domenica 13 luglio 2025

Seta 6 - Cercando il bazar

Anziano uiguro - Kashgar - Cina - maggio 2025
 

Pane tradizionale
Ma, recitano le guide, uno dei luoghi più nominati della città, è il famosissimo bazar, d'altra parte, è o non è Kashgar la città dei commerci per antonomasia? Dunque ci dirigiamo spediti appena fuori dalle mura della città vecchia, traversata la monumentale porta che, sia pure ricostruita, rappresenta sempre il punto di accesso tradizionale alla città e dove risulterebbe ubicato appunto il fulcro dei commerci. Però fuori da questa, si vedono solo nuove imponenti costruzioni che con sfoggio di marmi e di cristalli, raccontano i fasti della nuova Kashgar, la moderna e rutilante città cinese, cui aspira diventare, relegando l'immagine del passato ad una dimensione turistica per le oceaniche folle di cinesi che si auspica, arriveranno a portare mazzi di yuan e nuove tipologie di commerci, per il resto nulla. Proviamo a chiedere nei vari esercizi in via di apertura e in quelli ancora in costruzione, con l'aiuto del traduttore, visto che pare che nella nuova Cina nessuno parli più inglese. Già, infatti sembra che, contrariamente a  quanto accadeva quando io la frequentavo per lavoro, quando l'uso di questo esperanto mondiale pareva indispensabile allo sviluppo delle relazioni internazionali, oggi sta crescendo l'opinione che questa lingua non sia poi così indispensabile, visto che si ritiene che stia perdendo la sua centralità nel mondo. La consapevolezza di quanto sia aumentata l'importanza della Cina nel mondo, infatti, è cresciuta di pari passo con l'orgoglio nazionalistico e alla convinzione che il loro sistema sia, alla fin fine, migliore del nostro. 

Venditrice uigura

Comunque sia, la comunicazione sta diventando sempre più complicata anche se la tecnologia aiuta non poco. Già perché anche se i miei volenterosi sforzi di compitare in tutti i modi le pochissime parole che conosco in cinese e cerco di mettere insieme almeno frasette elementari, certamente quasi incomprensibili per qualunque anche ben disposto interlocutore, visto che  certamente sbaglierò quantomeno i toni e chissà che altro, ecco che ad ogni tentativo vedo solo facce interrogative. Poi capisco anche che qui si parla esclusivamente Uiguro e quindi anche il mio più corretto mandarino standard risulta vanificato, per fortuna Google tra le sue infinite opzioni comprende anche questa lingua, cose da pazzi! Le nostre indagini però, appaiono segnate dall'insuccesso più completo, sarà il traduttore che dà scarsi risultati, ma nessuno sembra aver mai sentito parlare di bazar o cose simili. Poi dopo lunga consultazione si arriva ad un accordo di massima secondo il quale ci dicono, che effettivamente il mercato era da queste parti, per lo meno lo era una decina di anni fa, ma adesso è stato spostato in giganteschi mall, molto più moderni ed efficienti, ad una decina di chilometri fuori città. A questo punto per vedere un qualunque outlet di brand internazionali, uguali a quelli che popolano tutte le città del mondo, ci rinunciamo volentieri e rientriamo nel dedalo della città vecchia, finendo nella parte più popolata dove si ammucchiano un po' di turisti, che esibiscono i loro costumi, ma per i quali siamo noi, gli unici nasi lunghi in giro, a diventare l'oggetto di interesse per foto e selfie. 

Suonatore

Ci fermiamo per un tè in un locale bardato in maniera tradizionale, più che altro per impratichirci coi metodi di pagamento tramite telefonino e poi passeggiamo per la città tra piccole orchestre di suonatori di strumenti d'epoca fino ad arrivare alla zona del night market, ambiente quasi sempre presente nelle città cinesi, visto che questo popolo ama moltissimo mangiare all'aperto, con i più classici cibi di strada che offre la località. Percorriamo quindi tutto il grande viale circondato di bancarelle che preparano le specialità dello Xinjiang e visto che si è fatta sera ci fermiamo attorno ad un tavolo che dà direttamente sulla strada, più che altro attirati dal nero pentolone di plof che un baldo giovane rimescola continuamente con un robusto bastone. Questo è uno dei classici di tutta l'Asia centrale, una sorta di riso a cui viene aggiunta ogni cosa, dalla carne alle verdure e all'uva secca e da cui deriva anche la parola pilaf, che definisce una modalità classica di servizio del riso. La tradizione vuole che venga preparato all'aperto appunto un un grande calderone, che di norma non viene mai lavato, proprio per la "ricchezza" dei sapori che trattiene nel tempo! Io ricordo bene il plof che mi fu servito ai tempi della chiusura di un ricco contratto a Taskent in Uzbekistan, buonissimo per la verità, in un grande cortile dove era stata montata la tenda per il banchetto e ricordo anche lo stuolo di mosche che popolavano le vicinanze del pentolone stesso, come anche le problematiche intestinali che mi perseguitarono nei tre giorni successivi, ma erano altri tempi certamente e le mestolate di riso che ci hanno servito questa volta, corredate da un congruo numero di spiedini di montone, erano davvero buone e si sono rivelate amiche anche nei giorni seguenti. 

Plof e montone

Oltre a ciò abbiamo fruito anche delle attenzioni più sentite da parte del proprietario del locale, entusiasta dall'avere l'opportunità di servire un gruppetto di stranieri nel suo locale, convinto del fatto che questa presenza attirasse clienti, che infatti facevano a gara per occupare i tavoli vicini al nostro, fino al punto da offrirci un paio di piatti di materiale incerto, forse meduse o simili, ai quali però non abbiamo fatto particolare onore. Ce ne andiamo tra grandi saluti e ringraziamenti, ripercorrendo le stradine più segrete che a questa ora della sera, sono quasi deserte e alla luce giallognola e fioca delle lanterne appaiono davvero molto fiabesche e ricche di fascino. Adesso, senza lo schiamazzo dei visitatori, sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo, in un passato lontano nel quale sentirsi mercante lontanissimo da casa, ma spinto dal desiderio di conoscere un mondo lontano e diverso, in cerca di opportunità e di nuove merci, abbagliato dalla diversità dei costumi e delle forme diverse che ti circondano. Suoni e colori alla luce delle fiaccole, ti dovevano apparire come magia pura dopo mesi trascorsi a traversare i più pericolosi deserti e le montagne più alte della terra. Lingue misteriose risuonavano nei mercati, ma i gesti, le occhiate, le stette di mano erano sufficienti a scambiare gemme, seta, drappi bestiame e poi ripartire per mete semisconosciute e lontanissime, nomi pronunciati di sfuggita nelle notti buie dei caravanserragli, mentre gli animali riposavano nella corsia centrale e ci si ritirava nelle nicchie in attesa che le carovane ripartissero. 

Montone

Il sogno, la speranza era arrivare a quel favoleggiato Catai conosciuto solo per sentito dire, ricco di beni preziosi e di una civiltà solo raccontata, con le sue filosofie misteriose, gli idoli ed il loro luoghi di culto, misteriosi ma di straordinario impatto. Il confucianesimo, il taotismo, che incrocio di pensiero e di idee nuove e sconosciute, di per se stesse affascinanti. Però, mentre ragionava tra sé e sé, del contrasto di pensiero sulla fedeltà assoluta all'imperatore e il diritto/dovere alla rivoluzione se questo era debole o incapace, chissà se anche Marco alla sera aveva la gola secca e tossiva continuamente come sto facendo io? La polvere che soffia dai deserti di terra gialla, quei loess che trasformano l'aria di Pechino in una nebbia color ocra in primavera, incrostandoti la gola come una carta vetrata, impregna pelle e vestiti e dopo le quattro gocce cadute dal cielo stamattina fa sì che le auto sembrino tutte coperte di sabbia. Però, intanto che siamo affascinati dalla natura, la tecnologia non mi sostiene e dopo aver tentato un pagamento di una collanina preziosissima, ecco che mi arriva la comunicazione che la mia carta di credito è stata bloccata dalla banca per ragioni di sicurezza. Meno male che prima della partenza mi ero premurato di scrivere anticipando che, a scanso di equivoci, per tutto il mese sarebbero arrivati pagamenti dalla Cina e quindi evitassero di bloccarmela. E' proprio vero che le troppe precauzioni alla fine servono solo a creare problemi quando non dovrebbero impicciarsi. Ci penseremo domani ma Marco non aveva di certo di questi problemi, dannazione! 

La porta della città

Uova
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sabato 12 luglio 2025

Seta 5 - La città vecchia di Kashgar

Itinerario cinese - maggio-giugno 2025
 

Antica porta

Di certo l'itinerario che abbiamo deciso di percorrere lungo tutta la Cina del nord è lungo e piuttosto impegnativo, ma i 26 giorni che ci siamo messi a disposizione per percorrerlo dovrebbero essere sufficienti, anche se tutto dovrà essere fatto un po' di corsa nella speranza che non sorgano intoppi che ritardino la marcia. La cartina orientativa che vi ho messo, illustra abbastanza bene il percorso che faremo in treno ed in bus, e vi assicuro che abbiamo scelto il sistema più efficiente, percorrendo dall'estremo occidente ad oriente il paese attraverso il Xinjiang, il Gansu, il Qinghai, lo Shaanxi, l'Henan, lo Shanxi e tutta la Mongolia interna fino al confine con la Mongolia vera e propria che attraverseremo a piedi (il confine naturalmente) per cominciare la successiva avventura. Più di 6000 km, che tuttavia confidiamo, i treni cinesi iperveloci ci consentiranno di percorrere rapidamente o almeno lo speriamo. Certamente la maggior parte di questa strada verrà compiuta attraverso le regioni più sperdute e desertiche della Cina odierna, quasi completamente spopolate e anomale rispetto al paese che fino a ieri era il più popoloso del mondo ed allo stesso tempo avremo modo di constatare che si tratta di territori culturalmente estranei alla cultura cinese propriamente detta e sinizzati, anche con una certa pressione solo in tempi recenti e anche questo sarà uno dei punti di interesse della nostra esplorazione. 

Finestre

Intanto eccoci proprio qui a Kashgar, o come tengono a ribadire i Cinesi a Kashi, visto che così è stata ribattezzata la città, per riportarla il più possibile nell'ambito nazionale, il punto di partenza, come già abbiamo rimarcato, della via  della seta cinese. La nostra ricerca di oggi cercherà appunto di trovare cosa è rimasto dell'antica città carovaniera che accolse per secoli i mercanti di tutto il mondo allora conosciuto. Infatti benché ci troviamo immersi in una città modernissima sotto ogni punto di vista, mentre intorno a noi sfrecciano nei controviali torme di scooter elettrici (quelli con motore a combustione non esistono più) che ti arrivano alle spalle come killer silenziosi e mortali e noi non ci siamo abituati, risulterebbe che ci siano ancora le vestigia della antica Kashgar, anche se occultati dalla selva dei grattacieli e dalla rete delle superstrade a sei corsie. Dunque mano a Didi, l'app collegata anche ad Alipay, che è il contraltare di Uber in Cina e ci dirigiamo proprio verso il quartiere della città vecchia che racchiude con le sue mura di terra quanto rimane della città vista da Marco Polo appena diciannovenne. In effetti siamo proprio al centro della città che circonda come un mostro tentacolare le vestigia di un tempo, oltre quattro chilometri quadrati di costruzioni, che testimoniano nonostante tutto abbastanza bene, cosa era questo luogo mille anni fa. Tuttavia non dobbiamo pensare ad una città di rovine, un sito archeologico  da visitare in silenzio immaginando come potesse essere nel lontano passato, come fosse una Pompei da percorrere lungo strade antiche, mura scalcinate e acciottolati pericolanti. 

La mentalità cinese è molto diversa dalla nostra e vuole cose diverse. Questo sito, come tantissimi altri che già avevamo visto nello Yunnan anni fa, prima del Covid, addirittura interi paesi e cittadine, compresa l'importanza storica e la loro fruibilità turistica, sono stati presi in mano e con un lavoro colossale, sono stati restaurati secondo un concetto da noi aborrito, del rifacimento totale in "stile" antico ed i vari edifici, rimessi in ordine, pur con le caratteristiche originali, utilizzati per locali, bar, ristoranti e negozi di ogni tipo, ma anche musei e spazi culturali. Insomma la creazione di una sorta di parco tematico, che a noi non piace molto, anzi se portato all'esasperazione non piace affatto, ma di cui i cinesi vanno pazzi. Non solo, come vedremo in tutte le altre città e  siti che visiteremo, anche qui è invalso l'uso, come già avevamo visto nelle città e nelle aree storiche coreane, specialmente per le ragazze, di vestirsi e bardarsi con costumi d'epoca, forniti da una miriade di appositi negozi che li affittano e provvedono anche ad un accurato trucco, per poi farsi fare un vero e proprio servizio fotografico in pose plastiche davanti agli angoli più suggestivi e pittoreschi del luogo. In particolare le donne appaiono molto sensibili a queste sirene e le trovi a dozzine con sguardi languidi e pose svenevoli appoggiate a serti di fiori e siepi potate secondo gli schemi della migliore arte topiaria, mentre le trine ed i ricami dei ricchi costumi formano un contrasto stridente con le scarpacce mastodontiche o gli ultimi modelli di Crocs, evidentemente tanto amate dalle teenager locali. 

per la città

Qui non hai ancora modo di cominciare a vedere e ne avremo testimonianze molto pesanti in seguito, il pressante e ormai insopportabile fenomeno dell'overturism, che tutto divora, mercifica e tende a distruggere, perché, mai come oggi in Cina, ti rendi conto di quanta sia la gente che si ammassa nei luoghi considerati mete turistiche, adesso che il paese ha raggiunto un benessere medio assolutamente paragonabile al nostro ed il turismo interno sia diventato davvero un imponente fenomeno di massa. Al momento comunque passeggiare per questi vicoli tra le case dalle pareti di terra, anche se spesso appena rifatte, ma con cura e attenzione per carità, è cosa piacevole. I mattoni crudi, che emergono sotto l'intonacatura di fango e paglia, erano posti verticalmente e di costa e le intercapedini di paglia erano poste oculatamente per fungere da isolante. Bellissime appaiono le porte, molte originali e le schermature alle finestre di legni intrecciati con lo stile tipico turchesco dell'Asia centrale, nei mille bovindi e terrazze riparate. Ci sono vie dove ritrovi botteghe di antichi mestieri o i forni dove ancora vengono cotti i naan, i caratteristici pani a focaccia, tondi e ornati sulla superficie superiore con un certosino lavoro in punta di forchetta da parte dei panettieri che poi li appiccicano a mani nude all'interno dei forni passando dall'imboccatura superiore. 

E poi lo stupore davanti all'infinita varietà dei mille tipi di frutta secca, dalle albicocche, ai caki, ai fichi e alle tante tipologie di uve sultanine e ancora i venditori di quella fresca, ciliegie, fragole e poi xiguà,西瓜, (la cucurbita dell'ovest),le piccole e acquose angurie e gli hamiguà哈密瓜,i dolcissimi meloni tipici della regione il cui nome deriva proprio da una città di queste parti. Insomma anche qui, tutto è stato preparato per l'arrivo di moltissima gente, troppa, ma lo spazio è ancora così vasto che puoi perderti per vicoli e stradine secondarie, immaginandoti ancora all'epoca del nostro Marco, stupito di certo dopo migliaia di chilometri di sabbia e di rocce desolate, di trovarti in questa sorta di paese delle mille e una notte, mentre da una porta di legno traforato, delicati occhi a mandorla ti misurano dall'alto in basso, con uno sguardo languido e interrogativo, forse curioso di come uno straniero sia arrivato fin lì e a fare cosa. E comunque qui i cinesi sono solo turisti come te, chi si muove e popola il sito è invece una tipologia di genti diverse. In testa agli uomini vedi solamente la doppa, quella specie di caciottella bianca o ricamata degli Uiguri e sui menti rade barbette lunghe una decina di centimetri, che segnalano quale era la popolazione del posto e oltre a loro Hui, Tagiki, Kirghizi, tutti musulmani, solo da poco sovrastati dalla pesante immigrazione imposta degli Han, arrivati fin qui grazie a vantaggiosi privilegi concessi dal regime per popolare il territorio ed al contempo modificare pesantemente il rapporto tra etnie. 

La grande moschea

Al di là del fiume c'è ancora una parte della città vecchia, dove l'opera di restauro, o meglio di rifacimento non è ancora arrivata e qui puoi vedere ancora le vecchie case in rovina, le pareti di terra dove scorgi i gialli mattoni di loess originali che si stanno disfacendo al sole, i soffitti crollati, l'intelaiatura delle abitazioni. C'è anche una serie di scale che, opportunamente disposte, ti consente, saggiamente, di vedere il quartiere dall'alto, per apprezzarne la complessa rete di vicoli e viuzze. Poi ritornando verso il centro, sbocchi davanti alla piazza della grande moschea di Id Kah che risale al XV secolo ed è tuttora la più grande della Cina con i suoi oltre 16.000 metri quadri e che potrebbe ospitare fino a 20.000 fedeli, tuttavia la mia impressione, forse sbagliata, per carità, è che il luogo sia stato praticamente chiuso e trasformato in museo. Nel senso, benissimo la fruizione turistica, ma a religione lasciamola un attimo da parte che è meglio, non andiamo a fomentare grane. Gli spazi all'interno sono immensi, dai grandi giardini circondati di alberi allo spazio della sala di preghiera, immensa con la selva di colonnine di legno che popolano lo spazio infinito antistante il mirhab, rivolto alla Mecca, dove avverti ancor più la solitudine assoluta che la avvolge, scandita dalle figure segnaposto del tappeto rosso fuoco, con i gul ottogonali che volevano assimilarlo ad un tappeto di fiori e orientare la preghiera, in un tempo ormai finito e da considerarsi, volenti o nolenti, ormai obsoleto. Comunque tanto per essere sicuri che le cose scorrano armoniosamente nella giusta direzione, nel 2014, l'imam della moschea, che nelle sue prediche veniva giudicato troppo anticinese, fu accoltellato a morte poco dopo avere assolto alla preghiera del mattino. Questione risolta.

Al trucco

SURVIVAL KIT

Kashgar - E' la porta della via della seta cinese, popolatissima fin dall'anno 1000 e descritta da Marco Polo. Oggi, di quasi 1 milione di abitanti, presenta la città vecchia con tre quartieri, di cui uno completamente ricostruito fino alla piazza centrale con la moschea di Id Kah oggi museo, una parte ancora in restauro dove si può apprezzare la struttura autentica della città e il bazar mercato notturno, particolarmente vivace con il suo street food e mercato dell'abbigliamento. La domenica invece vivace mercato tradizionale e fuori città in periferia il 牛羊巴扎 (niúyáng bāzhā, che letteralmente significa “Bazar delle mucche e delle pecore”). Qui potrete anche comprare una pecora o un cavallo o anche meglio un cammello, se intendete percorrere coi vostri mezzi un tratto di deserto. Per arrivarci ricopiate questa scritta e mostratela al tassista. Da vedere ancora in periferia, la tomba di Abakh Khoja, il leader islamico di Kashgar vissuto nel diciassettesimo secolo, molto ben conservata. Naturalmente fuori città si possono fare escursioni nel deserto o arrivare ai passi che portano ai paesi vicini, connettendosi con la Karakorum Highway con panorami naturalistici spettacolari. Non ci vogliono permessi per stranieri, ma ricordatevi di portare sempre con voi il passaporto perché i controlli sono frequenti, anche per entrare nei musei e simili.


La sala di preghiera


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giovedì 10 luglio 2025

Seta 4 - Primo contatto col regno di mezzo

Kashgar, la città vecchia - Xinjiang - Cina - maggio 2025
 

Effettivamente il viaggio per arrivare fino a qui ci ha stremato, ma siamo finalmente in terra cinese, proprio in quella Kashgar che rappresenta l'inizio del nostro viaggio, lo stesso inizio che un tempo era considerato la porta della via della seta, nel regno di mezzo. Diverse erano le vie che dall'Europa o dal sud dell'Asia arrivavano fin qui, ma proprio in questa città tutte si riunivano e questo era il centro fondamentale di passaggio per ogni carovana che volesse arrivare al Catai fino al suo punto finale dell'odierna Xi'an che allora si chiamava Changan. E se noi siamo morti per aver viaggiato un giorno e mezzo per guadagnarci l'accesso all'oasi mitica ai bordi del terribile deserto del Taklamakan, il mare  della morte, pensate alle carovane che un tempo per arrivarci ci mettevano un paio di anni, se non di più e che riuscivano ad giungerci solo grazie al fatto che su questa grande area della terra si era stesa quella che venne chiamata Pax mongolica, il dominio del grande impero creato da Gengis Khan, che primo tra i mongoli, riuscì a creare, oltre al più grande impero mai esistito al mondo, la possibilità di spostarsi senza problemi, in questi vasti spazi diventati finalmente senza confini. E possiamo solo immaginare l'emozione di chi arrivava fino a qui dopo aver attraversato la sconfinata Asia centrale e trovava questa oasi resa ricchissima dallo sviluppo dei commerci e popolata da genti e razze di tutto il continente che qui si incrociava, scambiando merci in una babele di lingue e abitudini diverse. 

Qui potevi giungere dai tre passi che attraversano le grandi catene che circondano il bacino del deserto, quello che va a sud verso il Pakistan, ancora oggi corridoio economico importantissimo, che arriva fino al porto di Gwadar sull'oceano Indiano e poi quello che va verso il Kirghizistan e l'ultimo che scavalcando il Pamir va verso il Tagikistan e la Persia. L'importanza quindi di questo snodo fondamentale del commercio mondiale, ne faceva, già dall'anno 1000, la città chiave per chi percorreva la via della seta e per questo motivo anche noi l'abbiamo scelta per dare il via al nostro viaggio, prendendo le mosse  dal capitolo 37 del Milione che, come spesso vi ho detto, rimane per me un punto fermo di ispirazione. Ho il libro aperto davanti a me e vi leggo:

"Casciar fu anticamente reame aquale è al Gran Can; e adora­no Malcometto.  Ella ha  molte  città e castella, e  la maggiore è Casciar.  E  vivono  di  mercatanzia  e d'arti. Egli hanno  belli giardini e vigne e  possessioni e bambagia assai (il cotone), e sonvi molti mercatanti,  che cercano tutto il mondo; ma sono gente iscarsa e misera, che  mal mangiano e  mal beono. Quivi dimorano alquanti Cristiani Nestorini, che hanno loro  legge, e loro chiese e hanno lingua per loro; e dura questa provincia cinque  giornate." 

Una città di mercanti, insomma già allora e infatti ancora oggi qui si tiene un famoso mercato della domenica, oltre ad importanti mercati settimanali di bestiame e di cammelli e certamente anche allora di dimensioni tali, di molte centinaia di migliaia di abitanti, da stupire il mercante che qui arrivava per la prima volta. 

Certamente Marco annotava, oltre alla produzione ed al commercio del cotone, che qui si parlasse una lingua diversa, in quanto fin dal I secolo, la dinastia cinese Han perse il controllo di questo territorio, che fu quindi sempre sotto il dominio dei diversi popoli turcofoni e mongoli che si succedettero fino alla tarda conquista dei Qing nel XVIII secolo, che denominò appunto tutta l'area come Xinjiang (nuova frontiera), Dalla metà dell'800 in poi però, fu tutto un susseguirsi di ribellioni in chiave anticinese, man mano che la dinastia indebolendosi, volgeva al suo termine e successivamente questi contrasti si acuirono ulteriormente con i movimenti indipendentisti Uiguri, durante tutto il '900 e ancora oggi rimangono una spina nel fianco per la auspicata armonia che il regime vuole a tutti i costi. Certamente oggi, davanti ai nostri occhi abbiamo solo una delle tante città cinesi, quasi indistinguibili le une dalle altre, costruita in massima parte negli ultimi 25 anni, con un centro modernissimo e le periferie popolate di selve di edifici di 25 piani, suddivisi in quartieri in cui fatichi a distinguere una casa dall'altra, costruite per ospitare le orde di cinesi di etnia Han, convinti con ogni genere di incentivi a migrare in queste province estreme per annacquare numericamente le etnie musulmane presenti e renderle meno disturbanti, da un lato con una pressante propaganda tesa a raccontare una storia del tutto fantasiosa di una civilizzazione portata da secoli dagli Han ad una serie di tribù di barbari litigiosi e con i quali oggi si vive in una placida e meravigliosa armonia. 

Nel contempo si procede ad una spedita operazione di opacizzazione e cancellazione della cultura precedente, minimizzando usi e costumi, osteggiando la lingua, chiudendo moschee e madrase o trasformandole al limite in attrazioni turistiche se, data l'importanza artistica non si può proprio abbatterle. Naturalmente in caso di opposizione reale si provvede in altro modo, ça va sens dire. Di certo non mi aspettavo di arrivare nell'oasi che aveva ricevuto Marco, ma anche la selva di palazzi ed il modernissimo centro tagliato da superstrade ad otto corsie in ogni direzione, è un bell'impatto. Comunque sia, cerchiamo di occupare il resto della giornata che ormai volge al termine per sbrigare gli aspetti pratici che ci saranno indispensabili per il corso del nostro viaggio. Domani invece cominceremo la visita vera e propria della città. Intanto cerchiamo di procurarci dei soldi cartacei, visto che subito abbiamo avuto qualche difficoltà con la tecnologia. Già, perché come forse vi ho già accennato in Cina la cartamoneta è praticamente scomparsa a favore delle applicazioni su smartphone con le quali si paga tutto. Ma questo sarà argomento di un apposito capitolo. Sta di fatto che andiamo di corsa prima che chiudano alla vicina agenzia della Bank of China, pare l'unica titolata a fare il cambio, ma solo in dollari, visto che l'Euro sembra piuttosto misconosciuto da queste parti. L'agenzia è piccola ed il nostro arrivo scompiglia un po' le carte e non so se per cortesia verso lo straniero o per loro comodità, veniamo dirottati verso uno sportello speciale, saltando la coda in attesa. 

L'operazione di cambio si rivela però molto complicata, come se per l'addetta, che esegue il tutto, fosse la prima volta. Un po' stralunata e con faccia preoccupatissima, procede ad ogni step con attenzione maniacale, ad esempio le tre banconote da 50 dollari vengono contate con la apposita macchinetta conta soldi per ben tre volte, forse per essere sicura di non sbagliarsi oppure per prassi obbligatoria consolidata. Innumerevoli problemi comporta poi la compilazione di diversi moduli per riportare i dati del passaporto che provoca molti dubbi di interpretazione forse a causa degli inusuali caratteri latini da translitterare. Un cliente, che poi è anche il proprietario del vicino negozio di giade, che è l'unico in giro  che conosce qualche parola di inglese si precipita a dare una mano, mentre grande uso viene fatto dei traduttori automatici dei telefonini, anche se mi sembra che non ci sia molto da spiegare nella transazione. Poiché comunque l'affare si ingrossa, subito accorrono altri addetti, una, più esperta, per dare una mano alla sportellista alle prime armi, che di tanto in tanto consulta quello che potrebbe essere un manuale di istruzione per casi problematici, gli altri, tra cui la guardia all'ingresso, a procurare sedili per i componenti del nostro gruppetto in attesa, affinché non si spazientiscano troppo. Non solo, un'altra bancaria si prodiga immediatamente a distribuirci bicchieri di acqua calda, prelevata dall'apposito distributore, per ristorare gli stranieri in paziente attesa. 

Non c'è altro probabilmente ma di certo, siamo anche un po' imbarazzati, non pensavamo di provocare tutte queste complicazioni. In pratica abbiamo bloccato l'intera filiale, ma gli altri clienti, ben lungi dal lamentarsi o protestare per l'inconveniente, si scambiano impressioni sulla situazione che, inopinatamente, sta prolungando anche i loro tempi di attesa. I dollari sono stati controllati con molta attenzione più volte più volte, affinché non presentassero il minimo segnetto, macchia o piegatura che comportasse qualche piccolo taglio, pena il rifiuto reciso ed inappellabile e infine incassati. Alla fine l'operazione viene perfezionata e gli yuan computati, ricontrollati più volte con la macchinetta conta soldi e finalmente consegnati all'interno di una busta, con due mani come si conviene tra persone educate, anche se noi a  tutti gli effetti dovremmo essere considerati barbari occidentali e forse tali siamo. In totale è passata un'ora e dieci minuti circa, usciamo esausti e ci dirigiamo a svolgere la successiva operazione, l'acquisto di una SIM cinese che ci consenta di usare il telefonino anche senza i wifi degli alberghi. Proviamo in tre negozi di telefonia diversi, che anche qui sono più numerosi dei verdurieri, ma il risultato è sempre lo stessa, le SIM non si possono vendere a chi non è in possesso di carta di identità cinese. 

Una bella grana direi, visto che noi cinesi non siamo. Un negoziante ci vorrebbe addirittura chiamare due taxi per andare in una fantomatica sede centrale della Telecom China, dove forse le forniscono anche agli stranieri, dopo chissà quale complesso iter burocratico. Rinunciamo, troppo complicato e ripieghiamo su una e-Sim, acquistabile on line, che costa di più, ma alla fine garantisce anche una VPN efficace che scavalca il Farewall governativo che non permette normalmente l'uso di Google e di tutti i suoi derivati(mail, maps, traduttore, ecc.) e WhatsApp, che in effetti da questo momento funziona in modo quasi regolare. Questo è uno dei problemi di base che si deve affrontare visitando questo paese e che va affrontato seriamente se volete viaggiare in autonomia, ma ci faremo un discorso a parte. Rimane solo più da mettere sotto il becco qualche cosa, visto che siamo in giro da quasi due giorni, ingerendo poco o nulla e sarà pure che la cucina cinese è una delle più famose del mondo, ma tra la difficoltà di comprensione dei menu ed il rapporto complesso con i camerieri, pur volenterosissimi, riusciamo alla fine a mettere insieme un piatto di noodles, talmente speziati che ci cuociono la gola per i due giorni successivi e poco più. Fatto ciò stramazziamo nei letti fulminati dal sonno del giusto. Domani penseremo alle visite più in particolare. 

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martedì 8 luglio 2025

Seta 3 - In volo

Sichuan airlines - maggio 2025



la Sichuan airlines
Chissà perché il viaggio, a cominciare dal volo da cui ha inizio l'avventura, è sempre pervicacemente condizionato dalla scomodità, quasi che questa tortura imposta ed inevitabile sia una sorta di scotto da pagare, una tassa sul godimento da scontare da parte del viaggiatore che si suppone già abbondantemente premiato dalla possibilità di effettuare il viaggio stesso, un privilegio, visto come una ingiustizia e per questo da punire. Il sospetto è però che  tutto questo patimento venga dal fatto che a causa del braccino corto, per risparmiare al massimo, si cerchino sempre soluzioni ed itinerari al massimo risparmio che, proprio per questo motivo, fruiscano sempre di orari e combinazioni impossibili. E così eccoci svegli alle 3:30, un orario non del tutto gradevole, ad aspettare un taxi che ci porti fino all'aeroporto di Caselle, punto chiave da cui spiccare il volo verso la chiamata del vento dell'est a cui, come sapete, capiti quel che capiti, non so resistere. Il volo Ati che compie il primo balzo verso Fiumicino è in perfetto orario, ma, sarà una impressione, lo spazio tra i sedili è il più ristretto che mi sia mai capitato. Si vede che le necessità dei nuovi padroni tedeschi impongono anche questa pena accessoria ai malvisti mangiaspaghetti, suonatori di mandolino, oppure è solo una mia idea preconcetta, che mi fa incrociare le dita, visto che ogni volta che transito dall'aeroporto romano, perdo un bagaglio. 

in città

In questo caso pare che Ati si sia invece messa in combutta con una specie di low cost cinese, la Sichuan Airlines, che oltre al benemerito risultato di mantenere il costo del biglietto ad un livello accettabile, consente di spedire il bagaglio fino alla destinazione finale. Già, perché la soluzione per arrivare fino a Kashgar, il nostro punto logico di partenza per percorrere interamente il tratto cinese di quella via della seta di cui ho incominciato a parlarvi, parte appunto da lì, l'oasi famosa, quasi al confine con Kirghizistan e Tagikistan, dei quali siamo a circa 50 km dal confine, nell'estremo nordovest cinese. Tuttavia per arrivarci, ci vediamo costretti a transitare, addirittura da Chengdu, nel sud appunto del Sichuan, cosa che ci costringe dunque ad attraversare anche verticalmente il paese. Ci vorrà del tempo in più, certo, ed arriveremo stremati, ma in effetti alla fine, vi assicuro, il portafoglio sarà contento. Intanto devo constatare che lo scalo romano è migliorato assai dall'ultima volta che lo avevo visto e probabilmente, l'inserimento tra i migliori europei, potrebbe essere giustificato, impressione sostenuta dal passaggio di ritorno ad Amsterdam e non voglio aggiungere altro! 

Così ragionando e guardandosi intorno, io amo incredibilmente l'atmosfera dell'aeroporto, il senso di eterogenea internazionalità che la pervade, quel senso di assoluta e libera extraterritorialità che ti fa sentire padrone di andare in qualunque parte del mondo senza vincoli e barriere anche se poi questo non è affatto vero, cosa che tuttavia mi fa stare col naso all'aria a guardare i tabelloni delle destinazioni più strane, compitando quelle che già ho visto e quelle dove vorrei poter andare un giorno e perdendomi nei visi esotici della gente che passa e va verso la sua destinazione, casa o chissà dove, il tempo passa e le quasi cinque ore di attesa si smaltiscono più velocemente. D'altra parte siamo ancora freschi di partenza e le undici ore di volo che ci attendono diventano in automatico la prima prova da superare. Per fortuna qui lo spazio è un po' più umano, sarà che i cinesi sono cresciuti di statura e così, anche l'immondo cibo delle aerolinee ( ci deve essere una congiura che accomuna le compagnie di catering aereo di tutto il mondo per offrire ai passeggeri un tipo di cibo che sia il più orrendo possibile, non si sa per quale preciso fine), viene in parte trangugiato in attesa che il tempo passi e le gambe rattrappite rimangano in coma farmacologico fino alla fine, mentre tu ti lambicchi il cervello, pensando alla tua meta finale e ti crogioli di invidia verso quelli che appena appoggiata la testa contro il sedile sono piombati tra le braccia di Morfeo.

Quasi ci godi con malizia, quando la pigolante hostess dagli occhi mandorlati li sveglia per rifilargli il mefitico vassoio e il bicchiere di coca Cola calda che gli compete, visto che questo è quel che passa il convento, in questa nuova epoca di voli no frill. Sia come sia, non riesco neppure a vedere un filmetto, visto che il mio schermino funziona malamente, ma il tempo passa e finalmente arriviamo a Chengdu, la terra dei panda, dove per altro ero già passato una ventina di anni fa, quando era l'unica porta cinese di accesso al Tibet. Bei tempi allora, ma adesso mi trovo di colpo in un aeroporto monstre, nuovo di pacca o almeno costruito pochi anni fa, con quella che dovrò pian piano imparare come la visione programmatica cinese, che pensa alle cose con una visione rivolta ai prossimi decenni, per cui ogni struttura ti sembra mostruosamente sovradimensionata all'oggi. Questa è la prima lezione che ti dà questo paese, stupidamente sottovalutato da un'Europa miope e giustamente e non solo per questo, in totale decadenza. Tre ore per aggirarsi in questo prodigio tecnologico, in cui noti l'avviarsi verso il controllo totale, sono sufficienti per cominciare a capire dove sta andando questo paese, un primo assaggio insomma, ma significativo. 

Poi è ora di imbarcare verso il balzo finale di altre cinque ore, accidenti alle distanze, e alle 13:20 del giorno dopo, complice il fuso di 6 ore, ma vi ricordo che ci eravamo messi in moto alle 3, arriviamo un po' storditi alla meta finale del volo che però è allo stesso tempo quella iniziale del nostro itinerario. Il caldo alito dei 39°C del deserto ci abbraccia definitivamente alXl'uscita, contribuendo a stordirci definitivamente. Insomma, la mazzata finale, dato che visto che non siamo ancora del tutto attrezzati con app per i taxi e per i pagamenti e schede telefoniche, ci rivolgiamo ai bus cittadini per raggiungere il centro ma, poiché l'oasi di Kashgar, che per il metro cinese è una cittadina di piccole dimensioni, in realtà supera di gran lunga i 500.000 abitanti e quindi l'orientamento necessita di una certa messa a punto. Anche pagare i bus col telefonino, vista la mancanza di pratica, ci impiccia un po', ma l'autista è molto comprensivo e ci aiuta in ogni modo. D'altra parte, un gruppo di nasi lunghi che si aggirano in queste città periferiche deve essere cosa così anomala da destare la curiosità immediata ed il desiderio di dare una mano da parte di tutti. Insomma alla fine riusciamo a raggiungere il nostro albergo. Siamo tutti, io in particolare quasi completamente morti, ma tranquilli la giornata è ancora lunga e ci sono ancora un sacco di cose da fare, quindi forza e coraggio, bagagli a terra e via andare. 

SURVIVA KIT

Volo di andata -  Torino - Roma con ITA Airways AZ1432 delle 6:50 - Roma - Chengdu  con Sichuan Airlines 3U3896 delle 12:35 e Changdu - Kashgar con Sichuan Airlines - 3U6579 delle 8:35. Costo 358,70 con bagagli in stiva.

Hotel Up and in - 148,  Xicheng Av. - Kashgar - 3 stelle standard, che corrisponderà grosso modo atutti gli altri simili cinesi. Le differenze sono minime. Stanze piuttosto grandi, sempre molto recenti quindi pulitissimi, personale gentilissimo anche se nessuno parla inglese ,ma molto disponibile, letti king, AC, TV grande schermo, molti gadget per il bagno anche tecnologico, colazioni sempre in stile cinese, senza cibi occidentali e dolci, raramente frutta. Solo uova sode. Non c'è mai il frigorifero. Questo si allinea perfettamente a questo standard. Si può trovare sui 25 euro.


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domenica 6 luglio 2025

Seta 2 - Le motivazioni

Kashgar - Xinkiang - Cina - maggio 2025


Dunque come vi ho accennato nel capitolo iniziale, questo ambizioso itinerario in terra cinese e non solo, ha implicato una preparazione complessa e minuziosa, che è tuttavia fattibile, se sei poi disposto a non innervosirti troppo davanti agli inevitabili piccoli problemi che sorgeranno durante il cammino; certo per fare questo tipo di viaggi, serve un minimo di esperienza da giramondo e un po' di dose di adattamento (cosa che diminuisce proporzionalmente con l'età, a dire il vero) e anche un poco di preparazione fisica, cosa che purtroppo appartiene solo più al mio lontano passato. In ogni caso per i dettagli pratici della preparazione, se ne parlerà al termine del racconto delle sensazioni che questa esperienza mi ha dato, quello che è poi è il sale del viaggio, il resto sono tecnicalità che in fondo interessano solo coloro che il percorso intendono a loro volta rifare, dei survival kits, a volte inutili, a volte pretenziosi, ma che comunque verranno detti per chi è interessato. Rimangono ancora alcune premesse di cui devo darvi conto prima di salire sull'aereo che porta ad Oriente, e se no che vento dell'est sarebbe? Dunque la necessaria premessa che deve essere fatta, è che io della Cina, ho già una buona esperienza, maturata in un tempo di quasi tre decenni, sia per il mio lavoro che mi ha portato a girala in lungo ed in largo per quasi dieci anni, cosa che ti dà di un paese un punto di vista decisamente diverso e comunque molto interessante, sia per il mio piacere di viaggiatore, cosa che mi ha concesso il privilegio di poter vedere uno dei cambiamenti più epocali avvenuti sul pianeta, un punto di vista di grande interesse che con questo giro, che è avvenuto a distanza di cinque anni dall'ultimo (appena prima dello scatenarsi del Covid), rappresenta un magnifico momento di paragone in una realtà, quella cinese che, essendo certamente quella più rapida del pianeta, quanto a cambiamenti, consente bene di cercare di capire dove sta andando il mondo e come lo sta facendo. 

Già questo spunto varrebbe il viaggio, ma bisogna aggiungere a tutto ciò, che il tema della via della seta, con tutte le sue implicazioni mercantilistiche e geopolitiche è sempre stata una delle mie grandi passioni e ripercorrerne al completo il tratto cinese, con il Milione alla mano, rileggendo le parole del grande veneziano e soppesandole ala luce di quanto vedi dopo 750 anni, rappresenta comunque una straordinaria emozione ed è fonte di molti appassionanti spunti di riflessione. Oltre a ciò questa via attraversa proprio i territori dove sono sorti imperi e regni di tutta quella storia turcofona, per la maggior parte da noi ignorata o trascurata e che giocoforza, a causa delle spinte, possiamo tranquillamente dire prevaricatrici dell'attuale governo, si tenta in ogni modo di cancellate, minimizzare e nella miglior visione delle cose, assimilare, in nome di una armonia pacificatrice, per carità assolutamente utile ed auspicabile per eliminare i contrasti etnici, ma che comporta sempre una certa qual falsificazione storica tendente a dimostrare che l'etnia prevalente, ha portato la civiltà e il benessere ai barbari finalmente civilizzati. E ancora oltre a questo, considerate che l'itinerario studiato si dipana attraverso una serie di luoghi mirabili, meraviglie naturalistiche, siti Unesco a profusione, insomma tanta roba da vedere, per la quale di solito non c'è la possibilità, date le distanze, di inserire nei classici itinerari cinesi. C'è poi tutto l'aspetto religioso da valutare a da mettere a confronto. Infatti le terre che attraverseremo rappresentano la quintessenza dell'espansione dell'Islam nell'Asia centrale, proprio nel momento in cui questa espressione religiosa viene a contatto e si scontra con il Buddismo arrivato dalla lontana India. 

Assisteremo infine al complicarsi delle situazioni, quando queste due grandi forze morali e ovviamente politiche si misurano con Confucianesimo e Taoismo, le due forze preesistenti nell'estremo oriente da secoli. Un bell'incrocio di tematiche e di contrasti, direi. L'appendice mongola infine ci consentirà un ulteriore e stimolante punto di vista e cioè quello di completare il cerchio, andando a vedere e a conoscere direttamente i nemici storici ed avversari di sempre del cosiddetto Regno di mezzo, i famigerati e temutissimi Nu, le tribù mongole, le cosiddette Ordu, che a folate continue, non appena raggiungevano una potenza sufficiente a farlo, quando periodicamente l'accordo tra le tribù o la nascita di qualche condottiero carismatico lo consentiva, tentavano, a volte riuscendoci di premere sulle fertili e bramate terre cinesi, imponendo addirittura per quasi due secoli una loro dinastia imperiale, gli Yuan. Per frenare e difendersi da queste orde del nord è nata addirittura una delle più grandi opere che mente umana abbia concepito, la Grande Muraglia, che come tutte le sue sorelle risulterà inutile allo scopo, ma rimane testimonianza assolutamente unica nel suo genere. Insomma avremo un sacco di carne al fuoco, forse addirittura troppa, e una massa enorme di materiale da vedere, visitare, valutare. Speriamo solo di non fare confusione. Io cercherò di guidarvi attraverso questo ginepraio di stimoli per me complicati non essendo assolutamente uno specialista in materia, lasciandomi coinvolgere al massimo da luoghi e sensazioni, e se di tanto in tanto finirò fuori strada o con le ruote nel fosso, mi perdonerete, perché l'importante credo è lasciarsi portare dalla passione e lasciarsi prendere dall'entusiasmo per provare alla fine il massimo della soddisfazione. 


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venerdì 4 luglio 2025

La via della seta 1 - Finalmente ritornati

Khasgar - Xinkiang - Cina - In giardino - giugno 2025
 

Così eccoci qua, per l'ennesima volta un ritorno, sani a salvi, tutti interi o quasi almeno io, che oggi posso inaugurare con orgoglio l'ennesimo braccio ingessato (due in un anno non saranno un po' troppi?), da un viaggio lungo, faticosissimo, forse il più impegnativo della nostra vita e forse anche per questo così coinvolgente ed interessante. Insomma l'ennesimo ritorno alla base con la testa molto confusa e non solo per la stanchezza, le ore di volo, il fuso e tutte le solite cose, ma in questo caso perché, da questa esperienza abbiamo avuto modo e avremo modo di fare molte considerazioni di diverso genere, incluso il fatto che gli anni passano e le forze in generale cominciano ad affievolirsi. Ma al di là di queste considerazioni generali che piano piano nei prossimi giorni cominceranno a decantare per lasciar luogo a quel giudizio generale che si forma dentro di te al termine di una esperienza così corposa, non posso fare a meno di registrare e quindi di passarvi, le cosiddette prime botte "a caldo" che ti affiorano sulla pelle e che sono poi anche le più immediate e, per così dire, veritiere, che seguono ad un viaggio, a partire dalla sua concezione iniziale. Già, come nasce l'idea di un viaggio? Nella maggior parte delle volte, per caso, frutto di incontri particolari, di passioni pregresse, di improvvisi innamoramenti che conducono alla creazione di una idea di base che poi a poco a poco si forma e costruisce ciccia attorno alla traccia iniziale. 

E questa infatti ha preso vita all'incirca un anno fa nel Caucaso, attorno a un tavolo, davanti ad una kachapuri fumante e ad un bel piattone di spiedini appena tolti dalla griglia. La nuova amicizia con Gianluca, un ragazzo che ha fatto di quelle terre la sua casa e dell'Asia centrale turcofona la sua passione, ci aveva aperto nuovi orizzonti di grande interesse, che a me, sempre affamato di conoscenza e di nuove esperienze, arrivava come manna dal cielo e apriva la strada a progetti davvero stimolanti. Così, la sua esperienza ultradecennale di questi territori, ha aperto la strada all'ambizioso progetto di un lungo viaggio, per noi almeno, che percorresse le strade cinesi della via della seta, mio grande amore, che già ha prodotto il libro: Sulle tracce di Marco Polo, per arrivare fino alla lontana Mongolia, su un percorso fascinoso come non mai, in quanto si proponeva di percorrere oltre a questo itinerario ormai classico e molto di moda in questo periodo, anche le strade parallele che uniscono gli stessi luoghi con diversi files rouges, parimenti stimolanti. Infatti questi luoghi sono la base su cui si sviluppano tutte le storie e le tradizioni delle minoranze etniche più problematiche ed allo stesso tempo più interessanti della Cina moderna. Quelle islamiche degli Uiguri, degli Hui, i più numerosi, ma anche i Salar, i Bonan e molti altri, intrecciandosi con quelle buddiste dei tibetani, che hanno spesso avuto modo di entrare in contatto, anche in chiave anti cinese, cosa che ha portato ad esempio nel periodo medioevale il buddismo tibetano tra i Mongoli. 

E questo rappresenta un punto di grande interesse che si può percorrere di pari passo assieme ad una terza strada che disegna gli stessi luoghi, quella della galassia dei sistemi di grotte buddiste che costellano la parte nord della Cina, quasi come un cammino religioso formatosi tra il V e l'VIII secolo in questi territori remoti ed isolati, da queste correnti di asceti ed anacoreti che arrivavano dall'India in cerca di nuovi luoghi da evangelizzare con il loro credo. Aggiungete a questo l'interesse che ha oggi la Cina, intesa come stato lanciato a diventare la prima economia del mondo, da vedere finalmente dall'interno per rendersi conto di cosa rappresenti realmente e non per il solo sentito dire, sommato alla somma di incredibili pregiudizi che ancora abbiamo su questo paese, per finire poi l'itinerario negli sconfinati altopiani mongoli, contraltare per un certo verso quasi opposto sia dal punto di vista dell'aderenza alla modernità, che da quello invece che lega questi paesi, da sempre acerrimi nemici, alla tradizione. Insomma un carnet da leccarsi i baffi e per tutto l'anno scorso ha continuato a formarsi e ad arricchirsi, anche troppo, di nuovi punti e nuovi interessi, alla fine addirittura esageratamente corposo, visto i tanti spunti di cui vi ho detto ed i tantissimi punti da vedere, che quindi, dopo l'imposizione di tagli dolorosi, ha comunque portato ad un pantagruelico e ridondante programma di 36 giorni, in effetti davvero impegnativo. Ma puoi alla fine, dopo averci tanto lavorato e sognato sopra, rinunciare o procedere a tagli ulteriori? 

No, non è neppure proponibile, così, lanciato il core oltre l'ostacolo della fattibilità reale, siamo partiti e come vedete alla fine ritornati, anche se stanchi e un po' acciaccati, ma consci di avere compiuto una esperienza per noi importante e per cui è certamente valsa la pena sforzarsi. Forse non è un viaggio da tutti e per tutti, visto che ripercorre soprattutto interessi molto particolari, poi, come già detto, per la durata, visto che oggi pochi dispongono di un periodo così lungo e si tende sempre di più ad accorciare i viaggi ad un massimo di 10/12 giorni, così che questo ne sommava quindi almeno tre. Inoltre le modalità di svolgimento e degli spostamenti, in pratica si è trattato di attraversare tutta la Cina del nord in treno e bus locali, mentre la Mongolia con migliaia di chilometri di strade sterrate che sanno mettere a dura prova schiene ed articolazioni attempate, non sono amate dalla maggior parte dei viaggiatori, unendole al fatto che la concentrazione dei punti di interesse da vedere è stata piuttosto intensa non concedendo che pochissime pause di respiro. Diciamo un viaggio molto denso. Insomma questo disclaimer non è fatto per allontanarvi dall'idea di seguire le nostre orme, ma per suggerirvi di dividere questo itinerario almeno in due o tre parti, per poi non ricevere troppe lamentele da parte vostra. Io ve l'ho detto, poi fate come volete. Nel frattempo lasciatemi raccogliere le idee che sono tante e molto confuse e poi cominceremo a buttar giù con ordine cose, emozioni ed inopinatamente come sempre, giudizi un tanto al chilo, che in questo senso si farebbe meglio a tener la bocca chiusa, ma a questa tentazione nessuno riesce a resistere, tanto per mettervi a parte di quanto ho visto e, pretenziosamente, creduto di capire.


Suonatore

Scent of South America 37


tra l'erba rossa
brucan le pecorelle -
chi vuol la lana?


 

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