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Flaming mountains - Depressione di Turfan . Cina - giugno 2025 |
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Statua di demone |
Bisogna dire che la colazione abbondante e di tuo gusto, ti mette di buon umore per tutto il resto della giornata, almeno per me è così e questo Hotel Metropolo, il gioco di parole mi piace pure, ci sa fare per quanto riguarda il servizio. Dopo aver schivato più volte Battista, così abbiamo ormai battezzato il robot che consegna cose di ogni tipo direttamente nelle camere, scendiamo nella grande hall ad aspettare i taxi. Intanto Battista ritorna, fa il giro per non disturbare un chiassoso gruppo di cinesi in partenza e si va a posizionare vicino al suo punto di ricarica. Ormai i rider che portano i fagotti di cibo ordinato nei vari ristoranti della zona, non passano neanche dalla reception, ma vanno direttamente a metterlo nel suo apposito vano superiore che si apre automaticamente al loro arrivo e via, se ne va verso l'ascensore a ultimare la consegna. Evidentemente all'ordine l'app dà già tutte le indicazioni della camera e il tizio non deve impostare nulla, naturalmente non becca neppure la mancia, ma tanto qui in Cina, la mancia è una istituzione che non esiste proprio, anzi i camerieri si offendono. Prova provata. L'altra sera stavo facendo il pagamento della cena con Alipay e forse per un mio errore o per un problema di cambio, la cifra che veniva mostrata nel pagamento era di poco superiore al dovuto, poco più di un euro o due di differenza, così che poteva sembrare una sorta di mancia.
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Rocce |
La cameriera, tutta rossa in viso, vi ha pregato di correggere la cifra, dichiarando di essere estremamente imbarazzata per l'accaduto e visto che non riuscivo a cambiare la cifra, abbiamo dovuto cambiare il sistema di pagamento, perché la ragazza si rifiutava di accettarla. Non siamo abituati a queste situazioni ma, paese che vai... Intanto arrivano i nostri taxi, uno dei due è quello che avevamo preso dalla stazione e che oggi ha portato una cugina e si è dato come molto ben disposto a farci fare il giro completo di una giornata, a prezzo concordato. L'itinerario di oggi ci porta subito fuori città, dove comincia il deserto, quel tratto di terra arida che congiunge il Taklamakan al Gobi, fatto di montagne e di altopiani sconfinati di terra tenera e sabbia, in qualche punto segnata dal passaggio di antichi corsi d'acqua oggi scomparsi, che hanno tracciato valli profonde, scavate come unghiate dal tratto feroce e aspro nei loess gialli e polverosi che ricoprono le terre che scendono dalla catena del Tien Shan. Sul fondo di questi canyon che procedono a zig zag nella pianura, senti solo il ricordo dell'antica presenza, ma sotto sotto, nei punti dove compare ancora qualche simulacro di una pozza o un sentore di umidità, vedi subito che qualche residuo di vegetazione si muove, annaspa e cresce con fatica, ma pretende di segnalare la sua presenza, la sua possibilità di vita.
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L'eroina del romanzo |
Subito lì attorno si radunano sparuti greggi di capre, gli animali più adattabili, a cui basta davvero poco per sopravvivere, con i grandi musi che nascondono canali nasali complessi e profondi per riscaldare l'aria inalata nei gelidi inverni e il vello lungo e protettivo per le stesse ragioni. Brucano di gusto la poca erba, guardandosi all'intorno per vedere il prossimo cespo, strappandola con cura per non sprecarne un filo e poi seguire il capo branco dalle lunghe corna ritorte che controlla la mancanza di pericoli prima di procedere. Deve essere dura la vita da capra da queste parti. Dopo una ventina di chilometri, la strada costeggia una serie di colline che man mano che si procede, si fanno sempre più erte e scoscese, fino a formare una specie di catena di alture che corre parallela. I fianchi dei rilievi diventano sempre più scoscesi e scavati lateralmente in solchi precisi e verticali, come se le poche precipitazioni che eventualmente cadono durante gli anni, compissero una progressiva opera di scavo fino a formare calanchi regolari che tuttavia, data la scarsità di acqua non riescono a modificare troppo velocemente l'aspetto del paesaggio, che in ogni caso è davvero singolare se si considera il suo disporsi secondo una scansione di spigoli che sembra non finire mai, davanti a quella che invece è una liscia superficie che forse in tempi passati più umidi, era ricoperta da strati di acqua, paludi o addirittura piccoli laghi.
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Pozzi e statue |
Sono queste le famose Montagne fiammeggianti, una delle bellezze naturalistiche del Xinjiang, delle quali si raccontano leggende infinite, pluricitate anche nella storia letteraria cinese. Oltre al loro caratteristico aspetto, questi rilievi presentano in alcune ore del giorno, marcatamente al tramonto, quando la luce del sole le colpisce secondo particolari angoli, grazie al colore della loro composizione, una tonalità che qualcuno definisce addirittura rosso fuoco ed il fortissimo calore della zona, dove si raggiungono le più alte temperature del paese, fanno sì che le rocce si illuminino e l'aria caldissima provochi vortici simili a fumo che si leva dalle creste, dando l'impressione che l'intera montagna arroventata, bruci. Una delle leggende uigure racconta di un drago che imperversava sopra questi monti e quando l'eroe di turno lo uccise, il suo sangue colò sul rilievo colorandolo di rosso vivo e le fiamme del suo alito rovente continuarono ad infiammarne le creste. Invece secondo il capolavoro della letteratura cinese di epoca Ming: Viaggio in Occidente, che racconta il lungo viaggio del monaco Xuanzang, figura storica, che coi suoi discepoli portò le sacre scritture buddiste fino all'occidente, lungo quella che divenne poi la via delle grotte, al capito 60, narra del tempo in cui le montagne bruciavano a causa di una lotta tra dei che stavano da quest e parti. Il cattivone di turno, certo Sun Wukong, che ne faceva di tutti i colori, fu rinchiuso dal dio buono all'interno di una fornace, di cui però il malefico riuscì a liberarsi scalciandone i mattoni in fiamme tutto attorno, che ricadendo al suolo divennero appunto le Montagne fiammeggianti. Ma subito dietro ecco anche pozzi che pompano oro nero, che la natura è cosa bella ma il grano è grano, non scherziamo.
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Il termometro |
Sia come sia, qui fa un caldo porco e oltretutto proprio qui, puoi assaggiare cosa sia l'overturism che comincia ad infestare i luoghi più famosi del paese, infatti nel punto di accoglienza del parco, c'è un tale afflusso di macchine, anche se non siamo in piena stagione, che quasi tutti i giganteschi parcheggi sono occupati, Tocca fare chilometri a piedi sotto il sole cocente e dire che è ancora mattino presto. In realtà non c'è poi molto da vedere, perché la catena delle montagne in queste ore è di un giallognolo spento, solo al tramonto, forse, puoi vedere il famoso colore infiammato, posto che le foto esposte non siano potente lavoro di photoshoppatura, e tutta la parte sotterranea non è altro che una serie di scenografie che raccontano la storia del romanzo di cui vi ho detto, mentre all'esterno una serie di statue dei protagonisti stanno lì a fare da sfondo ai selfie dei turisti. Al centro della costruzione, a cui si accede dal sotterraneo, evidentemente il punto della depressione, qui siamo abbondantemente sotto il livello del mare, circa -50 metri, così sembra, dove si presuppone che ci sia la temperatura più alta, c'è un gigantesco termometro che si innalza verso il cielo e che tutti fotografano per dimostrare di essere stati al caldo. Al momento in cui eravamo lì, segnava 40°C, ma bisogna considerare che erano solo le 10 del mattino.
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Sabbie del Taklamakan |
Comunque c'è una grande agitazione intorno, tutti si scatenano con i telefonini e le guide tentano di dimostrare come le uova si cuociano con facilità, se deposte a terra appena sotto la sabbia. Insomma direi un po' una trappola per turisti che non fa vedere un gran che, se paragonata al molto altro che si può osservare da queste parti. Però visto che ci si passa davanti e che l'anziano non paga, ci si può anche fermare a dare un'occhiata e poi tirar via veloci, che non vale la pena di perderci troppo tempo. Dunque lasciamo la zona e procediamo di un'altra decina di chilometri, dove nella barriera delle montagne fiammeggianti si apre un lungo canyon dalle pareti ripide che si insinua in profondità. Si tratta della valle del Mutou, un fragile corso d'acqua che scende dal Tienshan. Lungo la ripida parete occidentale si apre una serie di grotte dette dei mille Budda di Bezeklik, uno dei tanti siti religiosi presenti con queste caratteristiche lungo la via della seta. La natura friabile della parete rocciosa che ha reso possibile lo scavo delle grotte stesse, ha fatto sì che nel tempo molte di esser siano crollate facendo scomparire le opere in esse rinchiuse, create, come le altre della serie tra il V e il X secolo, dai monaci che risalivano questo itinerario favorendo lo sviluppo di questa religione. Successivamente l'afflusso di popoli portatori del messaggio islamico ha contribuito a fare declinare questo credo ed inoltre lo spirito iconoclasta dell'Islam stesso ha provocato la distruzione fisica di molta parte di esse.
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Afreschi |
Al momento ci sono circa 77 grotte contenenti dipinti, alcuni di scarso valore, altri invece di grande pregio, mentre molti sono stati nel tempo rovinati, sia per l'incuria che intenzionalmente durante le invasioni succedutesi nel tempo. Al momenti solo poche sono aperte per la visita, ma alcune di queste sono di particolare interesse anche al di là della bellezza intrinseca dei dipinti presenti. Ad esempio la numero 17 rappresenta la cosmogonia e l'inferno come viene immaginato nella religione Manichea, un credo antico dell'Asia centrale, oggi quasi completamente scomparso e di cui sono rarissime le vestigia rimaste, così come in altre si possono vedere le tracce dello sciamanesimo che era largamente presente in questa parte dell'Asia, prima dell'avvento degli altri credi; mentre la n.31, come del resto anche altre, presentano il particolare interesse di rappresentare uomini e fedeli di molte razze diverse, caucasiche, europee, orientali, indiane e mongole, a dimostrazione che questo era effettivamente un crocevia importante per gli scambi di questa parte di mondo, dove si incrociavano la seta e le derrate alimentari, con cavalli, pietre preziose e oggetti di vetro. In altre la razza caucasica è rappresentata in modo preminente, segno che la presenza indoeuropea era di certo preesistente in questa parte di mondo come ha dimostrato del resto il ritrovamento delle mummie del Tarim.
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Musico uiguro |
Insomma non solamente un bel monumento da vedere sotto il punto di vista artistico, ma una testimonianza storica di grande importanza. Ciò detto, le poche grotte visitabili presentano dipinti davvero belli e raffinati. Si dice che i moderni scopritori tedeschi abbiano trovato colori così vivi da crederle opere molto recenti, tanto lo stato di conservazione era ottimale, grazie al clima estremamente secco del deserto circostante. Quando arriviamo sulla spianata antistante le grotte principali, un anziano che staziona davanti ad una di queste, inforca lo strumento a corda di cui dispone e attacca immediatamente Bella ciao, avendo evidentemente subito riconosciuto la nostra nazionalità, da qualche tratto a noi ignoto, ma evidentemente visibilissimo. Bisognerà naturalmente fare un'offerta, che probabilmente comprende anche la chiusura di un'occhio sul divieto di fotografare, che non si sa perché troveremo pressocché dappertutto, ma ovviamente nella maggior parte dei casi assolutamente disatteso. Dalle balconate che si percorrono per passare da un gruppo di grotte all'altro, non puoi tuttavia non rimanere impressionato dalla bellezza del paesaggio. Le rocce dalle sfumature ocra carico emergono da gigantesche dune di sabbia che si stendono fino all'orizzonte, dato che siamo all'estremo nord del deserto del Taklamakan. Cento tonalità diverse si alternano lungo le curve sinuose della sabbia ed è facile supporre quante ancora si muteranno col passar delle ore e con i diversi angoli della luce.
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La valle |
Il colpo d'occhio è assolutamente straordinario e così come nel punto delle Flaming mountains di cui vi ho parlato prima, tutto sommato banale e privo di grandi interessi, la folla era strabocchevole, qui dove i colpi d'occhio e la bellezza del luogo sono davvero incomparabilmente più interessanti, non c'è quasi nessuno. Poca gente affronta la pur breve salita sulle scale preparate per risalire la scarpata ed arrivare alle grotte e alla fine te le puoi godere quasi in completa solitudine. Gli strati sedimentati della roccia sconvolti dai sollevamenti avvenuti per la pressione della placca himalayana, emergono diagonalmente spezzati in mille strisce dai contorni acuminati e dai colori che variano continuamente. Una tavolozza spettacolare che puoi goderti da mille punti di vista spostandoti solo di pochi metri. Una carovana di cammelli si avvicina, lasciando nella sabbia le tracce del passaggio ricurvo lungo i fianchi delle dune; pare di essere tornati indietro di mille anni, mentre il loro lento andare verso Turfan segna il ripetersi di abitudini secolari. Chissà cosa porta, uva secca, stoffe, sale o forse più banalmente manufatti di vile plastica per il mercato? Cambiano le cose e il tempo ma non le abitudini evidentemente. In basso il serpentone degli alberi bassi che segnano il corso del fiume, sono una traccia verde scuro a scandire il giallo carico della montagna, uguale da millenni. Intanto le figure nascoste nelle grotte rimangono lì a raccontare le loro storie di devozione, a manifestare il passaggio di eserciti di fedeli, di eserciti in cerca di tesori da razziare e di terre da conquistare per imperi millenari ormai perduti e dimenticati tra le sabbie di questo deserto infinito.
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Una carovana nel Taklamakan |
SURVIVAL KIT
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Dune |
mountains - 火焰山- huǒyàn shān - Le montagne fiammeggianti sono una catena di rilievi lunghi quasi 100 chilometri, per una larghezza di dieci, che si estendono sul bordo del bacino del Turpan, estensione della catena del Tien Shan, con una altezza media di 500 metri ed un massimo di 800. Alla loro base i resti di laghi salati oggi scomparsi e una depressione al di sotto del livello del mare dove si registrano le più alte temperature della Cina, vicino ai 50°C dell'aria, mentre nella sabbia della superficie si superano facilmente i 70°C, tanto che una delle classiche curiosità che si mostrano ai turisti è la cottura delle uova che vengono messe direttamente a questo scopo a terra e ricoperte di sabbia. Lungo la strada a circa una decina di chilometri dalla periferia della città, sorge il solito parco tematico, di fronte ad un punto panoramico da cui si vede tutto il costone della catena, costituito da circa 9000 mq coperti con museo e curiosità riguardanti le leggende di queste montagne, in particolari quelle legate al famoso romanzo Viaggio in Occidente, uno dei grandi classici della letteratura mitologica cinese del periodo Ming attribuito a Wu Cheng. Se non ne conoscete la trama non potrete apprezzare tutta la serie di statue che troverete ne percorso sotterraneo all'esterno, né le pose estasiate in innumerevoli selfie che la gente si fa davanti ad ognuna. Il sito è gremito di turisti e si rivelerà piuttosto deludente specie durante la giornata, per la luce inadatta e per la gran massa di gente che ci troverete. Meglio, forse, al tramonto per la luce. Ci sono autobus per arrivarci dalla città ogni mezz'ora, direzione Shanshan. Ingresso 60 Y. Bambini e anziani gratis.
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Le grotte |
Le grotte di Bezeklik - Circa 70 grotte rimaste, di dimensioni medio piccole, rettangolari con volte a botte, in cui sono rappresentate anche diverse religioni preesistenti nell'area, al Buddismo, scavate tra il V e il X secolo fino all'arrivo dell'ondata Uygura che ne segnò la decadenza. Poche quelle visitabili. Bellissimo l'ambiente desertico che circonda il canyon che si insinua tra le Flaming mountains. Si trovano proseguendo lungo la strada verso Shanshan a circa 10 km da Gaochang, che si visita successivamente. Molti degli affreschi sono stati staccati dopo il ritrovamento e ora si trova in musei tedeschi. Gli affreschi sono molto importanti dal punto di vista storico, rappresentando i popoli che frequentavano l'area.

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