martedì 12 marzo 2013

Corruzione e rivoluzione.

Non ho voglia di parlare di politica, benché richiesto; come sapete mi interessano di più la storia e la geografia, per cui oggi vi voglio rammentare la storia di un paese lontano lontano. Come ho raccontato più diffusamente nel libro Lettere dall'Indocina, una quarantina di anni fa, la Cambogia viveva un momento davvero difficile. La sua economia era devastata dalla vicina guerra che si svolgeva ai suoi confini e dalla corruzione e dal malgoverno dei suoi politici (situazione molto comune a tante repubbliche delle banane di tutto il mondo, dove fare politica significa soltanto cercare di arraffare il più possibile per sé e per i propri familiari e clientes, rubando e corrompendo a più non posso e lasciando andare in malora il proprio paese). La popolazione soffriva di questo a tal punto che cominciarono a formarsi gruppi e movimenti che volevano dare un taglio netto al passato e alle forme tradizionali di potere per dare finalmente voce al popolo liberandolo dalle sue catene. Una tra queste, la più sognatrice e attiva era capeggiata da un tale Pol Pot, che propugnava, una purezza assoluta e l'obbligo per il movimento di essere al servizio del popolo. Con questa affascinante premessa, il movimento degli Khmer Rouges non tardò a prendere consistenza sempre maggiore nel paese, conquistando un largo seguito di consensi tra la popolazione esausta dal malgoverno precedente.

Quello che piaceva molto era proprio questa dichiarata volontà di essere diversi, di non essere un partito, anzi di rifiutare la logica dei partiti per essere un tipo nuovo di democrazia diffusa del popolo in cui ogni uomo contasse per una persona (seguendo naturalmente le giuste direttive di base del movimento e del suo leader). Grazie a questo largo consenso, il movimento, che rifiutava per principio qualunque accordo con le altre componenti politiche del paese, rendendolo a tutti gli effetti ingovernato,  riuscì a prendere il potere in qualche modo, insediandosi come aveva promesso come unico avente diritto a governare e raggiungendo il 100% effettivo, come accade in quelli che un tempo si chiamavano colpi di stato. Il movimento rimaneva duro e puro a tal punto da rifiutare ogni contatto con i giornalisti e con gli intellettuali che vedeva come fumo negli occhi e pericolosissimi perturbatori del meraviglioso nuovo corso, della nuova era a cui si apriva il paese. Una vera rivoluzione dal basso che voleva portare finalmente giustizia, uguaglianza, lotta senza quartiere alla corruzione ed alla casta che affamava il popolo. Pol Pot , confermato quindi come unico e vero leader, il cui verbo era la verità assoluta su cui uniformarsi, aveva dunque deciso che chi non era d'accordo con le idee del movimento (le sue), doveva essere dal movimento stesso ed eliminato e pensò che fosse più opportuno e definitivo che questa espulsione corrispondesse più efficacemente ad una eliminazione fisica. 

Per non correre rischi, naturalmente valutò che, in generale, fosse meglio comunque eliminare anche dieci incolpevoli per essere sicuri di liberarsi di un dissidente. Per il problema dell'economia allo sbando, venne applicata immediatamente quello che era il verbo filosofico alla base del movimento, quella che doveva essere la vera decrescita felice, con un ritorno alla terra collettivo e globale, il vero chilometro zero in cui ci si doveva nutrire solo di ciò che ognuno poteva coltivare. In una notte le città furono svuotate di ogni abitante e tutti mandati nelle campagne in appositi campi di lavoro a piantare il riso. I consumi furono ridotti a una ciotola ogni pasto e tutti gli "intellettuali" (giornalisti, insegnanti, artisti e tutti quelli non adatti al lavoro manuale, inclusi quelli che portavano occhiali, sintomo di pericoloso saper leggere), furono eliminati, nel senso di uccisi. Il problema del debito fu risolto facilmente con l'abolizione della moneta, inutile orpello di una economia di mercato da cancellare per sempre, in favore di un eden privo di banche, commerci, speculatori, giornali, televisori, che sarebbe durato mille anni almeno grazie alla felicità che garantiva alle persone, libere finalmente dalle passate brutture. 

Si tornò dunque all'auspicato isolamento internazionale che impermeabilizzava le frontiere a qualunque idea perniciosa e a tutte quelle inutili merci consumistiche che tanto male facevano alla moralità del popolo. In qualche anno morirono circa 3 milioni di persone, circa un terzo della popolazione della Cambogia (un po' come se in Italia ne morissero venti). La metà circa, uccisa direttamente nei campi di concentramento come sospetti oppositori, gli altri di fame e di stenti nei campi di lavoro. Il paese divenne uno dei più poveri del mondo. Solo dopo qualche anno il paradiso e il suo profeta che aveva affascinato le piazze, furono rovesciati, ma i risultati della sua opera che hanno consegnato ai superstiti un paese ricoperto di macerie, hanno a tal punto devastato la Cambogia da farne uno dei paesi più arretrati dell'area, che cerca con fatica di risollevarsi da due decenni. Le cataste di teschi ancora visibili nei luoghi degli eccidi più cruenti stanno lì per far ricordare alla gente quali possono essere le conseguenze del populismo dei profeti sognatori, sempre presenti quando le economie sono in difficoltà e le ricette facili sembrano preferibili sempre alle medicine amare dei sacrifici, riempiendo la bocca delle folle con parole come giustizia, libertà, democrazia e che finiscono tutte irrimediabilmente nello stesso modo. Ma queste sono cose che capitano solo in paesi lontani e tanto diversi dai nostri e io ho voluto solo raccontarle a titolo storico e culturale.

Se invece qualcuno è interessato a fatti più recenti e a noi più prossimi può dare un'occhiata qui alla seguente mia:


della giornalista Manuela Garreffa.




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3 commenti:

Martino ha detto...

Grazie

Enrico Bo ha detto...

@Marty - prego

Dottordivago ha detto...

Guarda che ti hanno intervistato sulla situazione politica solo perchè il tuo cognome rappresenta già la risposta...

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!