martedì 19 marzo 2019

Central India 4 - Sentinel


Pescatori
 
Spiaggia
Ieri è stata una giornatina pesante, tra la notte in aeroporto, i due voli e la traghettata, ieri sera quando mi sono buttato nel letto, anche se dal bar della reception arrivava una musica a palla, mi sono addormentato come un ciocco. Pertanto oggi si presuppone tutta una classica giornata da spiaggia, asciugamano in spalla. Due passi e sei sulla sabbia; giriamo verso nord al contrario di ieri, non abbiamo neanche la voglia di prendere un tuktuk per andare in cerca della Elephant beach, che comunque pare sia piuttosto affollata. Qui, a Govindnagar beach, basta che cammini un po' e non c'è quasi più nessuno. Chissà dove si imbuca tutta quella massa di gente che sbarca dai traghetti? Va bene che è ancora bassa marea e l'onda arriva a poco a poco. L'acqua crescerà fino a mezzogiorno, credo, ma qui i turisti indiani, non amano più di tanto trascorrere il loro tempo sulla spiaggia, ci fanno un salto al massimo, si pucciano giù schiamazzando un po', poi vanno via quasi subito, se proprio vogliono esagerare si imboscano tra gli alberi con ceste di roba mangereccia a fare colazione. ogni tanto vedi in giro qualche coppietta che si fa i selfie romantici tra le palme, sembra infatti che l'isola sia molto gettonata per i viaggi di nozze nella middle class del subcontinente. Così devi soltanto trovarti uno spazio accogliente, tra gli alberi più bassi e fogliosi che garantiscono l'ombra migliore e soprattutto facendo attenzione a non avere cocchi  a perpendicolo sopra la testa. 

Peel island
Sembra infatti che muoia ogni anno più gente per la caduta delle noci di cocco che per il morso dei serpenti, sapevatelo. D'altronde se ti becca sul cranio un cocco da tre o quattro chili che piomba giù  da una ventina di metri di altezza, te lo spappola come un popone, è evidente. Io intanto calcolo bene le traiettorie e poi stendo l'asciugamano. L'acqua è caldissima anche se ancora troppo bassa per immergersi, un classico brodo equatoriale, ma chi se ne frega se devi fare un po' di slalom tra bottiglie di plastica, cartacce e immondizia varia. Beh, adesso non vorrei essere troppo critico, però dopo un po' arriva dal folto degli alberi un tizio con dei sacchi di residui alimentari e lo scarica direttamente sulla spiaggia, fiducioso nel lavoro delle maree, tanto per cambiare, lì dietro ci deve essere un ristorante e qui si fa così, almeno sembra. Davanti, il mare è comunque di un bel blu zaffiro che pian piano si muta in verde smeraldo, mentre si avvicina alla riva. Il quadro di insieme alla fine non offende e ti rimane la curiosità di pensare a quello che c'è dall'altra parte del braccio di mare che separa Havelock dalla vicina isola di Peel che dovrebbe essere disabitata. Una striscia verde che separa il mare dal cielo. Distante, misteriosa. Sarà lì il paradiso? Bisognerebbe avere a disposizione qualche giorno e andare a fare una esplorazione da quelle parti, una barca di pescatori che ti porti, pagando, la trovi sicuramente. Eh, ma noi siamo solo turisti e il tempo stringe, già va bene che ci regaliamo questo giorno completo di relax, sentendo solo il rumore leggero della risacca.

Mangrovie
Se ci pensate bene qui, qualche anno fa,  è arrivata l'ondata secca dello tsunami, dicono almeno dieci metri di altezza, che ha risalito l'interno per un bel tratto, facendo almeno 3000 morti in tutto l'arcipelago, qualche turista europeo (ce n'erano ancor meno allora) e tutti residenti, abituati al monsone bengalese, forte sì, ma non così inaspettato e distruttivo. Pensate invece che tra i nativi originari, non c'è stata neanche una vittima, sembra che con un certo anticipo si siano tutti diretti verso la parte alta dell'interno di ogni isola, salvando così la pelle. Non si sa nulla invece di quanto sia successo a North Sentinel, una isoletta tondeggiante di circa 60 km2 ricoperta dalla foresta e circondata dalla barriera corallina. E' molto strana la storia di questa isola priva di approdi e solitaria ad una cinquantina di km dalla grande Andamana e dei suoi misteriosi abitanti, i Sentinellesi o Sentinelloi che dir si voglia. Già, perché questa, pare sia una delle pochissime, se non l'unica, comunità esistente al mondo che ha sempre rifiutato ogni contatto col resto dell'umanità, respingendo a colpi di frecce che tenti di avvicinarsi alle coste. Per la verità non si sa neppure quanti siano, si dice tra i 30 e i 300 individui, una popolazione di pescatori raccoglitori che vivono nella foresta in capanne molto semplici e che non conoscono agricoltura, arrivati fin qui da almeno 30.000 anni con le prime migrazioni africane e qui rimasti isolati anche dalle isole più vicine, sviluppando lingua e cultura propria.

Mare
Nei tre secoli passati c'è stato qualche tentativo di sbarco da parte degli inglesi, che alla fine dell'800 ne prelevarono alcuni per condurli a Port Blair e studiarli e che morirono subito di malattia dato che il loro isolamento li ha resi completamente privi di difese immunitarie. Successivamente c'è stato qualche naufragio, dato che le acque circostanti sono piuttosto pericolose e qualche tentativo di sbarco da parte di studiosi che hanno lasciato doni sulla spiaggia. Si è allora osservato che gli abitanti hanno operato un recupero di materiali ferrosi dai relitti. Però i Sentinelloi, durante questi approcci, si sono sempre nascosti nella foresta o hanno accolto i visitatori con nugoli di frecce, con qualche ferimento seguito da balli di soddisfazione eseguiti sulla stretta spiaggia. In ogni caso l'isola è off limit da decenni e il governo indiano vigila che nessuno riesca ad avvicinarsi a meno di 5 km dalle sue coste. Un paio di pescatori che si sono avvicinati troppo, sono stati uccisi nel 2006, e non è stato possibile recuperare i corpi a causa dell'ostilità dei nativi che hanno accolto a colpi di freccia anche l'elicottero che aveva sorvolato la spiaggia; ma il fatto più eclatante è avvenuto nel novembre del 2018, quando un sedicente missionario americano, certo Allen Chao, assoldando una barca di pescatori, si è fatto mollare a un centinaio di metri dalla riva, convinto di voler riportare i selvaggi alla verità della unica fede. Giustamente, appena messo piede sulla battigia, è stato ricevuto con un nugolo di frecce che lo ha trasformato in un puntaspilli. 

Peel island
Il corpo è stato subito circondato da un gruppetto di uomini, che dopo aver ulteriormente infierito su di lui, lo ha seppellito sulla spiaggia. Si può dire certamente che ha avuto quello che si meritava e al momento la protezione di questa, che è certamente la tribù più a lungo isolata, conosciuta al mondo, sembra garantita. Ma il fatto ha aumentato i controlli ed i divieti sulle isole, con specifica attenzione a che tutte le altre tribù residuali andamanesi siano ancor meglio inavvicinabili. C'è anche Survival che vigila sul territorio anche se non so come, segnalando alle autorità le eventuali violazioni. Tutto buono e giusto, chi può essere contrario, ma naturalmente questo crea una interessante discrasia in un territorio, ormai molto turistico a tutti gli effetti, con una pressione di presenze notevole, proprio a contatto con aree off limit e con regole di estrema severità. E' un mondo strano questo, dove il wild estremo si mescola alle ciabatte da spiaggia e dove nel 2010 è morta a 80 anni, l'ultima rappresentante della tribù Bo, la signora Boa, così si chiamava, ultima anche a comprendere la sua lingua che è così morta con lei, capirete che la cosa mi abbia colpito profondamente e ne avevo a suo tempo anche parlato qui. Ciò detto godiamoci questo bel mare tiepido, che intanto è salito un po', cercando di non scottarci le epidermidi tenerelle, che qui comunque il sole picchia e lasciamo stare i Setinelloi ai loro archi, noi pensiamo alle due grigliate di tonno che questa sera ci aspettano al Fat Martin, proprio sulla strada. 

North Sentinel (da Google map)

SURVIVAL KIT

Sulla spiaggia
Wild Orchid Resort - Quasi sul mare a 2,5 km dal molo di arrivo sulla n.5, con accesso diretto alle due spiagge Govind a nord e Kalapathar a sud. Uno dei primi resort a essere costruito sull'isola e considerato tradizionalmente di lusso. Serie di bungalow in legno nel bosco con reception bar ristorante al centro. Il tutto è ormai abbondantemente invecchiato e molto bisognoso di essere risistemato, nei confronti delle tante nuove strutture sorte nel frattempo. Per la verità andrebbe benissimo se non fosse che il prezzo invece, forse in memoria dei passati fasti è sproporzionato nei confronti sia dei livelli indiani che di quelli della nuova concorrenza. Per questo io sceglierei altro a pari prezzo o in sistemazioni più spartane ma molto più convenienti. Comunque bungalow in legno con TV, AC, ventole, acqua calda, cassaforte, no frigo, tutto piuttosto antiquato a 70/100 Euro secondo stagione, con colazione buffet abbondante e valida. Free wifi solo alla reception. Personale gentilissimo, ma ripeto, voto negativo solo per il prezzo.

Fat Martin restaurant - Appena fuori dal resort sulla strada a destra. Locale noto e frequentato soprattutto da stranieri. Buon pesce ala griglia, piatti consistenti a 3/400 rupie. Consigliato e comodissimo se siete in zona. 





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