mercoledì 12 maggio 2010

Pausa ostensorio-meditativa.

Un attimo di tregua ci vuole, almeno per fermarsi a pensare, a meditare o come insegna il Buddha a lasciare la mente vuota di pensiero. Per me non è questa gran fatica, direte, ma ne ho approfittato oggi per fare una scappata a Torino dove , usufruendo dei moderni mezzi di comunicazione mi ero prenotato via internet per una visita alla Sindone. Ci fosse stato il web e facebook per il discorso delle beatitudini sai che folla, e per il catering avrebbero dovuto fare i miracoli! Comunque chi mi conosce non mi chiederà certo come mai mi sia voluto togliere questo sfizio. Io sono molto interessato a vedere da vicino tutto quello che riesce a muovere le folle, per cercare di capire quale è quel grimaldello che fa scattare il movimento, che mette in moto migliaia di persone apparentemente senza una ragiore reale e li incanala in un percorso. (Il mio grande cruccio è quello di non poter andare alla Mecca, ma forse nella prossima vita, in cui saremo tutti mussulmani). E qui non si scherza mica, per una quarantina di giorni ad una media di 240 persone ogni tre minuti fan quasi tre milioni di persone, mica bruscolini. Persone che magari si fanno centinaia di kilometri e un paio d'ore buone di coda sotto la pioggia o sotto il sole cocente per stare un attimo a guardare il sacro lenzuolo e poi andarsene via buone buone. Io ho cominciato la coda verso l'una, una coda maestosa, in lungo serpente tutto sommato ordinato e silenzioso che si snodava attraverso i giardini reali, passo dopo passo. La gente chiacchierava tranquilla, ma vi dirò che non ho notato per niente l'assorta concentrazione, gli sguardi rapiti e leggermente rivolti verso l'alto, l'aria santifica di pellegrinaggio che mi è parsa punto comune di tanti altri luoghi e momenti simili. A Medjugorie ricordo una donna a fianco a me che vedeva la Madonna, al Santo Sepolcro, gente che si gettava sulla pietra sotto al Golgota per assorbire i sentori d'oli profumati, gli sguadi fissi alla grande moschea di Delhi, l'immobilità dei monaci al Jokhang di Lhasa contrapposto al dondolio ritmico dei fedeli e mille altre situazioni simili. Per la verità oggi la sensazione era che la maggior parte dei presenti fosse sul posto per l'evento in sé, una cosa che si mostra ogni dieci anni, che bisogna andarla a vedere per la rarità dell'evento, mentre ho avvertito meno l'adesione fideistica, lo slancio estatico del credente. Secondo me è un bene per carità, ma è anche un segno dei tempi. Per fortuna , ripeto, per fortuna, la nostra cultura ha un approccio sempre più smagato verso questi aspetti delle religioni in generale che, in ogni caso, si rivelano come una delle più potenti forze per muovere le masse e purtroppo per fare loro fare quello che si desidera. E' un mezzo più semplice ed immediato per indirizzare le coscienze, senza dover fare troppa fatica o impegnare soverchi mezzi. Per ottenere i medesimi risultati con campagne pubblicitarie sarebbero necessari mezzi impensabili. Comunque il tutto è stato organizzato con giudizio; a un certo punto della coda comincia l'esposizione di immagini sacre concernenti il tema e infine per preparare le tranche di persone all'accesso finale viene presentato un filmato virtuale molto ben fatto. E' esattamente lo stesso criterio usato nei parchi Disney per far bene sopportare le lunghe code e funziona benissimo, perchè non si avverte fastidio o stanchezza tra la gente in attesa. Il climax finale è poi piuttosto deludente perchè l'immagine è ormai ben conosciuta in tutti i suoi aspetti, vista in foto perfette, a colori, in rilievo, sviscerata in negativo ai raggi X e al microscopio, per cui la visione nella leggera penombra è poco leggibile e il fremito lungo la schiena prende soltanto i veri fedeli. Non mi sono volutamente soffermarmato sul discorso riguardante l'autenticità o meno dell'oggetto, dato non che non ho né i titoli, né le conoscenze per addentrarmi in questo agone, cosa che tra l'altro non mi sembra il punto più interessante, anche perchè basterebbe volerlo, per rifare un esame al C14, visto che il primo è andato male (un po' come gli esami per l'EPO) e fare una controanalisi seria. Ma intanto non è questo il punto, per chi ha il dono della fede non servono prove e per chi deve fare business l'interessante è che ai tre milioni di presenti si riescano a spillare tra i dieci e i cento euro a testa e tutti sono contenti, pizzaioli, madonnari, venditori di rosari e tutti quanti hanno famiglia e devono pur campare su queste cose.


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5 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

Dici bene Enrico: Chi ha il dono della fede, non ha bisogno di prove ( non per niente si chiama fede); chi ha altri interessi vede tutto questo come un grande affare e vuole prendersi una parte di torta. E' per questo che questi grandi eventi che presentano esposizione di corpi e reliquie varie non mi attirano. Mi infastidisce l'idea di contribuire al perverso meccanismo del business

diego ha detto...

http://www.facebook.com/photo.php?pid=31150374&id=1376824352

Enrico Bo ha detto...

Quoto Diego.

@Angy- ma il turismo religioso è uno dei business più interessanti e per la verità non fa male a nessuno anzi fa bene un po' a tutti, per il grano che fa girare, (vedi Diego). Le reliquie sono la parte un po' più farlocca della cosa, ma quel che conta è che la gente sia contenta, Alla fine stanno tutti meglio, c'è chi si sente meglio con l'omeopatia, chi con il biologico, chi facendosi buddhista. L'importante è che non si parta lancia in resta con -Deus vult- E' allora che cominciano le grane.

Unknown ha detto...

Dal punto di vista religioso non crede all'autenticità neppure il mio parroco (che peraltro tuona dal pulpito che blocchino una volta per tutte la madonna di medjugorie che, testuali parole "parla più di Bruno Vespa"). Comunque resta un oggetto estremamente interessante e per i torinesi peraltro è un fiore all'occhiello noto in tutto il mondo e di gran richiamo turistico, e non vedo in questo nulla di male. Anzi devo dire che sono rimasta stupita che non venga chiesto nulla per entrare e non ci sia neppure una richiesta di offerta libera; in fondo l'organizzazione costa denaro e non vedo perchè la visita debba essre gratuita.

Enrico Bo ha detto...

D'accordissimo con Laura, con un euro a testa, che tutti avrebbero dato ben volentieri, si poteva pur far qualcosa.

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