giovedì 6 febbraio 2014

Cronache di Surakhis 61: Rivoluzione

La pioggia acida cadeva senza sosta da venti giorni. C'erano stati pochi momenti di tregua in cui dal cielo scendeva soltanto una sorta di polverino umido che si depositava sulle superfici metalliche corrodendole in fretta. Le montagne di immondizia in cui era stata scavata la città franavano continuamente, seppellendo intere famiglie di abitanti nel disinteresse più generale. D'altra parte gli strati spessi di liquame denso proteggevano abbastanza bene dalle radiazioni che arrivavano dal sottosuolo, da quanto era stato seppellito tempo addietro. Solo le acque dei pozzi avevano un frizzantino naturale e baluginavano un poco al buio. La quantità di acido solfidrico che si era generato e che scendeva dal cielo, era ormai cento volte superiore alla normale intensità ed aveva completamente soffocato il puzzo delle centrali a merda, che ormai però funzionavano a singhiozzo, anche perché negli ultimi tempi, sempre meno cittadini facevano i conferimenti all'ammasso obbligatorio delle feci, preferendo nasconderle in casa per arricchire un po' di componente proteico la dieta di erba e cavolo radioattivo, che costituiva ormai l'unica cosa presente sulle tavole di Novigorad. Ogni tanto c'era un giro di vite e gli ispettori di Paritrancia, l'ente preposto all'esazione evacuatoria, facevano una retata, portando alla banca degli organi quelli a cui venivano trovate in casa, per lo più malamente nascoste, scorte di merda mangiabile. Qualcuno le occultava in vecchi conservatori di cibi biologici, che ne garantivano la sanità per il solo fatto di essere dichiarati tali, altri la mantenevano nei vasi da marmellate casalinghe di marroni che erano ormai scomparsi da anni. Henry Wood, aspettò che l'oscurità scendesse completamente ad avvolgere la città per fare scattare il suo piano di fuga. 

Lo aveva deciso fin da quando Cricket aveva preso il potere assaltando il parlamento dove si era rinchiuso il governo terrorizzato, dopo un mese di assedio da parte dei militanti che si alternavano vociando e scandendo una continua cantilena di insulti. Infine il portone di metallo era stato aperto scavandoci una breccia con un gigantesco apriscatole e si era lasciata mano libera ad una falange di macropenici affinché facessero il loro comodo su tutti i presenti. Poi tutti erano stati mandati in un laogai, nelle isole Pellacce a rieducarsi. Immediatamente era stato abolito il credito intergalattico, pensioni e risparmi erano state annullate  e ogni bene veniva scambiato solo contro prestazioni sessuali secondo una tabella compilata dal Direttorio del Santo Baratto. Le teste avevo cominciato a saltare, giornalisti, politici vari e tutti quelli che erano stati in qualche modo collusi col vecchio regime. Le esecuzioni avvenivano sulla pubblica piazza anche per svagare i cittadini che non avevano altro da fare, essendo felicemente regrediti ad uno stato semicomatoso che si ravvivava solo quando dovevano votare se il condannato, prima della decapitazione, dovesse essere anche sottoposto alla pena accessoria del Bunga Bunga di cui si occupavano drappelli di macropenici, sempre presenti ormai in ogni cerimonia pubblica per fare il loro dovere. Ma i più compromessi col vecchio regime stavano finendo e la necessità di continuare a dare divertimento al popolo sovrano, necessitava di altri soggetti da trattare, per cui si era cominciato a rastrellare tutti coloro che pubblicamente o per sentito dire aveva espresso  in passato dubbi sul crickettismo o in generale sulla nuova religione. 

Wood si sentiva nel mirino ed ogni volta che una ronda passava davanti alla sua caverna, scavata nella parte bassa della città, temeva che fosse il suo turno. Il giorno prima avevano preso il suo vicino che aveva sempre ammirato in pubblico le prestazioni sessuali del vecchio imperatore, il quale era tenuto in vita artificialmente come monito a tutti nel museo delle mummie, dove i bambini delle scuole venivano portati in visita educativa di tanto in tanto per ammirare la sua famosa pompetta che tutti potevano azionare dandosi di gomito mentre se ne vedeva la funzione. Una settimana avanti avevano portato via una intera famiglia sostenitrice della sinistra storica e che si era data al crickettismo solo all'ultimo momento, una conversione troppo sospetta, che il tribunale del popolo aveva giudicato falsa ed il gruppo al completo era sfilato nudo tra due ali di folla che li frustava selvaggiamente prima di salire al patibolo, mentre le vecchie sedute sotto il palco sghignazzavano a quattro ganasce, sferruzzando maglie di pelo di pube, che veniva raccolto con cura dopo le esecuzioni. Wood scivolò via nella notte buia come una tomba. Le tre lune di Surakhis erano tutte tramontate e solo chi conoscesse bene i sentieri delle colline riusciva a strisciare via senza incertezze. Il piano era di arrivare fino allo spazioporto, confondersi con gli androidi addetti alla manutenzione e salire nella stiva di una astrovave in partenza per il braccio orientale della galassia e rifarsi una vita magari aprendo un chiosco di ceci fritti su qualche spiaggia di vacanzieri. 

Si era protetto con un telo di fortuna, ma gli acidi che scendevano dal cielo glielo avevano quasi sciolto completamente e anche gli scarponi di protezione, aggrediti dal percolato, stavano perdendo le suole. Stava tagliando il reticolato che era stato messo attorno alla città e si sentiva quasi in salvo, però i tac tac del tronchesino attirarono l'attenzione di una pattuglia di guardia. Lo circondarono subito. Non c'era più scampo. "Ma è Wood - gridò uno degli scherani brandendo un pene mostruoso - quello che vomitava porcherie sul nostro leader nelle sue lettere virtuali. Tienilo fermo che adesso gli diamo una bella lezione". Tra risa e spintoni, lo gettarono a terra strappandogli via quel che rimaneva dei suoi stracci. Era un macropenico tra i più dotati e Wood sentì subito quello che stava accadendo e tutto si fece buio davanti ai suoi occhi. Mentre perdeva i sensi gli rimase solo tra le lacrime, un'immagine di spiagge lontane, di montagne ricoperte di muschi e bambù, di risaie a terrazze infinite. Poi solo i cori sguaiati: "Potere al popolo, cri cri, cri cri. Libera decisione ai cittadini, cri cri, cri cri" finché tutto divenne completamente buio mentre la pioggia continuava a cadere senza sosta.

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6 commenti:

Unknown ha detto...

GRANDE!
Cristiana

Unknown ha detto...

O santa distopia che si cricchetta, quanto mi piace quando tu t'incazzi!

il monticiano ha detto...

Porca pupazza,un post allucinante frutto prezioso della tua fervida fantasia.

Enrico Bo ha detto...

@Cri - E' che ho paura.

@tent - La mosca al naso , anche chiuso è abuso!

@Monty - Certo assolutamente solo fantasia. Forse.

Anonimo ha detto...

Da riscrivere, meglio.

Enrico Bo ha detto...

@Anon - Chiarire i punti

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!