 20.000 tartarughe verdi vengono a deporre le loro uova ogni notte. Tra le altre al bordo estremo del paese, lungo una delle vie laterali di terra e sabbia, una costruzione omanita ha già il cancelletto aperto sul cortile interno. Siamo a Casa Oman. Sul grande divano classico al centro, coperto di stuoie e di cuscini, di fianco al bricco del thé speziato e del vassoio dei datteri, una sagoma dalle dimensioni facilmente identificabili, ci sta aspettando. E' Iapo. Accanto a lui, con gli occhi socchiusi mentre aspira una lunga boccata dal narghilé, l'amico Rashid. E' quasi sera e il muezzin comincia il suo canto, dalla moschea dietro casa.

Sulla spiaggia

SURVIVAL KIT

Turkish House - Al Hadiqa street- Muscat - Uno dei migliori ristoranti turchi della capitale. Prezzi per noi molto accettabili, dai 5 ai 7 OM a seconda di quanto mangiate. Qui servono soprattutto pesce freschissimo e di gran qualità. Sevizio rapido. Non perdetevi la bibita menta e lime, unica!

Sgonfiaggio delle gomme
Guida in Oman - Potrete guidare senza problemi in tutto il paese, con patente italiana. Potete affittare la macchina (meglio un fuoristrada se volete usarlo per vedere le zone più interessanti del paese. E' possibile con la macchina in affitto andare e venire anche dagli Emirati. Le regole della strada sono quelle internazionali, guida a destra come da noi, ma come ho detto, c'è una certa severità. Potrete essere fermati da posti di blocco per cui dovrete avere sempre con voi passaporto e patente. Ma nessun problema con la polizia, gentile e cordiale anche se vi faranno molte domande. Nessuna ricerca di scuse per fare multe inesistenti come accade purtroppo in molti paesi. Il traffico appena fuori dalla capitale è scorrevole e minimo. Le indicazioni, non frequentissime, sono però sempre bilingui. Tutti si fanno in quattro per dare informazioni, magari ti accompagnano fino al bivio che devi prendere. La benzina costa circa 0,50 Euro al litro, ma i mezzi disponibili consumano parecchio. Le strade tutte nuovissime raggiungono ormai tutte le città del paese fino all'estremo sud di Salalah. I distributori sono abbastanza frequenti e segnalati e aperti 24/24 h. Se affronterete piste sul deserto  o tratti di spiaggia sabbiosa, dove guidare è divertentissimo, ricordatevi di sgonfiare le gomme prima (contate fino a 120 circa) e di aver una pala con voi, caso mai vi insabbiate. Appena sull'asfalto andate subito da uno dei tantissimi gommisti che ci sono in ogni paese a rigonfiarle. Se vi trovate in difficoltà e passa qualcuno, sicuramente sarà disposto ad aiutarvi, nel caso.

Torri di osservazione

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

lunedì 29 ottobre 2018

A zonzo per la Baraggia biellese

Da Bielmonte
Il Ricetto

Mi prendo, se mi permettete, un attimo di sosta nella cavalcata omanita, per darvi conto della XI giornata di istruzione organizzata dall'Associazione Museo dell'Agricoltura del Piemonte, dello scorso giovedì 25, in direzione della Baraggia del Biellese. Un itinerario intrigante e curioso che ha avuto il beneficio e la fortuna di godere di una splendida giornata di sole. La prima gemma sottoposta alla nostra attenzione è stato il noto Ricetto di Candelo, un agglomerato che risale al XIV secolo e che è rimasto assolutamente intatto fino ai nostri giorni, attraversando sette secoli e molti periodi storici in cui non vi era certo alcuna mentalità od abitudine conservativa. Si tratta di una sorta di quartiere dotato di una cerchia di mura difensive, che fungeva da area in cui immagazzinare i raccolti dell'adiacente paese e difenderli da eventuali scorrerie ed eserciti di passaggio, in questa terra che ha visto nei secoli il susseguirsi di milizie di ogni genere. In pratica ogni famiglia del paese disponeva all'interno delle mura di una costruzione a due piani adibita a magazzino dove ricoverare la propria produzione di cereali e di uve vinificate. Queste "cellule" ancora oggi perfettamente conservate sono ancora oggi per la maggior parte, di proprietà privata e salvo qualcuna di pertinenza comunale, che ospita associazioni o altri punti di aggregazione, sono sedi di botteghe e locali o usati appunto privatamente come una sorta di tavernetta per ritrovarsi con gli amici.

La Casa Contadina
Il passeggiare per le strade che si incrociano, a pianta di accampamento romano, è molto suggestivo, c'è un senso di antico richiamato, dalla tipologia stessa delle costruzioni, dai muri di pietre tonde ricavate dal vicino torrente che si susseguono ordinatamente, dalle torri di osservazione che sorgono agli angoli estremi dello spazio e che consentono una splendida vista sul sottostante territorio della Baraggia, il vasto terreno pianeggiante di brughiera improduttiva che si estende ai piedi dei rilievi morenici di questa parte di territorio. All'interno del Ricetto, hanno trovato spazio anche due esposizioni riguardanti un Ecomuseo del vino, che raccoglie strumenti e ricordi legati all'arte di vinificazione dei tempi passati ed una intera cellula dedicata alla Casa Contadina che espone un'altra ricca serie di oggetti presenti nella vita di quel tempo non troppo lontano da noi nella memoria eppure così apparentemente estraneo dalle nostre abitudini presenti. Anche se tutti più o meno ricordano la presenza di qualcuno di questi oggetti nelle case dei nostri nonni, questi ci sembrano effettivamente così lontani dal nostro vivere quotidiano, quanto gli strumenti delle tombe degli egizi o delle necropoli etrusche. Strano ma vero. Infine la vicina chiesa di Santa Maria con la sua strana pianta ad L, conserva al suo interno interessanti elementi pittorici che meritano una breve sosta. 

La Menabrea
Il secondo punto di interesse della giornata è stata la visita del Museo della birra, presso il famoso Birrificio storico Menabrea, a Biella, a cui siamo giunti percorrendo il lungo fiume circondato dagli stabilimenti lanieri abbandonati  che hanno caratterizzato la storia industriale di questa città. Il Museo è ricco di suggestioni iconografiche ed espone una vasta serie di oggetti e di macchine che illustrano tutto il processo tradizionale di produzione della birra e della varietà di prodotti attualmente commercializzata da questo marchio, ben noto agli amatori italiani ed esteri. Naturalmente la sosta gastronomica nell'attiguo ristorante birreria, ha contribuito a farci apprezzare diverse sfumature del prodotto in questione. Nel prosieguo del giro, una breve sosta presso l'antico Monastero Mater Carmeli di Chiavazza, per ammirare una nota sequoia monumentale di oltre venti metri di altezza e di quasi otto metri di diametro che fa bella mostra di sé al lato della strada. Un vero e proprio monumento arboricolo che fa parte dell'elenco degli alberi storici italiani, davvero notevole per la sua imponenza. Infine la strada che conduce verso l'Alta Valle Cervo che ci ha indirizzato alla Panoramica Zegna, ha consentito una breve sosta nel curioso abitato di Rosazza, comune attualmente popolato da una ottantina di anime, la cui ricchezza di palazzi e costruzioni, torri ed edifici riccamente ornati incluso il noto castello, risulta assolutamente incongrua all'esiguo attuale numero di abitanti. 

La sequoia di Chiavazza
Il paese, costruito appunto dal Senatore Rosazza, membro della Giovine Italia Mazziniana e gran Maestro Massone è ricchissimo di simbologie esoteriche ed appunto massoniche ed è comunque avvolto da una  certa aura di mistero che meriterebbe una visita più prolungata ed accurata. Parte dell'abitato è costruito sfruttando il filone della cosiddetta estetica della rovina, con muri fintamente sbrecciati e trattati con l'acido e colonnati e false architravi che richiamano antichi templi greci. Qualcuno lo avvicina a Rennes le Chateau e addirittura lo denomina come uno dei borghi più misteriosi d'Italia. Insomma ce n'è da suscitare una certa curiosità per una visita più approfondita. Di lì, la strada sale lungo la panoramica Zegna fino ai 1500 metri di Piatto e Bielmonte. Una strada di montagna tra le più affascinanti d'Italia con i suoi panorami su valli spopolate, che in questa stagione mostrano tutta la meraviglia del "foliage" autunnale che da solo vale la visita. Scorci magnifici sulle vicine montagne e sulla sagoma del lontano Monviso che disegna la caratteristica skyline sulla pianura avvolta in una coltre di foschia che rende il paesaggio ancora più particolare e magico. Insomma un'altra giornata davvero interessante creata dalla fantasia e dall'impegno della nostra Dott.sa Giacomina Caligaris alla quale va tutto il nostro ringraziamento.

La chiesa di Santa Maria


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


Le mura del ricetto


mercoledì 24 ottobre 2018

Oman 3 - Muscat, la città

Muscat - Mercato del pesce

Nel porto
La zona di Mutrah si dispiega attorno al vecchio porto; questo era il cuore della vecchia città, quando ancora la costa era un agglomerato di villaggi e non un'unica sequenza di costruzioni lungo il mare di quasi 70 km come ora. Nella rada ci sono solo due giganteschi yacht, anche questi dell'amato Sultano, che li usa per girare per il mondo con i suoi amici. Al momento fanno bella presenza di sé manifestando, se ancora ce ne fosse bisogno la sua potenza e disponibilità. Comunque da qui si può fare un salto a dare un'occhiata al mercato della frutta e soprattutto all'attiguo mercato del pesce, affollato di prima mattina quando arriva il pescato e verso sera quando i morsi del sole si acquietano un poco. Anche qui, tutto nuovo naturalmente, banchi di lucido acciaio ed aria condizionata, quindi non dobbiamo cercarvi il caratteristico esotismo dei mercati d'oriente tutti puzza e confusione, né dolercene perché non ci sono. Insomma dobbiamo farcene una ragione. Questo è un paese ricco e ben governato, cosa che prelude ad una buona distribuzione della ricchezza, per cui e direi, fortunatamente per loro, non trovi certo l'accumularsi di sporcizia, povertà e marcescenza che fanno certo la gioia del turista sceso dalla nave, bramoso di esotismo da cartolina. Lui se ne rammaricherà forse, poiché rimarrà privo di scatti lacrimevoli ricchi di manine sporche e di occhi cisposi e coperti di mosche, ma gli abitanti sono di certo molto più contenti così. 

Cernie giganti
Altre sono le cose che devi cercare quaggiù. Ad esempio godere della ricchezza del pescato disteso sui banconi. Pesci enormi, dai tonni ai barracuda, ai marlin ed agli squali fanno bella mostra di sé distesi in esposizione gli uni di fianco agli altri e soprattutto è un vero divertimento stare a guardare l'abilità dei sezionatori, che in pochi secondi, di certo meno di un minuto, con coltelli affilatissimi, tagliano un tonno di quasi un metro, pulendolo di tutto punto e riducendolo a cubetti di carne rossa e golosa. Una velocità ed una precisione di colpi da rimanere a bocca aperta e devo dire che non sembra che qualcuno ci lasci le dita, altro che maestri di coltello giapponesi! Ci sono omaniti, soprattutto addetti alla vendita, ma qui come altrove, la maggior parte è costituita da indiani, pakistani e bengalesi, la vera forza lavoro della nazione. E qui bisogna spendere due parole sul sistema che fa funzionare l'economia di questo paese. Abbiamo detto che qui c'è un sacco di petrolio e di gas, tanto che il saggio sultano non sta sfruttando tutti i giacimenti trovati, ma intende conservarne qualcuno per il futuro, quando eventualmente ne comincerà la carenza. Ma questi soldi, anche se tanti, non basterebbero per garantire una vita agiata e nullafacente a tutti gli abitanti, cosa a cui la saggia popolazione ambirebbe senza problemi. E' vero, si fanno strade, case per tutti e gratuite, sanità e istruzione garantite, pensioni con 20 anni di anzianità (altro che quota 100) per quei pochi che occupano una posizione nei tanti uffici governativi o nella polizia o nell'esercito, ma non sarebbe sufficiente comunque. 

Una via del souk
Così, come per altri stati del golfo è stato inventato l'ingegnoso sistema della sponsorizzazione. Per qualunque straniero che desideri venire a lavorare o ad impiantare una attività o ad investire qui, è obbligatorio avere un locale omanita che ti sponsorizzi, cioè, che sia responsabile per te e si occupi di tutta la burocrazia per farti avere i permessi necessari, dopo di ché tu potrai cominciare la tua attività sia che si tratti di fare la domestica ad ore, o di un negozio di barbiere o un supermercato, fino a che tu voglia costruire un resort turistico. Basterà però, che ognuna di queste attività sia intestata allo sponsor (che eventualmente ne rimarrà proprietario se tu te ne vai), oltre ad una congrua fetta di utili, sostituibile eventualmente se sarà troppo complicato fare i conti, con un comodo canone mensile. Mica male, no? Poiché gli omaniti sono circa tre milioni e gli stranieri che lavorano o hanno attività qui, sono altrettanti, praticamente ogni residente ha una o più attività in cui gli altri lavorano e lui gode parte dei frutti. Ecco perché tutti gli omaniti che incontri sono felici, gentili ed accoglienti, oltre ed al di là della loro antica inclinazione naturale. Bisogna ricordare che qui gli unici mestieri svolti da migliaia di anni sono quelli dei pescatori, degli allevatori, dei mercanti di schiavi e delle attività legate al dattero e niente altro. Quindi non devi stupirti, quando passi nel vicino souk, di vedere la maggior parte dei negozi gestiti da indiani o pakistani, e anche la merce per la maggior parte arriva da questi paesi, così come tutta la frutta e la verdura.

Il palazzo del sultano
D'altra parte in un paese con un clima impossibile come questo, coltivare qualcosa che non sia il dattero o l'incenso che tra l'altro cresce spontaneo nel Dhofar, sarebbe difficile e costosissimo anche con i moderni sistemi di prelievo dell'acqua, mentre è assolutamente comodissimo e conveniente farle arrivare dalla vicina India o da qualunque altra parte del mondo. Le strade del souk, anche queste piuttosto moderne e coperte. hanno l'aspetto classico dei vari mercati orientali con i negozietti, aggregati per settore, i gioiellieri, i souvenir, i vestiti e le spezie, che si susseguono stipati gli uni di seguito agli altri, con i vari buttadentro che cercano di convincerti ad entrare. Bisogna ricordare che qui arrivano le navi da crociera che vomitano sulle banchine, quasi ogni giorno, migliaia di compratori affamati di esotico e che comprano senza troppe esitazioni dalla palla con la neve, alla pashmina di plastica, per giustificare il proprio passaggio e comunque far girare un poco l'economia. Per la verità qui non si indulge nemmeno troppo alla trattativa, anzi gli sconti non superano mai il 10-20%. Insomma non illudetevi di vivere i fasti del bazar di Istambul o dei mercati indiani, ma potrete farvi una passeggiata sufficientemente climatizzata, occhieggiando qualche donna velata e qualcuna un po' più disinibita che armeggia sullo schermo dello smartphone. Se proprio non vuoi uscirtene a mani vuote, la nostra Silvietta detta Burra, sa a colpo sicuro i locali dove sfogare i tuoi desiderata, i prezzi medi e le merci migliori da guardare, per lo meno quelle che hanno un aspetto originale ed interessante. 

Un forte
Poi usciti all'aria aperta che si fa via via più rovente man mano che passano i minuti, si può fare un altro salto, poco lontano per vedere il palazzo del sultano, per lo meno dall'esterno. Anche questo non esagerato anche se caratterizzato da una sua linea particolare che lo distingue da tanti altri e senza suggestioni kitch come ci si potrebbe attendere. Intorno, le sagome severe dei forti, completamente restaurati, almeno dall'esterno, che li fanno apparire come costruzioni affatto nuove, con forme antiche ed intriganti, che dominano i promontori che circondano il porto stesso. Insomma una vista di insieme accattivante, anche se non puoi elencare nessun particolare di spicco. Ecco questa potrebbe essere sottolineata come l'anima della città. Un agglomerato ormai moderno e non distintivo, non specifico e privo di costruzioni spettacolari o di nuclei antichi, ma proprio per questo completamente omogeneo, pulito ed ordinato, sul quale si levano eleganti e non esagerati minareti, circondati da case e ville bianche od ocra pallido, che formano un insieme gradevole  e mai pacchiano. Ma ormai è passato mezzogiorno e il sole picchia diritto. E' ora dimettere qualche cosa sotto i denti, perché diciamolo pure. Per Iapo che tira le fila da lontano, il viaggio deve avere anche e non ultima, una valenza gastronomica che completi l'illustrazione del posto. Forza allora che l'amico turco ci aspetta al varco.


Tonni

SURVIVAL KIT


La città
Muscat - Non c'è moltissimo da vedere in città, se si escludono i musei. Dopo la moschea, che è l'attrazione principale, calcolate un'oretta, rimangono nel quartiere di Mutrah, il mercato del pesce, il souk davanti al porto ed il palazzo reale, visibile solo dall'esterno. Dopo aver visto la moschea, parcheggiate al porto e da qui potrete raggiungere le altre cose a piedi. Già che siete qui cambiate i soldi di cui ritenete avere necessità durante il viaggio. Potrete cambiare anche a Sur, ma evitate l'aeroporto all'arrivo dove il cambio non è molto favorevole. Tenete conto che nel souk, se prevedete acquisti, tutti accettano senza problemi euro o carte di credito. Nel souk poca roba interessante, tranne le spezie, l'incenso che viene dal sud e i suoi prodotti, i pugnali in argento (molto costosi, anche 250 OR o più), e qualche raro oggetto di antiquariato. Poco il margine di trattativa. In una mattinata doveste cavarvela. 

Lo yacht del sultano




Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 23 ottobre 2018

Oman 2 - La moschea di Muscat

Il lampadario




Piazze metafisiche
Dunque finalmente partenza. Eccomi di nuovo con occhio già mezzo cotto (diventa sempre più faticoso viaggiare o è l'età che avanza?), che cerco la strada per il Rogoredo Park, ma i navigatori non dovrebbero facilitare queste pratiche? Il giovanotto che ci traghetta a Linate non sa dove sia l'Oman, ma ha gli occhi sognanti, quando gli racconto di spiagge bianche e solitarie. Si abbevera di racconti dei viaggiatori che conduce a quelle che gli sembrano le porte del paradiso, chissà se prima o poi potrà superarle anche lui. Poi comincia il trip di andare a nord per andare a sud. Sembra la storia delle sonde lanciate verso altri pianeti. E' strano ma per andare in un posto la via diritta non è mai quella giusta, devi fare un lungo e straniante giro che avrà la prerogativa di farti passare notti insonni nella classe bestiame di diversi aeromobili e di sostare per tempi infiniti a congelarti nelle arie condizionate di aeroporti dove non avresti nessuna intenzione di andare. A noi, questa volta tocca Londra, figurati un po', forse per andare a Oslo ci avrebbero mandato verso Il Cairo. Ma questo è il mondo della biglietteria aerea, certo se hai il braccino corto e le studi tutte per spendere poco. Ma se vinco il superenalotto.... bisognerebbe giocare però! Comunque accade questa strana cosa. Al momento della scelta se prendevi Oman Air - Malpensa - Muscat e ritorno spendevi 570 €. Se invece prendevi Malpensa - Muscat - Bangkok e ritorno, ne spendevi solo 350. Vedete un po' voi la logica. 

Luci
Naturalmente non potevi fermarti a Muscat e non proseguire, perché l'eventuale non show a Bangkok avrebbe annullato il biglietto. Così tocca andare fino a Londra, vedete un po' voi. Che fra l'altro essendo un aeroporto piuttosto vecchiotto e sovraccarico, è un gran casino con poche indicazioni e alto tasso di stress. Invece a Muscat, sarà che non avendo chiuso occhio come al solito, con una maratona di tre film ed essendo le sei del mattina, fatico a ragionare. Però la roba nuova che bellezza, soprattutto quando hai il grano che non ti fa difetto. L'aeroporto è nuovo di pacca, il più grande del medioriente, aperto a marzo ed è tutta una profusione di marmi, di luci di scivoli e spazi previsto almeno per un decuplicameto del traffico. C'è poco da fare, se metti il grano si vede. Anche le pratiche all'arrivo, sarà l'ora antelucana, sono veloci, complice il visto fatto on line, anche se i controlli sono abbastanza minuziosi, con aperture di valigie, sempre solo a me, con minuziosa e puntuale descrizione dell'utilità dei vari medicinali, che ormai data l'età e le precauzioni indotte dall'ipocondria incipiente, costituiscono quasi un bagaglio a parte. Comunque le candide dishdasha bianche che ricoprono tutte i corpi che ci circondano, fanno la loro figura. Un bel timbro sul passaporto e anche questa pratica è fatta.

Corridoi
Comunque saranno anche solo le 7 quando esci , ma fa già un caldo becco e anche non tanto secco se devo dire la verità, d'altra parte siamo in una città di mare. Caldo esagerato anche adesso che siamo ormai fuori dall'estate e sentore di mare, luce abbagliante e case bianche, questo è il paradigma del golfo, che anche il vento del nuovo e della modernità che ha cambiato tutto, non riesce a modificare. E' lo stesso mood che che ha trovato il mio amico Marco Polo, avete notato come continuo ad inseguirne le tracce, eppure sono passati 800 anni e, un secolo dopo, Ibn Battuta nelle sue peregrinazioni nell'Oceano Indiano e dintorni. Sentite un po' cosa dice il nostro veneziano nel capitolo 194 del Milione: - ...la quale città è posta in sul mare e si ha grandissimo caldo che a pena si puote campare, si non ch'egli ànno ventiere, le quali recano lo vento alle loro case né altrimente no vi camperebbono...- . Insomma c'è poco da fare, caldo fa caldo anche se siamo già ad ottobre e non nel giugno rovente degli oltre 55°C, e le ventiere sono state sostituite da una mortifera aria condizionata, benedetta e maledetta allo stesso tempo. Però la città è lì fuori che ti aspetta linda e pulita come tutte le cose nuove di pacca e qui, come in tutto il paese è difficile trovare una costruzione che risalga a più di quaranta anni fa. 

I giardini
Il più anzi, è stato costruito nell'ultimo decennio. Tuttavia, anche se il soldo c'è e si vede, non si è scelto di costruire con l'arroganza pacchiana dei parvenù, come negli Emirati, tutto deve essere misurato come lo era in passato, e nessun edificio deve superare i sette piani, meglio se tre, come la stragrande maggioranza delle abitazioni private. Così almeno ha deciso l'amato sultano, che Allah lo benedica, di cui parleremo a lungo. Lo stile misurato le vedi subito nella grande Moschea del Sultano Qaboos appunto, monumento in cui la funzione religiosa appare in sottordine a quella rappresentativa, quasi la sua presenza volesse mostrare immediatamente qual è l'anima del paese. Enorme, bellissima, dagli spazi infiniti, circondata da giardini continuamente irrorati di acqua, elemento architettonico a tutti gli effetti, lo splendore dei marmi preziosi e lucidi come specchi che coprono superfici a perdita d'occhio, ma tuttavia non vistosi, dai colori tenui e ambrati e dalle pareti spoglie, così lontane dal bianco abbacinate cosparso di preziosi e pietre dure della concorrente moschea di Abu Dhabi. Qui si vuole rappresentare ricchezza e potenza, certo, ma quasi senza volerla esibire. Solo il colossale lampadario, una vera casa di cristallo che scende dal cielo, con un abbagliante luccicar di Swarowsky, vuole sottolineare una unicità distinta, ma senza la girandola rutilante di colori della sua consorella emiratina. Qui solo pioggia di luce dal cielo ad illuminare il tappeto della sala di preghiera, un unicum di oltre quattromila metri quadrati, forse il più grande del mondo (o il secondo, ma che importa a questo punto). 

Eleganza di archi
Il sultano vuol comunicare che questo è il potenziale del suo paese, che tutti devono vedere e capire senza tante parole; non a caso questa è l'unica moschea aperta ufficialmente agli stranieri. E' magnifico arrivarci così presto al mattino, con pochissimi visitatori, camminare in questi spazi enormi tra linee nette, pulite, quasi severe e senza fronzoli; qui ti senti quasi piccola ombra nelle piazze di De Chirico, con quegli archi semplici e spogli che segnano le ombre corte del tropico, con poca indulgenza alle linee moresche, che l'assenza di figure, obbligata dall'Islam, rende ancora più essenziale. Anche i versetti del Corano ripetuti sugli alti muri in stile Thuluth, hanno un semplicità da design moderno e senza fronzoli. Poche vesti bianche si aggirano negli angoli segreti, l'ora della preghiera è ancora lontana, nessuna donna, se non i veli colorati delle nostre, acconciati alla meglio per la necessità, che il vento gonfia un poco, sotto le dita diritte verso il cielo dei cinque minareti eleganti. Silvia detta Burra, completamente avvolta da una lunga veste che le sue amiche del lontano Dhofar le hanno regalato, ci guida verso l'uscita, tra praticelli verdi e cespi di bouganvillee. E' la prima emozione che ti regala il Sultano, quasi volesse rimarcare a fondo quale è stato il passato e quale sarà il futuro di questo paese. 

Tirato a lucido


SURVIVAL KIT

Abbigliamento consono
Volo - Il meno caro anche se non il più comodo. Preso circa due mesi prima. British Airways che spesso ha le offerte migliori su Muscat. € 370. Comodo da Linate alle 14:30, arrivo a Muscat alle 6:30 del giorno dopo. Tre ore ad Heathrow comodo per i ritardi e tempo giusto per non perdere i bagagli. Tenete conto che il costo dei voli in prossimità della partenza o nelle feste comandate arrivano ai 1000 €. Quindi programmate per tempo.

Parcheggio -  a Linate (piùcarodi Malpensa). Rogoredo Park a 10 min.  53 € per 16 gg.

Visto - Da un anno non si può più fare all'arrivo in aeroporto ma bisogna prendere l'eVisa con internet qui. Pratica semplice: fino A 10 GG 20 €. Fino a 30 gg 42 €. Attenzione a non finire su siti di sedicenti agenzie che fanno pagare il doppio e in alcuni casi fregano i soldi. Riceverete una mail con la Visa confirmation che vi stamperete e metterete nel passaporto da presentare al controllo all'arrivo (vi sarà richiesta anche al checkin in partenza). Attenzione che a volte questa mail finisce nello spam. 

Muscat - Grande moschea - E' il monumento principale della città, ingresso gratuito solo al di fuori dei momenti di preghiera. Si può fotografare. Abbigliamento consono. Niente short e canottiere per gli uomini e velo coprente anche le spalle e gonne al ginocchio per le donne.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!