lunedì 20 aprile 2020

Il mercato di Bait el Faqih


Bait el Faqih, ilsuk - agosto 1977

Cernita
Passeggiando nella lunga e tortuosa via del mercato di Bait el Faqih, ho sentito per la prima volta cosa significhi il caldo vero, quell'aria arroventata dalla quale non puoi sfuggire, da qualunque parte ti giri, senza una via di fuga, un luogo qualunque che ti accolga al gelo dell'aria condizionata a palla, che poi ti farà irrimediabilmente ammalare ma chissenefrega, intanto sopravvivi. Niente da fare, in quel budello, dove i teli stesi attraverso le case coprivano quasi completamente la strada per avere una sia pur minima difesa dal sole, camminavamo quasi in trance guardandoci attorno, senza forse neppure capire bene dove eravamo e cosa ci facevamo in quel posto. Intorno una folla molto colorata e nonostante tutto, molto più chiassosa di quella del resto del paese che avevamo avuto modo di incontrare fino a quel momento. Intanto gli abitanti della Tihama, la fascia costiera che va dal confine Saudita fino allo stretto di Bab el Mandeb, sono assolutamente differenti da quelli della montagna retrostante; appartengono alle tribù della costa, gli autoctoni Zaranid, da sempre e tanto per cambiare, in perenne contrasto con gli Imam di Sana'a a cui sono ormai da tempo sottomessi. Come tutti gli abitanti delle coste, sono genti decisamente più aperte e disponibili ai contatti con l'esterno e usi ai commerci, le donne non portano veli integrali, ma complicate acconciature con grandi teli coloratissimi che lasciano sempre scoperto il viso, insomma niente camicioni neri, ma stoffe variopinte che ti fanno sentire quanto qui l'Africa sia vicina.

Al mercato
E intorno nel mercato vedi anche comparire diffusamente i grandi cappelli di paglia a cono, tipici della Tihama, le pelli sono decisamente più scure e spesso incontri tratti somatici decisamente più negroidi, corpi massicci e muscolosi, diversamente dalle figure segaligne dai nasi pronunciati delle montagne. Basta guardarsi intorno per rimanere incantati davanti alle attività, che nonostante il caldo, occupano tutto il mercato con una sorprendente vigoria. Mi fermo a lungo ad osservare giganteschi omaccioni avvolto da camicioni sdruciti che cucinavano vari cibi, come se non ci fosse un domani. A fianco un ometto più minuto, gettava su un fuoco vivo, pezzi di pastella gocciolante dentro una enorme padella di ferro nero, piena di olio fumante, per produrre una sorta di krapfen primigenio o qualche cosa di simile. La temperatura, vicino era, se possibile ancora più insopportabile, ma il tizio continuava a buttare materiale nella broda sfrigolante e a spadellare tortelli mostruosamente rigonfi e bisunti gettandoli sul bancone di legno davanti a sé. Rideva di gusto invitando gli astanti a servirsi, tra l'altro con un certo successo, visto quanti tutto attorno ne tenevano uno tra le le mani senza apparenti ustioni. Probabilmente era uno dei più gettonati produttori di squisitezze del mercato. Il tizio continuava a sbracciarsi in ogni direzione ed il sudore gli colava a rivoli da tutte le parti. 

Il friggitore
La fronte imperlata gli gocciolava continuamente addosso, la cannottiera era completamente bagnata e a chiazze, anche se non era chiaro se si trattasse solamente di sudore o di untuosità varie. Vista la mia attenzione cercò con gesti ed inviti di convincermi a servirmi, ma declinai con garbo proseguendo il cammino nella zona dei macellai. Anche qui banchi con pezzi di carne soprattutto di montone, scalcata al momento e offerta appesa in ganci, già annerita dal caldo dopo pochi minuti dall'esposizione, ghiottissima merce per stuoli di mosche raramente visti in simile quantità e cattiveria. In uno slargo tra le case, una specie di piccola piazzetta, ogni angolo tra le case, tra le porte lungo gli stipiti, era occupato da venditori di qat. Su grandi stracci stesi a terra ogni commerciante aveva davanti a sé, una montagna di rametti ricchissimi di verdi foglioline, che di tanto rinfrescava spruzzando acqua da una brocca conservata con cura all'ombra del muro. Quasi davanti ad ognuno, qualche compratore accovacciato che sceglieva il suo mazzetto e poi dopo averlo avvolto in foglio di giornale, se ne andava col suo pezzo di felicità sotto il braccio. Questa del qat è una evidente piaga sociale che condiziona l'intera economia della regione. Intanto ha sostituito quasi completamente grazie alla sua convenienza, le colture precedenti, soprattutto quella del caffè che ha ammazzato l'economia in generale ed inoltre il suo consumo inficia notevolmente ogni attività lavorativa del paese, riducendola notevolmente, al di là del fatto che con un simile caldo, lavorare è quasi impossibile. 

La Tihama
Passammo comunque oltre la zona del mercato con banchi e negozi pieni di stoffe colorate, popolata soprattutto da donne che ne ammiravano la bellezza e la varietà dei disegni e giungemmo fino al lato opposto del paese per prendere il successivo taxi collettivo per arrivare fino ad Hodeida. Il più importante porto ancora in attività della costa che distava ancora una sessantina di chilometri. Di certo in inverno le piste lungo la costa, che al tempo erano abbastanza difficili ed impegnative, devono essere uno straordinario itinerario attraverso i piccoli e semiabbandonati paesini di pescatori, tra porti ormai per la maggior parte abbandonati ed insabbiati e piccole isole deserte a poca distanza dalla costa di incomparabile bellezza ed il mar Rosso con la sua ineguagliabile ricchezza sottomarina a far da cornice. Beato chi potrà arrivarci, quando e se sarà mai più possibile. Hodeida invece era il principale porto della repubblica e qui affluiva la quasi totalità delle merci che il paese importava. Intorno anche qualche piccola industria, cemento, tabacco, bibite,lavorazione del pesce.  Trovammo il solito albergotto che era quasi sera. Dalla terrazza si riusciva a vedere a malapena nella foschia della calura pomeridiana la linea azzurro chiara del mare. Faceva davvero troppo caldo e decidemmo che fino a vedere l'acqua saremmo andati la mattina dopo e dopo una giornata decisamente piuttosto faticosa cademmo nel letto, come si dice, come corpo morto cade.



Hodeida - la città nuova

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