mercoledì 6 febbraio 2013

Un messaggio nella bottiglia.

E poi arriva il momento, temuto da un lato atteso dall'altro. Una dicotomia inestricabile che è essa stessa parte del viaggio. Il viaggiatore d'altri tempi aveva più disponibilità di scelta; quando era il momento, poteva a seconda dell'umore o della sensazione anticipare o allontanare l'amaro calice del ritorno per godere ancora un po' di quel momento magico che ognuno sente quando guarda il mare illuminato dal primo raggio di sole. Ma il biglietto che hai in tasca adesso no, non lo permette più, c'è segnata una data ed un'ora, molto precisa in verità, molto in contrasto con lo spirito africano. Così l'ultimo giorno te lo godi poco, tutto intento a fare star tutto nella valigia, a controllare, a far mente locale, soldi, pacchetti, cose; ordinaria noia. Quando leggerete queste note che vi lancio come fosse davvero un messaggio in una bottiglia (di PET) lasciata all'onda di questo mare, è probabile che io sia già in alto, molto in alto, nell'ultimo balzo tra i continenti che il nostro tempo ha reso così fisicamente vicini, da darsi fastidio l'un l'altro. Il prossimo post avrà già il sapore della rimembranza, stilato con comodità un po' triste da casa. Per intanto sto ancora qui davanti al mare verde che monta ad ascoltarne il rumore, l'odore di salso, la carezza del vento. 

Bisogna fare qualche cosa per prolungare la sensazione, per portarsi via qualche cosa che vada oltre la nostalgia, la nota amara dell'abbandono. Così ho convocato per le 5, Sarah la massaggiatrice, meglio conosciuta come E Allora, unica parola da lei pronunciata in italiano, oltre a ciao e bello bello. Arrotonda così col massaggio zanzibarino il lavoro di cameriera che pure svolge con cura e gentilezza. Steso sul lettino di corda davanti allo smeraldo che tremola, arriva con passo morbido. -E allora?- approccia subito e via col seguito dei convenevoli. Mi stendo comodo, poi la sua figura indefinita avvolta di stoffe colorate, il viso nero come la notte dal sorriso largo circondato e chiuso da un velo nero ed elegante, cala su di me. Olio di cocco profumato dalle spezie dell'isola piove su di me. Cannella, chiodi di garofano, cardammomo, coriandolo profumano l'aria, le sue mani, la mia pelle. Mani dure e vigorose seppure morbide e gentili, piene di promesse arabeggianti, lavorano a lungo su di me (date le mie dimensioni, è ovvio). Perdi un po' il senso dello spazio e forse anche grazie a questo la partenza ti sarà più lieve. Quando ha finito si leva leggera: - E allora? Bello bello?- Non puoi che rispondere -Bello, asante sana, Sarah.- e lei se ne va, un ombra leggera nella sera che scurisce di colpo girandosi in notte. 

Accende un raggio
lo smeraldo nell'acqua.
Partenza amara.


2 commenti:

Unknown ha detto...

Contala giusta, Enrico!
Cristiana

Enrico Bo ha detto...

@Cri - Conterò con calma da dopodomani!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!