domenica 10 febbraio 2013

I mercati di Dar.



La temperatura è già alta la mattina a Dar e buttarsi su un taxi per arrivare fino in centro, significa voler soffrire almeno un'oretta, dovendo scegliere se lamentarsi per gli scossoni delle strade disastrate o perché l'auto è bloccata in coda. Ma non si è venuti per questo?  Allora forza pigroni, salite con me, stringendovi un po' naturalmente, data la mia stazza e prendiamoci questo tempo per osservare il mondo che ci circonda. Intanto una osservazione capziosa: l'adattabilità umana crea comportamenti e soluzioni che prendono spunto anche dalle situazioni più negative. Prendiamo le code infinite nel traffico puzzolente. Tempo perduto irrimediabilmente? Ecco invece che lungo la teoria infinita di macchine ferme, scorre una continua umanità di migliaia di persone che hanno inventato una sorta di supermarket drive-in. In qualunque punto vi troviate fermi, attorno a voi, sciamano persone offrendo con un gesto tutte le merci che volete desiderare, scaffali viventi della mobilità. Siete bloccati? E' la merce che esce dai banconi e viene verso di voi, si fa guardare e poi via, lascia spazio ad altri beni di consumo. Quali? Tutti! Ovviamente ogni tipo di alimentari, frutta e verdura in ceste ordinate oppure già pronti, take away, fritti, bocconcini, anacardi, carni alla griglia, samosa indiani, pannocchie al burro, frittelle varie o confezioni di ogni tipo di biscotti, bibite  e altro ancora. Passano poi ragazzi che offrono cancelleria, carte geografiche e anche libri, che la cultura è ormai presente in tutti i punti vendita. 


Pezzi di ricambio auto; crick, chiavi inglesi, pare che vada molto il triangolo, nuovo consumo del benessere che sostituisce le frasche messe sulla strada a segnalare un mezzo bloccato. Naturalmente è il paradiso del vestiario, camicie, magliette, vestiti, mutande e sporte di reggiseni, in cui  dalla macchina vicina, un donnone enorme cerca e trova la sua misura. Ma anche attaccapanni, paralumi, roba elettrica, tazze, piatti, pentolame vario, insomma tutto quello che può offrire un grande centro commerciale offerto così direttamente al consumo con un piccolo sovrapprezzo per la comodità e non abbiate paura che vi manchi il tempo per la contrattazione, il venditore vi seguirà per un pezzo, constatata l'intenzione di acquisto, visto che al massimo si procede a passo d'uomo. Ma alla fine al centro ci arrivi e girellando a piedi devi constatare la tremenda vitalità di questa Africa, sulla carta martoriato da tutte le peggiori piaghe dell'umanità, guerre, carestie, malattie terrificanti, dittature e malgoverno che fanno pensare ad una sopravvivenza stentata e malata, un vivacchiare ai limiti della scomparsa della specie. Invece in cento anni, il continente più segnato dalle disgrazie umane, è passato da 200 milioni ad un miliardo di persone; molti paesi, superate le dittature più crude, hanno tassi di crescita a due cifre, le strade sono piene di giovani vigorosi, ogni angolo ferve di attività pur misera, ma continua e non si sbaglia a pensare che questo potrebbe preludere ad uno sviluppo vorticoso di tipo asiatico nei prossimi decenni. 

Una delle locomotive di cui ha bisogno la nostra esangue economia, visto che non abbiamo trovato finora schema migliore o alternativo alla crescita. Miope è rimanerne lontani pensando che tutta l'Africa si riduca a poveri villaggi devastati dalla siccità e dalle guerre bisognosi solo della carità del mondo. Un placa coscienze dalle facili etichette. Passeggi per le strade ed anche nel centro dei palazzi del potere della capitale, vedi che il microcommercio è la spina dorsale, come poi l'agricoltura nel resto rurale del paese, di una economia in movimento convulso e vitale. La zona del porto è una delle più vivaci. Lungo la strada, i marciapiedi sono ingombri di merci su stuoie. All'ombra protettiva dei ficus religiosa, banchi di medicina tradizionale, offrono radici, erbe, decotti, elisir, ma anche ossa, peli e parti di animali e forse amuleti. Questo è un paese di credenze radicate, dove ogni religione attecchisce con facilità, ma sincreticamente mantiene scampoli di antiche convinzioni adattate ai nuovi credi. Passeggiando, vedi ogni tipo di chiesa agli angoli delle strade, dalle più note alle sette più nuove e rapaci, tutte in cerca di altri fedeli. L'africano mostra di credere a tutto, poi, spesso sul retro della capanna mantiene un piccolo riparo per gli spiriti della casa, perché non si sa mai. Il sole comincia a mordere forte sulla pelle bianca e tenera del mzungu, a cui qui, nella capitale scafata, non si fa poi molto caso. Bisogna rifugiarsi tra le ombre corte delle case. Ecco il mercato ittico, una delle attrazioni di Dar. Tra i banchi pieni di pesce colorato di ogni tipo, ti salutano con cordialità, lasciandoti catturare immagini della merce migliore, anche se sanno che non puoi comprare. Grida e colore come in ogni grande mercato africano che danno voglia di stare solo a guardare, per cogliere i momenti più gustosi di questo melting pot di razze e costumi. 


Uomini grandi e grossi, nerissimi bantù predominanti, mescolati a nilotici allampanati più chiari coi mantelli rossi dell'allevatore, donne avvolte in kanga dai mille colori, con teste scolpite in mille treccioline diverse, altre in gonne attillate, bionde improbabili con spruzzi castani e ciglia lunghissime, parrucche barocche per mostrare una avversione al capello crespo, hijab che incorniciano i volti d'azzurro o di bianco o veli completi neri a nascondere i visi lasciando solo sguardi maliziosi a scrutare all'intorno. Cappellini rasta offrono gamberoni e aragoste, grandi pesci rossi e azzurri dalle bocche dentate. Vicino alla riva i banchi delle aste che si scandiscono con gli stessi stilemi di altre, dalle pecore in Irlanda, alle antichità della Londra del lusso. Grandi banchi intorno a cui silenziosissime, si affollano donne sedute e col volto seminascosto. Il banditore compone una partita di pescetti omogenei appena scaricati dalla barca e le compratrici mute, muovono appena un cenno della mano o mostrano un mazzetto di banconote sudice, gettando occhiate distratte alla merce. Il blocco viene assegnato velocemente e la compratrice caccia tutto in un sacchetto e se ne va al suo banco ad esporre con ordine e qui comincia la chiama e gli inviti agli acquirenti. Modalità antiche sempre uguali in ogni parte del mondo. D'altra parte da qui siamo partiti per popolare il mondo. Ma venite con me adesso, che ormai ne avrete abbastanza. Compriamoci un cappellaccio da esploratore bianco, tanto per stare sul pezzo e sediamoci da qualche parte a mangiarcene uno di questi pescioni grigliati, con un bel sidro Savanna fresco. Domani ce ne andiamo per risalire a nord. Non facciamo aspettare le verdi colline d'Africa.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Comme si j'y étais !
Excellent.
Jac.

Enrico Bo ha detto...

@Jac - Malheuresement, maintenant on est à la maison! 40 cm de neige!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!