domenica 4 marzo 2012

Lettere dal Laos 16: I colori di Luang Prabang.

Il sim di Wat Xieng Thong
Monaci
Luang Prabang, piccola città magica. Difficile da definire e da descrivere. Anche qui nessuna cosa davvero eclatante od unica, eppure uno dei luoghi più fascinosi del sudest asiatico. Un posto unico e senza tempo dove ti puoi inebriare dei profumi del frangipane mescolato a quello del caffè fresco. Non sai perché, ma di qui non vorresti partire mai. Una ragazza che viaggia da sola, con un enorme zaino nero, mi dice, " Volevo stare un paio di giorni, è una settimana che sono qui e non ho voglia di andarmene". Nel verde chiaro degli alberi, mille macchie di colore, le bouganvillee delle case coloniali bianche, i fiori arancio degli alberi che crescono nei cento templi a fare a gara con le tuniche abbacinanti dei monaci. L'oro dei frontoni, mescolati ai verdi e ai gialli o al rosso vivo delle pareti. I lunghi muriccioli bianchi bordati di oro e di specchietti colorati a cornice di ogni tempio scandiscono gli spazi con un ordine mentale che pervade tutto. L'assenza di traffico, i lungofiume cosparsi di piccoli locali straboccanti di frutti che ammiccano, l'acqua del Mekong che dall'alto sembra addirittura azzurra, così calma, così lenta nel suo andare a sud. Entri nel Wat Xieng Thong, il grande monastero sulla punta della penisola e sei subito avvolto dalla bellezza. 

Standing Buddha
Nei vasti spazi si alternano piccoli stupa colorati, grandi statue dorate e padiglioni aperti dove i monaci paiono statue arancio di cera. Il sim maestoso lascia cadere quasi fino a terra il suo tetto spiovente, con eleganza gentile. Subito dietro le tre piccole cappelle dalle pareti rosate, uniche e stupefacenti, cosparse di teneri mosaici naif di frammenti di specchietti multicolori. Le statue poi, diverse dalle altre consuete dell'Asia del sud, hanno forme sinuose, sottili ed eleganti con movimenti delle mani lunghissime ed inusuali. L'oro profuso nel padiglione del carro funebre reale ti abbacina, colpito dal sole che nasce al mattino, si colora di rosa carico invece, quando scende dietro i monti lontani, la sera. I colpi ritmati che provengono dalla torre del tamburo, ti fanno rimanere ad osservare la vita che si muove attorno a te con una tensione ipnotica. Rimarresti per ore a guardare i fedeli che fanno le offerte alle statue, le donne che ossessivamente scrollano il barattolo di bacchettine, fino a farne saltare fuori una, quella dove è scritta la fortuna, quelli che si raccolgono attorno ai monaci aspettando una benedizione o la piccola processione di parenti che accompagnano un monaco bambino alla sua prima entrata nella comunità del monastero. 

La cappella rosa.
Il ritmo della preghiera scandisce il tempo fino a sera. Allora devi solo scegliere dove goderti l tramonto,  se sulla lingua che si protende al congiungimento del Nam Khan con l'ingordo ed esclusivo Mekong, con il colore dell'acqua che passa dal cremisi al viola scuro della notte, oppure salire al Phu Si, la collina del parco al centro della città, fino a raggiungere il grande stupa That Chomsi, così magico visto dal basso quando fluttua nella foschia, così straordinario per la vista che offre della città ai suoi piedi, mentre il sole scende dietro i monti frastagliati di rosso. Puoi allora gettarti nell'immenso night market, altra orgia di mille colori che dipingono i tessuti che produce questa terra di tessitori, distratto solo dalle processioni notturne dei templi vicini che ruotano lente al lume di mille candele. Rimarresti ancora ore in qualche piccolo locale con la veranda sulla strada a goderti un frullato di papaya o di mint-lime. 



Consacrazione di un monaco bambino.
 Non hai proprio voglia di tornare alla Nammavong Guest House tranquilla lungo il fiume. La famigliola vietnamita che la gestisce, aspetta i suoi ospiti con affettazione. Quasi nessuno parla una parola di inglese, tranne il figlio minore che però non vede l'ora di andare a giocare a petanque e mostra orgoglioso le bocce nuove. Ma tutti si fanno in quattro per accudirti, il padre corre a comprare frutta per la colazione, la mamma riempie il tavolino del cortile di free bananas, tutto il resto della famiglia elargisce sorrisi prima di portarti un thé e quando rientri tardi la sera, li trovi tutti addormentati per terra nella reception, togli le scarpe in silenzio e sali adagio le scale di legno, cercando di non farle scricchiolare, fino alla tua camera per assorbire nel sonno tutto quanto hai assaporato nella giornata.


Tramonto dal Phu Si.

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4 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Sembra proprio di essere stato lì con te. Per me, alla scoperta di un paese magico, che conoscevo così poco.

Massimo ha detto...

Io ho avuto la fortuna di visitare (brevemente) Luang Prabang nel 1996 quando il turismo era ancora praticamente sconosciuto e ne ero rimasto anche io colpito come da una sensazione di viaggio al ritroso nel tempo, un'esperienza rara.

Ci sono ritornato nel 2004 e non l'ho quasi riconosciuta tra luci e frotte di turisti!

Rimane sicuramente un luogo con il suo fascino ma il boom del turismo l'ha un po' snaturato (come succede da tutte le parti), purtroppo e' uno dei costi da pagare per sviluppare un'economia.

Sicuramente i Lao la preferiscono cosi' com'e' a parte il fatto della questua dei monaci.

Non so se la situazione sia migliorata ma, pochi anni fa, il passaggio dei monaci al mattino presto per raccogliere le offerte dei fedeli era diventato quasi un numero da circo con centinaia di turisti appostati con la macchina fotografica e spesso irrispettosi di quella tradizione cosi' radicata nei buddisti.

Nel 2006 ho visto che le autorita' avevano appeso poster da tutte le parti in cui si chiedeva ai turisti di evitare certi atteggiamenti come il presentarsi seminudi (specialmente le donne) o avventarsi davanti a i monaci per fotografarli... una mancanza di rispetto che mi fa accapponare la pelle.

Scusate se ogni tanto tiro fuori i lati negativi delle cose ma dopo tanta dolcezza nei post di Enrico ci vuole qualcosa di amaro :)

laura ha detto...

Ho trovato Luan Prabang assolutamente splendida e capisco la ragazza che non voleva andarsene. Quando ci sono stata io la questua mattutina dei monaci non era per niente assediata dai turisti anche perchè alle sei del mattino molti dormono ed era davvero suggestiva. Il mercato notturno poi era proprio sotto il mio albergo ed era una vera gioia per gli occhi.

Enrico Bo ha detto...

@Adri - Dai , meglio esserci con qualche bella fanciulla al fianco con cui condividere emozioni!

@Max - Pensa ai miei amici che ci sono stati nel 75! Doveva davvero essere un sogno.Quanto alla questa concordo con Laura, forse i cartelli governativi qualche effetto lo hanno sortito, i turisti non sono poi molti e stanno a debita distanza , ne parlo domani.

@Laura - Concordo completamente

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!