giovedì 3 novembre 2011

Ile de Gorée.

Le metropoli africane sono disperatamente uguali e terribili. Periferie sterminate che ospitano l'orrore e gli errori dell'occidente mescolandoli con la miseria africana in un cocktail micidiale e straniante. Dakar non fa eccezione. Quando tenti di percorrere le arterie principali che portano al plateau centrale, rimani immancabilmente bloccato in ingorghi colossali. Non ti muovi per ore, ma tutto intorno a te continua a vivere di vita africana, senza troppe ansie, senza nervosismi occidentali. I venditori si accalcano attorno alle auto a spingere il loro business, i mercati al bordo della strada fervono di attività, ma lenta, mediata dal calore meridiano. Lunedì sarà il Tabaskì, la festa musulmana del montone. I mercati ne sono pieni e le famiglie scelgono il loro montone e se lo portano a casa issandolo sul tettuccio dell'auto o dei piccoli bus, carichi di umanità stipata. Quanti sono gli africani, neri e bellissimi, alti, lucidi, atleti per DNA acquisito nelle savane. Le donne con un portamento regale, consce della loro bellezza superba e prepotente. L'immensa periferia brulica di gente  che si sta preparando alla festa. Anche nel centro le strade sono ingombre di bancarelle di ogni tipo, cariche dei frutti poveri della campagna. 

All'imbarco del battello per l'isola di Gorée, tappa obbligatoria per chi transita in Senegal, c'è poca gente, qualche routard di lungo corso, le venditrici che vanno ai loro banchetti sull'isola, un po' di locali in gita. Le stradine dell'isola sono coperte di buganvillee. La casa degli schiavi è lì, con i suoi ricordi ed i suoi orrori, le piccole camere dove venivano ammassati gli uomini incatenati a due a due, quelle delle ragazze e delle donne, infine quelle dei bambini. Orrori su orrori che hanno segnato oltre tre secoli. Di qui sono passati 20 milioni di esseri umani e guardare la porta del non ritorno ti dà una stretta al cuore. I malati gettati ai pescecani che circondavano l'isola, quelli recuperabili ingrassati con un pastone di fagioli e farina, selezionati per forza fisica, i migliori per la riproduzione. La bestialità dell'uomo, quando si coniuga con l'avidità è davvero senza limiti e le connivenze incrociate si sposano alla perfezione. Commercianti europei con i despoti locali, con la benedizione della chiesa cattolica hanno fatto funzionare un sistema spietato e infame con buona pace di tutti. Povera Africa, così dolce e violenta, così ricca e selvatica, così povera e disperante.

2 commenti:

laura ha detto...

Non tutte le metropoli africane sono uguali e terribili: Kigali e' pulitissima, ordinata, illuminata la notte con luci talora migliori delle nostre e un traffico talora congestionato ma del tutto sovrapponibile a quello delle nostre citta'. Non so se sia l'effetto di un passato spaventoso ma e' davvero una citta' piacevole. magari prima o poi anche le altre miglioreranno.

Enrico Bo ha detto...

@Laura - Mi sembra tanto una lotta senza speranza.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!