giovedì 28 marzo 2019

XII percorso didattico dell'AMAP

La mandria di Chivasso
 
Il Museo Nossi Rais
Un'altra delle sempre interessantissime giornate di studio organizzate dal Museo di Agricoltura del Piemonte (AMAP, di cui consiglio una visitina al sito), ha avuto compimento ieri nel sempre piacevole quadro del Canavese. L'esplorazione è cominciata dalla visita della Mandria di Chivasso, un complesso imponente nato nella seconda metà del '700, in un'area allora improduttiva per l'esigenza di casa Savoia di provvedere all'allevamento dei cavalli di corte. L'insieme delle costruzioni, che ha attraversato molte peripezie dopo che era venuto meno lo scopo primario del progetto, è in parte recuperato, ma mostra ancora molte strutture in stato assai precario ed è un altro dei tanti casi evidenti di complessi enormi per la cui manutenzione e conservazione servirebbero fondi cospicui che, se non messi a disposizione dalla comunità in un'ottica di puro interesse culturale, difficilmente potrebbero avere ritorni misurabili. E' purtroppo la storia di molte strutture straordinarie per le quali non si riesce a trovare una quadra sostenibile, come ad esempio, e non lo dico per solo campanilismo, la Cittadella di Alessandria, monumenti di enorme valore storico e culturale per i quali è difficilissimo progettare un futuro che stia in piedi economicamente. 

La chiesa di S. Giorgio canavese
Anche qui alla Mandria puoi apprezzare i giganteschi cortili e la dedizione architettonica che si poneva in quei tempi anche in queste costruzioni adibite ad uso rurale. Purtroppo gli edifici principali che hanno potuto essere mantenute sono proprio quelli che, venduti a spezzatino ad uso privato, sono poi state modificate anche strutturalmente per adattarle alle nuove esigenze, snaturando anche l'aspetto originale. Rimane l'impianto di base, sullo schema della corte agricola piemontese chiusa, che si può ancora apprezzare, magari sbirciando dal buco della serratura quanto rimane delle immense scuderie in rovina, con colonne di granito, che ricordano addirittura quelle leonardesche del Castello di Vigevano. Si può dare anche uno sguardo triste all'insieme delle grandi macchine di proprietà proprio del nostro Museo AMAG, ospitate a suo tempo, sotto un portico ormai cadente, quandosi pensava possibile utilizzare questi spazi come sede del Museo stesso, progetto di cui esiste la fattibilità, ma ormai svanito per mancanza dei fondi necessari. Del grande abbeveratoio centrale di oltre sedici metri di diametro, una vasca monolitica circolare che era stata ottenuta da un'unica pietra in mezzo alla grande corte, rimangono invece solamente i disegni reperiti negli archivi. 
La macchina Michela per la fono stenografia
Caduto l'interesse per l'allevamento equino, il centro divenne base per un grande progetto di allevamento di pecore merinos, che perse poi anch'esso gradualmente interesse. Tracce anche di un tragico passato si possono rilevare, nelle costruzioni esterne alla grande corte, quando durante la prima guerra mondiale, il complesso divenne una sorta di campo destinato ad accogliere oltre 20.000 soldati volontari polacchi, da inviare poi a combattere in Francia, un migliaio dei quali qui, lasciò la vita, tra privazioni e malattie. Insomma un monumento tutto sommato poco conosciuto che presenta molti lati davvero interessanti, oltre a fornire spunti di discussione sul futuro di questa tipologia di realtà. La vicinanza del cinquecentesco canale di Caluso, modificato ed ampliato proprio per fornire l'acqua necessaria al progetto originale, ha fornito poi ulteriori spunti di interesse alla visita. Ci siamo poi spostati nell'abitato di S. Giorgio Canavese, per visitare il piccolo ma ricco museo Nossi Rais, contenuto nelle quattro sale di una casa storica che ha dato i natali a Michele Botta, al centro del paese. Tra i tanti reperti, donati nella maggior parte dei casi dagli stessi abitanti del paese, che raccontano lo stile della vita contadina del Canavese, molti partecipano alla ricostruzione, attraverso gli attrezzi raccolti, di botteghe artigiane o ambienti della casa e della scuola. 

La fontana dei Fiumi nel parco del castello di Aglié
Moltissimi gli attrezzi curiosi ed i reperti rari e godibili. Una parte del museo è poi dedicata anche alla gloria locale Antonio Michela, inventore nell'800, della macchina fonostenografica, attualmente in uso nel Senato italiano, a cui è stato ceduto il brevetto e assai comune in aule parlamentari e tribunali di tutto il mondo occidentale, incluso quelli americani, canadesi ed australiani. Il museo, che segue anche le vicende del presidio Slow Food del fagiolo conosciuto come Piattella Canavesana di Cortereggio, una vera rarità salvata dalla scomparsa, con caratteristiche organolettiche assolutamente uniche, tra le quali, la consistenza tenerissima della buccia, che non rende necessario l'ammollo, è aperto il sabato e alla domenica gratuitamente e in settimana per gruppi su appuntamento. Infine l'intero pomeriggio è stato dedicato ad Aglié, con il famoso castello residenza sabauda, dai sontuosi interni e dal magnifico parco nel quale proseguono gli studi strutturali della regimazione delle acque, oggi chiuso alle visite e concesso eccezionalmente, per un esaustivo colpo d'occhio alla nostra associazione con la guida magnificamente esplicativa dell'ing. Quagliolo che questo progetto sta seguendo. Il complesso del castello nel suo insieme, con le eventuali possibili passeggiate nell'antistante vastissimo spazio agricolo, i suoi edifici rurali sei-settecenteschi ed il borgo che lo circonda, credete a me, valgono assolutamente un salto da queste parti.


Il Castello, ingresso posteriore.





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