martedì 23 febbraio 2016

Umberto Eco, un alessandrino


Voglio anche io partecipare al ricordo del mio grandissimo concittadino che se ne è andato venerdì. Non mi ha stupito che con l'acredine spocchiosa che è propria di noi alessandrini, molti abbiano postato su feisbuc (cosa che gli sarebbe senz'altro piaciuta) una serie di considerazioni velenose che trasudano l'odio nostrano verso chi, tra di noi, andandosene, ha dimostrato le proprie qualità al mondo, apprezzato universalmente, molto meno che a casa. Lui se ne sarebbe assolutamente fregato, è ovvio, considerandola cosa normale, forse ancor più specifica per la nostra città del cui carattere malmostoso aveva abbondantemente raccontato. Ho letto con gusto la Bustina di Minerva: Come prepararsi serenamente alla morte, che compendia bene il suo pensiero sull'argomento e che possiamo considerare appunto serenamente dedicata post mortem a questi signori. Invece io voglio approfittare dell'occasione per ricordare quanto ho già raccontato qui, il 16 maggio 2011, concludendo la storia che allora avevo lasciato in sospeso e che oggi penso di poter ricordare. Dunque in occasione dell'uscita del mio primo libro, la raccolta dei post dei miei primi due anni di blogger Soffia il vento dell'est, scrissi ad Eco questa mail:

Egregio Prof. Eco
Mi permetto di disturbarla in qualità di suo lettore, ammiratore, concittadino e di vecchio studente, come Lei, del Liceo Plana di Alessandria, cosa di cui meno gran vanto tra gli amici. 
Riferendomi ad una Sua intervista da Fazio, se non erro, mi sembra di ricordare che Lei abbia detto che, ricevendo una gran numero di libri assolutamente inutili e non interessanti, sarebbe giusto che chi pretenda di occupare uno spazio nella Sua ben nota biblioteca dovrebbe avere almeno la creanza di pagare una quota a titolo generico di rimborso spese, quantificandolo in 40 Euro circa per un dorso di 3/4 cm. 
Poiché anche io appartengo alla schiera di pubblicatori a proprie spese (genia che Lei ha ben illustrato nel Pendolo) sarei interessato, non certo per ambizione letteraria, dacché non ho l'anello al naso e la frequentazione del Liceo Plana mi ha reso conscio della mia limitatezza (avevo 4 in italiano scritto in terza liceo), ad essere ospitato nei suoi scaffali, anche se dello scantinato. 
Nel caso volesse accettare questa mia richiesta, sarei ben lieto di inviarle, unitamente all'assegno di 40 Euro, il mio libro Soffia il vento dell'Est che nonostante possa sembrare incredibile, ha già venduto 1 (una ) copia nel primo mese di pubblicazione. 
Anche se mi manca ancora un po' per avvicinarmi alle sue normali tirature, ringraziandoLa dell'attenzione, alessandrinamente divoratore di bellecalda, Le porgo i più cordiali saluti.


Il giorno dopo il professore mi rispose, confermando la sua nota vena ironica:


Mi invii pure il suo libro e se mi promette di non farne parola con nessuno, le abbuono i 40 Euro.


Gli ho spedito il libro e credo che adesso io possa rivelare questa mail senza se ne dispiaccia, anche se allora mi aveva chiesto discrezione. Così amo credere che il mio libro, che dopo di allora vendette altre 5 copie, modestamente, sia presente in quella famosa biblioteca, infilato tra qualcuno di quei 50.000 volumi di ben altro spessore. Se come credo, questo monumento rimarrà nel tempo, passerò anche io, irriverentemente, alla storia. Grazie Professore e non si crucci troppo, ma so che non se ne avrà a male, conoscendo i suoi concittadini, se qui non gli dedicheremo né il Liceo in cui abbiamo studiato, né la biblioteca della città, altri nomi più importanti si impongono, capirà, siamo pur sempre Alessandrini. Intanto sono certo che lì dov'è in questo momento, avrà altro da fare che non rammaricarsi per queste piccolezze da cittadina di provincia, sicuramente starà cercando Savino per vedere se è possibile gustare anche lì la sua famosa bellecalda. Io per parte mia, questa sera me la faccio in casa, certo non all'altezza, e la mangerò alla sua salute.


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4 commenti:

Unknown ha detto...

A Livornometiccia va anche peggio

Enrico Bo ha detto...

zoccoli duri 'altro tempo, zoccole sempre dentro

Juhan ha detto...

Sai, Eco era mandrogno (Baudolino) ma anche un po' torinese; piemontese va (vedi ancora il Pendolo). Quando leggevo il Cimitero di Praga mi sono messo a girare per Torino a verificare i posti. Ci sarebbe stata anche Parigi ma sono troppo vecchio.
Ma secondo me di dove sei conta fino a un certo punto. Capita che c'è chi è nato in posti sbagliati, molto lontani da me, qui.

Enrico Bo ha detto...

@Juh - Parli come un libro stampato. Comunque forse anche il luogo di nascita, sul carattere, specie nelle sue parti negative, una sua incidenza ce l'ha.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!