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sabato 5 novembre 2011

Invece di giocare a bocce 2.


Ci sono tanti modi e tutti ugualmente possibili. Puoi passeggiare sulla spiaggia, facendo crocchiare la sabbia rosa mista alle conchiglie corrose, ai gusci spezzati, ai residui dei pasti dei cormorani, che di tanto in tanto si lasciano cadere tra le onde come frecce spezzate per riemergere subito dopo con un pesciolino nel becco; oppure puoi rinchiuderti al di là della siepe del resort, sul bordo di una piscina a godere il colore delle bouganvillee, l’ombra del ventaglio delle palme, gli uccellini gialli che si posano sui rami del tamarindo, oppure puoi fermarti ad ascoltare delle storie. Tante storie che circondano i resort, scivolano lungo le spiagge, corrono nei villaggi dietro le dune, dove l’ombra è poca e non rinfresca, tra gli orti spelacchiati, le casette non finite fatte di muri grigi e già in rovina prima di aver raggiunto il tetto, magari perché Abdu non ha mandato più soldi dall’Italia o quest’anno arrivano così pochi turisti. Storie di vite difficili, di speranze tradite, di sogni impossibili, un piccolo banco di drogheria varia al mercato o che  mancano i soldi anche per l’affitto della baracca. Così ci sono anche delle persone che senza volere fare niente di particolare, si affezionano e cercano di dare un piccolo aiuto, cercando di organizzare un progetto fai da te per permettere ad un po’ di bambini di andare a scuola, perché magari con un po’ di istruzione, aumenta un poco anche la speranza. Con una piccola cifra questi bambini possono pagare la retta della scuola, i libri e i quaderni e magari rimane anche qualche cosa per aiutare la famiglia. Così negli anni, per un gruppo di amici si è creata la consuetudine di venire da queste parti, andare a trovare le famiglie con cui si è creato un rapporto stabile  seguendo i progressi dei vari bambini, vedendo le pagelline e tutte quelle cose fanno dei contatti e delle amicizie, una rete di affetti. Paola è una di questi amici e dandomi il privilegio di accompagnarla in questo viaggio, mi ha dato l’opportunità di conoscere tante storie, a volte dolorose, a volte delicate e piacevoli, magari nei prossimi giorni ve ne racconto qualcuna.

venerdì 10 aprile 2009

Emergenza referendum

In questi giorni tristi, bisogna dare atto che tutto il meccanismo dell'emergenza ha funzionato bene, all'altezza di un paese civile. Adesso però, bisogna pensare in solido a chi ha perso tutto e siccome di soldi ce ne sono pochi, la prego, signor Capo dell'Italia, non sprechiamo anche quei pochi. Io non so niente di politica e non ho capito nemmeno bene Lei, a quale partito appartenga, ma so che è completamente dalla parte del Popolo che tanto la ama e la adora. Allora, la prego, non butti via quei 500 milioni per il referendum, che servirebbero così tanto. Mi sembra che qualcuno abbia detto che bisogna comunque gettarli nel cesso per far fallire il referendum stesso. Ma perchè? Non bisogna avere timore del risultato. Lei che tutto può, lo lasci fare nell'election day, intanto, poi, con un apposito provvedimento si potra fare come per il finanziamento dei partiti o come per il nucleare, ed eliminarne facilmente gli effetti.

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