sabato 27 luglio 2013

Polenta e salciccia.

 



Bisognerebbe affidare uno studio ad una di quelle università americane importanti per poter finalmente capire il mistero. Sono cose difficili da incasellare, da etichettare. Perché è pur vero che ci sono cose che hanno affermato la loro icastica indispensabilità attraverso un lento lavoro di secoli, come la pasta e fagioli ad esempio, mentre per altre sono bastati pochi attimi per esplodere con il fulgore di una supernova e diventare parte integrante della dignità di un popolo, come il marocchino schiumato alla nutella. Ci sono poi realtà che hanno conquistato il loro posto al sole, con apparente noncuranza, quasi senza fatica, rimanendo lì ad occupare una posizione che in fondo nessuno ricorda appartenuta a qualcun altro. E' di certo il caso delle acciughe e bagnetto. Ma in altri casi la spiegazione di un fenomeno è assolutamente nascosta ed inaccessibile. Prendiamo la polenta con la salciccia. Cibo plebeo e nientaffatto qualitativamente di classe. Un sapore deciso, livellato indegnamente dalla dose di droghe dell'insaccato, salsa di pomodoro per annegare il tutto in un simbolico bagno di sangue e poi farina di mais in quantità industriale, lasciata cadere a pioggia come sabbia del deserto, sollevata dall'harmattan e portata lontano nel calderone, per mescolarsi all'acqua e compiere il suo ciclo vitale. Cibo umile e anche un po' insulso, che potete raccontarla come volete, ma alla fine, con tutti i voli pindarici che ci volete mettere, rimane sempre un tappabuchi della storia culinaria di una nazione, anche in tempi come questi dove si cerca di recuperare qualunque schifezza pur che abbia l'alone dell'antan, del come era buona la roba di una volta, dei saperi che si vanno perdendo e tutte le altre insulse sopravvalutazioni che servono soprattutto a far marciare un business. 

Diciamolo pure, la polenta e salciccia vale un riempimento del tubo digerente in caso di necessità, tutt'al più per una cena sull'aia alla fine del raccolto, sperando che non sia stata un'annata troppo umida e che nel mais ci siano poche aflatossine. Dimenticavo, basta che non sia OGM che così siamo salvi, per le aflatossine pazienza. Dunque bocciata. Chi volete che si sbatta per mangiarsela. Eh, ma allora non avete capito niente di dove voglio andare a parare e di come è la gente. E' sufficiente che al centro di un paese qualche giorno prima venga messo un cartello con tanto di annuncio: serata gastronomica, Polenta e salciccia e altre specialità della valle ed un paese che anche in pieno periodo estivo è quasi totalmente deserto, di colpo si popola di masse sconfinate di gitanti famelici. Da lontano par di vedere il quarto stato in marcia verso il sol dell'avvenire. Le prime avvisaglie si hanno già nel tardo pomeriggio. Le macchine parcheggiate lontane nei prati, che i posti più accessibili son tutti presidiati da tempo, gruppi  di amici e famigliole si avviano a passo di marcia sostenuta, chi conta i soldi per l'acquisto, chi cerca posizioni comode per consumare, chi si predispone già alle 18,30 in una coda, dapprima appare timida, poi non appena formata, subito si rimpolpa di nuovi arrivi come per timore di rimanere senza. C'è chi non si sa decidere, se occupare i posti nelle lunghe tavolate predisposte da stuoli di volontari o se invece mantenere una posizione di privilegio nel turno di avvicinamento al pentolone. Mariti che litigano con le mogli, bambini che frignano, poi alla fine ci si scambiano i posti. Intanto i nuovi arrivi si guardano intorno sgomenti di essere arrivati ormai troppo tardi, insicuri di trovar posto seduti, obbligati forse agli scalini più periferici, nessuno osa pensare di essere oltre il numero fatidico di chi per ultimo raschierà il fondo del paiolo. Intanto, sotto una tettoia da tempo un pentolone ricolmo di broda rossa in cui galleggiano cilindri marroni sospetti che, il sapiente movimento di un lungo bastone, fa via via affondare e riemergere come in una terribile pozione per un sabba mortale, viene accudito dall'addetto barbuto con cura severa e luciferina. 

Dall'altro lato, il paiolo è colmo fino all'orlo della fangosità dorata che ondeggia limacciosa e ribollente, senza pace, continua il rimestio, che la polenta non deve essere abbandonata un attimo a se stessa, se no si offende e si dà al primo venuto come l'harem di uno stambecco che, distratto se ne vada a brucare erba più verde, mentre altri maschi, più occhiuti ed astuti, anche se più deboli, non aspettano altro che subentrare allo stolto. La coda intanto ha assunto proporzioni da mostra del Louvre. Qualcuno rumoreggia, lamentando l'ora non rispettata d'inizio delle danze, mentre gli altri ormai vinti dall'attesa non hanno neppur la forza di protestare, aspettano, che questo è il destino del popolo bue. Finalmente qualcosa si muove e le prime mestolate fumanti vengono lasciate andare nei piatti di plastica che quasi fondono al contatto con il materiale a temperatura elevatissima. Cucchiaiata di broda rossa a cappello e avanti un altro. I più avveduti, mangiatori di lungo corso, hanno con sé pentolini appositi dove raccogliere i materiali forniti ed evitare le ustioni che i più maldestri invece tentano di scansare passandosi i piatti da una mano all'altra in un balletto logistico che non riesce quasi mai ad evitare il peggio o lo strabordamento del materiale fumante. Ma alla fine eccoli tutti lì che mangiano, mangiano gettandosi nel gargarozzo cucchiaiate di lava fusa che cuoce loro immediatamente le mucose dell'esofago, ottenendo così anche il vantaggio di cancellare il sapore del resto da ingurgitare prima che in pochi minuti diventi tutto gelido e solidificato. Il tutto va avanti per ore per la gioia del cassiere delle esauste casse della Proloco; infine la massa si muove a piccoli gruppi, chi tentando di spegnere l'arsura provocata dalla salciccia, prosciugando le fontanelle sparse, chi andandosi a spiaggiare riverso in fondo al paese dove sta partendo l'altro must della serata: balli occitani per tutti, tradizioni e antichi saperi dei pastori degli alpeggi. Bisognerà pur trovare una spiegazione logica a tutto questo. Comunque per la verità non era mica così malvagia.



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2 commenti:

Juhan ha detto...

OK la prosa aulica che quando ci vuole ci vuole però, se posso, resto basito (alquanto) dall'ultima foto: troppa acqua e anche una lattina ci coke!
Metti un avviso la prossima volta, anzi vai di Photoshop, ne va della nostra Cultura.

Enrico Bo ha detto...

@juhan - il fatto è che da queste parti il vino disponibile è un po' di serie B se vogliamo. Se no te lo porti da casa.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!