venerdì 14 settembre 2012

Recensione: J. Hilton – Orizzonte perduto.


Il libro, del 1935, ha avuto una certa notorietà in tutto il mondo, tanto è vero che fu pubblicato in Italia da Mondadori già nel 1936. Quando uscì il film omonimo di Frank Capra , poi, il successo fu planetario (addirittura Henry Miller lo classificò come il film più significativo prodotto ad Hollywood fino a quel momento), infatti nomi come Sangri-la e la visione di un mondo perduto e meraviglioso, che mantiene la giovinezza e la serenità, ma che allo stesso tempo diventa una prigione implacabile, da cui è impossibile fuggire così come è quasi impossibile arrivare, è ormai diventato un luogo comune spesso usato per definire questo luogo della fantasia comune alla favolistica di tutti i tempi. Se ci aggiungiamo il fascino dell’esotico e in quegli anni parlare di Tibet e Himalaya era davvero una favola lontana, ci sono tutti gli ingredienti perché la storia piacesse e molto. Al trascorrere dei decenni direi che il libro non regge più molto, anzi mi sembra decisamente sopravvalutato e oggi lo si può leggere solo come informazione storico letteraria, più che con il piacere che dovrebbe dare un buon romanzo. Per chi fosse interessato qui la versione completa del 1973. L’unica cosa che mi è parsa molto interessante invece, è come in quegli anni aleggiasse già il timore per qualcosa di orrendo e globale che stava per avvicinarsi. Si percepiva quindi nitidamente che una guerra devastante era alle porte e questo è un buon punto di riflessione. Per il resto direi che si può lasciare perdere. 



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1 commento:

Adriano Maini ha detto...

Di libro e film, ho solo letto scarne notizie. E sì che il tema mi interessa...

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!