giovedì 10 ottobre 2013

Elogio della normalità

Dice Chang Chao nel suo Yu Meng Yin (XVII sec.) che la passione sostiene il pavimento dell'universo e il genio ne dipinge la volta. E' un'immagine davvero convincente. Passione, che poi è un tutt'uno con la sregolatezza e genialità distinguono l'uomo dall'animale dunque? Forse è davvero così. In fondo lo stesso autore afferma che è meglio essere bocciato all'esame di stato (il famigerato esame da funzionario che apriva la strada al governo e al potere) che essere ignoto ad un letterato famoso. Certamente a chi non piacerebbe possedere il quid della genialità. Prima o poi tutti si sforzano nel produrre uno scritto, una poesia, un quadro, una melodia o qualche altra cosa in cui mettere alla prova il possesso di quell'indefinibile tratto che distingue da tutto il resto, naturalmente, nella maggioranza dei casi mostrando un risultato deludente soprattutto a se stessi prima che agli altri. Apri il volumetto che orgoglioso hai appena editato con sacrificio, ne scorri nervosamente le pagine e inevitabilmente cogli la delusione della mediocrità, quella distanza che dal pavimento di passione ti ha alzato, certo, ma solo da pochi centimetri e la volta del cielo è ancora così lontana, la immagini solo, altro che toccarla, pur sforzandoti sulla punta dei piedi. 

Riconoscerlo è già pur esso cosa buona, per lo meno non ti confondi col nutrito gruppo che si guarda attorno compiaciuto convinto di essere salito all'empireo e invece è ancora lì nel guano di chi non è riuscito neppure a staccarsi da terra e confonde la puzza coi profumi d'ambrosia. Pazienza, è bello però sognare questa grandezza dell'uomo e riuscire almeno a vedere le vette della genialità, riuscire tuttavia ad ergersi sulle ginocchia per poterle apprezzare, sentendo almeno forte il pavimento della passione sotto di te. Eppure, dopo aver goduto della bellezza della genialità, staccando gli occhi dall'icona di essa, sia appesa ad un muro o tenuta tra le mani o ascoltata con gioia, devi riprendere a camminare in tutta la parte intermedia, che è grande e quasi senza confini. Devi ammettere e quindi accettare che tutto quello spazio infinito intermedio, quello della normalità è poi quello che manda avanti il mondo. Il resto lo rende solo più bello, anche se forse lo aiuta a vivere. Gli eroi guerrieri lasciano il loro nome sui libri, unici alfieri ricordati di un popolo, il rimanente, l'enorme e silenziosa massa di contadini e di servi, quel mondo e quel popolo lo rinnova continuamente e lo manda avanti, lo fa crescere e ne costituisce forse davvero la unica e consistente essenza, in fondo la sua unica ragione. La norma è allora superiore al genio? Chissà, è un po' la storia del proporzionale e del maggioritario.

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4 commenti:

Unknown ha detto...

Color che chiaman geni quei ben nati che lo scorgono un poco il cielo tondo ch'è digià pitturato e lo raccontano

Anonimo ha detto...

Pas sûre qu'en France on trouverait encore quelqu'un qui ferait l'éloge de la " normalité" ressassée par notre président trop " normal" !!
Jac.

Enrico Bo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Enrico Bo ha detto...

@Tent - Ahimé intanti cerchiam di raccontarlo, così difficil'è farlo.

@Jak - Tout les pays ont ses problèmes, malheuresement. Mais, maintenent, j'ai lu que la Le pen est en ce moment le premier parti de la France!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!