Libro imperdibile per chi programmi un viaggio in uno o più dei paesi dell’Asia centrale, dal Turkmenistan al Kirghizistan. L’autore è uno scrittore di libri di viaggio e come tale esamina con molta cura il percorso di questo lungo e magnifico itinerario, raccontandone, cose da vedere, aspetti particolari e interessi specifici. Naturalmente è anche uno spaccato su un mondo così lontano da renderlo di per se stesso interessante. Un altro punto a favore del libro è dato dal fatto che la vicenda è vissuta proprio alla caduta dell’impero sovietico, un momento assolutamente particolari che rende l’interesse ancora più vivo. Le persone incontrate, le difficoltà date dal momento, la bellezza del percorso, invitano a considerare questo come un possibile viaggio per tutti. Il momento specifico in cui si svolgono i fatti fa un po’ il paio con quell’altro magnifico volume di Terzani, Buonanotte signor Lenin, che aggiunge altra legna al fuoco. Mi sono piaciuti molto entrambi, anche perché molti di questi stessi luoghi, li ho visti e ho vissuto anch’io quel micidiale, inaspettato e difficile passaggio da un mondo ad un altro. Un cambiamento a cui la maggior parte delle persone che incontravi non era preparata e tutto questo ha condizionato scelte, comportamenti e vicende.
lunedì 30 giugno 2014
sabato 28 giugno 2014
Recensioni: Yousafzai - Io sono Malala
Oh Malalai di Maiwand
Levati ancora per far capire ai pashtun il canto dell’onore,
Le tue parole poetiche fanno girare il mondo,
Ti prego levati ancora.
Rahmat Shah Sayel
Levati ancora per far capire ai pashtun il canto dell’onore,
Le tue parole poetiche fanno girare il mondo,
Ti prego levati ancora.
Rahmat Shah Sayel
È giunto finalmente il periodo dell'anno dedicato alla meditazione, alla preparazione dei nuovi e futuri viaggi ed alla lettura, il tutto corroborato dall'aria del mare o dei monti. Partiamo quindi con questo veloce instant book, scritto, con l'aiuto ovviamente di una giornalista inglese, dalla ormai famosissima ragazzina che la follia talebana ha tentato di spegnere con un colpo di pistola lo scorso anno. Libro comunque interessante anche se si tratta della classica operazione editoriale di marketing che sfrutta l'ondata di commozione per il fatto orribile in sé. Malala, in ogni caso non è certo soltanto una sprovveduta studentessa delle superiori di un paesino della Valle dello Swat in Pakistan, ma un'attivista a tutto tondo, guidata dal padre, un insegnante fortemente impegnato nell'opposizione ai talebani nel suo disgraziato paese, sul fronte dell'istruzione soprattutto femminile. Per fortuna Malala è riuscita a salvarsi e continuerà la sua certamente brllante carriera politica, ora che è assurta alla notorietà internazionale e noi glielo auguriamo di cuore, per lei e soprattutto per le tante Malale di quei mondi lontani. Il libro è anche molto indicativo di quanto in Occidente non si sia ancora capito a fondo il fenomeno del fondamentalismo islamico. Infatti, contrariamente a quanto si crede, quest'ultimo, non è veramente in lotta contro l'ovest, ma è necessario rendersi conto davvero che in questi anni è in corso una feroce partita tra le diverse fazioni dell'Islam, per la supremazia religiosa e per le ricchezze nascoste nel sottosuolo di quei paesi. Il rimpianto è anche quello, per noi, di dover rinunciare a vedere luoghi sicuramente di grande interesse per chissà quanti anni ancora.
venerdì 27 giugno 2014
Cote d'azur: Cap Ferrat
Villa Ephroussi -Cap Ferrat |
Come avrete capito sono in terra di Francia, quindi fino al mio ritorno devo contentarmi delle connessioni posticce che trovo qua e là. Tuttavia mi corre l'obbligo, essendo come mio solito alla spasmodica ricerca della bellezza, di relazionarvi della mia giornata di ieri, trascorsa in quel luogo di delizie per i sensi che è Cap Ferrat. Davvero non si stenta a capire come, chi avesse il grano e in quantità consistenti, venisse da queste parti a trascorrervi porzioni durevoli del proprio tempo. È stato il caso della baronessa Beatrice Ephoussi de Rothschild, rampolla della famosa famiglia di banchieri europei (sulla cui storia c'è un interessante libro di cui ho parlato qui), che costruì nel punto più panoramico dell'istmo che collega la penisoletta alla terraferma una villa bellissima, circondata da giardini spettacolari (ingresso 13 €, parking incluso). Qui potrete ammirare la vera joie de vivre della belle epoque, forse uno dei periodi di splendore più felici che ebbe l'Europa. La baronessa che qui dava feste e ricevimenti all'altezza della sua rilevanza nella società del tempo, provvide anche a riempirla di tesori di ogni genere, che da ricca ed appassionata collezionista quale era ne fanno oggi un museo di tutto rispetto.
Dalle porcellane (Meissen, Sevres) ai tappeti e gli arazzi delle manifatture più famose (Gobelins, Savonnerie) a mobili di artisti famosi, per non parlare ovviamente di quadri e statue di ogni epoca, dagli antichi italiani, ai fiamminghi e ai francesi naturalmente. Passaggiare nelle sale riccamente arredate della villa è una continua sorpresa e la meraviglia continua nei quattro ettari di giardini che la circondano, suddivisi in una serie ordinata di temi, dal fiorentino, al giapponese, allo spagnolo, al provenzale, a quello esotico ricchissimo di essenze importate e piante grasse di ogni parte del mondo e infine a quello alla francese. Nel centro, ogni venti minuti, una serie di giochi d'acqua mirabili, zampillano seguendo il ritmo di musiche di corte. Un insieme davvero coinvolgente che si appaia al panorama dei due versanti sul mare azzurro come non mai e non potrebbe essete diversamente dato il luogo, dove, terminata la visita, potrete gettarvi, dalla vicina spiaggetta di Beaulieu, fatta di pietroline finissime che non rimangono attaccate ai piedi, mentre alle vostre spalle un'altra costruzione famosa, la villa greca Korylos, domina la punta dell'altro piccolo capo che chiude graziosamente l'insenatura. Un lungo bagno con la splendida vista prepareranno la vostra serata ad essere ornata da una congrua marmitte du pecheur, batemi retta e seguite il mio consiglio.
I giardini |
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giovedì 26 giugno 2014
La vergogna
Accidenti, sono solo in terra straniera, in preda ai barbari. L'altra sera ero isolato in mezzo ad una tribù di Galli assatanati che gioivano della nostra disastrosa prova. Grida e insulti ad ogni nostra mossa, evviva e incitamenti agli inesistenti eppur bastevoli Uruguagi, approvazioni ad ogni indegnità arbitrale. Stavo lì acquattato a godermi l'indecente e così ancor più godurioso pareggio sufficiente all'immeritato passaggio, quando il golletto beffa ha scatenato un'apoteosi, gettandomi nel più nero sconforto.
Cheffiguradimerda!!!!!!!!!!
Ora sono qui, cercando di rubacchiare qualche scampolo di connessione, sulla porta di un McDonald, abusivo. Il wifi è peggio che in Italia. Martedì fuggiro' in incognito dalla perfida Mentone per ritornare dall'esilio ai patri lidi. Aspettatemi.
Cheffiguradimerda!!!!!!!!!!
Ora sono qui, cercando di rubacchiare qualche scampolo di connessione, sulla porta di un McDonald, abusivo. Il wifi è peggio che in Italia. Martedì fuggiro' in incognito dalla perfida Mentone per ritornare dall'esilio ai patri lidi. Aspettatemi.
lunedì 23 giugno 2014
Trinacria 12: Marzamemi
Marzamemi - La piazzetta - Foto T. Sofi |
Or chi fuggir potrà l'ultimo danno
Dove repente un procelloso fiato
Di Mezzodì ci assalga, o di Ponente,
Che de' numi anco ad onta, il legno sperda?
S'obbedisca oggi alla divina notte,
E la cena nell'isola s'appresti.
Come il dì spunti, salirem di nuovo
La nave, e nell'immensa onda entreremo".
Odissea VII
Marzamemi La piazzetta - Foto T. Sofi |
Hai voglia a mantenere un atteggiamento zen ed a ricercare l'assoluto distacco dalle cose materiali godendo più delle sensazioni e delle emozioni, cosa più vicina al tao per la verità, il fatto è che se ti girano perché ci tenevi al tuo bel teleobiettivo, ogni volta che devi fare una foto, sarà una combinazione, ma ti manca proprio sempre quella possibilità di avvicinare il soggetto, quel senso magnifico di schiacciamento dei piani, la sfocatura dello sfondo che adesso ti appaiono come indispensabili. Così anche se non rimpiangi l'oggetto in sé, ti lasci andare all'emozione che più che altro è una incazzatura, altro che zen. Una colazione con brioche e granita lenisce molto in verità, però non so se sia la mandorla, ma un leggero senso di amaro in bocca rimane. Ma bando a queste tristezze, arrivare a tarda sera nella piazzetta di Marzamemi, appena illuminata da fioche luci dorate di antichi lampioni ti fa passare tutto. Questo paesino, raccolto attorno ad una vecchia tonnara vicino al porticciolo è davvero un luogo di rara suggestione. Mi sembra che sia stato già utilizzato come sfondo per qualche film, perché è davvero perfetto con le sue costruzioni basse a un piano, tutte rimaste uguali alla tonnara che ospitavano un tempo, con la piccola cappella in un angolo, sotto la luce della luna che rischiara il grande spazio centrale dal selciato lucido e solitario. Due localini con poca gente, siamo ancora fuori stagione, rendono il tutto ancora più magico, quando ci arrivi dal vicoletto che la unisce allo spazio dove dondolano sull'acqua calma le piccole barche blu dei pescatori, arrivate al mattino a scaricare il poco pescato della notte.
Raccolta differenziata |
Veramente una cosa che stona c'è, ma nella luce bassa non la noti subito. In un angolo della piazza, piccolo e un po' nascosto per fortuna, qualcuno, un dio malevolo e indecente di sicuro, ha costruito una casa a due piani, moderna, tutta ricoperta di vetro a specchio, un vero cattivo pugno in un occhio. Sembra quasi che qualcuno, un nemico di certo, invidioso della bellezza assoluta di questo luogo, sia arrivato apposta per compiere questo sfregio indecente, quasi a voler firmare lo sgarro con la prepotenza del potere, del denaro. Bellissimo, sublime e io che non posso averlo tutto mio, allora lo sfregio, lo sgorbio apposta, che non se lo possa godere nessuno. Micidiale l'uomo, non sa resistere alla brama di possesso, piuttosto che lasciarlo agli altri, distrugge. Tuttavia il resto del paesino, che pare in stagione sia sovraffollatissimo, è assolutamente delizioso, la signorina del B&B, gentilissima e ci fa mettere i due mezzi in un cortiletto privato, che essendo senza vetro entrambi, potrebbero fare gola e di questo non abbiamo bisogno, avendo già dato. Schivando un paio di sacchetti di immondizia lasciati appesi dal balcone in strada in attesa del passaggio della raccolta, ma rigorosamente suddivisi in umido e indifferenziato, puoi fare qualche passo in paese, lungo la riva deserta, ammirare un'isoletta lontana con una piccola costruzione bianca, mentre il mare è solo uno specchio d'acqua placido e quasi fermo. Far decantare tutto nella pace che ti circonda, fermarsi a considerare le offerte del negozio che offre i prodotti più noti della zona, soprattutto il tonno e tutto quello che ci ruota intorno, tanto per fare venire l'ora di mettere le gambe sotto il tavolo, per godersi la più straordinaria e ricca zuppa di pesce, mai mangiata e una tartare di tonno assolutamente senza uguali. Sarà materiale, ma anche questo aiuta e tomorrow is an another day, come diceva Rossella.
Marzamemi - Il porticciolo - Foto T. Sofi |
SURVIVAL KIT
B&B Il Borghetto - Via Salvatore Giardina 17, 96018 Marzamemi, info@ilborghettobb.it - 60 € - Uso di cucina moderna e spaziosa. Tutto nuovo, accogliente nel centro del paese. Free Wifi. Bella terrazza dove farsi l'aperitivo guardando il sole che tramonta. Non c'è parcheggio custodito in tutto il paese.
La zuppa di pesce da favola - Rist. Moviti Fermu |
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sabato 21 giugno 2014
Trinacria 11: Ragusa e il giorno della civetta
Ragusa Ibla |
Gli avvisi allor mi si
svegliaro in mente
Del Teban vate e della maga Circe,
Ch'io l'isola schivar del Sol dovessi,
Di cui rallegra ogni vivente il raggio.
Circe affermava che il
maggior de' guai
Quivi c'incoglieria. Lasciarla indietro
Ci convien dunque con la negra nave.
Odissea VII
Ibla - La piazza della Cattedrale |
Questa sembra davvero una giornata che promette le cose più belle. Un sole caldo, un cielo sereno con qualche piccolo tocco di bianco ti predispone subito al buon umore e alla positività. Il paesaggio poi, che ti accompagna attraversando i monti Iblei, è di nuovo tra quelli da non scordare. Viaggi tra i muretti a secco, dal bordo arrotondato, che delimitano un'agricoltura ricca e curata che mantiene comunque bellezza. Ragusa è un'altra gemma da osservare con calma per non perderne ogni nascosto bagliore, un giallo topazio dalle mille sfaccettature. L'antica Ibla, tutta avvolta attorno al monte, con i cañon che la circondano profondi e che ne hanno scolpito i rilievi, sta lì davanti a te invitandoti alla scoperta. La risalita dei vicoli, di scaletta in scaletta, te ne fa conoscere l'intimità ad ogni angolo, ad ogni svolta improvvisa, mostrandosi pudica attraverso l'atmosfera colorata di ocre che troverai in tutta questa parte della Sicilia, colore di una pietra che rappresenta questo aspetto ormai come un marchio di fabbrica. Finestre fiorite e inferiate in ferro battuto, fino alla cima del monte con la cupola della cattedrale che ne sottolinea la cuspide e quella facciata fantastica preceduta dalla scalinata che ti precipita su una delle piazze salotto più belle d'Italia. Quasi non senti la fatica del salire e scendere gradini. I colpi d'occhio dall'alto, coi grandi spazi, gli angoli nascosti, la passeggiata lungo il torrente con la città che incombe su di te. Sì è davvero una giornata piacevole e promettente. Quanto rimetti in marcia le macchine, non sai bene se ammirare i campi di frumento feriti dal viola dei cespi di sulla o l'architettura barocca dei piccoli paesi lontani che costeggi e che solo la forza del tuo bel teleobiettivo riesce a cogliere appieno, come avvicinandoti al sogno per renderlo reale.
Una scalinata |
Ma in un attimo sei al mare, una serie di spiagge infinite, ancora deserte in questa stagione precoce. Siamo nei luoghi di struggente bellezza, tante volte immortalati Camilleri. Dopo Pozzallo, la provinciale costeggia il mare a pochi metri diritta e solitaria per chilometri. Alla destra solo una alta duna continua, coperta di cespi duri e selvatici, la separano dalla spiaggia nascondendone la vista. Il luogo è troppo bello per non fermarsi almeno un attimo anche se il tempo imporrebbe di andare avanti, tante sono ancora le cose da vedere. Cosa vuoi che sia, solo un momento; è un destino maliardo che ti chiama come una sirena invitante. Lasciamo le auto sul bordo della strada, non c'è nessuno in vista nel raggio di chilometri. Un varco per arrivare alla spiaggia solitaria. Hai solo voglia di lasciarti andare un momento. Solo un attimo. Ecco, basta un piccolo cedimento. Mollare l'attenzione che ti proponi sempre di mantenere viva, quando sei in un luogo sconosciuto dall'Asia al Sudamerica, all'Africa profonda. Non ti devi lamentare se, nonostante i mille proponimenti assaggi quel boccone invitante in mezzo al sudiciume di un mercato di battambang e poi ti viene il cagotto funesto e doloroso. Te la sei cercata da solo. Non lascio la mia borsa mai, neanche per un istante, mi pare di averla cucita, incollata alla spalla, ma qui solo il tempo di andare sulla spiaggia e fare un paio di foto all'arco infinito della sabbia, alla piccola medusa dalla vela diafana e poi si scavalca di nuovo la duna. Pochi minuti ed è già troppo tardi.
La cupola della chiesa di San Francesco |
Ecco due sagome scure che scappano tra le villette abbandonate dall'altra parte della strada, con la mia borsa a tracolla, i vetri della macchina rotti, la pattuglia che arriva, l'elenco dei danni. Un altro pezzo di strada non previsto. Al posto dei carabinieri per fare la denuncia, pare di essere nell'ufficio di Montalbano, solo un po' più piccolo. L'appuntato non sembra neanche Catarella e neppure quell'altro, veneto precisino, anzi, anche se tenta di defilarsi in un primo momento, poi stila rapidamente e con cura il previsto documento, anche se c'è parecchio lavoro con la gente in coda a fare denunce, è gentile e dispiaciuto, rileva che nella zona la cosa non è frequente, timbra, bolla, la solita routine insomma. La saletta intanto è abbastanza affollata, una donna scura in volto, un tale che arriva con dei fogli in mano, esasperato e scandalizzato. Pare che qualcuno, con tanto di codice fiscale, abbia richiesto il contributo europeo del grano duro, ma indicando il suo terreno, dove per la verità vorrebbe chiederlo lui. Sembra che questi "errori" siano premeditati, se te ne accorgi, qualche parola di scuse e una cancellazione, se no si incassa e tu intanto magari coltivi pomodori. Usciamo con i nostri fogli in mano. Una mattinata persa per farci sostituire le auto e a rimuginare sulle perdite subite. Con i TomTom e qualche masserizia se ne sono andati tutti i miei caricabatteria e il mio bel teleobiettivo a cui tenevo tanto, oltre a tutte le schede di memoria già piene di foto.
Velella velella |
Ecco il motivo per cui in tutte le prime puntate ho utilizzato le foto di mia moglie come qualcuno mi ha fatto notare. Non era pigrizia. Il lato positivo è che per tutto il finale del viaggio ho portato meno peso e non ho avuto più il fastidio di cambiare obiettivo. Da tutto questo bisogna però trarre degli insegnamenti. Intanto ricordarsi che in qualunque posto tu sia, devi sempre stare all'occhio, perché questo è il mondo e bisogna accettarlo per quello che è, basta prenderne atto e non stare lì attaccato al pero. In secondo luogo, come i più cari amici mi hanno detto, sottolineandomi che la qualità delle immagini fatte con la macchinetta della mia gentile signora sono assai meglio delle mie, per fare belle foto, non servono macchine fotografiche speciali, ma è sufficiente la testa e la mano giusta. Infine, che le cose vanno e vengono e non sarà certo la perdita di un pezzo di ferro e di vetro a rovinarmi il gusto speciale di quanto ho visto. Gli oggetti sono materia destinata all'oblio, le emozioni invece non si arrugginiscono e non diventano obsolete e nessuno te le potrà mai portare via. Comunque se per caso qualcuno da quelle parti, offre sul web un Nikon VR 70-300, usato come nuovo, okkio alla penna che lo curo. Per un po' quindi niente foto col tele, siete avvisati.
La duna sulla spiaggia di Pozzallo |
SURVIVAL KIT
Il luogo del delitto e la vittima |
Ragusa Ibla - Dedicarci almeno una mattinata. Comodo parcheggio alla base. Ricordarsi che un bel giro completo è piuttosto faticoso, tutto scale salitelle e scalette varie. Quindi cercare di affrontare la salita alla mattina nelle ore meno calde della giornata. Prenderla calma, sedendosi nelle piazzette per ammirare soprattutto le facciate dei palazzi e delle chiese. Una granita aiuta.
Sulle spiagge, cercare di non lasciare niente sulla macchina e se possibile parcheggiare in modo da poter tenere d'occhio il mezzo.
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venerdì 20 giugno 2014
Trinacria 10: Da Piazza Armerina a Caltagirone
Villa del Casale - Perticolare della Grande caccia. |
Nulla contenea più. Gìvano adunque,
Come il bisogno li pungea, dispersi
Per l'isola, d'augelli e pesci in traccia,
Con archi ed ami, o di quale altra preda
Lor venisse alle man; però che forte
Rodeali dentro l'importuna fame.
Odissea VII
Un palazzo antico di Villa Armerina |
Si potrebbe dire le emozioni non finiscono più, ma sono tutte frasi fatte. Come si fa a commentare o a dire qualcosa di nuovo su Piazza Armerina. E' già stato detto tutto e di più e alla fine si fa solo la figura di ripetere banali osanna. Ci devi andare e basta. Intanto la strada che ci arriva è un susseguirsi di colline verdeggianti ricoperte da piccoli campi di grano duro che ondeggia al vento, di per se stesse uno spettacolo, ma quando ti appare la massa di case e chiese che ne riveste completamente una delle più alte, in una posizione decisamente strategica a strapiombo su una piccola forra, vorresti disperatamente fermarti per appropriarti di quella immagine e del suo colore aranciato che la luce del mattino le conferisce. Non ci sei solo tu a venire da queste parti, inutile farsi illusioni, la fila di auto preme e devi andare e accontentarti di un colpo d'occhio fugace, proprio per questo forse ancora più prezioso. Meglio penetrarla a piedi, lungo i selciati in salita, faticosi e lucidi, tra le facciate antiche di palazzi che hanno visto le piccole nobiltà di un passato ricco di ben altri fasti e di chiese serrate, forse ormai troppe per l'uso, magnifiche per il fondale che scorre ai lati. Arrivi con fatica sulla cima alla balconata della piazza della cattedrale, che ti consente di godere il verde della valle e l'ocra della colata di tetti che scivola verso il basso. Giri stavolta la testa verso l'alto del campanile in tardo gotico catalano.
La Scala di Caltagirone |
Quanti popoli hanno lasciato quaggiù qualche cosa di sé, della propria cultura, delle proprie emozioni Dentro la grande basilica, rimani a guardare il bianco appena segnato dalle linee azzurre, prima di venir cacciato fuori da un prete frettoloso; beh, mi dirai, anche i sacerdoti devono andare a pranzo. Allora non rimane che scendere ancora lungo i vicoli contorti tra le case e sedere in una delle tante piazzette a godere di un buon gelato al pistacchio e dei quadri quasi monocromi che ti circondano. Della Villa del Casale è difficile dire, se non la meraviglia dei mosaici probabilmente più belli del mondo e non solo naturalmente delle strafamose fanciulle in bikini, ma della grande caccia, della sala di Nereo o degli infiniti piccoli fregi e disegni che andrebbero apprezzati ad uno ad uno. Accidenti anche a quei tempi i veri ricchi se la passavano bene e poi se possibile allora con quel clima, la Sicilia doveva essere ancora più bella di oggi. Ma forse un vero ricco, magari anche di cultura, se la passa bene dappertutto e in ogni tempo, che ne dite? Ancora colline ed eccoci a Caltagirone, altro scrigno di tesori da godere all'interno con il lento ritmo della cadenza dei passi, fino alla scala dai gradini ricoperti di ceramiche e dalle coreografie dei vasi fioriti che la disegnano. Lunghe vie che ruotano attorno alle linee di livello della collina con sfilate di palazzi in decadenza e per questo ancor più fascinosi; balconi e inferriate, persiane chiuse nel giallo oro della sera che arriva. Difficile dire altro se non raccontare qualche menù di questa Sicilia da mangiare e anche da bere, che anche lo stomaco vuole il suo ben donde .
Gli antipasti della Trattoria Anema e core |
Mi sa che è difficile sbagliare ristorante a Caltagirone, ma rimaniamo fermi all'esperienza diretta, sempre maestra di vita. Ecco dunque un menù guidato del Locandiere, luogo con una certa pretesa di eleganza che ha servito a me, indegno divoratore di cibi, una serie di antipasti: Spada marinato con arance e pistacchi, bresaola di tonno fumé con ricotta e rucola, bruschette calde di acciughe e pomodoro, sarde ripiene di ricotta e pecorino, baccalà impanato con cipolla rossa agrodolce, cozze marinare, salciccia di pesce spada (davvero interessante) coi finocchi, aringhe e tarocchi e quindi gran cous cous di pesce della tradizione siciliana, per finire con un cannolo aperto al cucchiaio con marmellata di fichi calda e granita al limone finale che come si dice in Piemonte, disnausia. Inzolia fresco su tutto. Bisogna provare per credere, le parole a poco valgono. Diversamente la sera dopo, che qui è delittuoso non fermarsi almeno un paio di giorni, da Anema e core, con due fantastici ragazzi che in questo esercizio ci hanno messo davvero tutta la loro voglia di riuscire, coccolati da lei in sala e da lui in cucina, con antipasti abbondantissimi, pasta con le sarde, grigliata e semifreddo alle mandorle maison. Esci appesantito nel passo e la luce gialla dei lampioni antichi rimane a testimoniare la camminata stanca, ma l'animo leggero e soddisfatto, perché anche l'atmosfera del luogo vuole la sua parte nella misura della felicità.
Caltagirone - centro storico |
SURVIVAL KIT
Affittacamere Girosa - Via Circonvallazione, 245 - 95041 Caltagirone (CT)
Tel./ Fax: (+39) 0933 21440 - cell. (+39) 3335068816 - info@affittacameregirosa.it- 60 € - Sulla strada che arriva, parcheggio a pagamento di fronte, camere piccoline ma ben sistemate attorno a un minuscolo cortiletto, Colazione abbondante, Free Wifi. Gentili.
Rist . Il Locandiere - Via Luigi Sturzo 59, 95040 Caltagirone - Tel: 093358292 - In pieno centro storico. Elegante, menù guidato a 35€ - Cucina tradizionale siciliana di pesce davvero valida. Da provare.
Trattoria Anema e core - Piazza Innocenzo Marcinnò, 15/16 - Caltagirone (CT) - Tel. 0933030578 - 3663497473 Anche questo in pieno centro storico ma su piazza con ampio parcheggio. Due ragazzi che si danno davvero da fare e meritano una visita. Fidatevi di me che vale la pena Una cucina di pesce fatta davvero col cuore Menù completo di pesce (3 piatti e vino) con 27 €.
Villa del Casale di Villa Armerina - Entrata 14 € (ma comprende anche Morgantina a Aidone e comunque li vale tutti e se vi affrettate, ma per poco ancora stante le ultime notizie, gli over 65 gratis) Luogo imperdibile in assoluto - Parcheggio custodito a pagamento. Calcolate almeno una mattinata, godetevi anche gli splendidi paesaggi collinari dei dintorni e la città a 2 km. Sempre aperto e d'estate anche di sera fino alle 23. La notte qui deve essere davvero suggestiva.
Villa delle Meraviglie - Situata vicino alla villa del casale, privata e usata per ricevimenti, possiede un museo e locali molto interessanti. Per visitarla comunque, chiedere al tizio del parcheggio che vi porta da quello che ha le chiavi.
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giovedì 19 giugno 2014
Trinacria 9: Da Scala dei Turchi a Morgantina
La scala de' turchi. |
Noi dalla nave, che fu in secco tratta,
Scesi, e corcati su la muta spiaggia,
Aspettammo dell'alba il sacro lume.
Ma come del mattin la bella figlia
Colorò il ciel con le rosate dita...
Odissea VII
Difficile capire qual è veramente il punto che rende questa terra unica. Ad ogni momento ti sembra di avere acchiappato la punta dell'iceberg ed invece ad ogni successivo appuntamento vieni smentito e superato. Forse è proprio il mix di arte, storia, natura e perché no, vogliamo trascurarla, enogastronomia, che formano un bouquet di sapori e profumi così ben calibrati tra di loro, da renderli un tutt'uno inestricabile che si completa come le tessere di uno dei mosaici rimasti per secoli ad aspettare i nostri sguardi. Eccoci dunque alla scogliera di Scala dei Turchi, una stradina che corre in alto sul mare nella consueta macchia delle coste del sud, illuminata dai fiori della primavera e solo un poco sgorbiata dalle villette della predazione vogliosa di occupare e di fare proprio ad excludendum, comune a tutto il mondo, non ci si faccia illusioni. Una scalinata di legno per scendere e subito tra le grandi orecchie dei fichi d'India, il colpo d'occhio ti coglie subito impreparato. Se è la prima volta che la vedi, non ci puoi credere. Alla tua destra una trina merlettata di un biancore accecante che il sole illumina con una forza inattesa e smagliante. La falesia irregolare e piena di curve ed anfratti, sta lì, con i suoi gradoni arrotondati, immensa e circondata da spiaggette di sabbia fina e lambita da leggere onde turchesi, anch'esse abbagliate dallo splendere delle marne bianche. Solo avvicinandoti lungo la riva, riesci a contemplarne i mille anfratti, le curve delicate e morbide di una erosione millenaria. Salirne il primo promontorio ti riesce a fatica, che quasi ti pare di offendere la purezza di quel bianco virginale.
Toccarlo anche solo a piedi nudi ti pare quasi una profanazione, ma solo così riesci a scorgere, subito al di là del capo, altri anfratti senza ombre, forme magiche di pietra calcarea a cui la fantasia dà corpo e immagine, mentre la mano ci scorre sopra, meravigliandoti, come per carezzare un corpo mollemente abbandonato alla calura del meriggio, una pelle così morbida e liscia, così calda e viva, solo lambita con rispetto, da un mare ammirato e adorante. Certo, Montalbano l'ha già resa famosa, ma rimanere qui seduto a contemplare lo smeraldo è un'altra cosa. Un refolo di vento soltanto, nella cala protetta in cui arrivavano i Saraceni, lo nero periglio che vien dallo mare, altri tempi forse, altre motivazioni. Fatichi a lasciarla, ma a metà della scala, un po' di tavoli all'ombra, tra le agavi verde azzurre, dove ti aspettano spaghetti allo scoglio il cui profumo allevierà la fitta dolorosa del dovertene andare. Avrai così l'opportunità, un occhio alla vongola, uno alla scogliera ormai lontana di comprendere il senso di quella mescolanza di cui parlavo all'inizio. Manca qualche cosa? Hai tutto il pomeriggio. Pochi chilometri e arrivi ad Aidone, tra i boschi fitti dell'interno. Sei salito di quota e questo paesino, che fino a qualche tempo fa, era praticamente sconosciuto e aveva ben rari visitatori, rappresenta la vera Sicilia dell'interno, lontana dal mare, quella forse delle novelle di Verga. Oggi è diverso. Da quando ci è stata restituita la Dea di Morgantina, il museo in cima al paese, per fortuna, comincia a ricevere frotte di visitatori a cui non era certo abituato. L'antico Museo dei Cappuccini è pieno di reperti recuperati dalla vicina necropoli e contiene oggetti e statue di tale bellezza da rendere questa visita obbligatoria e imperdibile per chiunque venga da queste parti.
La statua è di certo assolutamente straordinaria, membra e viso di marmo che paiono carne viva e tutto il corpo rivestito di un morbido peplo con un ricchissimo panneggio in tufo, un materiale che ne rende così credibile la leggerezza di una veste mossa dal vento, uno dei pochissimi esempi di statue di scuola greca reale, finalmente non copia romana, che rende comprensibile la grandezza di Fidia e dei suoi allievi. Non si può rinunciare a vedere questa opera. La restituzione del Paul Getty Museum della statua trafugata e anche degli altri pezzi da parte del Metropolitan di New York, in particolare la collezione degli argenti, capolavori di fattura così raffinata, da poter costituire da soli motivo di una visita, mostra davvero quali sono le opportunità che ha a disposizione il nostro paese. C'è una bella storia su questi pezzi. Era uscito un articolo che ne parlava, mettendone in dubbio la provenienza, secondo alcuni studiosi situabile addirittura in Spagna, quando il tombarolo che li aveva trafugati e venduti (naturalmente essendo ormai prescritto il reato giovanile) li riconobbe e come prova della veridicità delle sue parole, condusse gli studiosi nel luogo in cui erano stati da lui rinvenuti. Lì aveva lasciato, decenni prima, una moneta da cento lire, una forma di rispetto verso i morti a cui aveva sottratto il tesoro e lì la moneta fu rinvenuta. Adesso è nella teca, accanto alle coppe d'argento a raccontare una storia. E poi, non si può rinunciare a tutto il resto, busti, statue e vasi che, se prestate in poche unità a qualunque famoso museo all'estero, attirerebbero centinaia di migliaia di persone paganti, e che sono qui a disposizione di chi abbia voglia di arrivarci.
La Dea di Morgantina |
E qui bisogna fare un discorso. Visitare questo museo è una vera delizia, non solo per le cose che sono esposte, ma anche per la dedizione, la competenza e la cortesia delle persone che ci lavorano. Le addette alla cassa, che, con pazienza infinita, ci hanno rifatto i biglietti anche se non avrebbero potuto, per farci risparmiare, dopo che, da vecchi balordi, non avevamo capito il meccanismo cumulativo con Piazza Armerina e soprattutto il signor Pino Ingrassia, che visto il nostro interesse, ci ha voluto accompagnare per tutto l'itinerario spiegando ogni pezzo con cura e competenza, ma soprattutto con una passione che ha reso la visita davvero emozionante. Una persona che ha capito il privilegio di quello che ha da offrire il suo paese e vuole farne partecipi tutti e io penso che queste cose, che non fanno notizia, siano invece da sottolineare per capire almeno un poco il nostro paese. Ora il primo di giugno, compare sulla Stampa un articolo feroce (vedere qui) sul Museo, che pone alla gogna una delle tante piccole magagne della nostra Italia. Nel Museo in questione i bagni non sono agibili, in quanto la Regione non è stata ancora in grado di rinnovare il contratto con l'impresa di pulizie. Certo che sembra una barzelletta e lo scandalo è forte, il problema andrebbe risolto quanto prima, vergogna sulla giunta pidi-grillina o quel che è; però io dico che puntare il dito solo su questi fatti pur gravi gridando, allo scandalo, per annichilire tutto il resto, non è produttivo, cara Sig.ra Anello. Certo ti fa fare un bell'articolo scandalizzato di denuncia, che fa sempre audience, invece di suggerire una soluzione dei problemi. Io devo dire, che mi sono fatto una risata, che le sensazioni straordinarie che ho provato me le porterò dietro per sempre e la pipì sono andato a farla al bar di fronte, aperto da una coppia di tedeschi, che evidentemente qui stanno meglio che a Francoforte, che offrono magnifiche granite e cannoli e che si augurano naturalmente che il contratto con La Rapida Pulizie, continui a non essere rinnovato.
Museo di Aidone - Gli argenti |
SURVIVAL KIT
Museo di Aidone - Busti votivi |
Scala dei Turchi - Seguire la strada sulla costa a 4 km da Porto Empedocle, (dove a Realmonte forse si può ancora visitare una miniera di sale) Lasciare la macchina sulla strada, c'è anche un parcheggio a pagamento (2€) così state tranquilli, poi scendere la scala di legno e camminare qualche centinaio di metri lungo la spiaggia, La scogliera è ben visibile e non si può sbagliare.
Ristorante Lido Scala dei Turchi - A metà della scala (mentre scendete prenotate, perché d'estate è affollatissimo)- Prezzi normali che evidentemente non tengono conto della posizione strepitosa (primi abbondanti a 12 €). Vista magnifica. Antipasti di pesce notevoli, Spaghetti allo scoglio, Fritti misti e tutti i piatti di pesce fresco, siciliani tipici. Da non perdere, (anche se trip advisor lo castiga un po') anche per premiarsi della fatica della risalita.
Museo Archeologico di Aidone.- Imperdibile per la famosa statua restituita e anche per tutto il resto, contiene reperti dal neolitico in poi, ritrovati nel vicino sito di Morgantina, Visitabile con biglietto cumulativo assieme a Piazza Armerina 14€ - Notevole anche l'interno della chiesa di S. Francesco del convento. Vietato non andarci. Per la pipì, come ho detto tenerla e andare al bar della piazzetta antistante (spremute deliziose). E salutatemi a'Pino!
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mercoledì 18 giugno 2014
Trinacria 8: La valle dei templi
Il frontone del tempio della Concordia - Agrigento |
Perché ciò ti narro?
Tai cose, Alcinoo illustre, ieri le udivi,
Le udìa con teco la tua casta donna,
E ciò ridir, ch'io dissi, a me non torna
Odissea, VII
Agavi nella valle dei Templi |
Di tempio in tempio, così è la Sicilia. Non hai il tempo di fissartene alla mente uno, che eccone un altro e altri ancora che arrivano implacabili, perfetti nelle loro proporzioni auree, affascinanti, sia che abbiano conservato miracolosamente la propria stabilità a dispetto di invasioni, terremoti, rifacimenti, sia che siano a terra, in rovina, simulacri di quel che fu, basi certe e immutabili circondate di pietre ammonticchiate a dimostrare la caducità delle cose umane. Agrigento poi, accomuna tutte queste identità, assieme ad una posizione così magnifica e disarmante da farti rimanere senza fiato. Già te li devi assaporare la notte, quando tutto l'ambiente è celato dal buio e i grandi alberi del parco sono solo masse scure che nascondono il terreno. Sul crinale, illuminate, campeggiano lontane le colonne dorate, vivide e presenti come se tutto fosse come allora, mentre in cielo la luna piena avvolge la collina con una penombra d'argento. Uno spettacolo unico. Ti pare di sentire lontana, una processione di baccanti che salgono la collina salmodiando Evoè, squarciando il silenzio della notte, ma se ascolti meglio è solo una colonna di macchine che sgasa lungo la strada in salita, cercando di superarsi. Ti prendono voglie strane. I cancelli di entrata sembrano semi aperti. I miei compagni di viaggio sono gente particolare, chissà come sarà arrivare in piena notte davanti alle rovine? Si prova ad entrare, che sarà mai, d'altra parte la porta è aperta. Dopo pochi metri, agenti con pile e divise ti sbarrano la strada e cominciano a fare domande imbarazzanti.
Icaro ad Agrigento |
Si sa che l'anziano in vacanza è un tipo balzano, comunque con un po' di supercazzola e la ben nota comunicativa piemontese dei componenti che vantano anche ascendenze sicule, si viene accompagnati alla porta senza troppi danni e qualche reprimenda. Torneremo domani col chiaro, tranquilli. Certamente la luce del sole ti dà un altro punto di vista, mentre cammini sulla lunga via sacra che unisce i templi, una grandezza maestosa, tra ulivi, agavi e fichi d'India aggettati sulla falesia della valle, tra le antiche tombe. Certo c'è il problema dell'ammasso di costruzioni che scende dalla collina di fronte, una specie di colata che una sorta di vulcano maligno ha fatto scendere verso la valle, come in un tentativo di mangiarsela, di occuparla a poco a poco, masticandone le parcelle, come un invasore che prenda possesso di un territorio nemico a cui è culturalmente estraneo e come tale lo valuta privo di valore intrinseco e quindi da distruggere, da sostituire. Già se ne sono dette di tutte sulla avidità palazzinara della Agrigento dell'ultima parte del secolo scorso. In effetti, come non considerare come sarebbe il paesaggio se una furia divina, un potente dio della bellezza, infuriato dall'arroganza ignorante dell'uomo, avesse cominciato a spargere napalm su quella colata di cemento, monito imperituro e vendetta impietosa allo stesso tempo! Ma ormai le cose stanno così, che ci volete fare. Proviamo a considerarlo come storia, come specchio dei tempi. Anche questa veduta è ormai diventata paesaggio essa stessa; se non ci fosse più forse mancherebbe qualche cosa. Bello, brutto, orribile? Siamo nell'epoca del relativo, le verità assolute non esistono, ogni cosa si può e si deve discutere, soprattutto accettare.
Icaro caduto davanti al tempio della Concordia |
Bisogna farsi ragione che lo scempio agrigentino, fa oramai parte della realtà dei fatti e magari serve anche quello. Tu puoi stare qui seduto tra le colonne e misurare la perfezione della bellezza classica con le inevitabili miserie del nostro tempo, col brulicare delle genti; pensa che a quel tempo la terra intera non era abitata che da una cinquantina di milioni di persone. Ci siamo moltiplicati come topi e si sa, quando lo spazio manca, anche i roditori finiscono per divorarsi tra di loro. Siamo parassiti di questo pianeta e per il solo fatto di vivere ce lo divoriamo a poco a poco, non ci sono santi. Quando cresci a dismisura diminuisce automaticamente lo spazio per tutti, eppure anche allora, pochi secoli dopo, le genti premevano ai confini dell'impero romano, per scavalcare il muro ideale che separava l'Hic sunt leones, dalla civiltà, dalla ricchezza, dal benessere. Tutti aspiravano a diventare cives romanus, ad avere insomma la green card e dalle parti di Assuan al confine sud dell'impero, ancora si trovano, tra le sabbie del deserto, òstracon con riportate raccomandazioni per poter passare la frontiera, corrompendo naturalmente e immigrare verso nord, verso la salvezza garantita e la supposta vita facile della pax romana. Altri tempi, problemi uguali, mi sa. E pensare che nessuno in duemila anni è ancora riuscito a risolverli; forse non è così facile come blaterano i capipopolo. Intanto, dammi retta, rimani, sotto il grande ulivo, meditando davanti alla enorme statua moderna dai modi antichi, di un Icaro caduto, troppo orgoglioso e sicuro di sé, ad ammirare il verde di questa valle punteggiata di pietre antiche, senza farti troppo turbare dalle altre pietre moderne. Pensa positivo.
Valle dei templi - Agrigento |
SURVIVAL KIT
Valle dei Templi - Oleandri |
Parco archeologico della valle dei templi - Intanto non perdersi la vista dalla valle di notte, i templi sono bene illuminati e bellissimi da vedere. Visita intero parco 13,5€. Solo templi 10€. Considerate che il sole specie d'estate è fortissimo e fare tutta la passeggiata nelle ore più calde sarà micidiale, quindi meglio il mattino presto. Considerate comunque almeno una mezza giornata. Apertura 8,30.
Grand Hotel Mosè - Viale Leonardo Sciascia, 92100 Villaggio Mosè - tel: 0922 608388 - (non trovo il sito) 40/50 € Molto grande e comodo, camere spaziose e moderne, piscina, free wifi. Personale di grandissima gentilezza, specialmente alla reception.
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