sabato 5 dicembre 2020

Di un passato ormai troppo lontano

foto di E.K.

In fondo anche una bella nevicata non è altro che una metafora della vita. Il momento di bellezza assoluta che avvolge tutto quanto è intorno a te, poi, passato l'apice della soddisfazione, si trasforma in breve in uno sguazzare infradiciato e fastidioso, qui da noi si chiama suass (con la prima s fricativa alveolare sonora [z] e le ultime sorde). Quello che era candida meraviglia, trasformato in fangosa melmitudine che sporca anche i pensieri. Pensieri sempre più cupi che infettano le teste, anche quelle come la mia, che in fondo non avrebbero ragione di lamentarsi troppo, avendo danni materiali limitatissimi e che tuttalpiù dovrebbero preoccuparsi solo per quelli che hanno i problemi veri e di quelli che disperatamente ci stanno lasciando la pelle. Ma in fondo è umano che anche i danni psicologici, problema delle società opulente, abbiano un loro spazio, anche se io li lascerei per principio fuori dall'agone di chi deve preoccuparsi dei problemi materiali innanzitutto. Al massimo possiamo discuterne noi, nullafacenti rancorosi, che comunque devono trovare il modo di ingannare il tempo e superare la noia delle compulsive maratone delle serie di Netflix. 


Avrete capito, che cominciano a mancarmi gli argomenti. La serie di Surakhis si sta inaridendo a causa della realtà che mi circonda e che da tempo ha superato la mia fantasia più sfrenata. Quando vedo le esternazioni di certi personaggi e capipopolo, non riconosco neppure più il mio Paularius, ormai povero pensionato da RSA che cerca solo di salvarsi dall'epidemia; ebbene sì, anche in questo sono rimasto indietro. Quando cerco di portare avanti il file dei luoghi del cuore, scopro di aver già raccontato gli episodi più gustosi e di cominciare a ripetermi, come quei vecchi che, mal sopportati dagli astanti, continuano a rinvangare di un passato ormai troppo lontano, come diceva Tenco. D'altra parte i miei haiku pretenziosi diventano via via più banali, che è poi la peggiore critica che possa essere fatta a questo genere di componimento, quindi pare proprio che uno dei problemi, diciamo effetti secondari di questo isolamento sia proprio l'inaridirsi del pensiero, che si trasforma a poco a poco in una pappa bambagiosa e avviluppata attorno al nulla. Avrete capito che sto cercando un punto di appoggio dove andare a parare, procedendo da banalità in belinate, ma è difficile anche così, quindi direi di piantarla lì e di sentirci domani sempre che mi svegli di un umore più fattivo.


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3 commenti:

Juhan ha detto...

Ma no, dai! Io continuo a leggerti e se non commento è per non dar l'impressione di chi a voel sempe fé l'oev fòra dla cavagna.
Ma oggi devo confessare che "suass" qui da noi si diceva --NO! proprio non riesco a ricordarlo; e non so a chi chiederlo. Perso.

Pierangelo Martinengo ha detto...

Nonostante il momento particolare è sempre un piacere leggerti. Cerca di non farti coinvolgere negativamente e rialza il morale. Considera sempre che ci fa molto piacere leggerti. Inizio a farti gli auguri, sperando che cambi in meglio. Ricordati la sghiarola che facevamo da bambini in mezzo alla strada (se non avevi le scarpe rinforzate dalle mezze lune di ferro sulla punta e sul tacco). Questa è la frase più lunga che abbia mai scritto su internet (cosidera). Nuovamente un saluto e un caloroso augurio per tè e la tua famiglia.

Anonimo ha detto...

Bien ecrire sur n'importe quoi , c'est un exploit.Et chaque jour , c'est un plaisir de te lire.
Jac.

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