lunedì 7 aprile 2014

Restare a Hoi An

Hoi An - Sartoria



Da Nang - Esposizione di marmi
Bisogna lasciare Saigon, anche se ormai ci sei abituato, ma la voglia di nuove esperienza supera il desiderio di percorrerne ancora i lunghi viali affollati. Cambiare qualche milione di Dong è per la vecchia contabile dalle maniere spicce, operazione di routine, maneggia i soldi con professionalità, forse era ragazza sottile che girava in bicicletta con l'ao dai bianco e il cappello a cono, davanti al Continental, sotto gli sguardi famelici dei marines in libera uscita o forse era dall'altra parte, chissà, il tempo livella tutto. Un bambino piange disperato all'imbarco; è disperazione pura che si acquieta solo quando gli faccio accarezzare la mia barbaccia spinosa. Curiosi i bimbi, la novità li stupisce e li distrae, un naso lungo è sufficiente e la mamma ride. Un balzo fino a Da Nang, nome carico di ricordi, come è facile muoversi oggi. La strada che porta ad Hoi An passa tra i campi dietro le lagune, tra i tanti scheletri di costruzioni abbandonati al futuro. Gli investitori avevano puntato ad uno sviluppo ancora più tumultuoso di quello reale, se è possibile pensarlo, poi la crisi ha messo il freno, adesso stanno lì, ville a schiera che nessuno si può permettere di comprare, grandi palazzoni popolari che però sono già classificati come "appartamenti di lusso" e poi la sfilata degli alberghi a cinque stelle bloccati a metà, simulacri dello sviluppo abortito in mezzo alle dune che nascondono gli hangar antichi di Da Nang, dove si acquattavano i B52 in attesa di andare a nord a scaricare la morte. Stanno lì ancora seminascosti, anche loro a schiera, villette di altri tempi, anche loro abbandonati e corrosi dalla muffa nera del monsone.

Hoi An - Il ponte giapponese
Pinnacoli assurdi spuntano tra il riso, le cinque montagne di marmo, cinque come gli elementi a formare uno dei paesaggi consueti di questo sudest asiatico da cartolina, corrose e traforate come trine da mille caverne  e pinnacoli ornati di tempietti dai tetti arancio, quasi fossero loro le copie enormi dei tanti bonsai che trovi nei giardini dei templi. Tutti qui attorno lavorano il marmo, in blocchi bianchi o quelli più preziosi dai mille colori, a formare statue di dimensioni enormi, dai buddha ridenti alle madonne in lacrime, animali di fantasia, fenici piumate e draghi che sputano fuoco, fino ai piccoli ninnoli per convincere il turista riottoso a compricchiare almeno qualche cosa e a non andarsene a mani vuote. Forse la maggior parte del marmo, adesso arriva dalla Cina, ma che importa. Puoi girare ugualmente nella foresta di pietra esposta nei cortili tra una Venere che sorge dalle acque, una Biancaneve tra i nani da giardino e un Avalokiteshvara dalla cento braccia. Tutto vale per il business, basta chiedere e avrai. Vuoi la seta in mille pezze dai colori sempre diversi? Eccoti accontentato, Hoi An è la città dei sarti. Vestiti in tre/quattro ore, su misura. Tu porti la foto o la figura del vestito di grande sartoria che desideri, scegli la stoffa tra le centinaia di pezze esposte e la donnina ti prende le misure con attenzione e si mette subito al lavoro. Davanti all'ingresso le lettere dei compratori entusiasti che fanno da garanzia. Spedizione garantita in tutto il mondo! La fabbrichetta dove ti portano in visita e che già ti pare un lager, dove centinaia di ragazze sono chine a cucire e ricamare, in realtà è la facciata di rappresentanza, figurati quelle reali. Certo che sfiorare le mille sfumature di quei drappi così leggeri e quasi trasparenti che scivolano tra le dita...

Hoi An - Veglia funebre
La seta ha affascinato il mondo già al tempo dei romani. Marco Aurelio impose alla moglie di non spendere quella cifra assurda, diecimila sesterzi, per un drappo multicolore tessuto dai lontani Sini, perché in tempo di crisi non aveva senso esibire al popolo quello schiaffo alla miseria. Ma forse era proprio questo il motivo che lo rendeva più desiderabile. La bellezza è condizionata anche dalla rarità e dal costo. Così ti perdi tra le piccole e antiche vie di Hoi An a camminare lentamente per goderne ogni angolo, ogni scorcio. La bellezza è anche una questione di casualità. Se il fiume Thu Bon, alla fine del 1800 non si fosse insabbiato chiudendo il porto ed i traffici che ne derivavano, oggi forse questa sarebbe una moderna e poco interessante città di mare. Allo stesso tempo, se non fosse stata un po' defilata rispetto alle azioni di guerra, forse la devastazioni dei bombardamenti avrebbero distrutto questo gioiello, rimasto n pratica un unicum a mostrare come erano le cittadine del vecchio Vietnam e la loro architettura tradizionale. Una serie infinita di casette ad un piano sovrastato da verande aperte sui canali, magazzini e depositi, piccoli templi mescolati alle case delle congregazioni di mercanti cinesi, una per ogni città della Cina che arrivavano qui a commerciare e a fare affari, fin dal regno dei Champa, di cui già Marco Polo dà conto. Non ti stanchi di passeggiare tra le casette colorate. Arrivi fino al ponte giapponese, piccolo gioiello che porta al quartiere "francese" con le sue costruzioni in giallo. Ti fermi davanti ad un negozio dove si sta svolgendo qualcosa di diverso. E' morto il proprietario e tutti, parenti e dipendenti sono lì, vestiti di bianco ad accogliere gli amici, tra i trespoli in cui sono deposte le decine di corone di fiori, bellissimi, rose, gerbere, strelizie.

Hoi An - Tetti
Qualcuno ha la testa fasciata da una benda bianca, la tradizione vuole che se la mettano i parenti e gli amici, per evitare che la disperazione faccia loro sbattere la testa contro il muro. Affabili offrono il thè a chi arriva, solo una vecchia sta un po' in disparte col viso triste e senza lacrime di chi forse le ha già piante tutte, forse la moglie, forse una parente stretta. Gli altri distribuiscono cibi e dolcetti, probabilmente tessendo le lodi del morto. Entri nelle antiche case dei mercanti. Che strano vedere musei ancora abitati dai loro stessi proprietari. Ricchezza di legni scolpiti, specchiere, marmi e porcellane in vetrine pesanti che raccontano di un passato ricco e importante. Case di mercanti dove per secoli si sono combinati affari, dove scorreva il denaro come un fiume, come il Thu Bon che ogni tanto esce dagli argini e allora vedi i segni dove è arrivata la piena, una piccola targa quasi al primo piano. Qui sono arrivati tutti, occidentali e giapponesi, oltre i cinesi che ci stavano di default. Qui passava il mondo a trattare sete, porcellane e spezie. Il commercio, motore dell'umanità, veicolo di libertà e di scambio tra le culture, che alla fine produce arte e storia, difficilmente distrugge, non ha interesse a farlo, perché la ricchezza crea altra ricchezza e il suo fine gretto e morboso si lascia dietro tutta una serie di scorie benefiche anche se casuali. Cammini fino a quando non ti fa male la schiena e devi sederti su qualche terrazza sul fiume dove passano lente piccole barche. Sorbire un succo di mango e guardare. Se fossi un pittore, metteresti subito mano alla scatola degli acquerelli. Di qui puoi vedere le tegole di ceramica yin e yang, incastrate tra di loro, gialle, verde brillante o ricoperte di muschi delle case intorno. Qui puoi stare un giorno o un mese o un anno, l'unica cosa certa è che non te ne vuoi più andare.


Hoi An - Una casa museo
SURVIVAL KIT

Volo Saigon - Da Nang  con Vietnam Airlines  14:15 durata h. 1:15. attorno ai 50$

Hoi An
- Hotel Phong Nam (altrimenti detto Southern Hotel & Villas) 3* Valido e poco costoso (offerte sotto i 30 $) Giardino e piscina belli, ma poco sfruttabili.- Il difetto è dato dal fatto che è un po' fuori mano e se hai camminato tutto il gioro a piedi è lunga (un paio di km dal centro). Tuttavia ad ore fisse c'è una navetta gratuita da e per il centro. Sarebbe meglio (ma più caro) una sistemazione in pieno centro tra i negozietti.

Visita della città vecchia - Passeggiare a zonzo per uno o due giorni. Biglietto cumulativo per visitare le case e i templi, da diritto a 5 ingressi a scelta (per tre giorni). I siti da vedere sono 18 di cui alcuni gratuiti. Decidete voi quali.

Ponte Giapponese (gratuito) e quartiere francese nel centro.

Grande mercato della frutta - in fondo al paese. Godibilissimo al solito e molto vivace.

Cenare su una veranda di uno dei moltissimi ristoranti sul fiume.

Vestiti. Portarsi il modello o la foto (anche abiti da sposa 9 se si vuole fatto apposta, se no scegliere tra quelli esposti. Abito da uomo completo da 40 a 100$. Consegna dopo qualche ora anche in albergo.

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5 commenti:

Unknown ha detto...

C'è un po' di Francia, pare, che tocca d'ocra il ponte giapponese di Hoi-Han, fatta a casetta
E la certezza tua — d'attorno, lacerata — di quel voler rimanere che ammala i viaggiatori e che s'aggrappa alla voglia a tornare e alla memoria intera che si porta
Il contatore DPI che rotola e un io stupito che, messo fermo a platea, si domanda — idiota paragone — di quali scorie benefiche o casuali una ricchezza D&G eccetera mai possa lasciare mentre cavalco un gran drago di pietra incazzato e scolpito coi denti

Un saluto

Enrico Bo ha detto...

@Tent - Sembra impossibile, ma il commercio, lascia soldi e libera il movimento, Girano le idee e la cultura, arte, conoscenza. voglia di vivere. Il drago porta soldi felicità ricchezza. il resto è dazio, chiusura, lega ottusa e morte.

Unknown ha detto...

Lega ottusa e la morte — tu l'hai detto —; D&G, gli italici, le loro vesti sol per ricchi fottuti e di già morti

Enrico Bo ha detto...

@Tent - ma per l'altri indomiti D&G tarocchi a più non posso, cinesità inondanti e soffi'al core

Unknown ha detto...

Il genio è ignudo, sì: non ha balocchi

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