mercoledì 22 gennaio 2014

Ozio e politica

Zhang Chao (da wikip.)
I Cinesi hanno sempre inteso l'ozio in senso lato, in sostanza come quella porzione di tempo che non si impiega a fare cose necessarie o doverose, compiti obbligati e lavoro retribuito e comunque eseguito per necessità. Tutto il resto delle attività eseguibili nelle altre porzioni di tempio e fatte quindi per il puro piacere e per la propria soddisfazione, sono assimilabili all'ozio e sono considerate come uno dei più grandi privilegi che possa avere l'uomo. Viaggiare, leggere, parlare con gli amici, bere una coppa di vino, scrivere poesie, tutto è otium alla maniera latina, quello che distingue l'uomo dallo schiavo. Una bella disamina di questo argomento si ritrova nell'opera Yu meng ying (幽梦影  - Ombre di un dolce sogno), una raccolte di massime letterarie su questo argomento, scritte da Zhang Chao (张潮), un epigrammatico della dinastia Qing, nella metà del XVII secolo. In linea con la sua filosofia, il nostro Zhang (che si potrebbe tradurre Immensa marea) oltre che poeta fu anche pittore, calligrafo, scultore, naturalista e grande giocatore di scacchi. Come tanti, tentò la carriera del funzionario imperiale, ma fallì il terribile esame per accedere all'amministrazione ben quattro volte. La cosa deve essergli andata un po' per traverso, tanto che in uno dei suoi pensieri scrisse: "Meglio essere bocciati all'esame di stato che essere ignoto ad un letterato famoso". 

Comunque deluso, viaggiò a lungo per il paese, sempre solo ma con l'amicizia di molti artisti e letterati. Dice il nostro filosofo sull'ozio: "Solo chi prende con calma quello per cui tutti si affannano, può permettersi di preoccuparsi per ciò che tutti prendono alla leggera. Così l'ozio permette di leggere, di visitare luoghi bellissimi, di godere degli amici, di bere vino e scrivere libri. Quali piaceri esistono al mondo maggiori di questi? Parlare con amici colti è come leggere un libro raro, accompagnarsi ad un poeta è come ascoltare poesie e brani di diversi scrittori, avere la compagnia di amici che hanno opportuna condotta è come leggere una bella novella. I migliori amici sono quelli che sanno scrivere poesie, poi quelli che san parlare e quelli che dipingono paesaggi delicati; poi quelli che sanno cantare e infine quelli che conoscono i giochi dei bevitori. Così come un grande libro è quello che ti dice cose mai dette prima, un grande amico è chi ti confida i suoi intimi segreti. E' più facile trovare i grandi amici tra gli uomini che tra mogli e concubine, ancor più difficile è trovare un vero amico tra i politici". Il fatto che abbia vissuto sempre solo e la sua latente misoginia, frutto anche di una osservanza della morale confuciana o forse la sua delusione per la mancata carriera che non gli faceva evidentemente apprezzare la politica e l'intrigo di palazzo, non gli portò però grande fortuna, tanto che, vittima di una cospirazione, finì la sua vita in prigione. Come sempre apprezzato postumo.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

2 commenti:

Juhan ha detto...

Una domanda: "il nostro Zhang" non sarebbe meglio dire "il nostro Chao"?

Enrico Bo ha detto...

@Ju - a meno che non parli di Manu Chao, anche se in effetti Zhang a rigore sarebbe il cognome e quindi per un atteggiamento colloquiale si dovrebbe chiamarlo per nome proprio.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!