martedì 9 novembre 2010

Barometro d'ascolto.

Non c'è niente da fare. E' paurosamente aumentato il tasso di litigiosità ed in generale di insofferenza da parte della gente. Non è ben chiaro se è una questione di cambiamento climatico o di evoluzione della specie, sta di fatto che nessuno sopporta più nessuno. Qualcuno obietta che si tratta della crisi e di un diffuso malcontento dovuto alle difficoltà sempre maggiori che si incontrano nella vita di tutti i giorni; secondo altri la colpa è di nuove realtà che si affacciano nel paese a cui non siamo ancora abituati. Però, vi dico il vero, ieri, alla quinta telefonata di una Chiara o Deborah o Filippa che fosse, che voleva illustrarmi i vantaggi di passare ad un nuovo gestore telefonico, mi è un po' salito il sangue al naso, anche perchè stavo creando e mi avevavno fatto perdere il filo.

Poi, dopo aver risposto come di consueto con un - La ringrazio ma non sono interessato- che taglia sempre la discussione (senza aggiungere spiegazioni, mi raccomando, pare che i poveretti siano stati addestrati a valutare questo tipo di risposte come motivo a non perdere ulteriore tempo e passare ad altro cliente), a mente fredda ho realizzato che in fondo scrivere su questo blog la mia scemenza quotidiana, non può definirsi propriamente una creazione e la cosa mi ha rincuorato. Sono andato così un po' indietro nel tempo quando, nel periodo universitario, lavoravo come intervistatore. Come vi avevo già segnalato, i lavori che mettevano in moto le braccia non mi sono mai stati congeniali, muovere la lingua (absit iniuria verbis , di questi tempi) invece non fa sudare molto. Lavoravo per diverse ditte, ma spesso mi toccava il Barometro d'ascolto della Rai.

Allora non c'era l'Auditel, però funzionava alla grossa nello stesso modo. Bisognava andare a casa delle persone, scelte casualmente da una lista di nomi, per chiedere in quali ore avevano visto la televisione (c'era un canale solo, quindi era tutto più semplice) e ti davano 130 Lire a botta. Avevo una cartina della città dove mi ero segnato i vari indirizzi e come un seriel killer, cercavo di percorrere il tratto ergonomicamente più logico, cercando di beccare qualcuno a casa nelle ore del tardo pomeriggio e della sera. Secondo voi, quando dicevo: - Buongiorno sono della Rai, vorrei farle qualche domanda sui programmi che ha visto ieri- la gente mi sbatteva la porta in faccia, mi lanciava insulti o addirittura mi mi diceva di andarmene al diavolo senza neanche aprire la porta? Niente di tutto ciò. Nella quasi totalità dei casi mi facevano entrare, accomodare e la maggior parte mi offriva il caffé. Quanti caffé in quel tempo, forse è per quello che dormivo poco. Tutti volevano dirmi quale programma gli era piaciuto, un tizio mi raccomandò:-Deve scrivere che facciano più quizzi.- o non mi piace il tale o perché non si vede più il talaltro. Naturalmente queste cose non interessavano assolutamente e come adesso, contava solo da che ora a che ora qualcuno era stato davanti al televisore, al di là del fatto se il programma piacesse o meno.

Ma la cosa assolutamente normale era che la gente ti faceva entrare in casa propria quasi con piacere, eppure non è che si stesse poi così bene a quei tempi; sicuramente i problemi economici ed il benessere materiale era inferiore ad oggi. Per la verità furti e violenze erano allora addirittura superiori, quindi cade anche la motivazione della sicurezza reale. Forse c'era un diffuso sentire che le cose parevano migliorare ogni giorno, che si stava mettendo bene per tutti, che hai ragazzi, le ditte telefonavano a casa per vedere se volevano andare a lavorare. Forse è tutto lì il problema, la gente è incupita quando ha la sensazione continua che le cose peggiorino e che i propri figli staranno peggio di quanto siano stati loro e scarica questo stato d'animo su chi sta loro intorno. Forse oggi arriva dall'alto il segnale sempre più chiaro di un totale disinteresse per i problemi reali, mentre il paese crolla in pezzi. Pompei è solo un simbolo, la gente, inconsciamente teme l'eruzione del vulcano.


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7 commenti:

Primo Estinto ha detto...

In futuro bisognera' avere piu' coraggio.E' il lavoro di squadra che rendera' possibile i sogni.Io sogno la rivoluzione dei pensionati,solo loro possono cambiare le cose,consegnando il paese ai giovani di valore.

laperfidanera ha detto...

Io credo di esserti abbastanza vicina per età (sono del '44), certamente ho vissuto anch'io quel periodo in cui c'era quella diffusa fiducia nella gente e nel futuro: sì, c'erano i ladri e gli assassini e gli imbroglioni, ma la cosa non ti toccava da vicino, sapevi che erano "altri" che non saresti mai arrivato a conoscere. E il futuro, per chi aveva voglia di lavorare, prometteva bene (altrimenti non avrei avuto 3 figli!). Sta di fatto che ora, quando vengo in Italia (qui è un po' meglio), vedo solo musi lunghi, diffidenza, se ti azzardi a sorridere a qualcuno/a ti guarda come per dire "ma che vuoi?". Io che sono così portata a fare conoscenza con quasi tutti quelli che incontro ho dovuto imparare a tacere e tirare diritto. Per fortuna mi sfogo commentando sui blogs! ;-)

Angelo azzurro ha detto...

Mi hai fatto venire in mente gli insulti letti da un lavoratore di call canter ieri sera a " Vieni via con me"...
Altri tempi quelli che hai vissuto tu, caro Enrico, tempi che io rimpiango pur non avendoli vissuti. Sono arcisura che mi sarebbero stati moooolto più congeniali

Edith Pilaff ha detto...

Ciao,che post interessante.Purtroppo e' anche pieno di verita' ed io,come altri,penso proprio che i nostri figli staranno peggio di noi.
Per quanto riguarda le "cold calls"
a cui fai riferimento,sono una che e' riuscita a sfuggire alla rete.
Non ho una linea telefonica da piu' di 15 anni e poiche' tutte le
compagnie telefoniche mi hanno rifiutato un contratto,uso pay as you go.Risultato :mai ricevuta una telefonata da un estraneo..
Ancora complimenti per il blog,e' un piacere leggerti.

Sandra M. ha detto...

Le destabilizzante, angosciante sensazione del furto del futuro. Ecco il CASINO!!!

viola ha detto...

Quanta verità nel tuo blog..E quanta amarezza e assenza di speranza traspare tra i ragazzi di oggi. I bravi ragazzi, che vorrebbero un lavoro, una indipendenza economica, farsi un viaggio, una propria casa...E dopo una laurea sentirsi dire che non ti prendono neppure a fare uno stage non retribuito. E noi adulti, più che adulti, che sopportiamo una sorta di ineluttabile decadenza di tutto, che poco a poco diventiamo assuefatti a ogni bassezza e ci pare normale ogni nefandezza..E quei poveretti dei call-center e poveretti noi a pararci da mille proposte di nuove "offerte speciali"...Stasera vedo tutto nero, tutto decadente..cadente, come Pompei.

Enrico Bo ha detto...

@Primo - Mah suipensionati (come me) non avrei il massimo della fiducia, terrorizzati dall'immigrazione e facile preda dei movimenti retrogradi e olofobi. Un paese in declino fa la sua inevitabile corsa e il testimone passa di mano come è sempre stata la regola.

@perfida - é un po' triste ma bisogna adattarsi ai tempi creandosi un proprio micro ambientein cui sopravvivere (speriamo a lungo, che comunque è sempre grasso che cola)

@Angy - l'ho sentito anch'io e mi è piaciuto molto. Certo che anche loro sono vittime costrette a mordere per avere un misero boccone quotidiano, io infatti non mi sfogo mai su di loro anche quando si capisce che il loro disinteresse per il tuo problema è totale.

@Pilaff - grazie della visita. In effetti tagliare la linea è una soluzione, adesso che con le elezioni alle porte poi, non oso pensare.

@Sandra - comunque buono o cattivo un futuro c'è sempre.

@Viola - In realtà credo che i ragazzi siano più smagati di noi. Spesso li sento molto più fiduciosi di quanto sembri possibile. Per fortuna. Però spettacoli com la faccia di Bondi ieri sera a Ballarò valgono il prezzo del canone.

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