giovedì 13 settembre 2012

Recensione: E.de Waal – Un’eredità di avorio e ambra.


Come si sa non c’è nessuno così occupato come chi non ha niente da fare. Per questo motivo, io sono così preso da attività varie che ho pochissimo tempo per leggere e riesco a mala pena ad esaurire nell’anno i libri che mi regalano, non più di una ventina all’anno (come noterete dalle mie recensioni). Dunque non riesco mai a comperarmi i volumi che mi interesserebbero. Per fortuna che gli amici regalatori, mi conoscono e gli argomenti sono quasi sempre quelli che mi avvincono. Ecco dunque questo volume che ha avuto, pare, un sorprendente successo di pubblico, anche se l’inizio potrebbe apparire un po’ noioso. La scusa viene dal seguire il percorso di una collezione di netsuke, microscopiche sculture in avorio o ambra o legno di bosso della tradizione giapponese, che si tenevano legate all’obi del kimono e che rappresentano animali, frutta o piccole scene della vita quotidiana. In realtà l’autore, un artista ceramista inglese, in questa ricerca ripercorre la storia della sua famiglia, i famosi banchieri ebrei e commercianti di granaglie Ephrussi, sette generazioni attraverso tre secoli. 

Una storia affascinante che percorre paesi e città segnati dallo svolgersi degli eventi che hanno condizionato l’800 e il 900 a partire dal piccolo shtetl, un misero villaggio ebreo al confine tra Polonia e Ucraina fino ad Odessa, dove cominciano le fortune della dinastia che li porteranno nella Parigi fin de siècle, mentre un altro ramo conquisterà i fasti della Vienna imperiale. Ma la storia si intreccia mirabilmente con tutti i movimenti artistici dell’epoca e con gli artisti ed i letterati che vengono a contatto con i vari personaggi della famiglia, mentre si continua a seguire il viaggio della collezione di statuette in movimento tra Parigi, Vienna e Tokio. Latente sempre sullo sfondo il problema ebraico. 

Lascia stupiti leggere le documentatissime ricerche, dove emerge un odio razziale, che partendo dai pogrom della lontana Russia si trasferisce con una virulenza che lascia senza fiato nella Parigi della Belle époque (vedi affaire Dreyfus), dove leggi con orrore le parole che riguardano gli ebrei di personaggi come Degas e Renoir; sentimenti affatto uguali nella Vienna Asburgica, dopodiché il nazismo e le sue opere appaiono come conseguenze assolutamente logiche e naturali, ben approvate da una parte molto consistente del sentire comune. E’ davvero interessante la comparazione di questi documenti francesi e austriache ed è altrettanto curioso notare come argomenti, parole e concetti siano gli stessi che oggi si sentono spesso nelle esternazioni dei vari movimenti nazionalpopulistici dei vari paesi europei di oggi (dove variano ormai dovunque tra il 7 e il 20 %) riguardanti gli immigrati arabi. C’è da meditare molto al riguardo, mentre ci si lascia accompagnare in questo racconto avvincente a più livelli. Oggi non ho neanche trovato il tempo di fare il bagno, eppure in spiaggia faceva piuttosto caldo.


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6 commenti:

Martissima ha detto...

quando si dice il destino ^___^ cercavo giusto un libro da leggere, ciauzzzzzzz

Enrico Bo ha detto...

@Marty - Intanto benvenuta. Spero che ti piaccia come è piaciuto a me, specialmente per l'atmosfera e l'analisi del momento storico. Come romanziere o scrittore, per carità non è che sia la fine del mondo, ma ce ne fossero...

Enrico Bo ha detto...

@Marty - Scusa ma non avevo capito che eri tu! Io non commento mai da te, perché dovrei sempre e solo ripetere slurp, slurp, slurp!

Martissima ha detto...

mi era venuto il dubbio che mi avessi scambiata per un' omonima......... goloso ^_________^ ti capisco anche io ormai commento poco nei blog di cucina per lo stesso motivo, ciauzzzzzzz

Enrico Bo ha detto...

@Marty - Non, no, ti ho individuata bene, a prop, qualche bel viaggio in vista? (visto che abbiamo le stesse passioni!)

laura ha detto...

Sono contenta che ti sia piaciuto, io l'ho trovato estremamente affascinante, meglio di un romanzo

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