mercoledì 6 ottobre 2010

Recensione: McEwan - Lettera a Berlino

Proseguo con le mie letture estive e oggi parliamo di un altro classico libro da spiaggia. Si tratta del lavoro più noto di Ian McEwan, pubblicato nel 1989, Lettera a Berlino. Si tratta della più classica delle spy stories, una situazione tipica della guerra fredda dei pieni anni '50. Ambientato nella livida Berlino divisa di quel tempo, mi è parso di ripercorrere la mia visita di pochi anni dopo in quella città, quando il muro era la presenza incombente, il Charlie point la frontiera tra due mondi e il grigiore assoluto di uomini e ambiente si stendeva sui viali e sui palazzi come una cappa ossessiva. La storia è discretamente descritta e, anche se oggi la si avverte come un po' datata, il triller corre veloce fino alla fine lasciandoti in bocca quelle sensazioni d'antan tipo Il nostro agente all'Avana.

Mi sembra comunque un po' al di sopra dei romanzacci tipo Ken Follet, tanto per capirci, che da quando è uscito col fatto che Il nome della rosa è troppo noioso in confronto ai suoi e che preferisce Dan Brown, ha finalmente gettato la maschera, chiarendo la sua posizione nel ranking. Mi sembra che ne abbiano anche ricavato un film dato che la vicenda si presta molto bene, con le sue scene che alternano suspence e violenza, condite ed alternate con mestiere alla parte che riguarda la vicenda amorosa della coppia protagonista. Diciamo un paio d'ore da spendere sotto l'ombrellone. Se volete entrare nella parte, caricate sul vostro iPod (so che siete tutti tecnologici) i brani citati nel libro che ripercorreranno, se siete della mia leva, tutta la vostra giovinezza, da Elvis di Heartbreak Hotel, al Rock around the clock di Haley, passando per Little Richard e Ellington. Se volete l'elenco completo date un'occhiata qui. Voi, come regalo extra beccatevi questo Chuck Berry con Maybelline, che è sempre un bel sentire.







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4 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

Rispondo qui al tuo commento del mio post. Hai ragione, il sguardo guarda oltre la collina e dopo un pò certi spazi diventano "stretti". Ma andiamo avanti, comunque, in attesa di tempi migliori. E poi, hai ragione anche tu: la nebbia può avere un suo fascino ( quando l'anima non è tormentata)
grazie per le proposte musicali, tutte piacevoli nell'ascolto.
Saluti!

Il rospo dalla bocca larga ha detto...

L'idea di unire la musica alle parole è geniale. Ben detto e ben fatto.

Enrico Bo ha detto...

@Angy - Grazie a te e non lasciarti vincere dalla valutazione esclusiva del lato negativo delle cose (facile a dirsi eh...)

@Rospo - in questo libro, la colonna sonora è davvero impagabile e parte integrante della vicenda.

laura ha detto...

Non sono d'accordo. McEwan è uno scrittore eccellente, niente a che vedere con Follet o Brown. Lettera a Berlino non è probabilmente uno dei suoi libri migliori (è anche tra i primi), ma è comunque scritto molto bene

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!