venerdì 15 ottobre 2010

Recensione: Allende - Ritratto in seppia.

Oggi parliamo di un libro abbastanza conosciuto di Isabel Allende. Ritratto in seppia, del 2000, è il secondo volume di una trilogia che racconta una saga familiare densa di avvenimenti, fatti estremi, sensazioni forti che percorrono tutto la prima parte del secolo scorso. Sullo sfondo, un affresco a tinte fosche della storia del Cile con tutta la sua brutalità e le sue violenze, che possono dare un metro interpretativo e, se possibile, una qualche cifra di spiegazione agli orrori del periodo di Pinochet, quasi che questo male oscuro fosse da sempre presente nella mentalità e nei modi di essere di quel paese. Forse è vero che quando un paese ha dato spazio a momenti di folle truculenza, questi strazi, dati e subiti, rimangono poi a giacere nel substrato culturale di un popolo, sopiti magari per decenni; poi quando meno te lo aspetti, basta poco, una situazione di disagio, quasi sempre economico ed ecco che dalle fogne dell'inconscio riemergono mentalità, comportamenti, posizioni politiche estreme che per anni sembravano dimenticate e ricacciate nel fondo degli animi, quasi con vergogna.



Si dà quindi spazio senza più pudore, anzi giustificandole, alle prese di posizioni più volgari ed estreme; riprende a poco a poco la violenza delle parole seguita subito dopo da quella dei fatti concreti ed il sangue ricomincia a correre, fino a che, quando la massa di carnefici e di vittime sono finalmente ebbri e quasi disgustati dal sangue e dalle sofferenze, seppelliscono per un po' mazze e bastoni in attesa che tutto ricominci. Un paese in cui sono trascorsi meno di cento anni dall'ultima guerra civile, dovrebbe rimanere sempre sotto osservazione e avrebbe il dovere di stare costantemente in campana, per avvertire i momenti in cui cominciano ad occhieggiare i segnali di pericolo, che sono sempre così evidenti e palmari. Il libro, comunque si legge volentieri e si corre alla fine con piacere, anche se non si è incalzati dal desiderio di sapere come va a finire, pur lasciandoti la voglia di leggerti il seguito. Tre orette che si possono considerare non sprecate.





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Alexandros.

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