Agricoltori Harijan |
Kavita ha uno sguardo triste, appollaiata in alto su una sponda del carro malandato con le ruote di legno. Legati al timone che punta alto nel cielo terso, due immensi zebù dalle corna massicce e dall'apparenza così pesante da farsi credere responsabili del continuo ciondolìo del muso degli animali, sono immobili su zampe troppo sottili paragonate al corpo massiccio e non sembrano molto inclini a riprendere il viaggio. I carri sono due, carichi di masserizie e di esseri viventi. Una famiglia di contadini itineranti che si sposta verso qualche luogo incerto dove fermarsi, ai margini della strada in attesa che venga loro affidato qualche lavoro purchessia. Kavita appartiene ad una famiglia di intoccabili Harijan, quelli che sulla carta non dovrebbero neppure più esistere secondo le leggi indiane, per lo meno così auspicava Gandhi nei suoi discorsi, eppure lei sa bene, è abituata a questo da quando è nata, che la sua famiglia non può neppure entrare in un villaggio, ma deve rimanerne ai bordi, alzando qualche tenda fatta di teli sporchi e stracciati per ripararsi dal sole feroce in estate o dal monsone battente non appena arriverà. Sopportati finche servono per qualche lavoro infimo e poi subito cacciati via. Sa che non potrà andare a prendere acqua a nessuna fontana o pozzo pubblico, ma dovrà cercarla in qualche piccolo ruscello o torrente in mezzo alla campagna secca, mentre i bambini seminudi, numerosi e vivaci, razzolano nel fango tra i maiali.
Zeb§ |
La sua famiglia è numerosa, anche se non ci sono vecchi, perché la morte arriva spesso a portarseli via, senza tralasciare di prendersi talvolta anche i più giovani. Ma quell'aria triste che le leggi negli occhi forse non ha questa motivazione specifica, ci è abituata a perdere un figlio ogni tanto, divorato dalle febbri o dalle diarree. Lei non è come sua madre che girava di villaggio in villaggio, vedendo però soltanto più o meno la sua stessa miseria, in forma soltanto leggermente diversa. Invece adesso, ogni volta che suo padre ferma i due grandi carri in qualche slargo della nuova e diritta strada d'asfalto, vede macchine lussuose che le sfrecciano accanto senza guardarla, alzando solo nuvole di polvere gialla e nuove case dove questa gente si ferma a mangiare e bere, ragazzini diversi dai suoi, con uniformi pulite e cravattini uguali che tengono sulle spalle zaini pieni di libri; ragazze come lei, ma vestite in maniera diversa, che continuano a guardare ridendo i loro telefonini, negozi pieni di cose strane che non ha mai visto, così ricche di colori, carte lucide che brillano anche la sera e che la fanno rimanere con gli occhi fissi a guardare e a sognare, lei che l'unica cosa che brilla è il vestito che la sua mamma le ha lasciato riposto in fondo al baule di ferro con gli specchietti incollati.
Sul carro |
Certo si è accorta di quello straniero che da lontano, facendo finta di fare altro, faceva foto di nascosto, mentre i carri cominciano ad avviarsi nella pista polverosa accanto alla strada. Forse sarà meglio fermarsi prima che comincino le paludi in aperta campagna, almeno sarà sicura che da qualche villaggio vicino non li accolgano a pietrate per non farli avvicinare. Naturalmente la nostra sensibilità occidentale è diversa ed una situazione come questa ci muove a giudizi poco lusinghieri, ma se chiedi ad un indiano una spiegazione su chi sia questa gente e come mai vive in questo modo, ti risponderà: they are gipsies, sono zingari, così capisci che il mondo anche quando ti sembra assurdo, forse è uguale dappertutto, magari anche se non tira le pietre ma qualcos'altro. Bisogna guardarsi attorno il più possibile quando ti muovi per il mondo, magari se ci si riesce, cercando di guardare appena oltre la scorza di superficie, almeno per provare a capire o forse solo credere di farlo. Così ti fermi un poco più avanti ad uno dei tanti chioschi che la nuova strada ha fatto sorgere come i funghi per venire incontro alle esigenze dei viaggiatori. Su tavolini malandati, ti puoi mangiare un paneer paratha per ingannare l'appetito, una piadina sottile ripiena di formaggio di paese, se vuoi puoi pensarla come una focaccia di Recco, anche se sai che non è la stessa cosa.
Investire in un tuktuk |
Gli altri clienti ti fanno sempre gran festa perché è difficile vedere un muso bianco seduto da queste parti, anzi se vuoi ti lasciano giocare anche il loro tuktuk per fare qualche foto stupida. Ormai siamo sempre più vicini al Kuchch, questa vasta area dello stato che si perde nel vicino Pakistan. Un deserto anomalo e assolutamente inconsueto, per una parte dell'anno arso e rovente, con la terra argillosa che si spacca in crepe larghe un palmo e per l'altra parte invaso da acque salse che non percolano e aspettano di evaporare lasciando infine una traccia bianca come una patina velenosa che uccide ogni forma di vita. Ogni tanto vedi saline a perdita d'occhio con macchinari di raccolta all'apparenza semiabbandonati al fianco di piramidi bianche di sale appena raccolto. Gli stagni che si susseguono all'infinito sono invece un vero paradiso per una avifauna stanziale e migratrice che presenta una varietà davvero mirabile. Poco vicino a Jamnagar c'è infatti l Khijadiya Bird Sanctuary, un nome pomposo che sulla carta dovrebbe essere davvero il paradiso dei birdwathchers.
Cormorano |
Trovare il sito intanto non è cosa semplicissima. Puoi chiedere a tutti, ti manderanno in ogni direzione opposta di volta in volta perché in effetti nessuno ha idea di dove sia, per non parlare delle indicazioni praticamente inesistenti. Alla fine si riesce ad individuare uno stradino laterale che porta fino al sito; di tanto in tanto, se guardi con attenzione, noti un cartello sbiadito in cui, forse un tempo si poteva vedere il disegno di una delle 200 specie di uccelli che dovrebbero trovarsi tra i canneti e le paludi. Un portone di ferro arrugginito segnala che sei arrivato alla meta. Ti aggiri tra qualche baracca dall'apparenza abbandonata e finalmente individui una sorta di ufficio dove un gruppetto di dipendenti con qualche traccia di divisa sta attorno ad un tavolo a chiacchierare. La vista di cinque occidentali sfaccendati crea stupore e scompiglio, cosa vorrà mai questa gente? A precise domande, quello che sembra il capo, dopo essersi messosi in testa un cappello di ordinanza e forbito i baffi a lungo, chiarisce subito la situazione. Siamo davvero sicuri di voler visitare la riserva? Un supposto ranger dall'aria svagata chiarisce subito che quest'anno ha piovuto troppo poco (o troppo, non è ben chiaro dato l'inglese molto basico) e che quindi di uccelli in pratica non ce ne sono.
Cicogna |
Poi l'ingresso, tra guida obbligatoria, accompagnatore, biglietto speciale a prezzo maggiorato per stranieri, varie ed eventuali, capirete è il governo e tutti quei politici sfaccendati del Congresso che lo impone, costerebbe una cifra esagerata che di certo non avrete voglia di spendere. Insomma tutti gli astanti concordano con cenni di assenso del capo che è davvero senza senso che noi buttiamo via tutti quei soldi e che il famoso arrivo in massa delle cicogne al tramonto, citato nella guida, forse neanche ci sarà, date le condizioni attuali, che li lasciassimo finalmente in pace a discutere della campagna acquisti della squadra di cricket locale e ce ne tornassimo da dove siamo venuti. Al limite potete dare un'occhiata gratis alle foto degli uccelli medesimi esposte intorno. Tanta dedizione al lavoro ed alla causa alla fine ci convince. Mohammed poi, inorridito dalla esosità della cifra richiesta, assicura che viaggiando lungo la strada vedremo tanti di quegli uccelli da stancarci e nel contempo trovare migliore allocazione per i soldi risparmiati, magari incrementando la sua mancia finale. Il sole sta scendendo, nel cielo non c'è traccia di cicogne in volo, non rimane che affrontare il traffico penetrando la periferia fatiscente della vicina città in cerca dell'albergo.
In taxi collettivo |
SURVIVAL KIT
Jamnagar
Khijadiya Bird Sanctuary - Presso l'omonimo villaggio a circa 10 km uscendo dalla città. C'è poi una stradina sterrata sulla sinistra malamente indicata che prosegue per un altro paio di km per arrivare all'ingresso. Non sarà facile trovarlo, tuttavia, come potrete riscontrare dalle recensioni di tripadvisor di decine di visitatori inferociti, il parco versa in condizioni pietose. Dovrebbe ospitare altre 200 specie di volatili e al tramonto straordinari voli di cicogne in arrivo da nord. In pratica nell'ultima stagione non si vede quasi nessun uccello per non parlare dei migratori. La causa è di certo da addebitare alla scarsità del monsone ,a anche alla vicina enorme raffineria della Reliance e all'espansione degli agricoltori nella zona che stanno annullando l'ambiente naturale nella totale indifferenza del governo che ha provveduto solo ad innalzare i prezzi di ingresso che ammontano ad oltre 1000 R a persona. Sembra che ci siano forti polemiche al riguardo.
Aironi grigi, ibis ed egretta |
Hotel President - Jamnagar - Teen Batti - Comodo in pieno centro- Doppie con colazione da 1800 a 2000R. L'albergo dà una sensazione molto trasandata, buio e triste, ma le camere sono grandi e pulite con AC, TV, frigo e free wifi. Le camere sulla strada sono più belle ma dato il traffico piuttosto rumorose. Personale cortese. La colazione è molto ricca rispetto agli altri hotel con uova, toast, succo e frutta.
7 Seas Restaurant - Allegato all'hotel, decisamente più bello ed elegante in stile marinaro e molto frequentato. A dispetto del menù molto ricco e vario con piatti continental, chinese e molte cucine indiane (gujarati, punjabi, jain e dell'India del sud) i prezzi sono contenuti con piatti attorno alle 2/300R. La qualità invece non mi è parsa eccezionale. Servizio molto lento abbiamo aspettato oltre 1 h.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
3 commenti:
Bon anniversaire pour le 200ème blog .
Et bon vent à tous ceux à venir !
Jac.
Clamorosa la prima foto; meno male che non sono invidioso.
@Jac - Merci! Quand passez- vous par Alessandria?
@Juh, va là, faccio quel che posso, ma è facile far foto in India!
Posta un commento