mercoledì 5 maggio 2010

Lettera dalla Kampuchea 4: Diamo i numeri.

Direi che oggi dobbiamo buttarci nel mercato (psar in cambogiano) , intanto perchè come sempre è uno dei posti più interessanti per vedere la vita di un paese e poi per l'innegabile divertimento che procura la scelta e la gioia di scoprire qualcosa di irrinunciabilmente inutile da portarsi a casa. In realtà tutti sappiamo che la parte più divertente sarà rappresentata dalla fase di contrattazione, che aumenta il piacere del contatto e della conoscenza maggiore della gente con cui veniamo in relazione. Questo sarà di spunto al tema di oggi. A Phnom Penh sono due i mercati principali, quello cosiddetto russo, più dedicato al flusso turistico e lo Psar Thmei, enorme e appena rifatto. Qui, dopo aver goduto del colore dei banchi alimentari, frutta e verdura e carni e pesce, con l' indispensabile orgia fotografica, ci si butta nella zona vestiti e poi gioielli e souvenir vari, dove poter appagare la pruriginosità di cui sopra detto. Tutto ciò mi da il destro per passare ad un argomento che mi intriga sempre, la conoscenza se pur minima di qualche parola della lingua del posto in cui siamo. In particolare ho sempre trovato utile avere a mente almeno i numeri, cosa inportantissima nella trattativa spicciola al mercato, che permette, più che di farsi capire, di fare simpatia ed arrivare più facilmente ad un accordo. La lingua Khmer è molto interessante sotto questo punto di vista. Infatti la base delle numerazioni non è così univoca e comune, come si potrebbe pensare. Tutti sanno del sistema binario costituito da due sole cifre (0 e 1) che unitamente a quello esagesimale (in base 16) ci consente l'uso del computer, anche a nostra insaputa, ma siamo talmente abituati a ragionare in base decimale da dimenticare che alcune lingue (come quelle della mesoamerica precolombiana) ragionavano in base 20. Qualche rimasuglio di basi strane, ma evidentemente un tempo usate, è rimasto pure nelle nostre lingue , come il ragionare a paia o a dozzine (in base 12) per uova e capi di vestiario, col multiplo della grossa, pari a 12 dozzine, ma chi se la ricorda più. In russo c'era una unità di misura in base 40 per contare il numero delle pelli e nel russo moderno è rimasto solo sorak (40 appunto nella sequenza delle decine). Bene, la lingua khmer forma i numeri in base 5, cosa che ha contagiato, anche se in misura minore, lingue da essa influenzate come il Thai ed il Cantonese. Quindi semplicemente si conta fino a 5 e poi per dire 6, si fa 5 e 1 e così via. Nella scrittura invece si hanno segni in modo decimale, zero incluso (come vedete nella tabella tratta da wikipedia a cui rimando chi volesse approfondire) di derivazione sanscrita. E' interessante notare che esistono delle parole specifiche per indicare numeri come 40, 80, 400, e così via, usate in particolare per il conteggio della frutta, tali da far ritenere che che il Cambogiano antico, Angkoriano e pre-Angkoriano utilizzasse, come gli atztechi la base 20. Occasionalmente venivano usati anche notazioni numeriche tratte dal Sanscrito e dal Pali (come per il 12, il 13, il 28 , il 30 e così via) , ma queste, ad eccezione dello 0 e de 100 per cui in khmer non ci sono equivalenti, sono state epurate dal movimento nazionalista, negli anni 60, che tendeva ad escludere parole di derivazione straniera, cosa accentuata nel periodo degli Khmer rouges, che le bandirono definitivamente e vi assicuro che nessuno ha pensato di opporsi, visto l'aria che tirava. Comunque, datemi retta, imparate almeno la sequenza:

1 - Muoy
2 - Pii
3 - Bei
4 - Buan
5 - Bram
6 - Bram Muoy
7 - Bram Pii
8 - Bram Bei e così via

Vi divertirete un sacco, ma soprattutto farete ridere a crepapelle le bancarellare ed i conducenti di tuk tuk con cui tratterete il ritorno in albergo carichi come muli di inutili pacchetti e pacchettini.

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Il ritorno.

Invece di giocare a bocce.

Spettri e sorrisi.

4 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

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