venerdì 18 aprile 2014

Storia di Lien





Hanoi - Un ristorantino di strada
E' seduta su uno di quei piccoli seggiolini nel ristorantino che dà sulla strada. Forse ha appena finito la colazione di tutti i giorni, una scodella di pho con pezzi di carne di manzo. Se ne sta lì, con il mento affilato appoggiato nell'incavo delle mani, lo sguardo un po' triste, come perso nel vuoto dietro i grandi occhiali dalla montatura moderna. Forse è preoccupata per il lavoro, sempre difficile da trovare e dall'affitto da pagare, una cameretta in periferia, o forse sogna quello che spera sarà la sua vita. Lien ha gli occhi neri e i capelli lunghi lunghi che ogni tanto le vanno di traverso sulla fronte e deve spostarseli di scatto con un tratto deciso della mano. E' magrolina e insolitamente alta per una ragazza vietnamita, ma si muove leggera e morbida come l'agilità dei suoi anni le consente. Certo spicca in mezzo alle altre e non soltanto per la statura, ha il piglio deciso di chi conosce le proprie potenzialità, anche se appare sempre in equilibro instabile tra la sicurezza che le conferisce la sua preparazione e l'essere consapevole delle tante difficoltà che l'incertezza della vita ti impone e che ogni giorno ti mette alla prova. E' orgogliosa Lien, ha fatto l'università, cosa non tanto semplice, per una come lei, figlia di contadini, in questo paese, pieno di concorrenza, tra frotte di giovani combattivi che arrivano da ogni parte, grazie ad una esplosione demografica che si cerca con difficoltà di rallentare. E' stata dura la scuola e ancora adesso ogni tanto ha gli incubi, quei compiti di matematica così difficili, coi risultati che non venivano mai! Si sveglia di colpo tutta sudata e non è l'umidità del monsone. Però, l'esperienza accumulata, la conduce ad una continua lotta tra l'impulsività naturale dei 25 anni e una riflessività consapevole che, cosa poco comune per un giovane, la porta a considerare il passato, ad apprezzarne le sfumature, a ricercarne indicazioni  e aiuto nelle decisioni di tutti i giorni. 

Hanoi - Il lago
Non è facile essere sempre lontano dalla famiglia, lei, ultima tra i figli, forse un poco la cocca di casa, ma andata via presto per studiare, cercare la sua strada nella grande città, conquistarsi la vita da sola. Forse, mentre i motorini passano scoppiettando e intasando l'incrocio, pensa alla mamma al paese, ai suoi abbracci caldi, alle storie che le raccontava, quando era più piccola e tornava a casa dalla scuola dopo una lunga camminata lungo il sentiero fino alla casa fuori del paese con Linh, la sua mica del cuore. Storie di quella guerra lontana quando il papà era andato a piedi fin nelle risaie del delta, a combattere attorno a Saigon ed era ritornato tanti anni dopo, segnato per sempre da quella vita. Storie di fame e di privazioni, di lei che lo aspettava, lavorando per sostenere la lotta dal nord e che poi, quando la morte aveva finito il suo lavoro, si era caricata sulle spalle quasi da sola il peso della famiglia e dei figli che erano venuti. Non le dimentica quelle storie, Lien, fanno parte di lei e del suo essere vietnamita, anche se adesso pensa alla vita di oggi, alle sue difficoltà e anche alle sue opportunità, per seguire le quali, però, bisogna lottare, essere sempre pronti, attenti. E' fatica continua. Avrebbe voglia di ridere Lien e di cantare canzoni con gli amici, ma di tanto in tanto il suo sguardo diventa improvvisamente duro, deciso, senza tentennamenti. Perché non bisogna essere deboli, non ci si può fermare troppo a recriminare. Bisogna mettere da parte le debolezze. Magari hai avuto il cuore spezzato, per qualche delusione. Certo sarà stato terribile, ma forse i ragazzi sono così, diversi e spietati e tu che vorresti soltanto dare tutta te stessa in cambio di un gesto d'affetto, per poterti affidare sicura, ricevi invece in cambio una delusione così forte da apparire irrimediabile. 

Ragazzi che mangiano semi di girasole al karaoke
O forse non è davvero così, forse non saranno tutti uguali davvero; allora gli occhi diventano improvvisamente dolci e lo sguardo si perde lontano. Forse Lien fa sogni romantici, ricevere fiori e sorrisi e una carezza lieve sui capelli. Lien sogna l'amore e sogna la vita. Ridere con le amiche, passare una sera al karaoke a scherzare, a cantare canzoni stonate, a raccontarsi cose divertenti, a leggere poesie, a parlare di viaggi impossibili in terre lontane, bellissime, esotiche. A conoscere persone nuove e imparare cose, misurarsi, confrontarsi, vivere. Inclina un poco la testa Lien, da un lato e gli occhi si perdono lontano, canta una canzone dolcissima, forse una ninnananna, quella che sentiva bambina dalla sua mamma. La sua voce è così diversa da quando deve prendere decisioni, altalenante e quasi spigolosa per i toni dissonati della sua lingua, è diventata musica di seta, carezza delicata. Poi guarda l'ora e si alza di colpo, si deve andare, la giornata comincia. Manda un'ultimo messaggio dallo smartphone, ancora occhiata a facebook, poi bisogna incontrare persone, risolvere i loro problemi, svolgere un programma cercando di farlo nei migliore dei modi, sperando che non siano eccessivamente pretenziosi o rompiscatole, trovi quello accomodante e quello a cui non va mai bene niente e tu sei in mezzo e devi anche preoccuparti di come sarà il loro giudizio finale. Ma in qualche modo ce la farà Lien, è brava e se li rigirerà facilmente fino a quando non arriverà l'ora di andarsene a letto e rimanere un poco a sognare il futuro bellissimo che la aspetta. Non smettere di sognare Lien.

Hanoi - Il ponte rosso

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