lunedì 22 luglio 2013

La tartaruga.

La tartaruga anela all’infinito. Da quasi venticinque anni se ne sta dentro una bacinellona azzurra di plastica, alternando momenti di torpore a fasi di movimento lento, mangiucchiando pigramente quanto le viene fornito dall’alto, piccoli pellets colorati,frammenti di gamberetti secchi, larve o piccole parti di verdura, che inghiotte senza masticare, con colpi ritmati del becco tagliente. Poi ritira la testa un poco dentro il carapace mostrando solo le lunghe striature rosse ai lati della bocca. Poi, appena non la guardi si mette in movimento, sempre lentamente di certo, ma con determinazione assoluta. Si avvicina al bordo e con movimento alternato delle zampe anteriori, tenta di issarsi. Gli unghioni scivolano sulla plastica liscia, le zampe posteriori tentano di spingere tutto il corpo da dietro, la testa stessa esce al massimo, mentre il collo si allunga all’inverosimile per tentare di arrivare in qualche modo fino al bordo. Annaspa ancora quasi con disperazione, po,i rimasta un attimo in una situazione di equilibrio estremamente precario, precipita verso il basso inesorabilmente e senza possibilità di fermarsi.

Appena sul fondo nell’acqua melmosa, si prende un attimo di tregua,la gola si gonfia e si sgonfia ritmicamente come ad un atleta al culmine dello sforzo o come un cardiopatico al termine della rampa di scale, poi ricomincia, lenta ma costante nel successivo tentativo di risalita. Vede il cielo sopra di sé e null’altro, non sa nulla del mondo che la circonda, ma imperterrita continua da venticinque anni in questo impossibile tentativo di fuga. Ha ripetuto l’inutile sforzo per migliaia e migliaia di volte, sempre uguale, sempre destinato ad un insuccesso imprescindibile. Una lezione che nulla insegna di fronte ad una genetica brama di libertà. Lei non cede, non demorde mai, come un uomo che pur convinto della altissima probabilità di essere mortale, tuttavia non può esserne assolutamente certo fino a quando non ne avrà la definitiva, se pur fatale conferma. Issa, issa, povero animale prigioniero, compi anche tu il tuo destino, ma seguendo il tuo ritmo, lento e implacabile. Come diceva il grande poeta giapponese Buson in un suo haiku famoso, Oh tartaruga, Sali anche tu sul monte Fuji, Ma piano, piano.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

La poesia ha un prezzo?

2 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Povero animale prigioniero, sì!

Enrico Bo ha detto...

@adri - in effetti, 25 anni di prigione non si augurano neanche a un cane...absit iniura verbis.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!