La spiaggia di Jambjiani - Zanzibar |
Mi riesce faticoso abbandonare l'Africa ed i suoi temi. Anche perché non appena ritorno a guardarmi intorno e ad ascoltare volti cupi che parlano di aria fritta o indecenti maleducati, tronfi e spocchiosi che pontificano su cose di cui non hanno nemmeno una lontana idea, mi viene il magone e la voglia di ripartire. Avete notato infatti che sono più di due mesi che mi tengo piuttosto lontano dalla cronaca nostra. D'altra parte l'Africa mi ha intrigato molto in questi ultimi tempi, ci sono stato due volte in meno di un anno e mezzo e mi sembra che sia una situazione ben poco conosciuta, quando non percepita in modo del tutto sorpassato e non realistico. Quando si parla di Africa con qualcuno, emergono soprattutto delle convinzioni generalistiche e stereotipi assolutamente antiquati. Qualcuno non ci vede altro che un inferno senza speranze o soluzioni di malattie, fame e guerre, che in breve spopolerà il continente. Altri avvertono soltanto la pressione di un'orda di poveri che si affaccia sulla sponda del benessere, nel tentativo di invaderla e sopraffarla, imponendo nuove tradizioni e cancellando l'ormai debole e senescente Europa. Infine i più la considerano come una terra selvaggia, al più un enorme parco naturale da lasciare a se stessa in quanto priva di ogni possibilità di sviluppo futuro, un po' della serie, inutile interessarsene, tanto non ce la faranno mai.
La mia sensazione è che davvero questi atteggiamenti pecchino di una superficialità che deriva da una assoluta non conoscenza di quanto accade e di come si sta orientando quella parte del mondo. Intanto non è un fatto che questo continente sia un concentrato esangue di popoli esausti che aspettano di estinguersi sotto il sole impietoso. Anzi è pur vero l'esatto contrario. Nonostante tutte le traversie, l'Africa è il continente a più elevato tasso di crescita della popolazione, tanto che sta arrivando al miliardo di abitanti, nonostante carestie, guerre e malattie imperversino come in nessuna altra parte del mondo. Questo mi sembra un segno di grandissima vitalità che è caratteristica propria di qualunque società giovane e proprio per questo propositiva e volta all'innovazione, magari compiendo errori clamorosi, ma pur sempre smuovendo stratificazioni e immobilismo non producente. Vero che parliamo di un continente povero e con paesi a PIL bassissimi se confrontati al cosiddetto mondo sviluppato, ma basta muoversi sia ad ovest che ad est, per non parlare dell'estremo sud del continente, per riscontrare una irruente e tumultuosa vocazione ad intraprendere attività di ogni tipo, commerciali, artigiane e piccolo industriali che smuovono la società nel profondo. Chi ritiene di trovare solo gente che languisce sotto le palme, non conosce una realtà ben diversa.
L'Africa di oggi è tutto un enorme cantiere in costruzione, dove ogni giorno nascono attività ed occasioni. Certo si tratta in generale di soluzioni povere o approssimative rispetto ai nostri metri. Sono cose che non corrispondono ai nostri standard o ai nostri interessi, ma rappresentano un trend inarrestabile ed estremamente vigoroso. Chi si è accorto di questo sono proprio quelle altre realtà che per decenni avevamo sottovalutato con disprezzo, che adesso ci fanno tanto paura e che demonizziamo spregiativamente, invece di cercare di conoscerle in modo utile, magari proprio per difendersene. Cina e India e anche altri paesi, cosiddetti emergenti, sono presenti in maniera massiccia in ogni attività economica africana, avendo evidentemente valutato essere molto interessante investire lì e pensando ad un futuro sviluppo che garantirà grassi ritorni. Mica lo fanno per beneficenza. Il continente è intanto ricco di risorse naturali da predare, ma forse la cosa che fa più gola è essere dentro a pieno titolo ad uno sviluppo economico rigoglioso che potrebbe avvenire nei prossimi decenni in cui bisogna trovarsi tra i primi ad essere presenti per poterne sfruttare prima degli altri le potenzialità. I più avveduti o quelli che ritengono a torto o a ragione che l'unica soluzione efficace della nostra civiltà sia la crescita, comunque regolata e/o sostenibile, sono sempre alla ricerca di nuove locomotive dello sviluppo, che oggi sono in Asia e magari in Sudamerica, ma che in un futuro non lontano andranno cercate proprio in Africa.
Questa visione a lungo termine darebbe una risposta anche a chi paventa unicamente l'invasione di nuove orde barbariche. Naturalmente i problemi sono enormi e non volerli riconoscere fa parte della stessa miopia di chi ritiene il continente fermo nel tempo al 1800. Sono però i problemi classici di tutti popoli alla vigilia dei grandi cambiamenti. La corruzione prevaricatrice e le insanabili violente rivalità di una terra che fa delle tribalità la sua debolezza ed allo stesso tempo la sua forza, possono essere freni potenti. La superstizione e l'ignoranza che impregna potentemente ogni strato della società è in contrasto con una crescente scolarizzazione che sforna schiere di laureati sinceramente vogliosi di lavorare per un paese nuovo e moderno. Un altro aspetto che differenzia la gente d'Africa in generale dagli altri mondi, è una centralità assoluta della famiglia e degli aspetti mutualistici disinteressati tra simili. Questo potrebbe, a mio parere, avere molta importanza anche al fine di dare una direzione diversa e più umana a questa inevitabile crescita, forse un aspetto nuovo, tutto da valutare e passibile di soluzioni ancora non investigate. L'unico errore che possiamo fare, noi "occidentali" è ignorare tutto questo relegandolo a problema periferico e marginale, limitandosi a vederne le punte negative e magari fastidiose, l'immigrazione, la crescita degli estremismi, le sacche di miseria su cui scaricare le coscienze con aiuti a volte fasulli, altre malamente interessati, altre ancora improduttivi e controproducenti, nella maggior parte dei casi in contrasto con i bisogni reali o forniti secondo vie sgradite a coloro a cui sono diretti nei fini o nei modi.
In altri casi poi utili solo a mantenere in piedi strutture autoreferenziali. Certo è difficile valutare la correttezza di ogni intervento e sicuramente è illusione utopistica pensare che chi si rivolge verso questi lidi, sia nazione che organismo, lo faccia con intento nobile e disinteressato, tuttavia sarebbe bello che ci fosse almeno una direzione positiva per entrambi i contraenti. In ogni caso non ci si può illudere e nessuno fa mai le cose al posto tuo, Anche l'Africa, faticosamente, e non basteranno di certo pochi decenni, dovrà trovare la strada da sola, sbagliando spesso e scegliendo bene in pochi casi; dovrà percorrere una via piena di ostacoli successivi, posti dai nemici, dai falsi amici e anche da quelli inconsapevoli degli amici sinceri. Ci vorrà tempo. Intanto come vedete ho già fatto mia la considerazione di Biagi che diceva che quando vai in un paese nuovo per una settimana, ritorni e scrivi un libro; se ci stai un mese, scrivi un paio di articoli, se ci vivi un anno, non riesci a mettere insieme più di qualche frase. Pretendiamo di capire tutto semplicemente, con un paio di occhiate, è uno dei difetti umani; io di certo non ne sono esente. Intanto per portarmi avanti col lavoro, sto mettendo insieme un nuovo libro sulla Tanzania. Quello sul Senegal l'ho già editato da tempo.
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2 commenti:
BELLISSIMO, Enrico non stancarti di parlare dell'Africa, c'è tanta disinformazione... sul discorso ricchezza vorrei aggiungere quanto segue:
noi europei ci riteniamo evoluti e benestanti, o almeno tendenti a questo obiettivo anche se c'è crisi, ma da noi tutto si paga e la nostra vita è la più complicata del globo terrestre. Ti faccio un piccolo esempio: una cosa normalissima come avere un genitore anziano non autosufficiente o un figlio piccolo che teniamo da soli-e dopo un divorzio ci manda in bancarotta, eppure sono cose prevedibilissime... non è uno Tsunami. Questo xché da noi non esiste la collaborazione gratuita tra vicini. Dobbiamo pagare praticamente x respirare, niente è considerato un fatto naturale, tutto è calcolato al millimetro,e ci illudiamo di essere liberi. E' tragicomico.
@Manu - Grazie Manu. Il problema è sempre che ognuno crede di aver capito tutto, quando magari invece non si è capito niente o solo parzialmente.
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