giovedì 24 aprile 2014

La terra dei Montagnards

Il traghetto


Donna H'mong
Notte perfetta a Mai Chau. Subito qualche abbaiar di cani lontani, poi tutto un gracidare di rane. Quando è ancora buio cominciano a cantare i galli, arrochiti  e orgogliosi. Sulle superfici a specchio delle risaie la luna riflette bassa, prima di essere inghiottita dietro le colline e digerita dal rosa che sbianca la notte attraverso i finestroni della palafitta. Scendi piano la scaletta per non svegliare nessuno e l'esigenza inderogabile che ti costringe a farlo è benedetta, perché ti cala nel mondo magico della corte antica di questo gruppetto di capanne addormentate a godere di un momento imperdibile che vuoi trattenere a lungo, sapendo che lo perderai tra poco, troppo presto. Ricordi lo stupore nel viso di due ragazzi francesi quando hai chiesto perché si sono fermati qui per una settimana. Davvero una domanda stupida. Invece tra poco devi lasciare la valle. Ecco dunque che la strada risale la montagna tagliata a gradoni sinuosi che si perdono avvolti dalla nebbia azzurra, leggera, bagnata che ti confonde i rari bufali e le sagome degli uomini chini nel fango. Procedi in un mondo seminascosto alla vista, che i brevi scorci liberi tra i precipizi ti fanno immaginare più selvatico e spopolato. E' terra di H'mong Rossi e dei H'mong Fioriti che vivono in capanne isolate su ripe scoscese dove la risaia non arriva, coperte di boschi qua e là, ma feriti da una agricoltura antica e predatrice, il taglia e brucia che devasta ma consente di sopravvivere, dove mais e manioca hanno sostituito il papavero da oppio, ma che in pochi anni lascia la montagna scoperta e preda di frane. 

Piantagione di thè
Col passare delle ore il sole vince la nebbia e il paesaggio diventa dominante lungo tutto il plateau di Moc Chau, le risaie tornano a dominare la valle, mentre le colline addolcite sono coperte da piantagioni di thè. Quando passi qualche piccolo agglomerato di capanne, vedi sempre piccoli crocchi di donne H'mong e diventa gioco cercare di indovinare dai colori delle ampie gonne il gruppo specifico di appartenenza, i Rossi, i Fioriti, i Neri. La strada prosegue in continua discesa costeggiando il lago Đà fino a che non ci si butta direttamente dentro. La coda che aspetta il traghetto è minima, un camioncino, un paio di moto. Attorno, qualche bassa costruzione di commercianti che raccolgono il mais e la manioca della valle. Monti di pannocchie rosse che aspettano di essere caricate su piccole chiatte. Sacchi spigolosi di lamelle di radici già essiccate. Subito dopo, la valle di Pu Yen, un altro magnifico seguito di risaie lungo il fiume che di tanto in tanto si allarga consentendo sequenze di zattere di bamboo dove allevare pesci e crostacei di fiume. Una cittadina anonima consente una sosta nutritiva. Dopo aver evitato con cura il ristorantino che offre golosi piatti di gatto (mèo, tanto per riconoscerlo subito dalle insegne), ti ingozzi di manzo all'aglio e germogli di bamboo, frittatine e una specie di salame, almeno questo sembra, poi  ti puoi godere ancora un paio d'ore di immagini sempre diverse, basta girare la testa attorno, prima di arrivare a Muong Lo, la capitale dell'etnia dei Thai Neri. 

La hall dell'Hotel Muong Lo
Non ci sono molte opzioni, ma l'hotel Muong Lo è davvero spassoso con il suo kitch cinese, sovraccaricato fino all'inverosimile di sculture di legni duri, di marmi, di porcellane gigantesche. Vasi colossali, quadri in rotoli dipinti, contenitori di vetro ripieni di serpenti sotto spirito e sculture enormi che occupano ogni spazio libero, di animali fantastici, draghi, leoni di pietra fino al gigantesco rospo di radica che occupa quasi tutto lo spazio libero della hall. I tavolini e le sedie, ricavati da tronchi interi sono così pesanti che è impossibile spostarli. Il giardino è tutto un susseguirsi di bonsai giganti, un ossimoro inspiegabile. Il ristorante deve essere molto gettonato dalla classe ricca del paese perché è pieno zeppo, ma forse è per la possibilità offerta dalla adiacente sala karaoke da cui escono ululati esilaranti ma comprensibili, comunque in linea con le dissonanze tonali della lingua vietnamita. Conviene fare un giro in paese, fermasi un poco ad osservare i negozi cittadini, con le ultime novità che arrivano dalla grande città, biciclette ancora fasciate, strumenti agricoli, piccole officine che estrudono fiocchi di cereali, il mercato ancora più colorito dei soliti, se possibile, soprattutto grazie alle venditrici dai copricapi variopinti accoccolati sulla enorme crocchia tipica di questa etnia. Le più divertenti sono le ragazze che calzano sulla cofana il casco del motorino, che appare così come appeso per aria, mentre i lacci pendono inutili ai lati del viso. 

Coltivatrice di rose
Anche i tradizionali cappelli  a cono dondolano sulla cima del pan di zucchero in equilibrio instabile. Mescolati tra i clienti, Thai, H'mong, Dzao, Muong, identificabili dalle fogge dei copricapi o dai colori dei giubbetti e delle gonne. Dietro il mercato, una serie di orti e giardini dove si coltivano grandi estensioni di gerbere carnose che portano ricchezza e rose, uno dei fiori più amati dalle romantiche ragazze vietnamite, Ma attenzione, quando le regalate, scegliete solo i boccioli più grandi e ben chiusi. Una rosa aperta, coi petali larghi che mostra tutta la sua maturità, è giudicata già quasi appassita e volgare, non più in grado di donare tutta se stessa e sarà di certo meno gradita. Per questo, in mezzo ai fiori, schiere di donne incappucciano, con pazienza infinita, le migliaia di boccioli dai colori pastello con piccoli coni di carta, per serbarne più a lungo la freschezza virginale. Tutto intorno le risaie che vanno fino al limitare dei boschi, punteggiati da gruppi di capanne basse e tozze, quelle dei H'mong o sopraelevate su corte palafitte, quelle dei Thai. Magari domani, se avete voglia, venite con me a fare un giro a piedi sugli arginelli per scoprire chi ci abita. Non ne sarete pentiti. 




SURVIVAL KIT

Donna Thai nera
Hotel Muong Lo Nghia Lo/ To 1-Phuong Tan An - (Circa 20$) a 1 km dal centro, pulito, economico , wifi free, anche il ristorante è valido.

Godersi la vallata tra Nai Chao e Muong Lo lungo il lago Đà , ci vuole quasi tutto il giorno. Fate frequenti stop per le foto perché lo merita.

Per evitare di mangiare il gatto nella valle di Phu Yen controllate i cartelli fuori del ristorante, ci deve essere scritto mèo, appunto: gatto. E' segnalato in quanto specialità più costosa. Stessa cosa se invece lo volete mangiare.

Questa zona è meno turistica di altre del nord, quindi fermandosi nei villaggi o girando nello stesso mercato di Muong Lo si è accolti con molta gentilezza e senza pressione ad acquistare qualche cosa. 



In moto

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

3 commenti:

Unknown ha detto...

Certo che passerò anche domani!
Cristiana

Enrico Bo ha detto...

ok ho postato, e tra l'altro non so se riesco a finire prima di andare via , accidenti troppe cose da raccontare e troppo poco tempo!

Unknown ha detto...

Cerca di dormire poco!
Dove vai questa volta?
Cristiana

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!