mercoledì 2 novembre 2011

Africa nera.

Non era solo l'odore, il senso di tamburi lontani. Un tocco di corde di balafon, il vento carico di umidità. Non sono solo sensazioni, è davvero Africa. L'Africa occidentale, quella più nera ed agitata, quella delle masse povere, ma non poverissime, che hanno voglia di lottare, di trovare una soluzione di vita, disposti a muoversi e a tentare qualcosa, anche ad ogni costo. La notte piena all'aeroporto di Dakar è popolata di figure nere. E sono grandi, grossi e tanti, tutti ad aspettare l'aereo che arriva dall'Europa e che scarica, oltre a qualche raro turista,  quelli che tornano a casa, benedetti da chi li aspetta come divinità che tornano da un altro cielo, fieri delle loro esperienze, pronti a dimenticare o a nascondere le umiliazioni subite, i giorni passati a mendicare la possibilità di essere schiavi di un mondo che li rifiuta, ma li usa, gongolando. L'Africa nera senegalese ti avvolge cupa e materna come la madre antica, da cui ci siamo staccati tanto tanto tempo fa, ma che è rimasta comunque nei nostri geni malati di moderno.

L'Atlantico infinito davanti a noi, Oceano, non mare, che non invita il marinaio con la sua onda di tenebra, dove le piccole barche colorate si muovono solo per gettare le reti di una pesca magra ma comunque utile. Camminare lungo le strade di terra tra le case di Niakhniakhal dove sono fiorite le piccole attività di sussistenza in attesa di un turismo fai da te che comunque riesce a dare un po' di ossigeno ad una economia asfittica e afflitta dall'aumento della popolazione e dalla scarsità di beni che il territorio può produrre. Ma c'è  un affetto straordinario ed una accoglienza commovente per chi torna in questa terra come amico già conosciuto ed apprezzato, che ti fa visitare case, ti mostra i nuovi arrivati, che ride con te e ti abbraccia felice del tuo arrivo. Voi sapete che io, come una zecca mi aggrego a chi mi concede queste occasioni di vedere un paese in modo diverso, un po' da dentro, un po' con la curiosità e l'interesse di del viaggiatore in cerca di capire ed anche questa volta mi sembra proprio che l'esperienza sarà piena e completa. Ma non pensate che che sia tutta sofferenza interiore. Oggi Marie, da cui siamo e che ci accudisce con amore con la sua deliziosa figliola, ci ha preparato una crudité di carote con salsa olio, cipolla e senape, seguita dalle sogliole spadellate che ha portato il pescatore stamattina. Assolutamente strepitose. Papaia e fette di pompelmo per accompagnare la birra Gazelle. Una bella soluzione per ingannare il tempo tra le bouganvillee e le palme davanti alla spiaggia. Stasera ha promesso la lotte, un altro pesce di buona cucina. Aspettiamo il tramonto, respirando l'umido aliseo, mentre la spiaggia si popola a poco a poco di ragazzi in cerca di serenità.


3 commenti:

Ambra ha detto...

L'Africa vista con un occhio diverso.

Adriano Maini ha detto...

Non intendo fare promozioni fuori contesto, ma ho letto, quindi ho trovato anticipate conferme a quanto tu asserisci, cose analoghe in altre pubblicazioni.

Enrico Bo ha detto...

@Ambra - Vi assicuro che è un paese straordinario e terribile al tempo stesso.


@Adri - Sono cose di pelle che senti appena sbarchi dall'aereo e ti senti circondato dalla folla.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!